JANNACCONI (Janacconi, Gianacconi), Giuseppe
Nacque a Roma nel 1741. Iniziò gli studi sotto la guida di S. Rinaldini, cantore della cappella papale, in particolare per quanto riguarda il canto, il contrappunto e l'accompagnamento organistico. Divenne poi allievo del gesuita G. Carpani, maestro di cappella della chiesa del Sacro Nome di Gesù e maestro di M. Clementi, con il quale terminò il corso degli studi musicali. Agli anni di studio risale la sua amicizia con P. Pisari - che G.B. Martini definì "il Palestrina del XVIII secolo" - con il quale iniziò una fitta collaborazione. Grazie al Pisari, lo J. fu introdotto al tradizionale contrappunto della scuola romana e allo studio approfondito e alla trascrizione in partitura di molte opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Lo stesso Pisari, nel corso di tale imponente lavoro, fu impressionato dalle capacità dello J., che diede prova di un sapere così vasto da meritarsi l'epiteto del più degno continuatore della scuola polifonica romana.
Nel 1779 concorse alla carica di maestro di cappella del duomo di Milano, ma gli fu preferito il faentino G. Sarti. Divenne così, secondo J. Killing, maestro della Casa degli orfani in Roma. Secondo il Fétis lo J. fondò inoltre a Roma una scuola di composizione alla quale si formarono importanti musicisti quali G. Baini e F. Basili; in particolare il primo mise a frutto il lascito di tutte le carte del suo maestro (a sua volta in gran parte ereditate dal Pisari) per approntare la celebre monografia su Palestrina pubblicata nel 1828. Nel 1811, a seguito della nomina di N. Zingarelli a direttore del conservatorio di musica di Napoli, lo J. gli successe nella carica di maestro di cappella in S. Pietro in Vaticano.
Morì a Roma a seguito di un attacco apoplettico il 16 marzo 1816; le esequie vennero celebrate nella chiesa dei Ss. Apostoli con l'esecuzione di un Requiem composto espressamente dal Basili.
Lo J. è una figura chiave all'interno di quel movimento di riscoperta della musica palestriniana che proprio alla fine del sec. XVIII attraversa una delle sue fasi più importanti; infatti la generazione dei polifonisti che opera in questo scorcio di secolo si segnala non tanto per la propria produzione, quanto per la dedizione totale alle opere e alla figura del Palestrina. Già a una prima lettura delle opere dello J. ci si rende conto come egli aderisca senza riserve ai principî compositivi tardorinascimentali dello "stile osservato" o dello "stile concertato", mostrando una scrittura elegante e scorrevole e una notevole maestria nel far muovere un gran numero di parti vocali. Molte sue opere, pur concepite secondo lo stile del suo tempo, portano i segni di un approfondito studio palestriniano: nella Missa brevis in do, per esempio, la scrittura in stile moderno lascia il posto, nel Cum Sancto Spiritu, a una fuga concepita in stretto stile antico; nel mottetto a 16 voci Tu es Petrus viene adottata la tecnica della policoralità, e così via.
Alla morte dello J. la maggior parte delle carte musicali furono acquisite dal suo allievo F. Santini, la cui biblioteca è tuttora conservata tra Münster e San Pietroburgo. Fra le composizioni manoscritte - perlopiù autografe - dello J. conservate nella Bischöfliche Bibliothek (Santini Sammlung) di Münster, ricordiamo una serie di messe complete risalenti perlopiù al periodo di attività in S. Pietro: Messa in do (1811), Messa in sol (1811), Messa "Tu vas electionis" (1813), Messa in re minore (1813), Messa in si bemolle (1813), Messa in la (1813): tutte a 8 voci e organo; Messa in fa, 2 tenori, basso, 2 violini e organo (1768); Messa in sol, 4 voci a cappella e organo (1768); Missa pontificia in re minore, 8 voci a cappella (1782); Messa breve in sol, 4 voci a cappella (1792); Messa propria per s. Maria Magdalena, 2 soprani, contralto e organo (1794); Messa breve in fa, 4 voci a cappella (1805); Messa breve alla Palestrina in la minore, 4 voci a cappella; Messa breve alla Palestrina in fa, 4 voci a cappella; Messa da requiem in do, 4 voci e organo ad libitum; Servizio della domenica delle Palme, 3 o 4 voci e organo; vari brani di messa, tra cui 15 Cum Sancto Spiritu, in stretto stile antico, e una decina di Credo; una consistente raccolta di salmi, tra i quali 12 Dixit dominus (di cui 6 a 8 voci e organo, datati 1812), 10 Magnificat (di cui 7 a 8 voci e organo, datati 1812), e una sessantina di mottetti (tra i quali Panis angelicus, 2 bassi e organo; Panis angelicus, soprano, contralto, basso e organo; Tantum ergo, soprano e organo (1810); Tantum ergo, 2 soprani, 2 contralti e organo (1815). Da segnalare anche un esiguo numero di opere strumentali, tra le quali spiccano due quintetti per due violini, viola, violoncello e basso dotati di altrettante fughe finali, 78 studi di contrappunto, e alcune fughe.
Tra le composizioni vocali conservate in Italia sono da segnalare almeno un Beatus vir, 4 voci e organo, e Dixit dominus, a due cori, conservati presso la Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo; un Te Deum, 4 voci e organo, conservato presso la Biblioteca del Conservatorio di Parma; tra le fonti romane un Panis angelicus, 4 voci e organo (Arch. capitolare di S. Maria in Trastevere), l'offertorio Mihi autem nimis, 2 tenori e organo (Biblioteca del Conservatorio di S. Cecilia), e alcune fughe in stile antico (Ibid.).
Fonti e Bibl.: J. Killing, Kirchenmusikalische Schätze der Bibliothek des Abbate F. Santini, Düsseldorf 1910; K.G. Fellerer, Der Palestrinastil und seine Bedeutung in der vokalen Kirchenmusik des achtzehnten Jahrhunderts, Augsburg 1929, pp. 213 s.; K. Kindler, Verzeichnis der musikalischen Werke G. J.s (1740-1816) in der Santini-Sammlung in Münster (Westfalen), in Fontes artis musicae, XXVIII (1981), pp. 313-319; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, I, p. 747; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, IV, p. 421; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, V, pp. 276 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, VI, coll. 1682 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 745; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XII, pp. 808 s.