BONNO (Bono, Bon), Giuseppe Giovanni Battista
Nacque a Vienna il 29 genn. 1710, figlio di un italiano al servizio della corte imperiale austriaca, ed ebbe come padrino di battesimo lo stesso imperatore Giuseppe I. Non molto si conosce sulle sue prime esperienze musicali e le notizie giunte fino a noi sono per lo più tratte dai registri protocollari di corte: si presume che, entrato giovanissimo tra i fanciulli cantori della cappella imperiale, sia stato notato, per le sue qualità musicali e pertanto protetto dall'imperatore Carlo VI, che nel 1726 lo inviò a Napoli a sue spese, onde permettergli di compiere la sua istruzione musicale. Signora in quale conservatorio abbia studiato, ma poiché egli stesso, in una sua istanza del 25 febbr. 1737 rivolta all'imperatore per essere ammesso al suo servizio come compositore di corte, ricordava di essersi "applicato indefessamente sotto li megliori Maestri, tanto stando in Conservatorio, quanto che esternamente, a segno d'aver incontrata l'approvazione ugualinente dalli suddl che dal Pubblico per mezzo delle sue composizioni sia di Musica vocale ecclesiastica, quanto Teatrale...", non è improbabile che sia stato allievo di L. Leo, di G. Greco e di F. Durante, insegnanti allora al conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, ove proprio nel 1726 vennero accolti due "figlioli" tedeschi (e in tal caso avrebbe avuto come compagno di studi G. B. Pergolesi); ed anzi l'ipotesi che il B. abbia compiuto i suoi studi musicali presso il Leo è avvalorata da un'importante lettera che il Farinelli inviò da Madrid al Metastasio l'8 nov. 1751(Cotarelo y Mori).
I frutti della sua educazione musicale non tardarono a manifestarsi, se nel 1732 fece rappresentare a Vienna la pastorale a due voci Nigella e Nise (libretto di C. Pasquini, Teatro di corte), cui fece seguito nel 1735 l'oratorio Gesù presentato al tempio (libretto di A. Zeno). Il soggiorno a Napoli durò fino al 1736, allorché, richiamato alla corte di Vienna, fu assunto come "Hofscholar" nella cappella imperiale, forse per intervento di J. J. Fux, che volle mettere alla prova le sue capacità in occasione dei festeggiamenti di corte per l'onomastico dell'arciduchessa Maria Anna e il compleanno dell'imperatore. Il B. ebbe così il 26 luglio 1736 la possibilità di farsi conoscere con la rappresentazione dell'Amoreinsuperabile eil 1º ottobre con quella del Traiano, ambedue "feste da camera" a due voci (su testo del poeta di corte C. Pasquini), che incontrarono il favore dell'imperatore. Nel 1736, morto A. Caldara, vicemaestro della cappella imperiale, il B., sperando di succedergli, fece istanza per essere nominato al suo posto, ma trovò l'opposizione del Fux, che, giudicando insufficiente la sua preparazione contrappuntistica, gli preferì L. A. Predieri, già maestro del duomo di Bologna. Soltanto nel 1739 fu nominato compositore di corte con lo stipendio annuo di 360 fiorini, elevato a 800 l'anno successivo. Nello stesso periodo si sposò ed entrò al servizio del principe J. F. di Sachsen-Hildburghausen, un dilettante di musica che amava intrattenere la nobiltà austriaca presentando i più celebri esecutori dell'epoca nella sua residenza di Vienna. Come direttore dei concerti settimanali che si tenevano nel palazzo del principe (ora palazzo Auersperg), il B. fece rappresentare numerose opere nello stile italiano, acquistando grande notorietà anche per l'affiatamento raggiunto dall'orchestra, ritenuta tra le migliori di Vienna.
Una testimonianza diretto sulle sue capacità direttoriali ci è fornita dal Dittersdorf, il quale a soli tredici anni faceva parte dell'orchestra come violinista ed ereditò dal B., suo maestro, quel particolare gusto per lo stile gaio ed elegante, derivatogli dalla tradizione comica napoletana.
Il B. istituì, inoltre, a Vienna una scuola di canto, da cui uscirono interpreti di valore e alla quale fu legata, in parte, la sua produzione teatrale, destinata per lo più a membri della famiglia imperiale, che spesso partecipavano alle rappresentazioni e che egli stesso istruiva.
Presso il principe di Sachsen-Hildburghausen ebbe anche il compito di scritturare i virtuosi per le esecuzioni, e sovente le attrazioni più interessanti erano fornite dai giovani cantanti della sua scuola, tra cui C. Starzer, T. Teiber e M. Martinez. Anche Vittoria Tesi, la celeberrima cantante e attrice, non disdegnò di accettare i suoi consigli. Nel 1743, invitato a partecipare alle feste di corte nel giardino di Schönbrunn per la nascita dell'arciduca Giuseppe, conseguì grande successo con la rappresentazione di opere composte nello stile italiano, che egli cercava d'introdurre nell'ambiente di corte nonostante l'opposizione di Fux.
Nel 1751 il B. entrò in contatto con Gluck, in occasione di un soggiorno di questo a Vienna, e lo presentò al principe di Sachsen-Hildburghausen, riuscendo a fargli ottenere il titolo di "Kappelmeister"; successivamente i due artisti iniziarono un'intensa collaborazione e nell'autunno 1754 parteciparono alle rappresentazioni organizzate per la visita dell'imperatrice Maria Teresa a Schlosshof. I consensi riportati dal B. erano lusinghieri, ma egli preferì abbandonare la composizione teatrale per dedicarsi a quella di oratori e di musica religiosa: s'ignora quali ragioni l'avessero indotto a tale decisione: non è tuttavia improbabile, come sostiene il Wellesz, che la sua modestia lo abbia portato a trascurare un genere in cui troppo evidente era la supremazia di Gluck e che, consapevole dei suoi limiti, abbia preferito affrontare un repertorio a lui più congeniale e adeguato alle sue possibilità. Nel 1774, dopo la morte di F. Gassmann, venne nominato maestro della cappella imperiale e vicepresidente della Tonkünstlersozietät (per incarico della quale nello stesso anno compose l'oratorio Giuseppe riconosciuto), di cui fupresidente dal 1775 al 1780.
Il B. mantenne il suo posto di maestro di cappella fino al 1788; a lui successe A. Salieri, che già da alcuni anni era stato assunto come collaboratore. Morì il 15 apr. 1788 a Vienna, lasciando i suoi quattro figli in ristrettezze economiche.
Delle numerose opere del B., composte prevalentemente su testo del Pasquini, si ricordano soltanto alcune serenate e "feste di camera": La gara del genio con Giunone (Laxenburg, Hoftheater, 13 maggio 1737), La pietà di Numa (Vienna, Theater der Neue Favorita, 1º ott. 1738), Il natale di Numa Pompilio (ibid., 1º ott. 1739), La generosa Spartana (Laxenburg, Hoftheater, 14 maggio 1740), Danae (Vienna, Hoftheater, carnevale 1744), Ezio (ibid., carnevale 1749), e le opere Armida placata, in collaborazione con G. Wagenscil, J. A. Hasse, L. A. Predieri e G. Abos (ibid., Hofburgtheater 1750), Il re pastore (libretto di Metastasio; castello di Schönbrunn, 27 ott. 1751), L'isola disabitata (libretto di Metastasio, Vienna, Hoftheater 1752 e 1753; Madrid, Teatro di corte, 31 maggio 1752; Genova, Teatro del Falcone, primavera 1756) e L'eroe cinese (libretto di Metastasio, castello di Schönbrunn, 13 maggio 1752; Vienna, Hoftheater 1755; Firenze, Teatro della Pergola, autunno 1760). Degli oratori sono da ricordare Eleazarro (1739), S.Paolo in Atene (1740), Isacco figura del Redentore (1759), e della musica sacra trenta messe, due requiem (uno dei quali, a 4 voci e strumenti, e conservato in manoscritto alla Bibl. Estense di Modena, Mus. E.19), quattordici graduali, sedici offertori, tre litanie lauretane e numerosi cantici, inni ambrosiani, antifone e salmi. Varie musiche da camera, strumentali e pezzi sacri si conservano manoscritti in diverse biblioteche europee (Vienna, Gesellschaft der Musikfreunde; Karlsruhe, Badische Landesbibliothek; Dresda, Sächsische Landesbibliothek; Cambridge, Fitzwilliam Museum, ecc.).
Compositore versatile e fecondo, sia nel genere profano sia in quello sacro, il B. rivela nella sua produzione la capacità di assimilare le più diverse correnti musicali dell'epoca. Il Pohl lo giudica compositore essenzialmente di corte e certo le sue opere furono in gran parte legate alle esigenze del Teatro imperiale di Vienna e palesano l'inevitabile influsso di Fux, di Caldara e dei compositori della scuola viennese. Tuttavia egli rimase costantemente fedele alla sua formazione napoletana, che testimoniò con la scorrevole e piana melodicità dello stile pergolesiano e con le caratteristiche formali della struttura strumentale di A. Scarlatti, di cui fu seguace. Le sue doti di artista e di uomo gli procurarono la stima dei contemporanei, tanto che il Metastasio, in una lettera al Farinelli del 17 marzo 1753, lo giudicava "dotato dalla natura di quella grazia che non nasce dalla stravaganza; e l'unico insomma fra quelli che sono in questo paese, del quale lo possa ragionevolmente sperare qualche cosa di onesto". L'aspetto più interessante della sua produzione teatrale si può cogliere nelle introduzioni strumentali, in cui, oltre a quella italiana, si riconosce anche l'influenza della scuola francese, mentre nei frequenti accenni a movimenti di danza d'ispirazione barocca e nelle particolari inflessioni di stile rococò è forse individuabile il desiderio di una maggiore varietà espressiva. Un deciso orientamento verso uno stile meno convenzionale e un tentativo, seppur modesto, di rinnovamento si osservano soprattutto nelle composizioni della maturità. Negli oratori il B. si distingue dagli altri compositori della scuola viennese per una certa originalità d'invenzione e per l'intento di giungere ad una più sentita e più profonda espressione drammatica. La varietà delle forme, la libertà dell'invenzione melodica, la sapiente ricerca degli effetti drammatici, riconoscibili tanto nel particolare uso degli strumenti, talvolta insoliti (come lo chalumeau el'arciliuto), quanto nell'accurato contrappunto vocale, la struttura più complessa delle arie, spesso fugate e l'eccellenza dei recitativi (mai convenzionali, come osserva il Wellesz, benché derivati dalla tradizione napoletana), trovano infatti la più efficace realizzazione nel già citato oratorio Giuseppe riconosciuto, dallo stile incisivo e vigoroso.
Accanto alla sua attività di compositore non va dimenticata quella di ottimo direttore d'orchestra e di organizzatore, che lo fece apprezzare negli ambienti musicali più qualificati, fuori della corte austriaca. Fu stimato in particolare da Leopold Mozart, che lo definì "progressista per quanto concerneva la tecnica della strumentazione" (Schiedermair) e non esitò a sottoporre al giudizio del B. il giovanissimo Wolfgang in occasione del soggiorno viennese del 1768. Wolfgang fu poi suo amico sincero: in una lettera inviata al padre l'11 apr. 1781 da Vienna sottolineava l'ammirazione suscitata in lui dalla direzione orchestrale del Bonno.
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