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GROSSO CACOPARDO, Giuseppe

di Giovanni Molonia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)
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GROSSO CACOPARDO, Giuseppe

Giovanni Molonia

Nacque a Messina il 28 sett. 1789 da Francesco Grosso, "chirurgo di Marina", e da Francesca Cacopardo. Per distinguersi dai tanti omonimi presenti in città assunse ancor giovane anche il cognome della madre, spesso cambiandolo in Cacopardi.

Iniziò gli studi sotto la guida del latinista G. Franzoni, del grecista A. Traverso, degli eruditi A. Corrao e A. Gallo, professori nella Reale Accademia Carolina di Messina. Dall'Accademia, quasi ventenne, ottenne i gradi per potersi laureare a Catania; in quella Università, verso il 1809, conseguì il diploma di procuratore legale. Ritornato nella città natale proseguì gli studi con il fisico e naturalista G. Arrosto, il pittore L. Subba, il musicista L. Abbagnato Milanesi. Da autodidatta si interessò appassionatamente alla storia patria e antiquaria, non tralasciando lo studio delle lingue straniere, e iniziò a collezionare monete, medaglie, conchiglie, fossili.

Avviato alla carriera di procuratore legale, presto si affermò nella professione forense divenendo avvocato patrocinatore del Comune di Messina. Il 13 apr. 1812 sposò Eleonora Prinzevalle dalla quale ebbe quattro figli: Francesca (1812), Felicia (1814), Rosaria (1816) e Vincenzo (1819).

Nel 1821 furono pubblicati anonimi presso il locale tipografo Giuseppe Pappalardo i primi fascicoli delle Memorie de' pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII sino al secolo XIX, ornate di ritratti.

Le Memorie vennero pubblicate a fascicoli e vendute per sottoscrizione. Nonostante il modesto giudizio che ne dava il G. stesso, l'opera aveva di fatto l'ambizione delle grandi imprese editoriali. Infatti era arricchita da una serie di incisioni, come d'uso nei volumi destinati a un pubblico colto e benestante fatto di artisti, collezionisti e cultori di storia patria. Al loro apparire, agli immancabili elogi della stampa locale si unirono anche le critiche feroci (soprattutto dell'erudito palermitano G. Bertini); ed è indicativo quanto scrisse oltre cinquant'anni dopo C. Falconieri (1875), il primo degli artisti messinesi di cui il G. compilò un elogio (Sopra alcune opere architettoniche inventate e disegnate dal signor Carlo Falconieri di Messina. Cenni artistici dell'autore delle Memorie de' pittori messinesi, Messina 1832): "più tardi […] con grande abbondanza di notizie stampava un grosso volume diviso in IV epoche, con bruttissimi ritratti (Messina per i tipi di G. Pappalardo 1822) senza nome, ma da noi contemporanei conosciuto Gius. Grosso Cacopardo la quale opera che ora si è fatta rarissima, è di quelle che si dicono di schiena, poiché i criteri artistici sono spesso errati e sonvi gravi strafalcioni, però non cessa di dovergli essere grati per le cure durate molti anni nel compilarla". Ma, indipendentemente dagli errori, puntualmente corretti dal G. in una serie di lettere pubblicate su periodici del tempo, le Memorie rappresentano un serio tentativo di elaborare e fondere un'ampia quantità di notizie in gran parte tratte da fonti locali e dalla storiografia artistica ufficiale. Importante è l'apporto dell'autore per la conoscenza di ogni singola opera d'arte, definita nello stato di conservazione, nella presenza di eventuali firme e nella reale provenienza da chiese in parte distrutte dal sisma del 1783. Dopo un lungo discorso preliminare che prende in considerazione le origini e i progressi delle arti a Messina (in gran parte desunti dalle Memorie de' pittori messinesi compilate da G. Grano e pubblicate nel 1792 a Napoli da Filippo Hackert), seguono ben centoquindici biografie di pittori, in cui un notevole spazio è affidato ai capiscuola e dove non si trascura la presenza degli "esteri che fiorirono in Messina" dal XIII al XVIII secolo. Il G. distingue i pittori trattati "in quattro classi, che formano quattro epoche diverse in quest'arte": della prima fanno parte Antonello e i suoi seguaci; nella seconda sono Polidoro Caldara da Caravaggio e i suoi allievi; alla terza appartengono "varj pittori eccellentissimi, ma quasi tutti di diverso stile" presenti a Messina fino alla rivolta antispagnola (1674-78); la quarta, infine, comprende gli artisti attivi nella città dal 1690 fino alla peste del 1743.

Qualche anno più tardi, nel 1826, fu stampato presso lo stesso libraio-editore Pappalardo, e ancora anonimo, un secondo lavoro di ampio respiro: Guida per la città di Messina, scritta dall'autore delle Memorie de' pittori messinesi.

Divisa in cinque giornate, che corrispondono ad altrettanti itinerari, la Guida per la città di Messina (Messina-Siracusa 1826) è la prima guida moderna della città. L'opera sarà ristampata dal tipografo Giuseppe Fiumara nel 1841 in un'edizione rinnovata nella veste tipografica, corretta e ampliata, dopo la pubblicazione di Messina e i suoi monumenti (Messina 1840) di Giuseppe La Farina.

Anche se occupato nella professione forense, il G. continuò a dedicare tutto il suo tempo libero agli studi patri. Ammesso fin dal 1805 nell'Accademia Peloritana dei Pericolanti, il 10 giugno 1828 ne divenne socio onorario, e in sedute pubbliche lesse alcune memorie sull'arte e la letteratura messinese. Invitato a collaborare con i giornali del tempo, redasse numerosi articoli (spesso biografie di artisti e letterati messinesi) che lo resero noto in tutta la Sicilia. Iniziò così una fitta corrispondenza con molti eruditi dell'isola, con scambi non solo di notizie ma anche di libri, monete, medaglie, conchiglie e fossili. Famosa divenne la sua collezione, visitata dai viaggiatori del tempo e ricordata dalla naturalista Jeannette Power nella sua Guida per la Sicilia (1842). Quel che resta della collezione numismatica del G. si trova oggi nei depositi del Museo regionale di Messina.

Nel 1835 fu nominato ispettore alle spese della Società economica della Valle di Messina, un'istituzione voluta da Ferdinando II nel 1831 in ogni capoluogo di provincia per favorire il progresso delle arti, dell'agricoltura e delle industrie. Il G. ne fu l'animatore più appassionato, divenendone prima vicepresidente e quindi, nel 1851, presidente. Contemporaneamente fu chiamato, come corrispondente messinese della Commissione d'antichità e belle arti di Napoli, a occuparsi del Museo civico peloritano, di cui fu anche uno dei deputati. In quest'ultimo ufficio pubblico diede spesso al Comune consulenze sull'acquisizione di opere d'arte, e instancabile fu il suo intervento per il recupero e il restauro di manufatti artistici esistenti in Messina e provincia.

I vasti interessi culturali, l'importanza delle sue pubblicazioni e la posizione privilegiata in seno alle istituzioni, consentirono al G. di essere richiesto come socio corrispondente di varie accademie.

Tra le vittime del colera che colpì Messina nell'estate del 1854 fu la moglie del Grosso Cacopardo. In sua memoria egli pubblicò sul periodico messinese L'Eco peloritano una serie di medaglioni dedicati a donne celebri della città. All'Accademia peloritana ricordò invece il naturalista Antonio Prestandrea, anch'egli ucciso dal morbo (Memorie biografiche del professore Antonio Prestandrea da Messina, Catania 1855).

Sempre più occupato dagli impegni professionali, nonostante l'aiuto del figlio Vincenzo che ne seguì le orme, trascorse i rari momenti di riposo degli ultimi anni della vita tra i suoi libri e le sue raccolte. Pubblicò poche cose e molte ne lasciò allo stadio di abbozzo.

Il G. morì a Messina il 18 dic. 1858. Fu sepolto nell'oratorio dei forensi presso la chiesa di Maria Ss. Annunziata dei teatini.

La Società messinese di storia patria ha pubblicato l'intero corpus, a stampa e manoscritto, delle sue opere (G. Grosso Cacopardo, Opere, a cura di G. Molonia, I, Scritti minori [1832-1857], Messina 1994; II, Scritti maggiori e inediti [1821-1858], ibid. 2002).

Fonti e Bibl.: G. Bertini, Saggio sulle memorie de' pittori messinesi, e degli esteri che in Messina fiorirono…, in L'Iride, I (1822), 2, pp. 100-118; Id., Estratti di opere di autorisiciliani, in Giorn. di scienze, lettere ed arti per la Sicilia, 1823, n. 3, pp. 314-317; n. 4, pp. 84-103; G. Power, Guida per la Sicilia, Napoli 1842 (rist. anast. a cura di M. D'Angelo, Messina 1995, p. 27); Annunzio, in L'Eco peloritano, V (1858), p. 222; Lettere a G. G.C., a cura di A.M. Sgrò, Palermo 2001; G. G.C., in Opere di Felice Bisazza da Messinapubblicate per cura del Municipio, III, Messina 1874, pp. 608-610; C. Falconieri, Vita di Vincenzo Camuccini e pochi studi sulla pitturacontemporanea, Roma 1875, p. 83 n. 1; G. La Corte Cailler, Memorie di G. G.C., in Politica e commercio, XLII (1896), pp. 166-168; G. Oliva, Memorie storiche e letterarie della Reale Accademia Peloritana di Messina dal tempo della sua fondazionefino al presente, Messina 1917, pp. 114 s.; P. Orsi, Il medagliere Grosso-Cacopardo al Museo nazionale di Messina, in Atti e memorie dell'Istituto italiano di numismatica, VII (1932), pp. 165-168; G. La Corte Cailler, Memorie catanesi in Messina. Notizie inedite, in Arch. stor. per la Sicilia orientale, IX (1933), pp. 30-38; Diz. dei Siciliani illustri, Palermo 1939, pp. 259 s.; G. Oliva, Annali della città di Messina, IV, Messina 1954, pp. 259-264; V. Martinelli, in F. Susinno, Le vite de' pittori messinesi, Firenze 1960, p. LI; A. Marinari, Letteratura e cultura nel Sud, in A. Marinari - G. Pirodda, La cultura meridionale e il Risorgimento, Roma-Bari 1975, p. 5; A.M. Sgrò, Catalogo dei manoscritti del fondo La Corte Cailler nella Biblioteca regionale universitaria di Messina, Messina 1985, ad indicem; M.P. Pavone, G. G.C. e la situazione artistica di Messinatra '700 e '800, in Atti dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di Palermo, VI (1985-86), pp. 182-197; Id., Storiografia artistica a Messina nell'Ottocento: Carmelo La Farina, G. G.C., Carlo Falconieri e Giuseppe La Farina, in Arch. stor. messinese, LII (1988), pp. 34-46; G. Molonia, "Antiquari" a Messina tra Settecento e Ottocento: Luciano Foti, Andrea Gallo, G. G.C., in Moant. II Mostra nazionale dell'antiquariato, Messina 1989, pp. n.n.; Id., in F. Hackert - G. Grano, Memorie de' pittori messinesi (Napoli 1792), Messina 2000, pp. 26-28.

Vedi anche
Hackert, Jakob Philipp, detto Hackert d'Italia Hackert ‹hàkërt›, Jakob Philipp, detto Hackert d'Italia. - Pittore (Prenzlau 1737 - San Piero di Careggi, Firenze, 1807). Recatosi nel 1768 a Roma insieme al fratello Johann Gottlieb (1744-1773), dipinse con la sua collaborazione molte vedute dei dintorni della città. A Napoli, chiamato da re Ferdinando ... La Farina, Giuseppe Uomo politico e storico (Messina 1815 - Torino 1863). Repubblicano, prese parte, in Sicilia, ai moti del 1837 e alla rivoluzione del 1848. Esule in Francia e poi a Torino, aderì (1856) alla monarchia e fu collaboratore di Cavour. Inviato (1860) in Sicilia per promuoverne l'annessione al Piemonte, fu ... Messina Città della Sicilia nord-orientale (211,2 km2 con 243.997 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. È posta sulla costa occidentale dello stretto che da essa prende nome; una lingua di terra di forma falcata (la Penisola di San Ranieri, terminante con la Punta San Salvatore) forma un buon porto naturale. ... Catania Comune della Sicilia orientale (180,9 km2 con 301.564 ab. nel 2007), capoluogo della provincia omonima. Porto sul Mar Ionio, si stende in posizione assai favorevole alle falde meridionali dell’Etna, al margine settentrionale di un’ampia insenatura costiera, cui dà il nome ( Golfo di Catania). Ha clima ...
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grosso modo
grosso modo locuz. avv., lat. («in modo grossolano»). – Su per giù, approssimativamente, all’incirca: si può dire, g. m., che la questione sta così; ha, g. m., la forma di un cilindro.
gròsso²
grosso2 gròsso2 s. m. [uso sostantivato dell’agg. grosso; cfr. lat. mediev. grossus]. – Moneta medievale d’argento, la più diffusa in Europa e nel Levante, inizialmente del valore di un soldo di lira e più tardi di 2 e poi di 4 soldi (che...
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