BARUFFI, Giuseppe Francesco
Nacque a Mondovì - Pian della Valle (Cuneo) il 15 ott. 1801 da Pietro, notaio in quella città, e da Margherita Gastone, cugina di quel Michele Gastone che fu uno dei capi delle società segrete in Piemonte durante la Restaurazione. Compì gli studi giovanili nella stessa Mondovì ed ebbe per alcuni anni come professore di filosofia F. G. Re, valente cultore di scienze naturali, il quale seppe infondere nell'allievo la sua stessa passione.
Il B. cominciò sin d'allora, con altri condiscepoli, fra cui G. Cordero di Vonzo e V. Promis, a raccogliere e a classificare numerosi esemplari della flora locale. Le loro schede, insieme con quelle del Re, furono poi utilizzate da L. Colla nell'Index nominum vernaculorum che costituisce la prima parte del vol. VIII del suo Erbarium Pedemontanum (Torino 1833-37). Vinta una borsa di studio per il Collegio delle Provincie, compì a Torino gli studi universitari che proseguì anche quando, manifestatasi la sua vocazione religiosa, passò dal collegio al seminario. Ordinato sacerdote il 18 ott. 1824, sostenne l'esame pubblico di professore di filosofia il 10 ag. 1826. Si dedicò quindi all'insegnamento. Fu ripetitore di filosofia nel Collegio delle Provincie (dicembre 1827), indi prefetto nello stesso collegio (ottobre 1830), infine dal 24 dic. 1833 passò all'università ove insegnò a lungo filosofia positiva (ossia aritmetica e geometria). Sul finire del 1862, per ragioni o per intrighi che non ci sono chiari (ai quali non furono probabilmente estranei moventi politici), fu collocato a riposo.
Il B. fu scrittore fecondo e spaziò nei più svariati campi della scienza. Nessuna delle sue opere, tuttavia, riveste carattere di originalità. In genere egli si limitava ad illustrare le più recenti scoperte ed invenzioni ed a rielaborare in saggi di carattere divulgativo i risultati delle ricerche di altri studiosi. In questo sta il suo limite ma anche la ragione della sua fortuna letteraria. Egli seppe infatti contribuire grandemente alla diffusione della cultura scientifica illustrando in numerosi saggi (i più importanti dei quali furono raccolti nel secondo volume delle Pellegrinazioni autunnali)i vantaggieconomici e sociali dei più recenti ritrovati della scienza e della tecnica (come le ferrovie, i battelli a vapore, il telegrafo), movendo battaglia ad istituzioni inutili ed antiquate, come la pratica delle quarantene nei porti, l'eccessivo numero dei giorni festivi, il troppo fitto e complicato sistema doganale esistente in Europa. Fu tra i più caldi propugnatori del taglio dell'istmo di Suez. Promosse infine il rinnovamento dell'agricoltura e fu membro attivo dell'Accademia agraria e della Associazione omonima di Torino.
La sua fama ebbe inizio nel 1835 allorché pubblicò nell'Annotatore piemontese (vol. I, fasc. 3, pp. 171-183) un articolo dal titolo Cenni d'una peregrinazione da Torino a Londra, in cui illustrava gli aspetti più salienti e spettacolari della vita londinese e dell'organizzazione urbanistica di quella città. Il successo di quello scritto lo indusse a compiere altri viaggi all'estero (fu successivamente in Germania, Danimarca, Ungheria, Francia, Russia, Grecia, Turchia ed Egitto), che narrò in altrettanti saggi, poi raccolti in quattro volumi.
I primi tre, dal titolo Pellegrinazioni autunnali ed opuscoli, comparvero a Torino: il primo nel '40; il secondo nel '41, continuando la numerazione del primo (nello stesso anno questi volumi comparvero pure riuniti in un sol tomo e ciò spiega le discordanze che spesso si riscontrano nelle schede bibliografiche relative a quest'opera); il terzo, ove è narrato il viaggio in Grecia ed in Turchia, apparso la prima volta nel 1842, venne ripubblicato a Milano nel 1847 col titolo Viaggio in Oriente e descrizione della Grecia; il quarto (Viaggio da Torino alle Piramidi)uscì a Torino nel 1848.
Fra il 1853 e il '61 il B. intraprese la pubblicazione di una serie di opuscoli (ne uscirono quindici) dal titolo Le passeggiate nei dintorni di Torino, i quali, nonostante le frequenti divagazioni a carattere moralistico, costituiscono ancor oggi una buona fonte d'informazione sugli argomenti trattati. Nel sesto di quegli opuscoli egli ripubblicava, col sottotitolo Passeggiata straordinaria, la relazione del suo viaggio in Russia; il nono, sul Camposanto dei Torinesi, venne ristampato, sempre a Torino, nel 1863. A questi opuscoli si riallacciano altri due scritti: Pellegrinazioni e passeggiate autunnali nell'anno 1861. Guida nella valle di Susa e di Barbonnèche al traforo delle Alpi, Torino 1862, e Saluzzo-Manta-Verzuolo nell'ottobre 1863: Passeggiata autunnale, ibid. 1864.
Mentre le Pellegrinazioni autunnali avevano rivelato in lui un uomo, se non di punta, certo fra i più aperti alle nuove idee nel Piemonte carlo-albertino; nelle Passeggiate egli appare ormai come superato dai tempi, accoratamente preoccupato per l'evoluzione che si andava attuando nel Piemonte cavouriano ed in particolare per le riforme volte a trasformare le antiche strutture ecclesiastiche ed i rapporti fra Stato e Chiesa.
Oltre che per la sua attività di insegmante e di studioso (che gli valse la croce di cavaliere della Legion d'Onore, quella di cavaliere ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, la nomina a membro di molte accademie e società scientifiche italiane e straniere), il B. merita di essere ricordato per la parte attiva assunta nelle iniziative caritatevoli che fiorirono allora a Torino e per la sua attività di consigliere comunale, che svolse dal 1849 alla morte, adoperandosi per il risanamento urbanistico e per lo sviluppo di adeguate opere assistenziali nella capitale subalpina. Inesatta è la notizia ripetuta da molti suoi biografi circa la sua nomina a deputato nelle prime elezioni del '48. In realtà egli fu eletto dai Monregalesi nel luglio 1849 e si dimise due mesi dopo adducendo "motivi di salute e di gravi occupazioni", ma evidentemente perché si sentiva poco adatto alle battaglie parlamentari.
Trascorse gli ultimi anni quasi immobilizzato dalla paralisi e nelle ristrettezze di una situazione economica assai precaria. Morì a Torino il 12 marzo 1875.
Bibl.: G. Pitré, Nuovi profili biografici di contemporanei italiani, Palermo 1868, pp. 14-20; [Anonimo], Cenni biografici del prof. G. F. B. da Mondovì (Piemonte), Torino 1868; A. De Gubernatis, Ricordi biografici, Firenze 1872, pp. 534-540. Fra gli scritti commemorativi pubblicati dopo la sua scomparsa ricordiamo: Alla tomba del prof. Don G. B. serto dell'amicizia [a cura di C. Danna], Torino 1876; Nella solenne inaugurazione d'un monumento al comm. prof. G. B. nel liceo Beccaria di Mondovì addì 4 giugno 1876, parole di G. O. Ferrua Clerico, Mondovì 1876. Il più vivace profilo rimastoci di lui è tuttavia quello di V. Bersezio (che era stato suo allievo) in Il regno di Vittorio Emanele II, I, Torino 1878, p. 42 (e in Ricordi di un vecchio, in Il Filotecnico, I, 1 [1885], pp. 15-17). Di scarso valore la voce B. G., nel Diz. del Risorgimento naz., II, p. 195. I suoi viaggi sono stati illustrati da G. Sbodio in un'opera divulgativa dal titolo Il pellegrino senza santuari, Milano 1960. Al suo viaggio in Russia dedica un capitolo N. Kautchtschischwili, Silvio Pellico e la Russia, Milano 1963, pp. 62-87. Per la sua attività di consigliere comunale a Torino si vedano gli Atti del Municipio di Torino... (quelli dal 1849 al 1856 comparvero in quattro volumi fra il 1859 ed il 1867, gli altri uscirono regolarmente di anno in anno come volumi a sé stanti). Per la sua elezione a deputato si veda Storia dei collegi elettorali dal 1848 al 1897, Roma, Camera dei deputati, 1898, p. 395; per le sue dimissioni, Atti del Parlamento Subalpino, Camera, Legislatura III, 2 sessione del 1849, Torino 1862, p. 416.
L'epistolario del B. venne da lui stesso in misura notevole utilizzato nelle sue opere. Un complesso di circa 650 lettere a lui indirizzate da uomini politici, letterati e soprattutto da scienziati del suo tempo è stato di recente acquistato dalla Biblioteca della Provincia di Torino insieme con numerose sue minute di lettere e saggi.