Giuseppe Flavio
Storico ebreo, nato a Gerusalemme tra il 37 e il 38 d.C. da una nobile famiglia sacerdotale. Educato in conformità con il suo rango, fu a Roma nel 64 con un’ambasceria. Tornato in patria, partecipò alla rivolta contro i Romani e all’assedio di Iotapata; caduta la fortezza nel 67, venne fatto prigioniero, ma, avendo profetizzato a Vespasiano l’impero, fu da questi liberato e prese il nome di Flavio. Dopo la distruzione di Gerusalemme si stabilì a Roma. Incerta è la data della sua morte, collocabile tra il 95 e il 105.
La Guerra giudaica tratta in sette libri la storia giudaica dal 167 a.C. fino alla conquista di Masada da parte romana nel 73 d.C. Scritta originariamente in aramaico, fu tradotta in greco dallo stesso G. con l’aiuto di alcuni collaboratori. Le Antichità giudaiche in venti libri narrano, con un carattere più letterario rispetto alla Guerra giudaica, le vicende del popolo ebraico dalla creazione del mondo al 66 d.C.
La tendenza apologetica del giudaismo, già caratteristica delle Antichità, si ritrova nell’opuscolo Contro Apione. A G. F. si deve anche una sorta di Autobiografia composta per difendersi dalle accuse di essere stato un capo della rivolta antiromana.
La sua opera ebbe grande fortuna nel mondo cristiano: in particolare, suscitò un notevole interesse il cosiddetto Testimonium flavianum, ovvero un passo del XVIII libro delle Antichità giudaiche che contiene un ampio riferimento a Gesù. L’autenticità di questo passo è stata a lungo discussa: attualmente la maggior parte degli studiosi tende a credere che un nucleo originale sia stato oggetto di aggiunte più tarde. La Guerra giudaica ebbe due traduzioni latine: la prima, attribuita a Rufino di Aquileia, risalirebbe al 4° sec., la seconda, ascritta dai codici a un Egesippo, presenta la materia rifusa in cinque libri. Dalla versione latina dello pseudo Rufino fu tratto, probabilmente già alla fine del Trecento, un volgarizzamento anonimo intitolato Historia della guerra che hebbono i Giudei co’ Romani. Il testo, tradito da tre manoscritti, fu stampato per la prima volta a Firenze nel 1493 e poi ripubblicato nel 1512 in un’edizione giuntina.
M. cita esplicitamente G. F. nell’Arte della guerra II 170: secondo i commentatori il passo si riferirebbe alla Guerra giudaica III iv 69, dove tuttavia lo storico antico non fa riferimento alla «turba che segue il campo per guadagni», ma piuttosto a veri e propri schiavi. Sempre la Guerra giudaica (I xxii 1-5) è la fonte di Discorsi I lviii 13, dove si parla di Erode il Grande che fece uccidere la moglie Marianne per poi rimpiangerla sconsolatamente.
Bibliografia: La guerra giudaica, a cura di G. Vitucci, Milano 1974.
Per gli studi critici si vedano: I. Cervelli, Machiavelli e la successione degli imperi universali, «Rinascimento», 1998, 38, 2, p. 34; G. Vaccaro, Anonimo, Historia della guerra che hebbono i Giudei co’ Romani, in Dizionario dei volgarizzamenti, http://tlion.sns.it/divo/ index (28 luglio 2013).