Filologo francese d'origine italiana (Agen 1540 - Leida 1609), figlio di Giulio Cesare. Eccelse nello studio dell'antichità per la perfetta padronanza del latino e del greco cui unì anche la conoscenza dell'arabo e dell'ebraico. Dopo la notte di s. Bartolomeo, S., calvinista dal 1562, si rifugiò a Ginevra e vi ebbe una cattedra (1572-74); nel 1593 successe a Giusto Lipsio nell'univ. di Leida, dove ebbe a scolari D. Heinsius, F. Dousa, U. Grozio. In qualunque testo classico egli mise mano, lasciò la sua impronta: Varrone, Festo, Appendix Vergiliana, Ausonio, gli elegiaci, Teocrito, Bione, Mosco, Manilio. L'edizione di quest'ultimo lo portò ad affrontare problemi astrologici, astronomici, cronologici, donde il De emendatione temporum (1583), che pone su nuove basi l'antica geniale ricostruzione del Chronicon di Eusebio, e il Thesaurus temporum (1606); a lui si deve l'introduzione del periodo giuliano in cronologia. Sua è l'idea di un'ampia raccolta di epigrafi latine.