HAGER, Giuseppe
Nacque a Milano il 30 apr. 1757, da Giuseppe e Marianna Tyher (Milano, Arch. storico civico, Rubrica del ruolo gen. di popol., vol. 11). All'età di 10 anni lasciò Milano per Vienna, per seguire i corsi dell'Akademie der orientalischen Sprachen, fondata nel 1754 per preparare personale diplomatico da destinare all'Oriente (Arch. di Stato di Milano, Albinaggio, p.a., b. 17). Conseguì poi il dottorato in teologia all'Università di Pavia il 27 nov. 1783 (Arch. di Stato di Pavia, Università, Facoltà di teologia, cart. 10) e prese gli ordini, entrando tra i frati minori riformati (nel 1786, dopo il loro scioglimento, riprese il nome secolare). Soggiornò quindi a Roma e presso la Propaganda Fide; fu forse in questo contesto che cominciò ad avvicinarsi allo studio della lingua cinese.
Etnologia e geografia sono gli argomenti delle sue prime opere: Schreiben aus Wien an Herrn Pallas…, Wien 1789; due differenti edizioni di Neue Beweise der Verwandtschaft der Hungarn mit den Lappländern, ibid. 1793 e 1794; una traduzione dall'inglese dei viaggi di M. Symes nel Sudest asiatico (Gesandtschaftreise nach dem Königreiche Ava…, Hamburg 1800).
Tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta l'H. viaggiò in Inghilterra, Francia e Spagna. Queste peregrinazioni furono occasione per una serie di resoconti di viaggio di taglio impressionistico. Oltre all'esposizione del viaggio a Madrid (Reise von Wien nach Madrid…, Berlin 1792), uscirono: Skizze einer Reise nach Berlin, Wien 1792; Reise von Warschau über Wien nach der Hauptstadt von Sicilien, Leipzig 1795; Gemälde von Palermo, Berlin 1799 (trad. inglese di M. Robinson, Picture of Palermo, London 1800; per la trad. italiana si veda, da ultimo: Impressioni da Palermo, a cura di M.T. Morreale, Palermo 1997).
I suoi interessi intanto si definivano e ampliavano, dalla filologia all'antiquaria alla linguistica. Quella dell'H., forse, sarebbe stata una vita da erudito senza risonanza particolare se non fosse stato coinvolto quasi casualmente nell'affaire Vella, che agitò per un decennio la comunità delle lettere e gli diede notorietà internazionale.
Negli anni Ottanta si era diffusa in Europa la notizia del ritrovamento, nella biblioteca martiniana di Palermo, di un manoscritto arabo risalente al dominio islamico in Sicilia, contenente importanti riferimenti a quel periodo. Una grave lacuna di fonti storiche veniva in questo modo colmata. A tradurre e pubblicare il manoscritto (Il Consiglio di Sicilia) aveva provveduto l'abate maltese Giuseppe Vella, con il patrocinio di A. Airoldi, arcivescovo di Palermo. Fin dall'inizio vi furono dubbi sull'attribuzione e la correttezza della traduzione, ma le difficoltà di esaminare la fonte e interessi convergenti di letterati e politici tennero in vita l'impostura - ché tale era - fino al principio degli anni Novanta. Anzi crebbero i ritrovamenti di manoscritti arabi da parte dell'instancabile Vella che, sull'onda del successo, diede alle stampe una nuova opera, il Consiglio d'Egitto, e dichiarò di aver ritrovato la traduzione araba dei libri di Tito Livio perduti dall'antichità. Nel 1794 l'H., durante un viaggio in Sicilia, entrò in contatto con i personaggi della vicenda ricavandone un'impressione negativa, che comunicò al re delle due Sicilie con una memoria ufficiale. Crescendo il rumore intorno all'operato di Vella, nel 1795 Ferdinando IV incaricò l'H. di una indagine ufficiale, che lo riportò in Sicilia e avviò la scoperta dell'impostura. Nel 1799 egli stampò una relazione sul caso che ebbe due edizioni contemporanee in tedesco e in francese (Nachricht von einer merkwürdigen literarischen Betrügerei… - Relation d'une insigne imposture littéraire…, Leipzig-Erlangen 1799; trad. italiana in Delle cose di Sicilia. Testi inediti o rari, a cura di L. Sciascia, III, Palermo 1984, pp. 280-311). La sua conoscenza dell'arabo, secondo Scinà non profonda, fu sufficiente a svelare l'inganno, anche se furono altri a portare a termine il lavoro da lui iniziato. Pur nella frammentarietà con cui ricostruiva i fatti, la Nachricht ebbe notevole risonanza in Europa ed ebbe recensioni molto favorevoli (A.-I. Silvestre de Sacy pubblicò un lungo articolo elogiativo sul Magasin encyclopédique, VI [1799], pp. 330-356). Come risultato della permanenza in Sicilia, durata all'incirca due anni (tra 1794 e 1796), l'H. pubblicò i due resoconti citati (Reise von Warschau…, e Gemälde…), che dipingevano con simpatia, ma piuttosto impressionisticamente, le condizioni dell'isola, le sue bellezze e la vita quotidiana. Soprattutto il secondo di tali resoconti (Gemälde) rende possibile ricostruire qualche tratto della sua personalità che le opere dotte non lasciano trasparire. Lo studioso, "vivace, niente riservato, e non saprei dire, se incauto o franco" (Scinà, p. 179), rivelava un carattere mondano non del tutto coerente con la condizione sacerdotale, che, del resto, non dichiarava. Dalle sue note traspare interesse per il gentil sesso, gli intrattenimenti, il canto, la musica, gli incontri galanti. Più in linea con la sua formazione teologica di stampo giansenistico e con le idee del tempo è la sua critica ai comportamenti del clero regolare, spesso occasione di scandalo per la comunità cristiana.
Chiusa la lunga parentesi siciliana, l'H. si dedicò allo studio del cinese, per il quale risiedette qualche tempo a Lipsia, Amburgo e Berlino. Alla fine del XVIII secolo, in Europa, quella lingua era studiata da pochi, quasi eccentrici, studiosi e i contatti diretti col paese limitati a viaggi di rari esploratori e missionari, o a missioni commerciali olandesi o inglesi. Fu forse per questo che, maturando in lui l'idea di dare alle stampe un dizionario cinese, l'H. si recò in Inghilterra, dove sperava che il progetto fosse ben accolto. Nel 1800 fu annunciato da Londra un breve Proposal for publishing by subscription…, a dictionary of Chinese language, cui seguì presto il principale lavoro di H. sulla lingua cinese, An explanation of the elementary characters of the Chinese (London 1801; rist. Menston 1972).
L'opera, saggio di ortografia e di storia culturale piuttosto che strumento di studio della lingua, contiene critiche alla tradizione europea di studi cinesi e una serie di ipotesi, alcune assai fantasiose, circa antichi legami e supposti prestiti linguistici e culturali tra Occidente e Cina. La fama di sapiente orientalista di cui l'H. godeva per la pubblicazione della Nachricht non fu estranea alla diffusione internazionale delle due proposte, e An explanation ricevette calorose attenzioni nelle pagine del Magasin encyclopédique. Mentre l'impresa inglese faticava a trovare adeguati finanziamenti, il governo francese ritenne utile sostenere il progetto di un dizionario cinese-francese o cinese-latino, affidandolo a lui (Heidelberg, Universitätsbibliothek, Heidelberg Hs., 855.220). L'arrivo in Francia nel 1802 segna l'inizio di un periodo intenso, ma anche difficile della vita dell'Hager. Probabilmente le sue conoscenze di cinese non erano adeguate alla redazione di un dizionario, ma intervennero anche problemi tecnici legati alla realizzazione dei caratteri di stampa e alla difficoltà di utilizzare il pur ricchissimo fondo di caratteri cinesi conservato presso la Bibliothèque nationale di Parigi. Agli ostacoli incontrati non furono estranei tratti caratteriali di supponenza ed eccessiva autostima ma, anche, il disappunto di parte degli ambienti accademici nel vedere assegnato a uno straniero il compito di portare a termine un'impresa da cui avrebbe potuto trarre grande fama un francese.
Inizialmente l'H. ebbe buone accoglienze, godendo della stima di un arabista di grandissimo prestigio internazionale come A.-I. Silvestre de Sacy; ma presto anche costui cominciò ad avere dubbi sulle capacità del suo protetto (Aus dem Briefwechsel Friedrich Münters, lettera del 30 giugno 1802). Durante il soggiorno in Francia la pubblicazione di una serie di opere sulla lingua cinese (Monument de Yu, ou La plus ancienne inscription de la Chine…, Paris 1802; Description des médailles chinoises du Cabinet impérial de France…, ibid. 1805; Panthéon chinois, ou Parallèle entre le culte religieux des Grecs et celui des Chinois…, ibid. 1806) originò una vera e propria campagna denigratoria contro di lui, sostenuta dai due sinologi più in vista, l'italiano A. Montucci e il berlinese J. Klaproth, che lo H. aveva conosciuto durante il soggiorno berlinese del 1800.
Le tre opere citate, di valore diseguale, riproducono, a fianco della disamina dei caratteri ideografici del cinese rinvenuti su oggetti o iscrizioni monumentali, il tema classico della produzione hageriana: la parentela e i prestiti antichi tra la cultura occidentale e quella cinese. L'argomento è trattato per ipotesi non sempre inoppugnabili, mentre d'altro lato lo H. non risparmia critiche molto pesanti a predecessori e contemporanei. Il merito principale di tali opere, come riconoscerà J.-P.-A. Rémusat negli anni Venti dell'Ottocento, fu di avere attirato l'attenzione degli studiosi sulla necessità di riprendere lo studio delle fonti originali cinesi.
In Francia le critiche ai ritardi nella pubblicazione del dizionario divennero manifeste e, per tacitarle, fu avviata un'indagine governativa. I risultati furono sfavorevoli all'H., cui venne tolto l'incarico, e l'impresa fu abbandonata. Il 15 giugno 1806 egli fu nominato professore di lingue orientali presso l'Università di Pavia, cosicché rientrò in Italia dopo la lunga assenza. Insegnò fino al 1809, anno in cui la cattedra di lingue orientali fu soppressa in tutte le università del Regno d'Italia. Durante l'insegnamento l'H. si dedicò principalmente a opere di erudizione, alcune in forma di memorie e di prolusioni accademiche, su temi come l'attribuzione dell'invenzione della bussola o delle cifre arabiche. Anche attraverso questi lavori, spesso ebbe modo di polemizzare vivacemente con altri studiosi ricevendone in cambio critiche altrettanto aspre.
Nel 1810 l'H. ottenne un posto di sottobibliotecario nella Biblioteca di Brera (Arch. di Stato Milano, Studi, p.m., b. 67), che tenne anche dopo il ritorno degli Austriaci e fino alla morte. Nemmeno gli ultimi anni di vita furono esenti da problemi. I documenti di Brera testimoniano di una situazione tesa e ostile all'H., che al ritorno degli Austriaci venne sempre più emarginato (ibid., bb. 65, 66, 67). Della sua attività nella Biblioteca di Brera resta, manoscritto, un Catalogo de' libri cinesi della Biblioteca reale di Milano. Dal 1815 il prospetto degli studi dell'Università di Pavia recò di nuovo il suo nome come professore emerito di lingue orientali nella facoltà legale (Arch. di Stato di Pavia, Università, Inventario dei registri, cart. 856); ma nei suoi ultimi anni lo studio del cinese sembrò divenire secondario rispetto alle ricerche erudite. Sull'argomento a lui particolarmente caro degli scambi antichi tra Occidente ed estremo Oriente pubblicò ancora alcune opere (ΛίθινοϚ ΠύϱγοϚ, ossia Forte di pietra…situato secondo i geografi greci… nella Scizia, e scoperto a' giorni nostri…, Milano 1816; Observations sur la ressemblance frappante qu'on découvre entre la langue des Russes et celle des Romains, Milan 1817).
L'H. morì a Milano il 27 giugno 1819.
Opere, oltre quelle citate: Der Sommer in Palermo, in Neue Berlinische Monatsschrift, 1799, pp. 425-434; De vár Hunnorum pariter atque Hungarorum disquisitio: adversus Paulum Beregszászy, Londini 1800; A dissertation on the newly discovered Babylonian inscriptions, London 1801; Ad prematurum Jornandis Vindicem responsio, Oxonii 1801; Recueil des termes turcs les plus nécessaires pour les militaires qui vont en Turquie, Pavia 1807; Memoria sulla bussola orientale, Pavia 1809 e 1810; Illustrazione d'uno zodiaco orientale del Cabinetto delle medaglie di sua maestà a Parigi, scoperto recentemente presso le sponde del Tigri, in vicinanza dell'antica Babilonia, Milano 1811; Memoria sulle cifre arabiche attribuite fin ai nostri giorni agli Indiani, ma inventate in un paese più remoto dell'India, ibid. 1813; Ricerche sopra una pietra preziosa della veste pontificale di Aaronne, ibid. 1814; Iscrizioni cinesi di Quàng-ceu, ossia della città chiamata volgarmente dagli europei Canton, ibid. 1816 (rist. 1818); Spiegazione di due rarissime medaglie cufiche della famiglia degli Ommiadi appartenenti al Museo Mainoni in Milano, ibid. 1818.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Studi, p.m., bb. 65, 66, 67; Albinaggio, p.a, b. 17; Arch. di Stato di Pavia, Università, Facoltà di teologia, cart. 10; Inventario dei registri, cart. 856; Milano, Arch. storico civico, Rubrica del ruolo generale di popolazione, vol. 11; Fondo stato civile, Estratto dei registri parrocchiali di Milano per gli atti di morte, 1819, foglio L 46; Aus dem Briefwechsel Friedrich Münters… 1780-1830, a cura di O. Andreasen, Copenhagen-Leipzig 1946, pp. 171-174, 177-178; A. Mai, Epistolario [1799-1819], I, Firenze 1954, pp. 43, 76. Sulle fonti conservate negli archivi tedeschi: H. Walravens, Antonio Montucci (1762-1829), Lektor der italianischen Sprache, Jurist und gelehrter Sinologe - Joseph H. (1757-1819), Orientalist und Chinakundiger, Berlin 1992.
Numerosi articoli di e sullo H. in Magasin encyclopédique. Journal des sciences, des lettres et des arts, specialmente annate 1800-05; critiche mossegli da A. Montucci e J. Klaproth nella Jenaische allgemeine Literatur-Zeitung, 1801-04, e nella Allgemeine Literatur-Zeitung, 1802; altri interventi dello H. e A. Montucci in The Monthly Magazine, 1801. Vedi inoltre: M. Cesarotti, Relazioni scientifiche, in Id., Opere, XVIII, t. II, Pisa 1803, pp. 314-376; D. Azuni, Dissertation sur l'origine de la boussole, avec des additions, suivie d'une lettre du même auteur en réponse au mémoire de m. H., publié dernièrement, à Pavie, 2ª ed., Paris 1809; J. Klaproth, Zweites Schreiben an Herrn Sinologus Berolinensis, St. Petersburg 1810; Id., Leichenstein auf dem Grabe der chinesischen Gelehrsamkeit des Herrn Joseph H. der Hohen Schule zu Pavia, (Halle) 1811; J.-P.-A. Rémusat, Essai sur la langue et la littérature chinoise, Paris 1811; Id., Éléments de la grammaire chinoise, Paris 1822; Id., Mélanges asiatiques, ou Choix de morceaux de critique et de mémoires, I-II, Paris 1825-26; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, Palermo 1827, III, pp. 155-198 (rist., a cura di V. Titone, ibid. 1969); P. Sangiorgio, Cenni storici sulle due Università di Pavia e Milano, Milano 1831, p. 624; M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, I-III, Firenze 1854, ad ind.; Memorie e documenti per la storia dell'Università di Pavia e degli uomini più illustri che vi insegnarono, Pavia 1878, pt. I, pp. 558-572; pt. III, pp. 154-161; B. Lagumina, Il falso codice arabo-siculo, in Archivio storico siciliano, V (1880), pp. 233-302; G. Pitrè, La vita in Palermo cento e più anni fa, I-II, Firenze 1944, passim; L. Sciascia, Il Consiglio d'Egitto, Torino 1963, passim; E. Di Carlo, Viaggiatori stranieri in Sicilia nei secoli 18° e 19°, Palermo 1964, pp. 192-200; L. Tresoldi, Viaggiatori tedeschi in Italia, 1452-1870, Roma 1975-77, I, p. 82; II, p. 93; A. Mozzillo, Viaggiatori stranieri nel Sud, Milano 1982 (con ampia rassegna bibliografica); H. Tuzet, Viaggiatori stranieri in Italia nel 18° secolo, Palermo 1988, pp. 158-160, 278-280 e passim; E.G. Fazio, Tedeschi in Sicilia nel Settecento. Un affresco siciliano attraverso le opere di alcuni viaggiatori tedeschi: da Urban Heckenstaller a Joseph H., in Viaggiatori stranieri in Sicilia, a cura di E. Kanceff - R. Rampone, Genève s.d., pp. 81-107; S. Di Matteo, Viaggiatori stranieri in Sicilia dagli arabi alla seconda metà del XX secolo: repertorio, analisi, bibliografia, I-III, a cura di D. Grammatico - O. Cancila, Palermo 2000, ad vocem; G. Pitrè, Viaggiatori italiani e stranieri in Sicilia, a cura di A. Rigoli, Comiso 2000, I, t. 1, pp. 289-303; II, t. 2, pp. 356 s.; t. 3, pp. 15, 76.
Tra i repertori bio-bibliografici e le enciclopedie: G.C. Hamberger, Das Gelehrte Teutschland…, IX, Lemgo 1795, ad vocem; L.-G. Michaud, Biographie des hommes vivants, III, Paris 1817, p. 356; Biografia degli italiani viventi, Lugano 1818, pp. 289-293; J. Gorton, A general biographical Dictionary, London 1828, p. 4; J.-M. Quérard, La France littéraire…, IV, Paris 1830, p. 8; C.G. Kaiser, Index locupletissimus librorum…, III-V, Lipsiae 1835, ad vocem; Oesterreichische National-Encyklopädie, II, Wien 1835, p. 476; Biographie universelle ancienne et moderne, Supplément, LXVI, Paris 1839, pp. 355-357; Meyer, Große Conversation-Lexicon für die gebildeten Stände, XX, Hilburghausen 1849, p. 721; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, LX, pp. 196-199; J.-Ch. Brunet, Manuel du libraire et de l'amateur de livres, III, Paris 1862, p. 14; Nouvelle Biographie générale, XXIII, Paris 1877, pp. 95-97; W. Kosch, Das katholische Deutschland, I, Augsburg 1933, pp. 1278 s.