FRANCISCI, Giuseppe
Nacque a Todi il 2 febbr. 1817 da Francesco, conte di Baschi, e da Costanza Piccini; primo maschio di quattro fratelli, ereditò il titolo nobiliare.
Dopo aver studiato presso il seminario di Todi dal 1830, nel novembre 1833 si iscrisse all'Accademia di belle arti di Perugia dove è documentato fino al 1836; qui dovette subire l'influenza dell'impostazione purista di Tommaso Minardi. Nel 1837 risiedeva a Roma per motivi di studio e risulta iscritto all'Accademia di S. Luca. Nel 1838 con il fratello Angelo, il quale studiava giurisprudenza presso l'università della Sapienza, il F. era ancora a Roma, dove frequentava giovani todini, tra cui Giuseppe Cocchi e Luigi Crispolti, poi canonico della cattedrale di Todi.
Ritornato a Todi, negli anni Quaranta fu "coinvolto nell'esercizio" della Fabbrica di S. Fortunato, di cui sarà rettore negli anni 1853-54. Fu varie volte deputato di Carità, consigliere del Monte di pietà e presidente della società promotrice del nuovo teatro.
Partecipe del clima politico del 1848, promosse a Todi l'istituzione del Circolo popolare. Dopo aver preso parte alla prima guerra d'indipendenza come volontario nell'esercito sardo, aderì nel 1849 alla Repubblica Romana. Il ritorno del governo pontificio lo mise, perciò, in difficoltà: solo il 12 nov. 1850, grazie a uno speciale passaporto con il visto austriaco, riuscì ad abbandonare lo Stato pontificio. Si stabilì allora ad Arezzo, mentre a Roma si svolgeva un processo politico a suo carico.
Ad Arezzo il F. lavorò forse come pittore e probabilmente si interessò alle vetrate cinquecentesche del duomo cittadino. La sua vicenda giudiziaria si concluse felicemente nel 1852 e nell'estate dello stesso anno il F. tornò a Todi dove lavorò agli ornamenti delle volte della cattedrale, come aiuto del pittore Silvestro Valeri, titolare della cattedra di pittura all'Accademia di belle arti di Perugia, impegnato nella decorazione ad affresco della zona presbiteriale (1851-57).
Il F. istituì con Valeri un rapporto di collaborazione e di stima. Pur non essendo mai nominato tra gli aiuti del maestro e pur non ricevendo alcuna retribuzione, partecipò all'attività del Valeri in vario modo - tra l'altro intervenendo nell'acquisto di materiali - ed eseguì un rilievo architettonico con progetto decorativo per il soffitto della navata centrale della cattedrale di Todi. Riuscì a operare autonomamente solo nella decorazione delle vetrate, nella quale ebbe modo di esprimere la sua abilità, frutto di studi e di una ricerca condotta con metodici esperimenti svolti in privato.
In particolare si cimentò con la pittura a fuoco e a tal fine tenne rapporti con le manifatture Richard Ginori di Doccia, dove ebbe contatti e scambi di idee con il chimico Giusto Giusti e il ceramista Raffaello Fanciullacci, impegnati a metà Ottocento nella rivalutazione della decorazione su porcellana. Il F., libero da preoccupazioni economiche, poté permettersi tentativi e insuccessi, fino alla messa a punto di una antica tecnica che non sarebbe riemersa senza i suoi sforzi, divenendo indispensabile base per i progetti di decorazione su vetro della cattedrale di Todi e di numerose chiese umbre.
Nel 1855 fece acquistare dal duomo di Todi lastre di vetro, crogioli, mortai, ferro, trafile in piombo e prodotti chimici, tutto l'occorrente per la messa in opera di vetrate: con questo materiale realizzò la decorazione delle monofore della navata sinistra e dipinse le vetrate della navata destra. Progettò, inoltre, la grande vetrata del fonte battesimale che fu conclusa, come atto di memoria, dopo la sua morte, dai suoi fratelli Federico e Angelo e dal pittore todino E. Fattorini. Infine egli impostò l'impalcatura e realizzò la vetrata per una finestra della navata centrale con S. Paolo, presentata all'Esposizione provinciale di Perugia del 1858 (catal., p. 65), oggi però scomparsa.
Agli esperimenti del F. sono legati diversi incarichi che alcuni aiuti di Valeri, come il Fattorini e soprattutto F. Moretti, ricevettero in quegli anni. Oltre al completamento delle vetrate della cattedrale di Todi, lavorarono infatti a varie imprese perugine, tra cui il restauro della grande vetrata absidale della chiesa di S. Domenico a Perugia.
Il F. morì a Perugia il 27 marzo 1859, probabilmente in seguito alle esalazioni dei gas nocivi dei forni di cottura delle vernici da vetro.
Del F. rimane un bel ritratto realizzato da S. Valeri che lo riproduce alla apparente età di trentacinque anni, conservato oggi in casa degli eredi Francisci.
Fonti e Bibl.: Perugia, Arch. dell'Accademia di belle arti, Atti1830-41, Nota degli scolari, 1833-34, nn. 4, 52; 1834-35, n. 18; 1835-36, n. 50; Todi, Arch. vescovile, Arch. del Seminario, Alunni, vol. 6, 1830-49, n. 39, pp. 7, 15; Roma, Arch. dell'Accademia di S. Luca, Studenti, Certificati, 1837, doc. 34; Todi, Arch. vescovile, Affari diversi, n. 111: Circolo popolare, Elenco soci, 1848, n. 112; ibid., Statuto fondamentale del Circolo popolare naz. tuderte, 7 genn. 1849; ibid., Statuto generale e progetto di regolamento disciplinare del Circolo popolare nazionale, 1849; Ibid., Arch. del Capitolo della cattedrale, A. e F. Francisci, b. B, 1859, doc. II; F. Fontana, b. E, doc. VII, n. 30, 1862; b. D.D. doc. 23, 1850; b. N., doc. XXVI, 1853 (nn. 74-78), 1855 (nn. 69, 79, 81, 88-90), 1856 (nn. 91, 93 s.), 1857 (nn. 80, 91, 95 s., 131), 1858 (97-100); Ibid., Archivio segreto, 433/2, 1859; Ibid., Archivio Grondona, Appunti G. Pensi (ms. 1930); Ibid., Archivio M. Francisci (lettere sparse: 1838-59); Arezzo, Archivio A. Albergotti (lettere sparse: 1850-56); Esposizione umbra a Perugia, Perugia 1879, p. 30; A. Lupattelli, Storia della pittura in Perugia, Perugia 1895, p. 93; U. Bartolini, G. F., in La Tribuna, 14 giugno 1936; A. Tenneroni, Todi. La cattedrale S. Fortunato…, Todi 1939, p. 26; F. Mancini, Todi e i suoi castelli, Todi 1968, pp. 157, 185, 352; C. Grondona, Todi. Guida storico-artistica, Todi 1978, p. 77.