GIROMETTI, Giuseppe
Nacque a Roma il 7 ott. 1780 da Clementina Patrizi romana e da Lorenzo, credenziere dei principi Altieri, di origine pesarese. Apprese le prime nozioni di disegno e scultura presso l'Istituto di S. Michele; successivamente entrò nello studio dello scultore Vincenzo Pacetti e vinse quattro premi in scultura presso l'Accademia di S. Luca (1795, 1796, 1799, 1801). Pacetti, che lo ebbe come allievo nel 1796, gli affidò nel 1797 l'esecuzione di quattro statue in stucco, rappresentanti le Virtù cardinali per la cattedrale di Foligno; a queste se ne aggiunsero poi altre quattro che il G. portò a termine in poco più di un anno. Sempre in scultura eseguì alcuni busti-ritratto per privati, tra questi nel 1829 quelli del conte Paolo Demidov (Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti) e della moglie Aurora Stjiernwall Walleen (oggi disperso).
Si dedicò poi con grande successo all'incisione in pietra dura, prevalentemente cammei, e alla medaglistica nella quale fu uno fra i grandi protagonisti del suo tempo. Nel 1810 fu tra i candidati proposti per la cattedra di incisione in pietre dure presso l'Accademia di S. Luca della quale fu nominato socio di merito nel 1812. Nel 1820 divenne socio dell'Accademia di belle arti di Firenze. Nel 1822 il G. e Giuseppe Cerbara furono nominati incisori camerali "in alternanza fra loro" presso la Zecca pontificia (Arch. di Stato di Roma, Zecca…, n. 5646). Sempre nel 1822 il G. eseguì su incarico del presidente Massimiliano Laboureur la medaglia dell'Accademia di S. Luca da distribuirsi in occasione delle solenni onoranze funebri di Antonio Canova celebrate a Roma il 31 genn. 1823. Nel 1831 gli fu richiesto di incidere i due sigilli dell'Accademia di S. Luca, che dovevano essere rinnovati. Di uno di essi eseguì un nuovo disegno.
La produzione medaglistica del G., molto apprezzata a livello internazionale, fu abbondante: eseguì più di sessanta medaglie per i pontefici Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI e Pio IX, oltre a quelle per numerose committenze private e pubbliche istituzioni. Ricchissima fu anche la produzione in pietre dure, quasi esclusivamente grandi cammei eseguiti a più strati di colore per i soggetti mitologici o con semplice bicromia per i ritratti e le riproduzioni delle sculture di Canova e Thorvaldsen. Tra le numerose prestigiose committenze si ricordano la serie di ritratti di uomini illustri del mondo antico (Licurgo, Eschine, Platone) e moderno (Racine, Bossuet, La Fontaine, oltre a celebri artisti italiani) per il duca Pierre-Louis Blacas d'Aulps; i ritratti di Elisabeth Hervey duchessa di Devonshire e di suo figlio (Chatsworth); i ritratti di Michelangelo, Leonardo, Correggio, Raffaello e Tiziano per lord William Backhouse Astor of Hever (1833: Karlsruhe, Landesmuseum); il ritratto del conte Giovan Battista Sommariva per il quale riprodusse sempre in cammeo le molto amate sculture della sua collezione (la Maddalena e la Tersicore di A. Canova, la Psiche di P. Tenerani), oltre ai ritratti dei più importanti sovrani e personaggi del tempo, dagli imperatori di Russia Alessandro I e Niccolò I a Giorgio IV re d'Inghilterra e a Giorgio Washington. Dieci cammei (Antinoo, Aretusa, Baccante, Ercole, Giove,Minerva, Medusa, Paride, Giove, Aurora) furono acquistati nel 1845 da Gregorio XVI per la Biblioteca apostolica Vaticana. I suoi lavori sono per lo più firmati Girometti.
La sua produzione, presente nelle collezioni di quasi tutti i grandi musei (tra gli altri: Firenze, Museo degli argenti e Museo archeologico; Roma, Museo etrusco di Villa Giulia; Londra, British Museum; Vienna, Kunsthistorisches Museum; New York, Metropolitan Museum of art), ma in gran parte dispersa, è ben documentata dalle impronte in scagliola delle collezioni di Pietro Paoletti (Roma, Museo di Roma) e di Tommaso Cades (Roma, Deutsches Archaeologisches Institut). Una raccolta di conii e punzoni è dal 1897 nel Medagliere vaticano. Modelli in cera per medaglie del G. e del figlio Pietro sono nel Museo di Roma.
Il G. ebbe numerosi riconoscimenti: nel 1826 divenne socio della R. Accademia di Anversa; nel 1831, membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon; nel 1833, socio onorario dell'Accademia di Berlino; nel 1837, di quella di Bologna; nel 1842, di quella di Perugia. Il pontefice Gregorio XVI lo insignì dell'Ordine di S. Gregorio Magno e con questa onorificenza è ritratto dal pittore Francesco Podesti in un dipinto (1831-32) della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma.
Nel 1847, durante il pontificato di Pio IX, fu tra i consiglieri della Consulta capitolina per l'amministrazione del Comune.
Il G. morì a Roma il 17 nov. 1851; fu sepolto in S. Maria del Popolo dove il figlio Pietro gli fece erigere un monumento.
Nel 1807 aveva sposato Luigia Albites dalla quale ebbe quattro figli tra i quali Pietro, anch'egli incisore in pietre dure e medaglista, e Clara, moglie dell'avvocato Giuseppe Vannutelli, collezionista di cammei, padre del pittore Scipione.
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