CALLERI (Callery), Giuseppe Gaetano Pietro Massimo Maria
Nacque a Torino il 25 giugno 1810 da Gaetano e da Maria Gazzola. Dopo aver compiuto gli studi classici nella città natale ed essere stato impiegato per qualche tempo come commesso in un negozio di Lione, nel settembre 1833 entrò come diacono nel seminario della Société des Missions Etrangères di Parigi. Ordinato sacerdote il 20 dic. 1834 e destinato alle missioni di Corea, si imbarcò il 21 marzo 1835 a Le Havre. Nel corso del lungo viaggio visitò Batavia e le Filippine. Arrivato a Macao nel 1836, si accinse allo studio del cinese sotto la guida del lazzarista portoghese J. A. Gongalves (1780-1844), noto sinologo, e della lingua coreana, insegnatagli da giovani seminaristi provenienti dalla Corea. La via seguita dai missionari per penetrare in quest'ultimo paese, decisamente xenofobo, era allora quella di terra, attraverso la Cina e la Manciuria. Al C. nel 1838 si offrì la possibilità di tentare un percorso che prevedeva lo sbarco in un porto del Fukien servendosi di una nave inglese che effettuava il contrabbando dell'oppio, senonché il peggioramento dei rapporti anglo-cinesi - che doveva per l'appunto portare alla guerra dell'oppio - rese lo sbarco troppo rischioso ed il C., che era partito il 14 luglio da Macao, vi fece ritorno l'8 settembre senza aver nulla concluso. Costretto a rimanere a Macao ed in cattivi rapporti con i suoi superiori, che intanto avevano avuto modo di rilevare la poca saldezza delle sue convinzioni religiose, il C. attese vieppiù allo studio della sinologia e delle scienze naturali, con l'evidente scopo di creare le premesse per lasciare lo stato religioso, abbracciando una carriera scientifica. In occasione quindi di un viaggio nelle Filippine effettuato nel 1839 per conto della missione, egli si dedicò invece quasi esclusivamente alla raccolta di esemplari di piante e di fiori, che inviò in un primo tempo in omaggio, poi dietro pagamento, a musei europei con i quali entrò in corrispondenza. Nello stesso tempo pubblicava a sue spese col nome gallicizzato di J.-M. Callery l'opera che doveva farlo conoscere all'allora ristretto ambiente degli orientalisti, il Systema phoneticum scripturae sinicae, Macao 1841 (in due parti), e permettergli di entrare in contatto con il consolato di Francia, che cominciò a servire come, interprete (Parigi, Archivi del Ministero degli Affari Esteri, Corr. commerciale. Canton, V. I, 1, ff. 126 s.).Per meglio assicurarsi queste nuove possibilità di sistemazione e nello stesso tempo per raccogliere i fondi necessari per la pubblicazione di un grande dizionario della lingua cinese in venti volumi, basato prevalentemente sul P'eiwen yün-fu (Tesoro di frasi disposte per ordine di rime)e di cui aveva iniziato la redazione, il C. lasciò nell'ottobre del 1841la Société des Missions Etrangères, da cui si fece pagare il viaggio, e fece ritomo a Parigi nell'aprile 1842.Quipubblicò un saggio del progettato dizionario in francese e in inglese, intitolato Dictionnaire encyclopédique de la langue chinoise, Paris 1842, e The Encyclopedia of the Chinese Language, London 1842, che, se non servì a procurargli tutti i contributi desiderati, gli valse come titolo per ottenere l'assunzione definitiva come interprete presso il consolato di Francia in Cina (18 nov. 1842). Ottenuta così la sistemazione desiderata, il C., che aveva lasciato ormai definitivamente l'abito sacerdotale, fece ritomo a Macao nel 1843, prestando servizio prima alle dipendenze del console Ratti-Mentone, quindi - a decorrere dal 15 ag. 1844 - del capo della ambasceria straordinaria presso il governo cinese, Théodose M. M. J. de Lagrené (1800-1862), al seguito del quale visitò i porti di Chusan, Shanghai, Ningpo, Amoy, partecipando attivamente alle trattative che dovevano condurre alla firma del trattato franco-cinese del 24 ott. 1844.
La sua attività come interprete fu assai apprezzata dai colleghi, come il medico dell'ambasciata, M. Yvan, che ne fece cenno nei suoi scritti, e il primo segretario T. de Ferrière Le Vayer, che scrisse che l'ambasciata aveva avuto nel C. un eccellente interprete "qui possédait aussi bien la Chine que le chinois". Da parte cinese, il commissario imperiale Ch'i-ying: scrisse in un suo dispaccio alla corte imperiale (Ch'ou-pan-i-wu shih-mo, c.LXXIII, f. 4ª, riga 8) che il C., per essere vissuto a lungo in Cina, aveva una conoscenza discreta delle leggi e dei costumi cinesi. In effetti si può dire che se la missione Lagrené fu coronata da successo ciò si dovette soprattutto al C., che aveva saputo allacciare relazioni amichevoli con i mandarini cinesi. Ciononostante i suoi rapporti col Lagrené non furono sempre buoni, perché questi, pur apprezzando le conoscenze sinologiche del suo interprete, non gli concesse la sua piena fiducia. A sua volta il C. si risentì talvolta per gli atteggiamenti di superiorità del suo capo, sfogando i suoi sentimenti in un diario, utile fonte per la conoscenza dei rapporti franco-cinesi, di cui poté pubblicare solo la prima parte col titolo Journal des opérations diplomatiques de la légation française en Chine, Macao 1845 (13 ag.-22 ott. 1844). Il resto, rimasto manoscritto per ordine ed intervento del Lagrené, appartenne alla biblioteca di H. Cordier, andata dispersa alla sua morte (1925). Sempre nel 1845 il C. riuscì a pubblicare il primo volume del suo Dictionnaire encyclopédique de la langue chinoise, Macao-Paris 1845, che avrebbe dovuto esser seguito non più da venti ma solo da dieci altri volumi, sempre chegli avesse potuto trovare i fondi necessari. Ciò non avvenne, ma la parte pubblicata resta pur sempre un eccellente saggio di lessicografia, tanto più apprezzabile dato il tempo in cui fu scritta, quando la sinologia era ancora agli inizi.
Allorché, al termine della sua missione in Cina, il Lagrené fece ritorno in Francia (1846), egli volle che anche il C. lo seguisse, ufficialmente per permettergli di usufruire del congedo che gli spettava di diritto, praticamente per mettere fine ad una situazione ch'egli stesso definiva "anormale et qui pourrait entraîner bientôt des conséquences très graves" (Parigi, Archivi del Ministero degli Affari Esteri, Mémoires et Documents. Chine. 1845-46 M. Lagrené, V. 9, f. 358).
Infatti il C., in occasione del suo primo viaggio in Francia nel 1842, si era legato ad una donna, certa Clémentine Quelquejeu, che lo aveva poi accompagnato fino a Macao, dove era ancora ben viva la memoria del suo passato di religioso. Non erano quindi mancate le critiche da parte dei missionari del piccolo centro, specie quando il C. si era fatto raggiungere addirittura dalla sorella, già monaca in un convento di Torino; ma di esse il Lagrené non aveva voluto evidentemente tener conto fintantoché, per il successo della sua missione, aveva avuto bisogno di servirsi degli insostituibili servizi del C. come interprete. Preferì però porre termine a questa situazione al momento di lasciare Macao, tanto più che la Quelquejeu aspettava un bambino.
Il C. lasciò Macao il 1º apr. 1846 e, tornato a Parigi, rimase per qualche tempo in una posizione amministrativamente incerta, occupandosi dello stralcio della missione, finché il 13 ag. 1847 riuscì a farsi nommare "secrétaire-interprète pour les langues de la Chine" presso il ministero degli Affari Esteri a Parigi: un posto creato appositamente per lui. Si era fatto accompagnare in Francia da un letterato cinese: Liu Ch'eng-hsi, che lavorava con lui dal 1844e che doveva risultargli di particolare utilità per i suoi studi, tanto che riuscì a farlo assumere dal ministero come suo segretario. Il 4 nov. 1847 presentò domanda diretta ad ottenere la nazionalità francese: non risulta però ch'egli l'abbia ottenuta (Parigi, Archivi nazionali, BB¹¹¹ ¹ 530, dossier 4591/4).Il 10 apr. 1849 il posto di "secrétaire-interprète pour les langues de la Chine" venne soppresso per motivi di bilancio. Ristabilito il 31 genn. 1852, il C. lo ricoprì fino alla morte avvenuta il 5 giugno 1862 a St. Martin les Boulangis (Seine-et-Marne).
Il C. fu uno dei più noti sinologhi del suo tempo, favorito rispetto a colleghi e rivali dalla lunga permanenza in Cina, che gli aveva permesso di acquisire una buona conoscenza della lingua cinese parlata e scritta e di costituirsi una ricca biblioteca: strumento essenziale di lavoro in un'epoca in cui i libri cinesi erano ancora una rarità in Europa. Difficoltà finanziarie, dovute alle vicissitudini della sua carriera, lo costrinsero a vendere parte di essa: una prima volta nel 1849, affidandone l'incarico al libraio M. Delion, che nel suo catalogo per quell'anno accenna a "un choix de livres précieux imprimès en Chine, composant le cabinet de M.K.L.A.P. de M." (pseudonimo del C.); una seconda volta nel 1857 direttamente al sinologo G. Pauthier, il quale però gli intentò causa allorché si accorse che molti dei volumi acquistati a un prezzo abbastanza elevato erano illeggibili per essere stati mangiati dalle tarme. Il tribunale civile della Senna con sentenza del 23 marzo 1858 (Gazette des Tribunaux del 4 apr. 1858, p. 334) impose al C. di completare entro due mesi i volumi mancanti, pena il pagamento alla controparte di una somma di 500 franchi. Come arbitro fu nominato il sinologo S. Julien, professore al Collège de France. Avendo il C. fatto completare le pagine mancanti con altre scritte a mano dal suo segretario cinese ed il suddetto tribunale dichiarato con sentenza del 15 dic. 1858 (Gazette des Tribunaux del 26 e 28 genn. 1859, pp. 91 e 99) che egli "avait satisfait autant qu'il a été possible de le faire" al disposto del primo giudizio e pertanto "la condamnation prononcée contre lui ne recevrait pas son exécution", il Pauthier si appellò una seconda volta alla corte imperiale di Parigi, che il 1º giugno 1859 (Gazette des Tribunaux dell'8 giugno 1859) lo condannò definitivamente dando piena ragione al Calleri. Di questa causa, rimasta celebre come tipica manifestazione delle feroci rivalità ed invidie che dividevano il ristretto ambiente dei sinologhi del tempo, restano le interessanti memorie che il Pauthier pubblicò contro il C. e di cui il tribunale decretò la distruzione. Dopo qualche mese il Pauthier e lo iulien, che aveva preso le parti del primo, vollero rifarsi dello scacco subito e accusarono il C. di essersi appropriato indebitamente di libri cinesi della Biblioteca nazionale. Fu istituita una commissione di inchiesta che, pur non provando alcunché a carico del C., emise un giudizio sostanzialmente sfavorevole sul comportamento da lui assunto in tutta la vicenda (Parigi, Archivi del Ministero degli Affari Esteri, Série Personnel. Dossier Calleri, Rapport du 9 août 1859).Quanto restava della biblioteca del C. (147 titoli) venne poi venduto all'asta molti anni dopo la sua morte, nel 1876.
Altre opere: Variétés scientifiques et littéraires, Macao 1845 (comprendono undici articoli, alcuni dei quali già apparsi in riviste: Etat géologique des côtes meridionales de la Chine, pp.1-6; Méthode pour instruire les sourds muets, pp.7-15; Observations météorológiques faites à Macao, pp.16-18; Aperçu général sur les dynasties chinoises, fait à l'usage des éléves coréens, pp.19-22; Voyage sur les côtes de la Chine, pp.23-42; Notice biographique sur le père J. A. Gonçalves, pp.43-51; Défense du système phonétique de l'écriture chinoise, pp.52-59; Mémoire sur la Corée, pp. 60-79; Sur la carthographie chinoise, pp.80-87; Sur le cycle sexagénaire des Chinois, pp. 88-97; Sur l'origine de la langue et de l'écriture chinoise, p.98). Recueil des documents diplomatiques relatifs à la legation française en Chine, Macao 1846 (ristampato col titolo Correspondance diplomatique chinoise relative aux négociations du traité de Whampoa conclu entre la France et la Chine le 24 octobre 1844, Paris 1879). Li Kiou Mémorial des rites traduit pour la première fois du Chinois et accompagné de notes, de commentaires et du texte original, Turin-Paris 1853. In collaborazione con M. Yvan, L'insurrection en Chine depuis son origine jusqu'à la prise de Nankin, Paris 1853 (scritto in uno stile piacevole, di facile lettura, sostiene però con scarsa preveggenza la tesi che i ribelli T'aip'ing avrebbero finito per conquistare tutta la Cina. L'opera ebbe successo e fu tradotta in inglese: History of the insurrection in China, London 1853 [ristampa New York 1968]; in portoghese: A Insurreiçao na China, Paris 1853; in tedesco: Der Aufstand in China, Braunschweig 1854). La Galerie royale de peinture de Turin, Havre 1854.
Restano poi numerose lettere e manoscritti inediti del C. conservati a Parigi, Archivi del Ministero degli Affari Esteri, Série Personnel, Dossier Calleri; Mémoires et Documents, Chine, 1840, t. 1 e tt. 5-9 (Mission Lagrené); Correspondance commerciale, Canton, t. 1; a Parigi negli Archivi della Société des Missions Etrangères, tt. 44, 139, 303, 304 e 450 nonché, sempre a Parigi presso il Museo nazionale di storia naturale, laboratorio di fanerogamia. Presso quest'ultimo si trovano tutt'ora conservati esemplari di piante di Macao, della Cina, delle Filippine e dell'India, spediti dal C. tra il 1836 ed il 1845. Il Bretschneider (pp. 526-527) elenca i nomi di 16 piante scoperte dal C., alcune delle quali portano il suo nome. Nessuna conferma è stata invece possibile ottenere dal Museo ed istituto di zoologia sistematica dell'università di Torino e dalla Accademia delle scienze, sempre di Torino, - di cui il C. era divenuto membro nel 1844 - in merito ad una collezione di uccelli che, secondo il Bretschneider (p. 525), egli avrebbe inviato in occasione della sua prima visita nelle Filippine. L'Accademia delle scienze conserva 12 lettere del C. per il periodo 1839-1853 nonché un suo ritratto ad olio. Infine negli archivi del Royal Botanic Gardens di Kew, risulta che essi ricevettero dal Museo nazionale di storia naturale di Parigi 237 esemplari di piante, già raccolte dal C. a Macao, nella Cocincina e in Malesia.
Fonti e Bibl.: Bull. de la Soc. de géogr., s. 2, XVIII (1842), p. 586; G. T. Lay, Systema phoneticum scripturae sinicae or the phonetic system of the Chinese writing by J. M. Callery, in The Chinese Repository, XII(1843), pp. 253-258; A. Laségue, Musée botanique de M. Beniamin Delessert, Paris 1845, pp. 158, 300, 308, 314 s., 505; Ch. Lenormant, Exposé des negotiations par lesquelles la France a obtenu le rétablissement du libre exercice de la religion catholique dans l'empire de la Chine, in Le Correspondant, 1846, pp. 455 s., 909 s.; T. de Ferrière Le Vayer, Un diplomate chinois, in Revue des Deux Mondes, XXIV (1854), 5, pp. 291-305; Id., Une ambassade francaise en Chine. Journal de voyage, Paris 1854, passim; Ch'ou-pan i-wu shih-mo (Esposizione completa del trattamento degli affari dei barbari), periodo di regno di Tao-kuang (1836-50), presentato al trono nel 1856, edizione fotolitografica, Pechino 1930; ristampa, Taipei 1963, II, c. LXXII, ff. 36b, 37a, 43a, 44a, 51a; c. LXXIII, f. 4a; c. LXXIV, ff. 4a, 17a, 20a, 38a, 41b; c. LXXV, ff. 3b, 5b, 6b, 17a; M. Yvan, Canton. Un coin de Céleste Empire, Paris 1857, passim; Mémoire de M. G. Pauthier homme de lettres demandeur contre M. J. M. Callery interprète attaché au Ministère des Affaires Etrangères defendeur, Paris 1858; Id., Mémoire d'un bibliophile présenté à la cour impériale de Paris…, Paris 1859; A. Severini, G. C., in Riv. orientale, I (1867), 7, pp. 637-641; [E. Leroux], Bibliothèque chinoise…, Catal. des livres chinois provenant de la bibl. de feu M. J. M. Callery, Paris 1876; A. De Gubernatis, Matériaux pour servir à l'histoire des etudes orientales en Italie, Firenze 1876, pp. 393-397; A. De Candolle, La phytographie ou l'arte de décrire les végétaux, Paris 1880, p. 401; E. V. Bretschneider, History of European botanical discoveries in China, London 1898, I, pp. 525-527; H. Cordier, Bibliotheca Sinica, I, Paris 1904, coll. 509 s., 645 s.; II, ibid. 1905-06, coll. 1116, 1383, 1571; III, ibid. 1906-07, coll. 1597 s.; IV, ibid. 1907-08, coll. 2489 s.; V, ibid. 1922-24, col. 3694; A. Launay, Mémorial de la Société des Missions Etrangères, I, Paris 1912, pp. 70 s.; II, ibid. 1916, p. 107; G. Vacca, Gli studi dell'Asia orientale in Italia (1861-1911), in Riv. degli studi orientali, V(1915), pp. 281 s.; Id., Il contributo italiano agli studi nel campo delle lingue e letterature dell'Estremo Oriente negli ultimi cento anni, in Un secolo di progresso scientifico italiano: 1839-1939, Roma 1939, p. 175; A. Grosse-Aschoff, The negotiations between Ch'iYing and Lagrené 1844-46, Louvain 1950, passim;S. Couling, The Encyclopedia Sinica, Shanghai 1917, p. 77; Enc. Italiana, VIII, p. 422.