GAZZINO, Giuseppe
Nacque a Genova il 30 luglio 1807 dal capitano Antonio. Svolse gli studi elementari presso il seminario arcivescovile della sua città, e quelli di umanità e di retorica nel Collegio reale, dove rimase sei anni, avendo per principale insegnante il dotto barnabita G.B. Spotorno, che ne influenzò fortemente la formazione e rimase in contatto con lui fino alla morte.
Nel 1823 il G. s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Genova, ma dopo un anno interruppe quegli studi per seguire dei corsi di contabilità, inglese e francese. Nel 1826 entrò da volontario senza stipendio alla segreteria dell'Università, "come scala ad altre carriere" (Oxilia, Spigolature, p. 43), e riprese gli studi regolari, coronandoli con i diplomi di laurea in giurisprudenza e in lettere. Non se la sentì però di intraprendere la professione legale, cui era destinato, e nel 1831 preferì accettare l'incarico di precettore dei figli del marchese F. Carrega Bertolini, che mantenne per sette anni.
Il 15 giugno 1834 sposò Angela Costa, che gli portò in dote 1500 lire e lo lasciò vedovo nel 1870. Nel 1838 il G. passò, ancora con le mansioni di aio dei figli, ma anche con quelle di amministratore, in casa della contessa Francesca Pinelli, dove rimase fino al 1845, quando, in attesa di una cattedra, s'impiegò come ragioniere e contabile in un'importante casa di commercio genovese. Grazie a Vincenzo Troya e a una qualche reputazione che gli avevano frattanto procurato varie pubblicazioni, poté ottenere nel 1850 una cattedra di lettere italiane nel Collegio nazionale di Genova, cui si aggiunse nel 1856 l'insegnamento di storia e geografia. Nel 1859 fu trasferito alla scuola normale femminile con i medesimi incarichi. Nel 1860 il nuovo ministro della Pubblica Istruzione T. Mamiani lo distaccò dall'insegnamento attivo, nominandolo segretario del r. ispettorato scolastico per la provincia di Genova; nel 1866 però tale ufficio fu accorpato al r. provveditorato ed egli rimase per due anni senza impiego governativo. Nel 1868 il ministro C. Bon Compagni creò per lui l'incarico di sostituto del direttore della r. scuola femminile di Genova, nella quale il G. tornò a insegnare, cosa che peraltro non aveva mai completamente cessato di fare, perché dal 1851 era stato docente di storia civile presso l'istituto parificato magistrale maschile, istituito in quell'anno dalla Deputazione provinciale.
Le prime pubblicazioni del G. furono in versi: I rivali, polimetro (Genova 1831), Giulietta e Romeo, dramma lirico (Milano 1832), L'amico dei fanciulli (Genova 1836), Francesco Ferrucci, dramma storico (ibid. 1838; rimaneggiato, ibid. 1847), Libertà e patria (ibid. 1847); filone poetico che continuò a coltivare anche in età matura con Canzoncine sacre e morali (Firenze 1864, 2ª ed. Genova 1879) e altri componimenti minori, per lo più d'occasione, in particolare per nozze. Di assai migliore qualità sono le sue traduzioni da varie lingue (inglese, francese, spagnolo, latino) sia in prosa, sia in versi, alcune molto apprezzate dai contemporanei; fra le principali: Versi anacreontici di G. Valdés Meléndez (Milano 1832), Il pellegrinaggio d'Aroldo di G. Byron (Genova 1836, rist. Torino 1853, duramente censurata per essere stata tratta da una traduzione francese in prosa), Le sette corde della lira di George Sand (Novara 1847), Il libro del popolo di F. de Lamennais (Genova 1849), Graziella di A. de Lamartine (ibid. 1850), Parabole di F.A. Krummacher (Torino 1851; poi Genova 1854, con l'aggiunta di alcune favole in versi del G.), la II e III parte del Faust di Goethe (Firenze 1857, in continuazione della parte prima tradotta da G. Scalvini; rist. ibid. 1862, che gli valse lettere di lode di G. Mazzini e di N. Tommaseo, e l'elogio del Courrier franco-italien, 14 febbr. 1860); e poi varie opere dal dialetto siciliano, cui dedicò vivo interesse, come: Favole morali (Genova 1852), La fata galante (Firenze 1856) e Poesie (Torino 1858-59), tutte di G. Meli; Favole di V. Gangi (Genova 1868); Grillo, ossia Il bandito siciliano (Palermo 1870) e Poesie siciliane (ibid. 1872), entrambe di C. Piola.
Dall'attività didattica del G. scaturì un altro gruppo di pubblicazioni, che aveva avuto origine a Torino nel 1837, quando L. Valerio, per dare inizio alla sua collana "Letture popolari", aveva riunito il G. e altri pedagogisti, quali R. Lambruschini, C. Cantù e A.L. Parravicini. Di questi lavori si ricordano: Delle istorie liguri. Sommario proposto ad istruzione del popolo (Genova 1849), Brevi precetti d'epistolografia (ibid. 1850), Manuale per gli studiosi di lettere italiane… (ibid. 1852), La mitologia comparata alla storia (ibid. 1853), Indice cronologico e bibliografico d'illustri italiani dal sec. XI al XIX, e d'oltramontani che trattarono della letteratura italiana e scrissero nella nostra lingua (Milano 1857), Biografia di Dante Alighieri (Genova 1865), Florilegio poetico ad uso delle scuole elementari (ibid. 1867), Aiutarello per disporsi allo studio della "Divina Commedia" (ibid. 1883).
Il G. collaborò attivamente a molti periodici, con articoli di critica, letteratura, storia e biografia, la maggior parte su Il Subalpino, Il Propugnatore, Nuovo Giornale ligustico, Letture popolari, Scuola e famiglia, Il Giovinetto italiano. Egli coltivò anche un'appassionata attività di bibliofilo: aveva raccolto oltre 10.000 volumi, fra cui incunaboli e rari, corredati da un rigoroso schedario, nonché una ricca collezione di lettere autografe e di epistolari (N. Tommaseo, M. Amari, G. Carcano, P. Fanfani, A. Ruffini, P. Emiliani Giudici, G. Pitré, L. Scarabelli, L. Vigo, D. Buffa, B. Prina, C. Carbone e altri), e in particolare un interessante carteggio con Ugo Bassi, cui si era legato d'amicizia quando questi aveva predicato a Genova nel 1839.
Il G. morì a Genova il 5 maggio 1884.
Non avendo figli, con testamento olografo del 14 sett. 1882 egli aveva nominato suo erede il nipote P.E. Mallarini, ma aveva legato "i libri sì stampati che manoscritti, scaffali, raccolte di lettere autografe, scritti pubblicati ed inediti, sia in quaderni che in fogli volanti" alla Società economica di Chiavari (Societas Clavariensis rei agrariae, commerciis et opificiis providendis). Come letterato il G. non fu certo un innovatore, essendosi decisamente schierato con i classicisti, quale assiduo frequentatore del cenacolo di tale movimento che si riuniva nella villa genovese del marchese G.C. Di Negro.
Fonti e Bibl.: Chiavari, Biblioteca della Società economica, Archivio Gazzino: nota autobiografica del 1878 compilata per l'Accademia dei Quiriti, e un quaderno di memorie dal 1825 al 1835; Bassano del Grappa, Biblioteca civica, Carteggio Ferrazzi, nn. 1574-1602: 29 lettere del G. da Genova dal 17 giugno 1866 al 27 dic. 1883 (cfr. G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia…, LVIII, p. 90); Annuario del Liceo di Chiavari 1925-26 (necr.); A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 493; G.C. De Simoni, G. G. scrittore e maestro, studio biografico, Genova 1895; G.U. Oxilia, Una relazione letteraria di Ugo Bassi e G. G., in Rivista d'Italia, VIII (1905), pp. 628-646; Id., Spigolature nel carteggio di G. G., in Giorn. stor. e letterario della Liguria, VIII (1907), 1-3, pp. 40-74; G. Mazzoni, L'Ottocento, I, Milano 1934, pp. 654, 657; II, pp. 1168, 1178; A. Cappellini, Dizionario biografico di genovesi illustri e notabili, Genova 1936, p. 81; Catalogo dei libri italiani dell'Ottocento, III, Autori, p. 2090.