GAZOLA (Gazzola), Giuseppe
Nacque a Verona nel 1661. Con passione e profitto si dedicò allo studio della medicina e della matematica all'Università di Padova ottenendo il 17 maggio 1683 il dottorato in entrambe le facoltà. Dopo la laurea si trattenne per tre anni nella città per dedicarsi alla ricerca universitaria: sotto la direzione di R. Gianforti, primario di medicina e suo concittadino, si esercitò nel metodo galenico e approfondì lo studio delle matematiche valendosi dell'appoggio e degli insegnamenti di due stimati docenti dell'ateneo patavino, G. Montanari e F. Spoleti di Lucignani. Tornato a Verona nel 1686, si dedicò alla professione medica come assistente dei più accreditati medici della città. Si fece inoltre promotore dell'Accademia degli Aletofili, fondata il 21 dic. 1686 in casa dei conti Serego.
L'associazione, formata da giovani medici cui non era consentito l'esercizio della professione, impegnò una dura battaglia culturale, e dal 1688 anche giudiziaria, contro il Collegio dei medici della città, non riconoscendosi nei criteri adottati per la selezione degli aspiranti; essa conseguì la vittoria allorché la magistratura veneziana (19 dic. 1700) soppresse di fatto il Collegio e quindi i deputati alla Sanità nominarono una commissione, di cui facevano parte gli aletofili G. Allegri e il G., al fine di riorganizzarne le funzioni.
Desideroso di viaggiare per acquisire nuove conoscenze, nel 1688 colse al volo l'occasione di trasferirsi a Madrid come medico ufficiale al seguito di Giovanni Pesaro, ambasciatore della Repubblica di Venezia presso Carlo II di Spagna. Nei tre anni che rimase alla corte spagnola dimostrò la propria abilità riuscendo a guarire, con quello che allora era ritenuto un nuovo metodo curativo, anche personaggi di spicco della nobiltà madrilena. La sua attività gli procurò vasta notorietà, tanto che la neo regina di Spagna Anna di Palatinato-Neuburg, dedicataria degli Entusiasmos medicos, politicos y astronomicos (Madrid 1689) composti dal G. in lingua castigliana, lo compensò con una consistente quantità di diamanti richiamando così su di lui con maggiore forza l'attenzione generale. Il 20 nov. 1692, su raccomandazione della stessa regina, l'imperatore Leopoldo lo ascrisse tra i suoi medici personali.
Rientrando in Italia, non resistette alla tentazione di visitare l'Accademia reale delle scienze di Parigi per poi giungere nel 1696 - dopo brevi tappe a Genova, in Toscana e a Roma - a Napoli, dove strinse amicizia con Lucantonio Porzio, con il quale mantenne successivamente una fitta corrispondenza. Finalmente fatto ritorno a Verona il 28 marzo 1697, continuò nell'esercizio della medicina.
Morì a Verona per un colpo di apoplessia il 14 febbr. 1715.
Uscì postumo, nel 1716, per iniziativa del fratello Giovambattista, Il mondo ingannato da falsi medici, con un'indicazione probabilmente cautelativa del luogo di stampa: Praga. L'opera fu più volte ristampata: tra le varie edizioni, talora accompagnate da repliche, si segnalano Trento 1717, Venezia 1728 e 1746 (ed. accresciuta di un nuovo capitolo "sopra il cavar sangue" tratto dai manoscritti del G.); essa fu inoltre tradotta almeno in spagnolo (El mundo engañado por los falsos medicos, Sevilla 1729; Valencia 1733 e 1765), francese (Préservatif contre la charlatanerie des faux médecins, Leide 1731 e 1735) e olandese (De waereld door onervarene of schein-doctoren bedrogen, Leyden 1735). L'opera costituisce un durissimo e definitivo atto d'accusa contro la tradizionale dogmatica medica (i medici "galenici") che generava una pratica clinica inefficace quando non pericolosa e inutilmente foriera di sofferenze ulteriori. Il saggio, che conteneva forti implicazioni filosofiche, costituì una pietra miliare del dibattito scientifico ed epistemologico sulla medicina e la malattia e accompagnò per vari decenni le relative discussioni; tra le repliche l'anonimo Il mondo disingannato da veri medici, cioè Difesa crito-apologetica de' medici ippocratico-galenici (Trento 1718).
Lo stesso G. aveva pubblicato a Verona nel 1712 Origine, preservativo, e rimedio del corrente contagio pestilenziale del bue, opera dedicata alla Repubblica di Venezia.
Fonti e Bibl.:Giornale de' letterati d'Italia, 1712, t. IX, p. 477; t. X, pp. 80-87; 1717, t. XXVII, pp. 214-269; 1722, t. XXXIII, p. 553; S. De Renzi, Storia della medicina italiana, IV, Napoli 1846, pp. 530, 548-552; A. Dechambre, Dictionnaire encyclopédique des sciences medicales, XLIII, Paris 1882, pp. 187 s.; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1973, p. 192; S. Benedetti, L'Accademia degli Aletofili di Verona, in Accademie e cultura. Aspetti storici tra Sei e Settecento, Firenze 1979, pp. 224 s.; E. Brambilla, La medicina del Settecento, in Storia d'Italia, Annali 7, Malattia e medicina, a cura di F. Della Peruta, Torino 1984, ad indicem; Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte, II, sub voce.