Giusti, Giuseppe
Poeta, nato a Monsummano nel 1809 e morto a Firenze nel 1850. La conoscenza e l’assimilazione dell’opera e del messaggio di M. da parte di questo poeta liberalmoderato, riformista e anticlericale, è attestata fin dalle scritture giovanili. Soprattutto negli anni dell’iscrizione a giurisprudenza (1826-34), trascorsi tra Pisa e Pescia, G. propone un ritratto di sé, diviso fra studi e frequentazioni plebee (così come appare dall’Epistolario), che non può non ricordare i toni della lettera di M. a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513. E questa doppia facies dell’occupazione letteraria e della vita vissuta tra ‘basso’ e ‘alto’ sarà sempre una costante nella autorappresentazione perseguita da G. negli anni; si pensi, per es., a queste parole, risalenti al periodo fiorentino delle amicizie al Gabinetto Vieusseux e alla libreria Piatti:
Studio fino alle quattro, poi alla trattoria, in società di giovani allegrissimi; poi mi vesto in gala e vo alla Pergola per i palchi eleganti aristocratici; a mezza sera passo all’Alfieri nei palchi eleganti democratici; oppure ad altri teatri, o ai balli o all’accademie (Epistolario, a cura di Q. Santoli, 5° vol., 1956, p. 77).
Sebbene citato poche volte, M. è penetrato in profondità nell’animo di G., poeta per lo più dedito alla satira politica e di costume: il Segretario fiorentino rappresenta per lui un modello intellettuale e linguistico capace di compendiare le più diverse e distanti sfere della vita e della comunicazione umana. A suo giudizio, M. è uno dei più grandi ingegni italiani, paragonabile a Dante o a Galileo Galilei (Le lettere scelte di Giuseppe Giusti [...], a cura di G. Rigutini, 1864, p. 322), e – con ripresa di un’opinione attribuita a Giuseppe Parini professore – uno dei maestri del «pensare, [...] parlare e [...] scrivere liberamente» (G. Parini, G. Giusti, Versi e prose di G. Parini [...], 1846, p. XII nota 1); tale statura è ribadita da G. anche nella poesia “Il mementomo”, contro l’usanza di innalzare monumenti funebri immeritati, là dove si dice che spesso assieme a tombe di autentici ‘grandi’ vengono collocate tombe di personalità mediocri: «Dietro l’avello / di Machiavello / dorme lo scheletro / di Stenterello» (vv. 21-24). Questo riconoscimento porta G. (che pure prenderà parte, tra il 1847 e il 1848, ai governi moderati di Cosimo Ridolfi e Gino Capponi) a essere indulgente verso i lati di M. più discussi dall’etica perbenistica (cfr. Raccolta di proverbi toscani [...], 1853, pp. 394-95). Ma M. è anche non meno, nella coscienza letteraria giustiana, il latore di una lingua dell’uso, sanguigna, viva, in continuità con quella del popolo e perciò fresca e potente, degna di imitazione. È quanto G. osserva in un passaggio di una lettera senza data a Tommaso Grossi, che contiene le basi teoriche del suo toscanismo, un brano che pare ancora rammentare, fra l’altro, la missiva a Vettori già citata (Epistolario, a cura di F. Martini, 1° vol., 1932, pp. 543-45).
Non si trascuri, infine, un richiamo a M. nella poesia satirico-allegorica “Lo stivale”, dove l’Italia, personificata, enumera i suoi molti conquistatori o aspiranti tali, per concludere il proprio sfogo con un invito patriottico all’unità e all’autonomia: ai vv. 67-72, G. riprende l’episodio, affrescato con analoghi termini comici anche nel primo Decennale, vv. 34-36, del famoso contrasto consumatosi a Firenze nel novembre 1494 fra Carlo VIII assediante e Piero Capponi portavoce della resistenza cittadina, la quale attendeva solo uno squillo di campane per levarsi contro l’armata francese.
Bibliografia: G. Parini, G. Giusti, Versi e prose di Giuseppe Parini; con un discorso di Giuseppe Giusti intorno alla vita e alle opere di lui, Firenze 1846; Raccolta di proverbi toscani con illustrazioni cavata dai manoscritti di Giuseppe Giusti ed ora ampliata ed ordinata, Firenze 1853; Le lettere scelte di Giuseppe Giusti, postillate per uso de’ non toscani da G. Rigutini, a cura di G. Rigutini, Firenze 1864; Epistolario, a cura di F. Martini, 1° vol., Firenze 1932; Epistolario, a cura di Q. Santoli, 5° vol., Firenze 1956.
Si veda inoltre: Giuseppe Giusti, a cura di L. Baldacci, in Poeti minori dell’Ottocento, t. 2, a cura di L. Baldacci, G. Innamorati, Milano-Napoli 1963, pp. 751-942.