PIRRONE, Giuseppe Fortunato
PIRRONE, Giuseppe Fortunato. – Nacque il 5 novembre 1898 a Borgetto (Palermo) da Elvira Emilia Resso e da Pietro, bracciante agricolo.
Nel 1902, anno in cui il padre fu assunto alle dipendenze della pubblica amministrazione siciliana, Pirrone si traferì con la famiglia dapprima a Mazara del Vallo, poi ad Alcamo (1903-1909) e infine a Noto (1910), dove nell’ottobre del 1911, durante l’epidemia di febbre spagnola, morì la madre.
Studiò all’Istituto magistrale Matteo Raeli e, conseguito il diploma di insegnante elementare, nel 1918 fu chiamato alle armi. Entrò nel reparto di fanteria di stanza a Napoli rimanendovi fino al febbraio 1919. Ottenuto il congedo, Pirrone tornò a Noto e iniziò a lavorare come aiutante del pittore-decoratore Matteo Santocono, con il quale collaborò al restauro degli affreschi del santuario di S. Corrado di Fuori e alla realizzazione di pitture parietali per abitazioni private e pubblici uffici (casa Accardo, ex Circolo dei nobili, casa del notaio Bonfanti, palazzo Granieri). Nel 1922 si iscrisse all’Accademia di belle arti di Palermo, dove ebbe come maestri Archimede Campini, per il disegno, e Antonio Ugo, per la scultura. Nel 1928 si trasferì a Napoli per completare gli studi presso la locale accademia e nello stesso anno si diplomò sotto la guida dello scultore Luigi de Luca, ottenendo anche una borsa di studio istituita dalla partenopea Fondazione Rossi e la possibilità di partecipare al viaggio d’istruzione in Germania organizzato dal ministero della Educazione nazionale per gli studenti più meritevoli. Rientrato in Italia nell’estate del 1929, tornò a Noto e per alcuni mesi insegnò disegno all’Istituto magistrale. Nel gennaio del 1930 lasciò definitivamente la Sicilia, si stabilì a Roma e per sette anni svolse la professione di maestro di scuola elementare, senza tralasciare la ricerca artistica.
Nel 1932 realizzò la sua prima opera scultorea: il Ritratto di Socrate Ciccarelli (bronzo, Roma, coll. priv., ripr. in Papa, 1970, p. 107). Due anni dopo scolpì il busto ritratto di Emanuele Filiberto duca d’Aosta (marmo), destinato all’omonima scuola di avviamento professionale di Roma (odierno Istituto di istruzione superiore di Stato A. Diaz - Duca d’Aosta, via Acireale); inoltre eseguì il ritratto in bronzo del poeta Alessio Di Giovanni (Acireale, Pinacoteca Zelantea) e la scultura Ave crux gloria mundi, in bronzo, per la tomba Baietti al cimitero Monumentale del Verano (ripr. in Papa, 1970, p. 109).
All’inizio degli anni Trenta, per un breve periodo, lo stile di Pirrone sembrò volgersi verso l’esempio di Adolfo Wildt per l’estrema stilizzazione di alcuni ritratti, concepiti quasi come maschere, con occhi senza pupille, bocche aperte e vuote, zigomi rigidi e prominenti (Ritratto di Nicoletta, 1934, bronzo, Roma, coll. priv., ripr. in Papa, 1970, p. 111). Superata tale fase tornò a una descrizione più naturalistica dei soggetti proponendo una figurazione concepita costantemente nei termini classici della chiarezza e dell’equilibrio compositivo (Mia madre, 1936, bronzo, opera conservata a Noto, Museo civico - Galleria d’arte contemporanea Elvira Emilia Pirrone Resso, GACN).
Pur vivendo stabilmente a Roma, Pirrone mantenne stretti legami con la città di Noto, dalla quale gli giunsero richieste per diverse opere: su incarico della Curia vescovile scolpì nel marmo il S. Corrado Confalonieri (1936, Noto, santuario di S. Corrado di Fuori) e realizzò il busto bronzeo Ritratto di monsignor Giovanni Blandini (1938) per la cattedrale; l’amministrazione comunale gli commissionò invece, per i giardini pubblici, il monumento Allegoria dell’architettura (1939, marmo) e quattro busti marmorei raffiguranti altrettanti netini illustri (Ritratto di Giuseppe Cassone, 1937; Ritratto di Corrado Avolio, 1937; Ritratto di Giovanni Aurispa, 1938; Ritratto di Rocco Pirri, 1938).
Nel corso degli anni Quaranta Pirrone indirizzò la sua maniera verso un linguaggio di chiara matrice verista, sull’esempio degli insegnamenti ricevuti in accademia, dimostrando una particolare predisposizione e predilezione per il genere del ritratto, per il quale ottenne numerose commissioni soprattutto da parte di privati collezionisti sia romani sia siciliani (Ritratto di Antonio Segni, 1942, ripr. in Papa, 1970, p. 131; Ritratto di Alessandro Benevento, 1944, ibid., p. 133; Ritratto del pittore Francesco Patané, 1945, ibid., p. 137).
Fedele al rigore stilistico di ascendenza rinascimentale, in queste opere coniugò compostezza formale e vigore plastico riuscendo a conferire una certa vitalità ai soggetti, che ritrasse con particolare acutezza d’indagine e una marcata quanto precisa registrazione delle fisionomie.
Verso la fine del decennio iniziò a dedicarsi con sempre maggiore interesse alle opere d’arte sacra. Nel 1947 eseguì per la chiesa della Natività di Gesù a Roma il Crocefisso in bronzo a grandezza naturale e la Statua di s. Vito Romano (bronzo). Nel 1948 il provveditore agli studi di Roma lo nominò dirigente del Centro di educazione artistica (CEA) e da allora tenne annualmente dei corsi di ceramica per la preparazione degli insegnanti. Nel 1949 per la chiesa del Monte Carmelo di New Columbus in Pennsylvania realizzò il paliotto dell’altare maggiore, rappresentandovi il Cenacolo degli apostoli (bronzo), e un Crocefisso (bronzo). Un altro Crocefisso in bronzo, sempre a grandezza naturale, fu sistemato nel 1950 all’interno della collegiata di S. Giovanni a Macerata.
Nel 1952 Pirrone partecipò alla VI Quadriennale nazionale di Roma e fu invitato per la prima volta alla XXVI Biennale di Venezia, dove espose tre bronzi: Timor panico (1951, GACN), Ritratto di Lucilla (1951, Roma, Accademia nazionale di S. Luca) ed Eva (1951, ubicazione ignota, ripr. in Papa, 1970, p. 195). Per quest’ultimo ottenne il premio acquisto istituito dal ministero del Lavoro. Nel 1953 si iscrisse alla Fédération internationale de la médaille d’art (FIDEM) di Parigi, prendendo parte all’annuale mostra che si svolse a Roma; nello stesso anno, nell’ambito della rassegna L’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia (Roma, palazzo delle Esposizioni), ottenne il primo premio per una serie di sculture in ceramica.
In quel decennio le sperimentazioni plastiche di Pirrone si indirizzarono soprattutto verso la medaglistica, nella quale adottò moduli e stilemi di chiara derivazione classico-rinascimentale. Come medaglista fu invitato alla XXVII Biennale di Venezia del 1954.
Nel 1955 gli fu conferito il premio Einaudi per la scultura (odierno premio del presidente della Repubblica) e per l’occasione allestì una significativa mostra antologica presso l’Accademia di S. Luca a Roma. Nel 1956 fu invitato alla XXVIII Biennale di Venezia e gli fu concessa una sala personale, dove espose una serie di medaglie e il rilievo Vita di Gesù (Assisi, Galleria d’arte contemporanea della pro civitate christiana). Nello stesso anno partecipò alla VII Quadriennale nazionale di Roma con le medaglie Giudizio universale, Caduta di Lucifero, Caronte, La fuga in Egitto, La deposizione, realizzate tutte nel corso del 1955, che alla fine della mostra donò al Museo della pro civitate christiana di Assisi.
Anche nelle medaglie, sempre realizzate con la tecnica della fusione e solo in rare occasioni coniate, Pirrone dimostrò doti di abile ritrattista, soprattutto nell’attenta resa del dato fisiognomico, che coniugò con la solida compostezza formale. Seguendo il più rigoroso schema imposto dalla numismatica classica, già ripreso da quella rinascimentale, sul recto delle medaglie rappresentò il ritratto di profilo del personaggio da celebrare, con il nome in lettere capitali tracciato lungo il bordo per renderne più immediata l’identificazione, mentre nel verso fu solito rappresentare un motto, un’allegoria oppure un simbolo riferibile al protagonista raffigurato sull’altra faccia.
Pirrone dedicò le sue medaglie a familiari (Pietro Pirrone, 1949, ripr. in Scalia, 2003, p. 14; Giuseppina Pirrone, 1960, ibid., p. 15; entrambe presso la GACN) o a personaggi illustri, soprattutto della sua epoca: scienziati (Albert Einstein, 1955, GACN, ripr. in Entità, 1962, p. 31), intellettuali (Bernard Berenson, 1959, ripr. ibid.; Luigi Pirandello, 1967, ripr. in Scalia, 2003, p. 10; entrambe presso la GACN), politici (J.F. Kennedy, 1963, collocazione ignota, ripr. in Papa, 1970, p. 59), ecclesiastici (Don Giovanni Rossi, 1955, Assisi, Galleria d’arte contemporanea della pro civitate christiana), artisti (Carlo Carrà, 1957, GACN, ripr. in Entità, 1962, p. 31), senza tralasciare soggetti religiosi (Christo ecclesiam offert, 1964, collocazione ignota, ripr. in Papa, 1970, p. 85), mitologici (Cola Pesce: un mito siculo, 1957, GACN, ripr. in Scalia, 2003, p. 11) o ispirati alle opere di letteratura, e in particolare ai versi di Dante (Come la neve la rena quando turbo spira, 1956, GACN, ripr. in Entità, 1962, p. 31) o di Giacomo Leopardi.
Nel 1958 realizzò la tomba del cardinale Adeodato Piazza nella chiesa romana di S. Teresa del Bambin Gesù e partecipò alla Mostra d’arte sacra dell’Antoniano di Bologna. L’anno successivo fu nominato segretario generale del Sindacato artisti belle arti (SIABA) aderente alla CISL.
Il 1963 per Pirrone fu un anno di intenso lavoro: fuse i battenti bronzei del portale del battistero della chiesa di S. Giovanni Battista di Campi Bisenzio (chiesa dell’Autostrada del Sole), nei quali illustrò gli episodi della Genesi, e completò la statua Cavallo e cavaliere arabo destinata al porto di Tripoli; inoltre realizzò la medaglia commemorativa del viaggio di Paolo VI in Terra Santa e quella dedicata a re Hussein di Giordania (ripr. in Papa, 1970, p. 101) che il pontefice donò al sovrano durante la visita in Palestina. Per papa Montini Pirrone eseguì anche la Rilegatura del Canone (1966, metallo dorato a fuoco, ripr. in Papa, 1970, p. 277), un Pastorale (1966, oro e argento), la Rosa d’oro (1968, oro), che fu inviata al santuario della Madonna di Guadalupe (Messico), e inoltre la monetazione completa del V (1968) e del VI (1969) anno di pontificato.
Durante gli anni Sessanta partecipò a tutte le mostre internazionali organizzate dalla FIDEM ad Amburgo (1962), Madrid (1964), Atene (1966), Roma (1967), Helsinki (1967), Udine (1968) e Praga (1969). Nel 1964 lasciò gli incarichi di dirigente e docente del Centro di educazione artistica. L’anno seguente partecipò alla IX Quadriennale nazionale di Roma. Nel 1966 donò al Comune di Noto un cospicuo numero di opere e un medagliere con settecento pezzi che andarono a costituire la Galleria d’arte contemporanea Elvira Emilia Pirrone Resso del Museo civico.
Pirrone si dedicò ancora all’insegnamento tra il 1967 e il 1969, quando ricoprì la cattedra di scultura all’Accademia di belle arti di Catania.
Tra il 1970 e il 1971 Pirrone realizzò la Colonna della fede - Vecchio e nuovo testamento (bronzo, Musei Vaticani, Galleria d’arte religiosa moderna), una sorta di colonna coclide di due metri d’altezza sulla quale rappresentò alcuni episodi biblici attraverso un rilievo pittorico, dall’aggetto leggerissimo, memore dello stiacciato donatelliano.
Nel 1973 per l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani eseguì tre busti in bronzo con i ritratti di Aldo Ferrabino, Giovanni Gentile e Gaetano De Santis (ripr. in Arte nelle Marche, 1977, p. 48). Nello stesso anno mise in opera l’Obelisco sulla storia d’Italia (1970-73, bronzo) in piazzale Europa a Recanati, e per la stessa città, dove era solito trascorrere lunghi periodi di riposo, scolpì il Ritratto di Beniamino Gigli (1974, bronzo) collocato nei giardini pubblici.
Il 23 dicembre 1976 papa Paolo VI conferì a Pirrone la più alta onorificenza della Città del Vaticano nominandolo Equitem commendatorem Sancti Gregorii Magnii.
Morì a Roma il 23 febbraio 1978.
Fonti e Bibl.: Mostra dello scultore G.F. P. Premio Einaudi MCMLV, Roma 1955; A. Entità, Vitalità delle forme plastiche nella scultura di Giuseppe P., in Sicilia oggi, XVIII (1962), pp. 29-33; E. Papa, P., Noto 1970; M. Valeriani, Arte della medaglia in Italia, 1972, pp. 181-187; Arte nelle Marche, supplemento a Motoristica marchigiana, s. 2, I (1977), 2, pp. 21-78; L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani. Scultura, Palermo 1994, pp. 266 s.; F. Santaniello, Opere di P. per la Pro civitate christiana, Assisi 2002; V. Scalia, Esposizione della donazione P., Noto 2003.