FERRONI, Giuseppe
Figlio di Paolino, nacque a Senigallia (Ancona) il 4 apr. 1807. La sua formazione di architetto avvenne presso P. Ghinelli, uno dei maggiori protagonisti della seconda generazione neoclassica marchigiana (Busiri Vici, 1959). L'inizio della sua carriera va collegato all'attività svolta per il cardinale F. Sceberras Testaferrata, vescovo di Senigallia (Farrugia Randon, 1988). Nel 1836 questi dispose di eseguire diversi lavori pubblici, il maggiore dei quali consisteva nella demolizione della diroccata porta Marina, al fine di sostituirla con una barriera, realizzata nello stesso anno con disegno del F. (ibid., p. 59). Eretta all'estremità del forte di Guido Ubaldo II, venne ribattezzata "barriera gregoriana" in onore del pontefice Gregorio XVI, come testimoniava l'epigrafe posta nell'attico.
L'opera, in seguito intitolata al principe Amedeo ed infine distrutta, utilizzava l'ordine dorico modellato sul Theséion (Moroni, 1854, p. 251).
Per la stessa committenza, nel 1838, il F. disegnò la cappella della Madonna della Speranza, nel duomo di Senigallia (Moroni, 1854, p. 205; Zazzarini, 1963; Mencucci, 1967).
Progettata su pianta ellittica, si distingue non solo per le otto colonne alveolate di ordine corinzio che sorreggono la cupola a padiglione, ma soprattutto per l'impiego della luce che, filtrata dalla lanterna, crea una modellazione plastica chiaroscurale, agevolata dalla parietale alternanza delle nicchie. Il disegno generale della cappella si pone quindi come una originale mediazione tra le geometrie tardo barocche e il controllo empirico della stesura dell'ordine propria del gusto neoclassico.
Negli stessi anni è tra gli architetti invitati dal card. Sceberras Testaferrata a partecipare al concorso per la nuova facciata della cattedrale di Senigallia, per la quale elaborò un progetto tuttora conservato negli archivi della chiesa (Farrugia Randon, 1988).
Durante gli anni 1844-1850, il F. si recò a Fano, dove fornì ai padri minori conventuali il progetto per la ricostruzione della loro chiesa di S. Francesco (Francolini, 1877; Battistelli, 1973).
Affiancato nel restauro dall'architetto Arcangelo Innocenti, il F. curò "il disegno delle parti, l'accordo che ne emerge e i comparti delle decorazioni" (Tomani Amiani, 1850). Tale intervento aumentò l'altezza della chiesa francescana e trasformò l'interno medioevale a navata unica in un raffinato ed imponente ambiente neoclassico. Per effetto del terremoto del 1930 furono demoliti il tetto e parte della sopraelevazione ottocentesca; attualmente, ridotta praticamente in rudere, ne recano testimonianza le sole deturpate pareti perimetrali. Allo stesso periodo si fa risalire la riedificazione del campanile, poi demolito (Selvelli, 1957). Un analogo timbro stilistico è ravvisabile nella vasta navata della collegiata di Ostre, realizzata verso il 1848 (Mariano, 1995).
Tra il 1852 e il 1853 il F. provvide ai disegni per l'elegante chiesa del nuovo ginnasio a Senigallia (Moroni, 1854; Busiri Vici, 1959), e negli anni 1852-1855 progettò, nella medesima città, la chiesa di S. Maria della Pace, demolita dopo il 1930 (Anselmi-Mazzanti Bonvini-Paci, 1969; Zazzarini, 1963).
Nuovamente attivo a Fano, il F. costruì, dal 1856 al 1858, il campanile di S. Maria Nova (Selvelli, 1957; Busiri Vici, 1959). L'opera, che riproponeva un verticalismo neoclassicheggiante, oggi è in rovina, in seguito alle mutilazioni avvenute durante il secondo conflitto mondiale (Battistelli, 1973, p. 99).
Nel quadro delle celebrazioni in onore della visita a Fano di Pio IX, nel 1857 il F. fu incaricato di allestire i palchi, gli addobbi e le strutture effimere lungo le strade percorse dal pontefice (Mabellini, 1935). Di particolare interesse il padiglione di forma semiquadrata eretto nella piazza Maggiore, "a cui si ascendeva per due doppie scale di ampi gradini su di un vasto ripiano, sul quale quattro colonne di alto fusto sul dinanzi reggevano un grandioso cornicione, sopra il quale elevasi lo stemma pontificio" (ibid., p. 169). Sempre in occasione della visita pontificia, lo si incaricò inoltre del rifacimento della porta Marina, ora scomparsa (ibid., p. 169; Battistelli, 1973, p. 88).
L'ultimo lavoro documentato del F. fu il riattamento e completamento (fra 1860 e 1862) del campanile della cattedrale di Fano (detta anche "torre di Belisario"). Ricostruita la parte crollata, il progetto venne completato dal F. con l'aggiunta della nuova cuspide, di aspetto neogotico (Asioli, 1954; Selvelli, 1957).
Il F. morì a Senigallia il 7 giugno 1877 (Senigallia, Arch. stor. com., Certificato di morte, 1877).
Fonti e Bibl.: Senigallia, Arch. stor. com., Censimento aggiornato 1871; Fano, Archivio storico, Sez. Amiani, S. Tomani Amiani, Guida stor. artist. di Fano (ms., 1850), cc. n.n.; G. Moroni, Diz. di erudizione ...,LXVI, Venezia 1854, pp. 203-209, 250 s.; E.Francolini, Guida di Fano...,Fano 1877, pp. 49 s.,52 s.; C.Selvelli, Fano e Senigallia, Bergamo 1931, pp. 32, 46, 100; T. Locchi, La provincia di Pesaro ed Urbino, Roma 1934, pp. 477 s., 500 s.; T. M. Cucchi, Il santuario della "Madonna del duomo", Senigallia 1934, pp. 20 s.; A. Mabellini, Festeggiamenti fanesi per Pio IX, in Studia Picena, XI (1935), pp. 163-172; L. Asioli, Basilica cattedrale Fano, Fano 1954, pp. 6 s., 36; C. Selvelli, Le torri nell'urbanistica fanese, in Studia Picena, XXV(1957), pp. 176 ss., 180, 183, 189 n. 16, 192 n. 25; A. Busiri Vici D'Arcevia, Il neoclassicismo ... nelle Marche, in Atti dell'XI Congr. di storia dell'architettura, [1959], Roma 1965, p. 517; N.Zazzarini, Guida turistica di Senigallia, Senigallia 1963, pp. 60 s., 106s.; A. Mencucci, Il duomo di Senigallia, Senigallia 1967,pp. 27, 42-51; S. Anselmi - M. Mazzanti Bonvini - R. Paci, Senigallia e i suoi dintorni, Senigallia 1969, pp. 38 s., 46-49, figg. VI-VII; F. Battistelli, Fano. Storia monumenti escursioni, Senigallia 1973, pp. 64, 81 ss., 88, 99; Id., Arte e cultura nella provincia di Pesaro ed Urbino...,Venezia 1986, pp. 483-490; R. Farrugia Randon, The Maltese card. F. Sceberras Testaferrata, Malta 1988, pp. 59 ss; F. Mariano, L'architettura nelle Marche, Fiesole 1995, pp. 407, 461.