GIORGETTI, Giuseppe
Non si conosce la data di nascita - collocabile comunque intorno alla metà del secolo XVII - di questo scultore, figlio dell'intagliatore Giovanni Maria, attivo a Roma nella seconda metà del XVII secolo. J. Montagu (1970) ha ricostruito l'attività dell'artista distinguendo la sua produzione da quella del fratello Antonio, anch'egli scultore.
Il G. fu impiegato nella bottega di Antonio come restauratore di marmi e statue antiche e, nel 1668, collaborò con lui alla realizzazione dell'Angelocon la spugna per ponte S. Angelo. L'anno successivo per la famiglia Barberini reintegrò un antico bassorilievo tombale greco (tuttora nel palazzo alle Quattro Fontane); lo stesso anno, dopo la morte di Antonio, il G. sostituì il fratello nella direzione della bottega e nella carica di scultore di fiducia dei Barberini. La sua prima opera indipendente, il panneggio in stucco che ornava la nicchia in S. Rosalia di Palestrina ove si trovava la Pietà di Michelangelo (ora Firenze, Galleria dell'Accademia), è del 1670. Lo stesso anno fu incaricato di eseguire la copia del busto di Maria Barberini Duglioli, nipote di Urbano VIII, scolpito nel 1626-27 da Gian Lorenzo Bernini e Giuseppe Finelli e oggi disperso. La copia, che si trovava sul sepolcro nella chiesa dell'Osservanza di Bologna, è oggi nella certosa della città (Santamaria). L'anno successivo, per il palazzo romano, restaurò un'antica scultura di Bacco (vestibolo: Magnanimi, p. 137). Nel 1672, nell'ambito dei lavori di risistemazione della cappella del santo in S. Sebastiano fuori le Mura, promossi dal cardinale Francesco Barberini, scolpì la statua giacente di S. Sebastiano probabilmente da un modello preparato da Antonio prima della morte.
La scultura, considerata dalla critica il suo capolavoro, dimostra effettivamente un alto livello qualitativo lontano da quello delle opere realizzate in collaborazione con il fratello; J. Montagu avanza quindi l'ipotesi che il disegno sia stato fornito da Ciro Ferri, autore del progetto complessivo della cappella.
Il G. infine fornì spesso modelli agli argentieri; tra il 1672 e il 1673, per Carlo Spagna preparò quelli per il bassorilievo ovale con le teste dei Ss. Eutichio e Damaso per la chiesa di S. Lorenzo in Damaso. Negli stessi anni lavorò a Velletri nella cattedrale di S. Clemente dove eseguì l'altare maggiore e i modelli per le figure di santi, della Vergine e dell'arme Barberini per la campana fusa da Giacomo Pucci (Montagu, 1991, p. 204 n. 15); a Roma, scolpì le due figure allegoriche che sostengono lo stemma di Urbano VIII sulla facciata della chiesa dei Ss. Luca e Martina e realizzò l'altare maggiore della chiesa di S. Rocco. In questi anni il suo nome compare spesso nei documenti Barberini per lavori minori come iscrizioni, targhe e modelli per opere in carta pesta. Nel corso del 1675 fu impegnato sempre a Roma nella chiesa di S. Andrea della Valle, dove scolpì la croce retta dalla S. Maria Maddalena di Cristoforo Stati e, nell'oratorio accanto alla cappella di famiglia, la statua di Carlo Barberini (Ferrari - Papaldo, pp. 41 s.).
A partire dalla fine degli anni Settanta del Seicento il G. lavorò più volte accanto a Lorenzo Ottoni per la realizzazione di numerose opere sempre commissionate dal cardinale Francesco Barberini. Del 1677 è la fontana da collocare in fondo al viale centrale di palazzo Barberini, in cui venne reimpiegato, per la statua di Apollo, un torso antico (l'Apollo è oggi collocato davanti al prospetto di villa Savorgnan di Brazzà: Magnanimi, pp. 137 s.; Ferrari - Papaldo, p. 413). L'anno successivo i due realizzarono il monumento funebre di George Conn, segretario del cardinale, in S. Lorenzo in Damaso (Ferrari - Papaldo, p. 182). Nel 1679 restaurarono un'antica scultura di Fauno (Gliptoteca di Monaco di Baviera; Montagu, 1991, pp. 167-169, 225), ed eseguirono la statua celebrativa di Urbano VIII a Pesaro, distrutta nel 1797 (Ferrari - Papaldo, p. 522). Infine, lo stesso anno, realizzarono il sepolcro del loro patrono in S. Pietro (andito della sacrestia); secondo J. Montagu al G. possono essere attribuite le parti decorative e la figura della Fama (Ferrari - Papaldo, p. 574). Dopo la morte del suo mecenate (1679) non si hanno più notizie del Giorgetti.
Fonti e Bibl.: J. Montagu, Antonio and Gioseppe Giorgetti: sculptors to cardinal Francesco Barberini, in The Art Bulletin, LII (1970), pp. 278 s., 286-296, 298; R. Enggass, Laurentius Ottoni Rom. Vat. Basilicae sculptor, in Storia dell'arte, 1972, nn. 15-16, pp. 315-318, 325 n. 69; A. Nava Cellini, La scultura del Seicento, Torino 1982, p. 248; G. Magnanimi, Palazzo Barberini, Roma 1983, pp. 130, 132 n. 48, 136-138; J. Montagu, La scultura barocca romana, Torino 1991, ad indicem; P. Santamaria, in L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni (1736), Perugia 1992, p. 872 n. 17; A. Bacchi, Scultura del '600 a Roma, Milano 1996, p. 809; O. Ferrari - S. Papaldo, Le sculture del Seicento a Roma, Roma 1999, ad indicem.