SCALIGERO, Giuseppe Giusto
Filologo classico, italiano d'origine, figlio del precedente, vissuto dal 1540 al 1609. Nel latino, di cui fu sommo conoscitore, si approfondi col padre e a Bordeaux col Mureto e con l'umanista e storico Giorgio Buchanam; nel greco, che egualmente dominò, fu allievo di A. Turnebo a Parigi, dove si addentrò altresì nell'arabo e nell'ebraico. Più tardi a Valenza, nel 1570, apprese dal Cuiacio il diritto romano. Così divenne un principe del sapere nel vasto campo dell'antichità, che abbracciò totalmente, in misura da nessuno prima, e da pochi poi raggiunta. La sua vita randagia e sconvolta da guerre e da lotte religiose lo condusse anche in Italia, per quattro anni; dopo la notte di S. Bartolomeo, egli, calvinista dal 1562, si rifugiò a Ginevra e ivi ebbe una cattedra (1572-1574); nel 1593, quando Giusto Lipsio tornando al cattolicismo lasciò l'insegnamento nella università evangelica di Leida, accettò di succedergli, sebbene più come cultore e ispiratore di lavoro che come vero e proprio maestro; onde il fiorire degli studî classici in Olanda, e la scuola di Dan. Heinsius e di Fr. Dousa e l'attività di Ugo Grozio, suoi discepoli. Particolarmente fecondo fu il periodo di Leida. Le sue mosse sono dalla critica degli scrittori, di Varrone e Festo, dei Vergilii Catalecta, d'Ausonio, degli elegiaci, di Teocrito, Bione e Mosco; di costì procede all'elaborazione di discipline scientifiche, e il suo Manilio (1579) è il punto di svolta fra i due periodi. Cogliere i segreti della poesia non è affar suo; ma dappertutto dove ha messo la mano nei testi ha segnato un'impronta indelebile, ad es. in Festo. L'edizione di Manilio lo porta ad affrontare il problema delle credenze astrologiche, e insieme dell'astronomia e della cronologia antica. Di qui il volume De emendatione temporum (1583), che pone su basi nuove l'antica cronologia, guardata alla luce degli svariati sistemi greci, romani, persiani, babilonesi, ecc., e del sistema astronomico copernicano; di qui la geniale ricostruzione del Chronicon d'Eusebio e il monumentale Thesaurus temporum (1606). Anche l'idea d'un'ampia raccolta delle iscrizioni latine è sua, e all'epigrafia dà basi scientifiche l'indice da lui aggiunto al Thesaurus di J. Gruter.
Bibl.: I. Bernays, I. I. Scaliger, Berlino 1855; M. Pattison, Essays, I, Londra 1908, p. 196 segg.; M. Haupt, Opuscola, III, Lipsia 1876, p. 30 segg.; I. E. Sandys, History of classical Scholarschip, II, Cambridge 1908, p. 199 segg.