MAROCHETTI, Giuseppe Felice
MAROCHETTI (Marocchetti), Giuseppe Felice. – Figlio di Domenico e di Giuseppa Corino, cugino del noto scultore Carlo, nacque a Vercelli il 19 marzo 1804.
Il padre lasciò l’abito da chierico nel 1790 e visse con entusiasmo – così come i fratelli Vincenzo, Cipriano e Stefano Felice – i tumultuosi anni di fine Settecento e di inizio Ottocento, caratterizzati dal dilagare della rivoluzione sui territori della Corona sabauda. Arrestato «per democrazia» nella seconda metà degli anni Novanta del XVIII secolo, nell’inverno del 1799 fu nominato ufficiale nel reggimento dei dragoni di Piemonte dai rappresentanti della Repubblica piemontese, che gli accordarono il permesso di mantenere il beneficio ecclesiastico risalente alla sua entrata nelle file del clero. Il suo nome compare nell’inchiesta sui giacobini piemontesi condotta dal giugno del 1799 dalle autorità sabaude rimesse momentaneamente sul trono dalle armate austro-russe comandate dal maresciallo A.V. Suvarov.
Fin dalla più giovane età, il M. (gemello di Pietro, del quale non è rimasta alcuna testimonianza) fu profondamente influenzato dall’orientamento marcatamente radical-democratico tipico di molti esponenti della famiglia. Il 14 giugno 1821, a diciassette anni, si arruolò come soldato volontario nella brigata Casale, nella quale prestò servizio fino al 30 apr. 1834, quando fu congedato con il grado di furiere maggiore.
Due mesi dopo decise di prendere parte alla prima guerra carlista combattuta sui territori della monarchia spagnola tra i sostenitori di Maria Cristina di Borbone, dal 1833 vedova di Ferdinando VII e reggente per la figlia Isabella, e quelli di don Carlos, fratello di Ferdinando e pretendente al trono.
Arruolatosi nel battaglione italiano inquadrato nella legione straniera organizzata dalla Francia e posta al servizio della fazione fedele a Maria Cristina, dal 1834 al 1843 il M. tentò – al pari di numerosi suoi compatrioti, tra i quali i fratelli Giovanni e Giacomo Durando, Enrico Cialdini, Giacomo Medici e Nicola Fabrizi – di realizzare un regime monarchico liberale in Spagna; di questo lungo periodo, nel corso del quale il M. combatté anche su suolo africano e raggiunse il grado di sottotenente (18 sett. 1838), rimangono alcune sue lettere scritte nel 1836 all’amico e compagno d’armi Fabrizi.
Il M. si dimise dal servizio, per sua esplicita richiesta, il 1° sett. 1843 e l’anno successivo decise di trasferirsi in Sudamerica, dove dal 15 giugno ebbe il grado di capitano nella legione italiana creata da Giuseppe Garibaldi. Tale esperienza rappresentò una svolta nella vita del M.: da quel momento condivise molte delle sue vicissitudini militari e umane con Garibaldi che, nelle Memorie, dedicò parole di stima e riconoscenza all’amico piemontese, definito «prode» per la capacità dimostrata nella conduzione di un reparto di fanteria impegnato negli scontri che ebbero luogo nel corso della battaglia di Tapeby.
Rientrato in Italia nella primavera del 1848, il M. seguì ancora una volta Garibaldi, a quell’epoca generale alle dipendenze del governo provvisorio di Milano: nell’agosto di quell’anno il nome del M. compare infatti – con il grado di maggiore – tra coloro che costituivano il battaglione dei volontari vicentini. Ancora al seguito di Garibaldi, nel 1849 fece parte della I legione italiana al servizio della Repubblica Romana pochi giorni dopo la sua proclamazione (9 febbr. 1849) e partecipò ai fatti d’armi contro le truppe francesi inviate per riportare Pio IX sul trono. Il 30 apr. 1849 prese parte alla vittoriosa battaglia di porta S. Pancrazio riportando una grave contusione alla metà sinistra dell’epigastrio, il 9 maggio a quella di Palestrina e, il 3 giugno, ai combattimenti di villa Pamphili, dove rimase ferito al braccio sinistro. Quando, il 3 luglio 1849, la Repubblica cadde, il M. seguì Garibaldi, insieme con altri 4000 uomini, nella marcia verso il Nord che per lui si concluse con l’arrivo, il 31 luglio, nella Repubblica di San Marino.
Alla vigilia della guerra d’indipendenza del 1859, il M. – accorso come molti altri nelle file dei volontari raccoltisi a Cuneo ai comandi di Garibaldi – fu nominato il 20 marzo capitano nel 1° reggimento dei Cacciatori delle Alpi, assumendo il 14 giugno successivo il grado di luogotenente colonnello nel 5° reggimento del medesimo corpo, lo stesso con cui il 20 maggio 1860 ottenne il comando militare del circondario di Vercelli. Tale carica gli fu riconfermata per «regia determinazione» il 14 luglio 1861 in virtù dei meriti acquisiti sul campo. Anche in queste circostanze non venne mai meno la fiducia di Garibaldi nelle sue capacità di organizzatore di corpi militari.
Nell’agosto 1862 il M. fu nominato comandante militare del circondario di Modena, dove risiedette fino al giugno 1865, quando, su sua richiesta, fu collocato a riposo.
Il M. tornò quindi in Piemonte e morì a Vercelli il 25 ott. 1866.
Tra i molti riconoscimenti di cui fu insignito si ricordano la medaglia commemorativa francese della campagna d’Italia del 1859 (1° apr. 1860), la croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (decr. del 24 ott. 1860), nonché la medaglia istituita con r.d. 4 marzo 1865 per le guerre combattute per l’indipendenza e l’Unità d’Italia con le fascette delle campagne del 1848, 1849 e 1859.
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