BERGANTINI, Giuseppe Giacinto Maria
Nacque a Venezia il 10 ott. 1691, da Domenico e Margherita Polacco, ambedue di famiglia cittadina originaria. il cui primogenito fu Giovanni Pietro, religioso nell'Ordine teatino e prolifico scrittore in grande fama al suo tempo. Passò l'infanzia "inmalattie pressoché continue ", fino alla vestizione dell'abito claustrale nell'Ordine dei servi di Maria l'8 sett. 1708, professando i Voti il 21 sett. 1709. Aveva studiato e continuò adapplicarsi in Venezia soprattutto alla filosofia, recandosi poi a Roma, al collegio di S. Marcello, a studiarvi teologia. Terminò i corsi prescritti nel 1717 con discreto profitto.
Esercitò dapprima la funzione di segretario del procuratore generale del proprio Ordine a Roma, fino al raggiungimento nel 1720 del titolo di maestro; fu quindi destinato a leggere filosofia in Brescia. Desiderando però servirsi della sua collaborazione, il servita padre Cellotti, udinese, ch'era a quel tempo consultore della Repubblica di Venezia, lo fece chiamare presso di sé a Venezia, con le intenzioni di educarlo nelle difficili mansioni della carica e di prepararlo così a raccogliere la propria successione. Non incontrava però in tale intendimento i sentimenti del B., sin d'allora più uomo di studio che d'azione, che preferì fin dal 1721 passare a leggere filosofia nel convento veneziano dell'Ordine; divenne nel 1724 priore in quello stesso monastero. Iniziava così quella carriera nella quale doveva imporsi per le superiori doti di equilibrio e, di moderazione, venendo via via nominato superiore delle monache terziarie, definitore della provincia, nel 1747 priore provinciale (compito delicato da lui sostenuto con molto decoro) e, infine, nel 1754, vicario del padre generale.
Le sue doti e l'inclinazione alla ricerca e alla meditazione erudita lo avevano sin dai primi studi avviato all'attività letteraria e all'erudizione sacra, venendo presto ascritto fra gli Arcadi (con il nome di Frosilio Adiabeno) e fra gli Agiati di Rovereto; attese in particolar modo, sin dalla sua entrata nel convento veneziano dei servi, ad arricchire e ordinare la splendida biblioteca dell'Ordine, prendendo a collaboratore il confratello Filippo Maria Rossini e ottenendo brillanti risultati tanto da far invidia all'eruditissimo Mazzuchelli. Godette presto di buona fama soprattutto come erudito raccoglitore di codici e di antichi documenti, amato nei salotti letterari per la squisita modestia del tratto, caro ad uomini come lo Zeno per la generosa collaborazione ch'era sempre pronto a offrire in ricerche erudite.
La prima opera che di lui si conosca alle stampe è l'Annus sacer, per cuius dies singulos eorum pia recolitur memoria, quorum triumphis sacra Servorum Mariae familia coronatur (Oeneponti [ma Venezia] 1729), prima testimonianza dei suo, lavoro di illustrazione delle memorie religiose del proprio Ordine. Ne rappresenta una prosecuzione un libretto ascetico uscito anonimo nel 1733 a Venezia, Laudate servi Dominum, "libretto in lingua latina contenente affetti e sospiri de' santi e de' beati della sua religione ", come scriveva il Mazzuchelli, mentre un sia pur lieve, approfondimento storico in questa direzione pia ed agiografica era nel successivo Compendio della vita di S. Filippo Benizzi quinto Generale ed insigne propagatore dell'Ordine de' Servi di Maria… (Venezia 1734).
Probabilmente attorno a questa data il il B. prestò le proprie cure erudite alle Venetorum Ducum imagines e tabulis Praetorii expressae, composte di "diversi fogli che soglionsi unire insieme e se ne formano uno o più quadri ", e rappresentanti per ordine cronologico i ritratti dei dogi veneziani, sotto ad ognuno dei quali era segnato il tempo del rispettivo governo e l'anno della morte. Ma la produzione pia e agiografica restava la sua occupazione preferita: nel 1740 usciva infatti a Venezia presso Giuseppe Corona Il Salmo quinquagesimo quarto penitenziale, letteralmente spiegato, e in quel medesimo anno il B. dava inizio a una specie di erudita pubblicazione periodica col titolo di Miscellanea di varie operette,della quale uscirono tra il 1740 e il 1744 otto tometti presso gli stampatori veneziani Giovanni Maria Lazzaroni e Tommaso Bettinelli, affiancato nell'impresa dall'abate Gianfrancesco Maria Cossali. Un sonetto di lui, a residua, scarsa testimonianza dell'inclinazione letteraria, si legge nella Raccolta di poesie in lode di Niccolò Veniero procuratore di San Marco (Venezia 1740, p. 46), mentre tutta sua è, a quanto pare, un'orazione scolastica Io. Quirini, Benedicti filii, in adventu Rev. P. M. Io. Petri Fancelli Senensis in Pisana Academia S. Theol. Professoris, ac totius Ordinis Servorum Mariae Prioris Generalis habita in coenobio S. Mariae Servorum, uscita a Venezia nel 1748.
Durante la sua attività di erudito gli era apparsa in misura sempre maggiore la grande figura religiosa del Sarpi, la cui memoria era più d'ogni altra viva nel convento veneziano e soprattutto in quella splendida biblioteca nella quale passava la maggior parte delle proprie ore di lavoro: alla raccolta dei preziosi manoscritti sarpiani aveva dedicato le sue cure il B., raccogliendo insieme, con appassionata opera, cinque grossi volumi di autografi recatiti il titolo Pauli Sarpi collectanea quotquot domi forisque inveniri potuerunt ab H. Iosepho Berganteno H. C. A. in unum congesta anno 1740, perduti nell'incendio del 1769.
Proprio intorno alla figura ed all'opera del Sarpi il B. doveva esprimere il meglio della sua opera erudita: tale è infatti il suo Fra Paolo Sarpi giustificato. Dissertazione epistolare di Giusto Nave, il libro uscito nel 1752 con la falsa data di "Colonia, presso Pietro Mortier ".
Dal punto di vista editoriale, l'ipotesi più accreditata vuole che l'opera sia stata stampata a Venezia presso il Pasquali, che sembra essere stato il primo a metterla in vendita; meno verosimile l'ipotesi d'una stampa a Lucca presso il Benedini; del tutto priva di peso ormai l'altra ipotesi sull'autore, che volle assegnare l'opera a un certo padre Buonfigliolo Capra, anch'egli servita, dimorante a Lugano, lanciata forse da amici dello stesso B. per allontanare gli strali degli avversari di Curia. Già infatti in data 2 maggio 1753 l'opera veniva posta all'Indice con decreto del Sant'Uffizio; il che non impedì al B. di continuare indisturbato la propria attività nel convento veneziano e di curare anzi una nuova edizione dei libro, uscita questa senz'altro a Venezia nel 1756 con le stesse false indicazioni della prima edizione, e recante sul frontespizio l'indicazione di "terza edizione ", "da molti errori corretta e corredata di note per M. Agostino Venuti", che era nient'altro che un anagramma di Giusto Nave e cioè il B. medesimo. Finora non ci è stato dato di incontrare più di due edizioni dell'opera: a giustificare l'indicazione suddetta non rimane che l'ipotesi da alcuni avanzata di una primissima, edizione lucchese, di cui non si sarebbe più trovata traccia, cui sarebbero seguite le due veneziane con la data falsa di Colonia.
L'operetta del B., celatosi prudentemente dietro lo pseudonimo, era anzitutto una polemica e accesa risposta alle critiche che il cardinale de Tencin, arcivescovo d'Embrun, aveva scagliato contro il Sarpi in una sua pastorale nell'occasione del rinnovato interesse suscitato verso l'opera del servita dalla traduzione francese dell'Istoria del concilio di Trento curata nel 1736 da Pierre-François Le Courayer; il de Tencin, impressionato evidentemente da quel segno di rinnovata fortuna dell'opera, non aveva esitato a muovere contro il Sarpi le accuse di protestantesimo che erano state sin dall'epoca della lotta per l'interdetto le armi predilette dei polemisti di parte curiale e dei gesuiti in modo particolare. In tal senso l'opera del B. rappresenta il primo maturo risultato d'una polemica ch'era andata già facendosi assai viva in Italia, e solo in questo ambito essa assume il proprio esatto valore.
L'intento e i risultati del B. furono insieme più modesti ma forse più efficaci di quelli dei posteriori e più famosi polemisti (Francesco Griselini, Appiano Buonafede). La sua difesa della umanità, della cultura, della virtù cristiana del Sarpi fu saggiamente equilibrata tra l'intransigente ed aspra polemica documentaria e i toni pii ed ingenui dell'uomo di convento: il B. metteva poi a profitto una messe di dati di prima mano, tratti dalla biblioteca del convento come dagli archivi della Repubblica veneta, apportando elementi biografici di prim'ordine nella ricostruzione della personalità sarpiana.
Fu questo il frutto migliore del lungo lavoro erudito del servita, di cui conosciamo ancora un'opera sola, I Salmi penitenziali letteralmente spiegati, proposti alla meditazione de' fedeli in occasione dell'aperto tesoro d'indulgenza dal novellamente eletto Sommo Pontefice Clemente XIII (Venezia 1758).
Purtroppo la vecchiaia gli doveva essere turbata da un dolorosissimo evento: l'incendio del 1769 che distrusse una parte del monastero servita di Venezia e bruciò interamente la preziosa biblioteca nonché tutti i suoi manoscritti e carte personali. Egli diede un irrevocabile addio agli studi per dedicarsi a una vita di severo ritiro e di intensa meditazione condotta senza tentennamenti sino alla morte, che lo colse nel convento veneziano il 18 sett. 1774.
Del B. si è potuto rinvenire: a Venezia, nella Biblioteca del Museo Civico Correr, cod. Cicogna 1536/II-III, Memorie della famiglia Emo patrizia veneta esistenti nel Monastero di S. Maria de' Servi di Venezia, copia dell'originale andato probabilmente distrutto nell'incendio del 1769; ms. Correr 355, c. 18, poesie varie; cod. Cicogna 3201, una lettera su questioni riguardanti l'Ordine; mss. P. D. 748, c. 1, 792, c. 1, 795, c. 11, lettere varie, tra cui alcune al padre Giovanni Degli Agostini, lo storico degli scrittori veneziani.
Fonti e Bibl.: Un elenco delle opere inedite del B., bruciate poi nell'incendio del 1769 e non più ritrovate, ci viene fornito da G. M. Mazzuchelli, nella biografia che, lui vivente, gli dedicò ne Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 949-951. Cfr. inoltre: P. Gagliardi, Lettere… colle annotazioni e con un ragionamento intorno agli epistolari di G. B. Chiaramonti, I, Brescia 1743, pp. 2, 71, 128; II, ibid. 1743, pp. 3, 315; F. Corner, Ecclesiae venetae antiquis monumentis…, II, Venetiis 1749, pp. 2, 253; M. Foscarini, Della letteratura veneziana…, Padova 1752, p. 70; Novelle letterarie, Firenze, 22 dic. 1752, col. 812 (annuncio dell'opera sul Sarpi); Novelle della repubblica letteraria, Venezia, 3 febbr. 1753. pp. 37-38 (recensione dell'opera sul Sarpi); Memorie per servire all'istoria letteraria, Venezia, I (1753), p. 53 (recensione dell'overa sarpiana); G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana…, I, Venezia 1753, p. 33; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche…, Venezia 1754, t. II, p. 114; R. Pole, Epistolarum Reginaldi Poli… et aliorum ad ipsum, V, Brixiae 1757, p. XVII; Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, a c. di A. Calogerà, XVII, pp. 52 ss. (contiene un'importante biografia del B. scritta da G. B. Chiaramonti); G. Moschini, Della letteratura veneziana…, III, Venezia 1806, p. 154; IV, ibid. 1808, p. 122; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, I, Venezia 1824, p. 93; IV, ibid. 1834, p. 674; V, ibid. 1842, pp. 340, 599, 622-23, 674; VI, ibid. 1853, pp. 39, 54, 609; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri…, X, Venezia 1845, pp. 129-32; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime, I, Milano 1848, pp. 61, 231; Il, ibid. 1852, pp. 69, 198, 224; III, ibid. 1859, pp. 18, 202; Mem. dell'I.R. Accad. di scienze, lettere ed arti degli Agiati di Rovereto…, Rovereto 1901, p. 427; Indice dei libri Proibiti, Città del Vaticano 1929, p. 372; L. Contursi Lisi, Fra P. Sarpi nel pensiero degli scrittori veneziani del Settecento, in Ateneo veneto, CXXVIII (sett.-ott. 1937), pp. 108-123; G. Natali, Il Settecento, Milano 1944, pp. 280, 343; Dictionnaire d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 443-444.