TOSI, Giuseppe
(Gioseffo) Felice
– Musicista sempre indicato come bolognese, nell’arco di molti decenni il suo battesimo non risulta registrato al fonte della cattedrale di S. Pietro, l’unico entro le mura felsinee: ciò fa presumere che egli sia venuto alla luce nel contado, e lascia incerte paternità e maternità nonché la data della nascita, avvenuta tra il 1650 e il 1655.
Sorprendenti inesattezze si sono accumulate sul personaggio già dallo schizzo biografico dedicatogli nel 1736 da Olivo Penna con l’aiuto di Giambattista Martini. Egli lo ritenne morto circa ottantenne e dunque nato intorno al 1613 (p. 128): favorì in tal modo l’erronea identificazione con l’omonimo Giuseppe di Nicolò Tosi, cantore e strumentista nato a Bologna il 28 febbraio 1619, impiegato nella cappella musicale della basilica di S. Petronio dal 1636 al 1641 (Gambassi, 1987, pp. 120-123), novizio nel 1639 e professo dal 1640 nell’Arciconfraternita di S. Maria della Morte (Riepe, 1998, p. 532 s.), aspirante all’impiego nel concerto palatino felsineo nel 1642 (Gambassi, 1989, p. 227) ma defunto in giovane età nel marzo del 1644 (Riepe, 1998, p. 533). Nessuna attendibile parentela – né tantomeno il rapporto padre/figlio, asserito già nel 1789 da Charles Burney – unì infine Giuseppe Felice con il coetaneo Pier Francesco, musicista, agente diplomatico e trattatista.
Tra le prime attestazioni professionali di Tosi figurano quelle in seno all’Accademia dei Filarmonici di Bologna. Egli non fu tra i fondatori, nel 1666, come in genere sostenuto: la sua aggregazione ebbe plausibilmente luogo alcuni anni più tardi, ancora nell’ambito di una normativa elastica e di una documentazione sporadica. È menzionato per la prima volta il 22 maggio 1675 (Verbali Accademia Filarmonica, p. 15), quando si iniziò a provare le composizioni per la festa accademica in onore del santo patrono, Antonio di Padova, celebrata annualmente con messa e vespro nella chiesa di S. Giovanni in Monte. Quell’anno gli fu dato esordire approntando nientemeno che il Dixit Dominus, mentre nei successivi il suo concorso fu vario, assiduo e spesso altrettanto impegnativo. Preparò il Magnificat nel 1676 e nel 1678, il Credo nel 1677 e nel 1686, il Beatus vir nel 1678, l’introito nel 1679 e nel 1687 (nella seconda occasione si trattò di «una bellissima sinfonia per l’introduzione [alla messa]... quale ebbe grande applauso»; ibid., p. 154), il Confitebor nel 1680 («tutto sodo e bello»; ibid., p. 60), l’inno nel 1686 e nel 1693, il Domine ad adiuvandum nel 1687, il Laudate pueri nel 1691, il mottetto per l’elevazione e la Salve Regina nel 1692 (Penna, 1736, pp. 125-127 e 80). Nel 1679 riservò inoltre per sé, come ormai d’abitudine per il ruolo che stava tenendo, la composizione di Kyrie e Gloria: il 14 aprile era infatti stato eletto principe dell’accademia, con insediamento sei giorni dopo e termine l’11 aprile 1680 (Verbali Accademia Filarmonica, pp. 45, 47, 54-56; per votazione era già stato candidato al principato, senza successo, nel 1677 e nel 1678: ibid., pp. 24, 38; per sorteggio fu inoltre estratto negli anni 1683, 1684, 1689 e 1690, ma si vide preclusa la carica, o la rifiutò espressamente, a causa del risiedere fuori Bologna: ibid., pp. 76, 99, 280-282, 417 s.).
Sull’ancora fresca età di Tosi non lascia dubbi il libretto, stampato a Bologna, della prima opera teatrale, Il Celindo, che fu rappresentata a Cento, nel teatro accademico del Sole, durante il settembre del 1677, con dedica del compositore al conte Nicolò Areosti e ripresa di lì a breve a Budrio, nel teatro Sgarzi (libretto di un incerto G.B. M.): un avviso dello stampatore al lettore informa che in quell’occasione Tosi «nella sua prima gioventù ha avuto ardire di ponere in scena le sue imperfezioni» (p. 7). La carriera come operista proseguì a Bologna, nel teatro Formagliari, con Atide nel giugno del 1679 (atto I suo, atto II di Pietro Degli Antonii e atto III di Giacomo Antonio Perti) ed Erismonda nel gennaio del 1681 (libretti di Tomaso Stanzani). Al decesso di Petronio Franceschini era frattanto corrisposta la ricerca di un nuovo maestro di cappella in S. Maria della Morte; il confronto fu tra gli stessi che avevano collaborato in Atide: il 23 dicembre 1680 Degli Antonii prevalse di misura su Perti e con ampio scarto su Tosi (Riepe, 1998, pp. 208 s. e 516, doc. B 88).
Quest’ultimo si diresse allora a Ferrara, ove il decesso di Giovanni Battista Mazzaferrata aveva a sua volta lasciato la Compagnia della Morte priva di un maestro di cappella: giunto al più tardi per i preparativi della festa della S. Croce, celebrata il 3 maggio, rimase a dirigere le musiche nella compagnia fino all’aprile del 1683 (Calessi, 1975, pp. 37-39). Divenne presto primo attore nella vita musicale cittadina: nel Carnevale del 1682 riadattò l’opera Il Vespesiano per la ripresa al teatro Bonacossi (libretto e musica originali di Giulio Cesare Corradi e Carlo Pallavicino, rispettivamente); assunse nel contempo il magistero di cappella nella cattedrale (lo mantenne almeno fino alla primavera del 1684, quando, per incompatibilità, non poté ricevere il principato filarmonico; Verbali Accademia Filarmonica, pp. 76 e 99); compose infine, nel 1682 stesso, gli oratori L’Absalon, eseguito nel monastero olivetano di S. Francesca, e La benedizione involontaria, eseguito nella chiesa di S. Maria della Morte e da lui dedicato al cardinale Niccolò Acciaiuoli, legato pontificio a Ferrara (libretti adespoti). A tali esperienze si ricollega la sua prima opera a stampa, Salmi concertati a 3 e 4 voci, con violini e ripieni, impressa nel 1683 a Bologna per i tipi di Giacomo Monti e dedicata al cardinal Carlo Cerri, arcivescovo di Ferrara.
Nel Carnevale del 1684 Tosi esordì sulla scena di Venezia, dando Traiano al teatro dei Ss. Giovanni e Paolo (libretto di Matteo Noris); in quello successivo l’opera fu ripresa al teatro Formagliari di Bologna, mentre al Bonacossi di Ferrara debuttava Aladario (libretto adespoto). Nel 1685 stesso fu stampata a Bologna, ancora per i tipi di Monti, Melpomene coronata da Felsina, raccolta di cantate a voce sola ov’erano illustrati i più insigni compositori cittadini: il musicista contribuì con Viver lungi dal bel che s’adora, per contralto e basso continuo. A sancire il temporaneo rientro nella città natale, nel 1686-87 vi assunse il magistero di cappella in S. Giovanni in Monte (Verbali Accademia Filarmonica, p. 143; Riepe, 1998, p. 61 nota 31) e nel 1688 vi pubblicò, per i tipi di Gioseffo Micheletti, la seconda e ultima opera a stampa: Il primo libro delle cantate da camera a voce sola, dedicato al cardinale Benedetto Pamphili.
Dopo Il Giunio Bruto dato al teatro Formagliari di Bologna nel Carnevale del 1686 (libretto di Pierpaolo Seta), l’attività teatrale culminò a Venezia, nel teatro di S. Giovanni Grisostomo, con Orazio, Amulio e Numitore, Pirro e Demetrio e L’incoronazione di Serse nei quattro Carnevali dal 1688 al 1691 (libretti forse di Vincenzo Grimani nel primo caso e certamente di Adriano Morselli nei successivi tre); a Ferrara, nel Bonacossi, con Il trionfo di Venere in Ida nel 1688 (libretto di Giulio Cesare Grazzini e musica forse anche di Giovanni Battista Bassani; Chiarelli, 1987, p. 123 n. 521); a Parma, nel nuovo teatrino di corte, con due introduzioni per festeggiare, nella tarda primavera del 1690, il matrimonio del principe ereditario Odoardo Farnese con Dorotea Sofia di Neuburg: L’idea di tutte le perfezioni e L’età dell’oro, premesse a un balletto dei principi cadetti Francesco e Antonio e a uno della principessa Margherita con altre nobildonne (libretti di Lotto Lotti; il musicista era sul posto almeno dal febbraio precedente; Verbali Accademia Filarmonica, pp. 417 s.); ancora a Venezia, infine, al teatro di Ss. Giovanni e Paolo, con L’Alboino in Italia nel Carnevale del 1691 (libretto di Corradi e musica anche di Carlo Francesco Pollarolo; attribuzione in Bonlini, [1731], p. 116).
In una lettera del 24 marzo 1689 al fratello Giovanni Battista, Tosi si diceva appena giunto a Ferrara, ov’era verosimilmente tornato a risiedere (Verbali Accademia Filarmonica, pp. 280-282). Alla morte di Annibale Frabetti, secondo organista in S. Petronio, pregava però i fabbriceri di assumerlo al ruolo vacante: fu esaudito il 7 luglio 1692, con preferenza su Bartolomeo Monari, e posto in servizio l’indomani (Ricci, 1888, p. 370 nota 4; Vanscheeuwijck, 2003, p. 288, doc. 19). Poiché nell’archivio della basilica si trovano due suppliche da ricondurre a momenti diversi (Gambassi, 1987, p. 486, docc. 112 s.), è possibile che egli avesse avanzato una prima richiesta già nel 1673-77, quando la promozione di Giovanni Paolo Colonna al magistero aveva innescato un riassetto della cappella. L’incarico nel luogo sacro lo favoriva alla successione di Colonna stesso; secondo la morale lì in auge, tuttavia, esso inibì la sua carriera di operista.
Morì a Bologna il 17 novembre 1693, dopo soli sedici mesi di servizio in S. Petronio; risiedeva allora sotto la parrocchia di S. Isaia, e fu tumulato nella basilica di S. Francesco (Bologna, Archivio parrocchiale di S. Isaia, Morti, 1585-1759, II: Morti dal 1662 al 1698, p. 316; anche l’atto di morte lascia in bianco l’età).
È finora mancata una ricognizione approfondita delle composizioni di Tosi, benché in esse si osservino il solido possesso del contrappunto, la felicità dell’invenzione melodica e la floridezza dei contesti d’ingaggio, oltre che vigorosi ed esigenti tratti stilistici riconducibili alla forbita scuola di Colonna. Oltre quelle stampate, sono tramandate manoscritte le intere partiture del Celindo (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Lascito Girolamo Contarini, Ms. it., cl. IV, 451 [= 9975], sotto il titolo posticcio di Rosiclea) e di Amulio e Numitore (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Mus. Hs. 17689), nonché arie da Orazio (Modena, Biblioteca Estense universitaria, Mus. G.329; Napoli, Biblioteca del conservatorio di S. Pietro a Majella, 33.4.10; Oxford, Bodleian Library, Mus. Sch. C.103; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 4132), Il trionfo di Venere in Ida (Modena, Biblioteca Estense universitaria, Mus. G.13), Pirro e Demetrio (ibid., Mus. G.311; Parma, Biblioteca Palatina, Sanvitale, Sanv.B.23; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 4142) e L’incoronazione di Serse (Enghien, Archives d’Arenberg, ms. 1/1; Münster, Diözesanbibliothek, Santini, Hs.187; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Barb. lat. 4142), altre arie perlopiù da ricondurre a ulteriori opere (Münster, Diözesanbibliothek, Santini, Hs.861; Schwerin, Landesbibliothek Mecklenburg-Vorpommern, Mus.4718b) e cantate (Bergamo, Biblioteca musicale G. Donizetti, Piatti-Lochis, Preis.H3. 8795; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashb. 1452; Biblioteca del conservatorio L. Cherubini, D.II.565, nonché, probabilmente, D.769 e D.772).
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della Cattedrale, 70 (1619), c. 45v (per l’atto erroneamente ricondotto al battesimo di Giuseppe Felice); Archivio dell’Accademia Filarmonica, I/3: O. Penna, Cronologia, o sia Istoria generale di questa Accademia (1736), I, pp. 125-128; II/1: Verbali Accademia Filarmonica, 1 (5 gennaio 1673 - 19 aprile 1691), pp. 15, 22, 24, 31, 38, 40, 45 s., 47, 51-53, 60, 67, 74, 76, 99, 142 s., 154, 280-282, 394, 417 s.; G.C. Bonlini, Le glorie della poesia e della musica, Venezia [1731], ad annos; Ch. Burney, A general history of music, IV, London 1789, p. 52; C. Ricci, I teatri di Bologna nei secoli XVII e XVIII, Bologna 1888, ad ind.; G.P. Calessi, Ricerche sull’Accademia della Morte di Ferrara, in Quadrivium, XVI (1975), 2, pp. 37-39, 60, 83, 85; E. Selfridge-Field, One hundred Venetian arias of the late Seicento in the Bodleian Library, in Notes, XL (1984), pp. 503-509; A. Chiarelli, I codici di musica della raccolta estense, Firenze 1987, ad ind.; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio, Firenze 1987, pp. 120-123, 153, 486; Id., Il concerto palatino della signoria di Bologna, Firenze 1989, p. 227; Id., L’Accademia Filarmonica di Bologna, Firenze 1992, pp. 283-285, 304, 459; J. Riepe, Die Arciconfraternita di S. Maria della Morte in Bologna, Paderborn 1998, ad ind.; M. Vanscheeuwijck, The Cappella musicale of S. Petronio in Bologna under Giovanni Paolo Colonna (1674-95), Bruxelles-Rome 2003, ad ind.; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007, ad ind.; S. Dieci, Considerazioni sulle fonti a stampa della cantata italiana, in Metodo della ricerca e ricerca del metodo, a cura di B. Vetere, Galatina 2009, pp. 357-367; L. Lindgren - M. Murata, The Barberini manuscripts of music, Città del Vaticano 2018, ad indicem.
(Gioseffo)
Felice