GENTILE, Giuseppe
Nato a Sortino, in provincia di Siracusa, il 12 nov. 1767, compì gli studi presso il seminario vescovile di Siracusa. Per motivi ignoti, forse perché già impegnato nell'insegnamento, il cursus ecclesiastico del G. fu lento: ricevette gli ordini minori tra il 1783 e il 1786, il suddiaconato nel 1788, l'anno seguente il diaconato e solo nel 1791 fu ordinato sacerdote. Rimase poi nel seminario siracusano in qualità di professore di eloquenza.
Risale agli anni siracusani la composizione della sua opera più impegnativa, il Saggio filosofico sull'eloquenza (I-II, Siracusa 1794-95).
Il Saggio è un interessante episodio del vichismo meridionale, intendendo con ciò la ripresa di temi e motivi dell'opera di G. Vico. In realtà, i riferimenti del G. sono da individuare soprattutto negli illuministi napoletani, in particolare A. Genovesi, e in É. Bonnot de Condillac, mentre il pensiero del Vico è filtrato nell'opera del G. attraverso la mediazione di F.A. Astore, con il quale il G. fu in contatto epistolare fino alla morte di quello nel 1799.
Il Saggio, scritto principalmente a fini didattici, è diviso in due parti, teorica e pratica. Il primo (e più interessante) volume mira a stabilire un nesso tra eloquenza e filosofia: per il G. l'eloquenza, arte dilettevole e utile, insegna all'uomo a ben pensare e a esprimere con chiarezza le proprie idee; al tempo stesso, dilettandolo, permette la realizzazione della sua natura, tesa alla ricerca del piacere. Il sensismo è motivo profondamente radicato nell'opera, e tuttavia rinvia a un provvidenziale accordo tra l'uomo e la natura: l'imitazione della natura alla base dell'attività poetica e letteraria è per il G. lo sforzo di aderire alla verità della natura stessa, e dunque l'atto estetico, mentre permette la libera espressione dell'esistenza tesa alla ricerca della felicità, avvicina l'uomo alla verità data dalla natura stessa. Incapace di valicare una razionalistica concezione dell'utilità dell'eloquenza, il G. mostra una concezione moderna del rapporto tra lingua e nazione. La questione dell'origine del linguaggio, anzi, rafforza nell'opera del G. l'elemento storicistico, di cui egli realizza un'originale sintesi con il sensismo del Condillac.
Il G. si distinse anche per le sue qualità di oratore e di compositore, in particolar modo in dialetto siciliano. Risalgono a questo periodo anche le Rime (Catania 1797) in lode di Ferdinando IV in occasione del trattato di pace con la Francia.
All'inizio dell'Ottocento si perdono le tracce del Gentile. Con ogni probabilità egli accettò un incarico di precettore a Catania. In questa città nel 1816 pubblicò una raccolta dei suoi versi in italiano, latino e siciliano (Componimenti di l'abati Giuseppi Gentili da Sortino professuri un tempu di eloquenza ne lu seminariu di Siracusa), nei quali il rapporto con Vico si fa più diretto, come si rileva dalla trattazione di alcuni problemi del linguaggio nella prefazione. La difesa del dialetto siciliano e l'amore per la poesia dialettale costituiscono anzi uno degli elementi più vivi dell'opera del G., già programmaticamente annunciati nel Saggio filosofico e coltivati nel solco del risveglio della cultura siciliana all'inizio dell'Ottocento.
Nel 1818 egli fu nominato parroco della chiesa di Sortino, che governò fino alla morte, continuando però a coltivare la poesia. Fu corrispondente dell'Accademia Gioenia di Catania, fondata nel 1824. Compose infine negli ultimi anni di vita due tragedie di ispirazione classica intitolate Sofia (ibid. 1825) e Peribea (ibid. 1828).
Il G. morì a Sortino il 24 nov. 1829.
Fonti e Bibl.: Siracusa, Archivio diocesano, Ordinationes, vol. 1772-1786, cc. 226v, 238, 250v; vol. 1786-1866, cc. 3, 46rv, 66v, 102v; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo XVIII, III, Palermo 1827, p. 440; B. Spadaro, Elogio di G. G. arciprete di Sortino già lettore di eloquenza nel seminario di Siracusa e socio collaboratore dell'Accademia Gioenia, Catania 1830 (2ª ed., ibid. 1836); A. Narbone, Biblioteca sicola sistematica, IV, Palermo 1855, pp. 23, 127, 132, 167; G.A. Gamberale, Diz. biografico di tutti gli uomini illustri della provincia di Siracusa, Floridia 1909, p. 142 (la data della morte è erroneamente indicata nel 1830); G. Gentile, Studi vichiani, Messina 1915, p. 446; S. Caramella, L'estetica dall'Arcadia all'Illuminismo, in Momenti e problemi di storia dell'estetica, Milano 1959, p. 963; S. Russo, Nota di bibliografia vichiana. Il "Saggio filosofico sull'eloquenza" di G. G. da Sortino, in Arch. stor. siracusano, III (1961), pp. 46-64; F. Lo Piparo, Sicilia linguistica, in Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni…, La Sicilia, a cura di M. Aymard - G. Giarrizzo, Torino 1987, pp. 775-779.