GAZZANIGA, Giuseppe
Nato a Verona il 5 ott. 1743, fu destinato dal padre alla vita sacerdotale ma, assecondando la sua attitudine naturale, si dedicò di nascosto allo studio della musica, che poté affrontare seriamente e senza impedimenti soltanto nel 1760, dopo la morte del padre. Si recò dapprima a Venezia per studiare con A. Porpora che, presolo a benvolere, lo condusse con sé a Napoli, facendogli ottenere un posto gratuito nel conservatorio di S. Onofrio a Capuana, ove fu allievo dello stesso Porpora per il contrappunto e la composizione, di C. Cotumacci e G. Doll, quindi, dal 1767 al 1770, di N. Piccinni. Il suo esordio ebbe luogo a Napoli durante la stagione di carnevale del 1768 al teatro Nuovo sopra Toledo, con l'intermezzo comico Il barone di Trocchia (libretto di N. Cerlone), che ottenne il consenso del pubblico.
Nel 1770, tornato a Venezia, conobbe A. Sacchini, che lo prese sotto la sua protezione, e i cui generosi consigli furono di prezioso aiuto al giovane compositore; nel 1771 venne rappresentato al teatro S. Moisè di Venezia il suo dramma giocoso La locanda su libretto di G. Bertati, opera che, dopo aver trionfato al teatro dell'Accademia vecchia di Verona, fu presentata con successo a Lisbona (teatro da Rua dos Condes, autunno 1772) e a Vienna (Burgtheater, 22 sett. 1772), al Hoftheater di Ratisbona (1776) e successivamente a Berlino e alla corte del principe Esterházy (Esterhaz, autunno 1778). Prese così avvio una brillante carriera europea, che sembra abbia fra l'altro portato il G. a brevi soggiorni presso le corti di Monaco e Dresda. Tra il 1775 e il 1776 ricoprì l'incarico di maestro di cappella nel duomo di Urbino.
In Italia aveva avuto intanto ampi consensi con l'Ezio (libr. di P. Metastasio), rappresentato al teatro S. Benedetto di Venezia nel 1772, mentre l'Armida (G. Bertati, Roma, teatro Argentina, carnevale 1773) fu un clamoroso insuccesso (cfr. M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, Firenze 1978, I, pp. 197 s.). La sua carriera proseguì con L'isola di Calipso (G. Pindemonte, Verona, teatro Filarmonico, carnevale 1775), cui fece seguito Perseo e Andromeda (V.A. Cigna Santi, Firenze, teatro della Pergola, 15 sett. 1775), oltre a fortunate opere comiche, tra cui Zon-zon, principe di Kibin-kin-ka (G. Bertati, Milano, teatro Ducale, autunno 1773) e La donna soldato (G. Mazzolà, Vienna, Burgtheater, 25 maggio 1774), opera che fu replicata con il titolo La dama soldato, oltre che in vari teatri italiani, anche a Madrid e a Corfù, sino al 1800.
Un vero trionfo fu decretato all'opera La vendemmia (G. Bertati, Firenze, teatro della Pergola, 12 maggio 1778), che fu rappresentata nelle maggiori città europee, tra cui Vienna (teatro a Porta d'Italia, 1779), Dresda (Piccolo teatro Elettorale, 1783), Praga (teatro Thun, 1782), Berlino (Hoftheater, carnevale 1785, con il titolo Die Weinlese), Londra (King's theatre, 1789), e Lisbona (teatro S. Carlos, 24 giugno 1794). In breve tempo le sue opere furono rappresentate, oltre che nei maggiori teatri europei, anche in piccoli teatri di provincia.
Nelle stagioni 1785 e 1786 il G. presentò alcuni lavori al S. Moisè di Venezia, tra cui l'opera comica La moglie capricciosa (F. Livigni, autunno 1785; poi Dresda 1786), e La contessa di Novaluna (G. Bertati, autunno 1786; poi Dresda 1788). Sempre nel 1786 ebbe l'incarico di comporre un'opera per il teatro di corte di Vienna.
L. Da Ponte, incaricato di scrivere il libretto per l'opera, fornisce nelle sue Memorie interessanti particolari sulla collaborazione con il G.: "Ricevei ordine da' direttori teatrali di scrivere un dramma per Gazzaniga, compositore di qualche merito, ma d'uno stile non più moderno. Per isbrigarmi presto scelsi una commedia francese, intitolata L'aveugle clairvoyant, e ne schiccherai un dramma in pochi giorni, che piacque poco, tanto per le parole che per la musica. Una passioncella per una donna di cinquant'anni, che disturbava la mente di quel brav'uomo, gl'impedì di finire l'opera al tempo fissatogli. Ho dovuto perciò incastrare in un second'atto de' pezzi fatti vent'anni prima; prender varie scene d'altr'opere, tanto sue che d'altri maestri; infine fare un pasticcio, un guazzabuglio, che non avea né capo, né piedi, che si rappresentò tre volte e poi si mise a dormire" (Da Ponte, p. 105).
Si trattava dell'opera Il finto cieco (Burgtheater, 20 febbr. 1786) che, sebbene accolta tiepidamente a Vienna, procurò comunque al G. commissioni per altri teatri italiani, oltre che in Germania e in Inghilterra.
Particolare fortuna riscosse il dramma giocoso Don Giovanni o sia Il convitato di pietra su libretto del Bertati, andato in scena nel febbraio 1787 al teatro S. Moisè di Venezia come atto secondo de Il capriccio drammatico, precedendo di otto mesi il Don Giovanni di Mozart. L'opera del G., molto più fortunata di quella di Mozart, fu poi rappresentata in diversi centri italiani e stranieri, tra cui Corfù (teatro di S. Giacomo, carnevale 1789), Parigi (Opéra-Comique - Salle Feydeau, 10 ott. 1791), Lisbona (teatro da Rua dos Condes, 1792), Madrid (teatro Los Caños del Peral, 12 nov. 1796).
Una copia manoscritta non autografa dell'opera è conservata nella Biblioteca del Civico Museo bibliografico musicale di Bologna; una versione moderna è stata curata da G. Turchi per una esecuzione alla RAI.
L'attività teatrale del G. proseguì ininterrottamente sino al 1807 e si concluse con l'opera I due gemelli (T. Menucci, Bologna, teatro Comunale, novembre 1807), in precedenza presentata alla Scala di Milano (3 sett. 1801) come Il marito migliore, ma sospesa dalla censura alla 17a replica per sospette allusioni satiriche alla Francia. Tra l'altro nel 1791 aveva ricevuto l'incarico di maestro di cappella nella cattedrale di Crema, incarico che conservò sino alla morte, avvenuta in questa città il 1° febbr. 1818.
Tra le sue opere teatrali, oltre quelle citate, si ricordano: La pallacorda (Roma 1770; dubbia); Il Calandrano (libr. di G. Bertati, Venezia, teatro S. Samuele, autunno 1771; poi Bologna, teatro Formagliari, con il titolo L'avaro deluso, primavera 1773 e Vienna, Burgtheater, 18 ott. 1773); L'isola di Alcina (G. Bertati, Venezia, teatro S. Moisè, carnevale 1772; poi in vari teatri europei, tra cui Dresda, Hofteather col titolo Die Insel der Alcina, 1773, e Londra, teatro Haymarket, come Alcina, 1776); La tomba di Merlino (G. Bertati, Venezia, teatro S. Moisè, autunno 1772); Il matrimonio per inganno (Pavia, teatro Nuovo delli Quattro Signori, estate 1773); Il ciarlatano in fiera (P. Chiari, Venezia, teatro S. Moisè, carnevale 1774); Le orfane svizzere (id., Novara, teatro di casa Cavalli, carnevale 1774); Il re de' Mammalucchi (Praga 1775; Pesaro, teatro del Sole, carnevale 1776, come Il Mamalucco); Gli errori di Telemaco (C. Lanfranchi Rossi, Pisa, teatro Prini, primavera 1776); La bizzarria degli umori (Roma, teatro Capranica, carnevale 1777; con varianti: Firenze, teatro del Cocomero, primavera 1778; con il tit. Il regno de' pazzi, Ferrara, teatro del conte Pinamonte Bonacossa, 27 dic. 1777; con il tit. Il re de' pazzi: Venezia, teatro S. Giovanni Grisostomo, autunno 1778); Il marchese di Verde Antico (Roma, teatro Capranica, gennaio 1778, in collaborazione con F. Piticchio, prima versione de La vendemmia); La finta folletto (Roma, ibid., 29 dic. 1778); Le gelosie villane (T. Grandi, Novara, teatro di casa Cavalli, novembre 1778; dubbia); Antigono (P. Metastasio, Roma, teatro Argentina, carnevale 1779); Il disertore (F. Casorri da L.-S. Mercier, Firenze, teatro della Pergola, 5 apr. 1779; con il titolo Il disertore francese, Bologna, teatro Zagnoni, autunno 1789); La viaggiatrice (S. Zini, Napoli, teatro del Fondo, primavera 1780); Achille in Sciro (P. Metastasio, Palermo, teatro S. Cecilia, autunno 1780); Lo stravagante (S. Zini, Napoli, teatro del Fondo, carnevale 1781); L'amante per bisogno (C.G. Lanfranchi-Rossi, Venezia, teatro S. Samuele, carnevale 1781: musica "di un nobile Accad. Filarm. veronese"); Il ritorno di Ulisse a Penelope (G.A. Moniglia, Palermo, teatro S. Cecilia, carnevale 1781); Antigona (G. Roccaforte, Napoli, teatro S. Carlo, 30 maggio 1781); Demofoonte (P. Metastasio, Palermo, teatro S. Cecilia, carnevale 1782); Amor per oro (C. Orcomeno P.A.=G. Manolessi, Venezia, teatro S. Samuele, autunno 1782); L'intrigo delle mogli (G. Palomba, Napoli, teatro del Fondo, autunno 1783); La creduta infedele (F. Cerlone, Napoli, teatro de' Fiorentini, primavera 1783); La dama contadina (Roma, teatro Capranica, gennaio 1784); La dama incognita (Petrosellini, Vienna, Burgtheater, 11 febbr. 1784); Tullio Ostilio (F. Ballani, Roma, teatro Argentina, carnevale 1784); Il serraglio di Osmano (G. Bertati, Venezia, teatro S. Moisè, 27 dic. 1784; poi Lisbona, teatro S. Carlos, con il tit. Il palazzo d'Osmano, carnevale 1795); La vivandiera (Berlino, Hoftheater, carnevale 1786; dubbia); Circe (D. Perelli, Venezia, teatro S. Benedetto, 20 maggio 1786); Le donne fanatiche (G. Bertati, ibid., teatro S. Moisè, autunno 1786); Il ciarlatano in fiera (D. Perelli, ibid., teatro S. Benedetto, maggio 1786, con libretto e musica diversi dalla ed. del 1774); L'amor costante (G. Bertati, ibid., teatro S. Moisè, 26 dic. 1786; Trieste, teatro Cesareo, con il tit. La costanza in amor rende felice, carnevale 1787); La cameriera di spirito (G. Fiorio, Venezia, teatro S. Moisè, autunno 1787); La Didone (P. Metastasio, Vicenza, teatro Eretenio, estate 1787); Gli Argonauti in Colco, o sia La conquista del vello d'oro (A.S. Sografi, Venezia, teatro S. Samuele, 26 dic. 1789); La schiava della China (Ancona, teatro La Fenice, carnevale 1790); Idomeneo (G. Sertor, Padova, teatro Nuovo, 12 giugno 1790); La disfatta de' Mori (G. Boggio, Torino, teatro Regio, carnevale 1791); La donna astuta (Venezia, teatro S. Moisè, carnevale 1793); Il divorzio senza matrimonioossia La donna che non parla (G. Sertor, Modena, teatro Rangoni, 5 febbr. 1794); La fedeltà e amore alla prova (G. Foppa, Venezia, teatro S. Moisè, autunno 1798); Martino carbonaro ossia Gli sposi fuggitivi (G.M. Foppa, ibid., autunno 1801).
Nell'ultimo periodo della sua vita il G. si dedicò alla composizione di musica strumentale e sacra, in cui è possibile apprezzare la sapiente scrittura, stilisticamente ragguardevole per la nobiltà dell'ispirazione e la cura dei particolari, pur nel rispetto di stilemi legati al gusto dell'epoca, inevitabilmente influenzato dallo stile teatrale.
La produzione sacra è in gran parte conservata manoscritta nella Biblioteca capitolare di S. Giorgio in Braida (Archivio di Stato di Verona) e nella Biblioteca del Civico Museo bibliografico musicale G.B. Martini di Bologna.
Si ricordano messe, un Requiem, salmi e inni per soli, coro e orchestra, di cui a stampa Salmi, cantici ed inni cristiani del conte Luigi Tadini a 1-3 voci, in collaborazione con S. Pavesi (Milano 1817); la cantata a 4 voci I profeti al Calvario (V. Manini, Reggio 1775; come oratorio: Bologna 1780), la Cantata in occasione delle pubbliche feste che celebra la città di Fano… (G. Manfredi, Fano 1777), l'azione sacra Susanna (Venezia 1787; 1788; 1792), oltre agli oratori: Sansone (1788); La morte di s. Mauro abate (Crema 1793); S. Mauro abate (Modena, quaresima 1795); Trionfo di s. Margherita da Cortona (Bergamo 1800); Il trionfo di Giuditta (A. Sografi, Parma 1803); Per le tre ore di agonia di Nostro Signore (1803). Fu inoltre autore di musica strumentale, tra cui sinfonie, ouvertures, 3 concerti per pianoforte e orchestra e un concerto per archi.
Musicista veneto ma d'ascendenza napoletana, il G. manifestò nella sua vasta produzione di aver ben assimilato il magistero stilistico dei compositori con cui aveva compiuto la sua prima formazione; caratteri tipici dell'opera napoletana si individuano soprattutto nella sua produzione di genere comico, ove alla fluidità melodica fa riscontro il tentativo di rinnovare, seppur timidamente, la scrittura orchestrale. Peraltro, soprattutto la piacevole scorrevolezza melodica della scrittura vocale, particolarmente felice nelle situazioni comiche, ha fatto pensare a una anticipazione dello stile rossiniano, pur tuttavia privo dei necessari slanci drammatici. Compositore particolarmente prolifico e ammirato dai contemporanei, deve oggi la sua fama quasi esclusivamente al suo Don Giovanni, che precedette di pochi mesi quello di Mozart e che riscosse in Italia e all'estero grandi consensi, in particolare a Vienna ove "I viennesi - aveva già avvertito Mozart - non erano ancora maturi per un'opera come la sua" (Macchia, 1991, p. 152). In realtà alla sua versione del personaggio del libertino guardò sicuramente il Da Ponte, interessato al libretto del Bertati più che alla musica del G. la quale, sebbene inferiore a quella di Mozart, non è priva di interesse; in essa è infatti possibile individuare un profondo senso drammatico, realizzato attraverso un rinnovato utilizzo degli strumenti dell'orchestra, e ciò anche se lo stile del G. appare antiquato e legato agli schemi dell'opera buffa, ove peraltro la sua concezione drammatica si realizza più compiutamente.
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