BUNIVA, Giuseppe Gerolamo
Nato a Pinerolo, in data imprecisata, fu approvato architetto civile dall'università di Torino il 29 genn. 1739. Tra le sue prime opere, esteticamente irrilevanti, sono le chiese di S. Carlo Borromeo a Inverso-Porte (eretta in parrocchia il 7 marzo 1740 e consacrata il 5 luglio 1767) e dell'Assunta a Bobbio Pellice (1738-1741), oltre a perizie ed estimi per edifici e strade del circondario. L'11 apr. 1744 firmò il progetto di ricostruzione (o di semplice ristrutturazione) della chiesa di S. Rocco a Pinerolo, eretta nel 1697 e ampliata nel 1716, cui attese pure il Vittone. L'incontro con quest'ultimo gli trasmise la lezione guariniana, innestandola agli spunti barocchetti, e in tali forme egli protrasse la sua attività fino allo scadere del secolo, desumendo per via altri stimoli ma senza cedere all'incipiente neoclassicismo.
Nel 1755 il B. sovrintese ai lavori della nuova piazza d'armi di Pinerolo (ora piazza Vittorio Veneto), progettata dal Vittone nel 1754 e realizzata solo in parte, e il 25 sett. 1753 diede inizio alla parrocchiale di Cercenasco (dedicata all'Assunta e ai SS. Pietro e Paolo, consacrata nel 1762), ove, per la prima volta nella sua maniera, appare la tipica pianta allungata a nave unica coi vani delle cappelle comunicanti in modo da arieggiare un interno a tre navate. Nel 1766 fu posta la prima pietra della chiesa di S. Grato a Piscina, riccheggiante la precedente ma preludente, nell'adesione marcata a modi vittoniani, alla parrocchiale di S. Secondo a Pinerolo, opera della maturità del Buniva. Il ricorso a schemi neoguariniani è attestato dal movimento delle superfici sia nel prospetto sia nell'abside, mentre il Carboneri e il Mallè accennano pure a influenze del Robilant e del Gallo. Dello stesso anno sono la parrocchiale d'Inverso-Pinasca (di scarso interesse artistico) e i lavori di trasformazione della cattedrale gotica di S. Donato a Pinerolo, proseguiti fino al 1778.
Non dissimile dalle precedenti ma, per essere situata al culmine del percorso artistico del B., più significante è la citata chiesa di S. Secondo nella città natale compiuta nel 1773 e caratterizzata dal ritorno ai moduli già impiegati a Cercenasco, sia nelle doppie arcate oblique sovrapposte ai passaggi tra una cappella e l'altra sia nelle semicupole delle cappelle stesse e del coro e nella volta ellittica del presbiterio. La facciata, limitata a due ordini per mancata esecuzione del fastigio, ribadisce nella sinuosità delle linee e nell'uso del mattone in vista la fedeltà dell'autore alla tradizione secentesca.
Espunta l'attribuzione della parrocchia di Garzigliana (assegnata dall'Olivero al Prunotto) e controversa quella di S. Filippo a Biella, suggerita dal Brayda, è ipotizzabile l'intervento del B. nel palazzo Beraud di Chiomonte. Il B. si occupò anche di nuovi congegni meccanici per l'agricoltura; nel 1790 fu premiato dalla R. Società agraria di Torino per l'invenzione di "una macchina da trebbiare il grano" (cfr. Biblioteca Oltremontana e Piemontese, marzo 1790, pp. 466 s.). Aveva sposato Felicita Testo, da cui ebbe Michele Francesco. Morì nel gennaio 1790.
Fonti e Bibl.: G. Casalis, Dizionario... degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1833-56, IV, pp. 400 ss.; VIII, pp. 502 ss.; XV, pp. 422 ss.; P. Caffaro, Notizie e documenti della Chiesa pinerolese, III, Pinerolo 1897, pp. 208 ss.; IV, 1899, pp. 156 ss.; V, 1900, p. 59; VI, ibid. 1901-1903, pp. 98, 128, 202, 538, 589 ss.; E. Olivero, Architetturapiemontese barocca. La parrocchia di S. Secondo di Pinerolo, in Il Momento, 10 marzo 1927; Id., L'architetto G. G. B., in Miscell. di archit. piemontese del Settecento, Torino 1937, pp. 18 ss., tav. XVII-XVIII; L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1962, pp. 319, 326; N.Carboneri, Mostra del Barocco piemontese (catal.), Torino 1963, I, pp. 7, 72 s., tav. 171/a; C. Brayda-L. Coli-D. Sesia, Ingegneri e architetti dei Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 22; A. Pittavino, Storia di Pinerolo e del Pinerolese, Milano 1963, p. 189 s., 269 s., 288 s., 450 s., 479; P. Portoghesi, B. Vittone, Roma 1966, pp. 225, 259; A. Griseri, Le metamorfosi del barocco, Torino 1967, p. 362, nota 7.