LIRONI, Giuseppe
Non è noto il luogo e non è certa la data di nascita del L., forse figlio di un Giovan Pietro comasco (De Angelis, p. 341), proveniente da una famiglia di artisti originaria di Vacallo nel Canton Ticino e attiva prevalentemente a Roma tra XVII e XVIII secolo.
Gian Alfonso Oldelli, pur omettendo di precisare le proprie fonti, è il primo ad affermare che il L. nacque nel 1689. La notizia è stata accettata da tutta la letteratura, fatta eccezione per Wittkower (1958, p. 379 n. 13) che ha proposto, senza argomentarla, la data del 1679. Recentemente i natali del L. sono stati spostati al 1691 sulla scorta dell'età registrata, sebbene con una certa approssimazione, nell'atto di morte (De Angelis, p. 341).
Giovanissimo, tra il 1705 e il 1707 il L. frequentò le classi di scultura dell'Accademia di S. Luca. Dal terzo decennio la presenza dello scultore è attestata nella cerchia di Camillo Rusconi, entro la quale con ogni probabilità si svolse la sua formazione; non è tuttavia da escludere che egli guardasse anche ai modelli di Lorenzo Ottoni, con cui avrebbe in seguito collaborato e con il quale, il 25 ag. 1720, firmò come "Giuseppe Lironi scultore" una testimonianza in favore dell'artista Giuseppe Ferretti, accusato di aver danneggiato una statua in Campidoglio (Enggass, p. 171).
Nell'estate del 1725 si registra un pagamento al L. per "uno delli Putti delle Pile di marmo […] dell'Aqua Santa della Basilica Vaticana". L'intervento del L. nella creazione delle acquasantiere della prima campata di S. Pietro è fondato su documentazione archivistica (ibid., p. 172), in contrasto con una tradizione critica che da Angeli (p. 482) a Donati (p. 5) gli attribuiva la paternità delle sole conche. Insieme con altri artisti facenti capo a Ottoni, tra il volgere degli anni Venti e il decennio successivo il L. fu in diverse occasioni impegnato in Vaticano: per la Fabbrica di S. Pietro scolpì l'allegoria della Speranza, sistemata il 27 giugno 1739 in una delle nicchie del vestibolo settentrionale (Diario ordinario di Roma, 27 giugno 1739) e per la quale si registrano pagamenti dal 1728 (Enggass, p. 172).
Di datazione incerta è l'esecuzione della Prudenza per il portico sud, ascritta unanimemente al L. e ricondotta da C. Savettieri a un periodo compreso tra il 1725 e il 1728 sulla base di una presunta precedenza dei lavori per la zona meridionale del vestibolo. Dell'opera si conserva il bozzetto in terracotta al Liebieghaus di Francoforte sul Meno.
Ancora in S. Pietro il L. effettuò non meglio definiti lavori in stucco per la cappella del coro, come si evince da pagamenti del 22 nov. 1735 e del 6 apr. 1736 (Enggass, pp. 171 s.). Operò inoltre in qualità di restauratore, ricevendo un compenso di 9 scudi per ricollocare i frammenti delle dita della mano sinistra della Vergine della Pietà michelangiolesca, danneggiate verosimilmente durante gli spostamenti che il gruppo subì prima di essere posto nell'attuale collocazione (Wittkower, 1938).
Negli anni Trenta il L. godeva già di una certa notorietà. Intorno al 1732 realizzò la colossale statua di S. Giuseppe che il cardinale Annibale Albani donò in quell'anno all'oratorio urbinate intitolato allo stesso santo. Nel 1733, poche settimane dopo essere stato insignito del titolo di accademico di merito dall'Accademia di S. Luca (4 gennaio), si impegnò con alcuni artisti della cerchia di Rusconi nel cantiere della cappella Corsini in S. Giovanni in Laterano. Lo attestano i pagamenti per l'allegoria della Giustizia, registrati tra il marzo dello stesso anno e il giugno del 1735 (Caraffa). I contatti con i Corsini sono documentati in questo periodo anche dall'atto di compravendita (27 luglio 1733) di palazzo Riario alla Lungara, nel quale l'artista è menzionato come affittuario della "sculteria" acquisita dalla famiglia con gli edifici adiacenti.
Nel 1739 fu attivo come stuccatore per la chiesa di S. Carlo ai Catinari, dove eseguì gli angeli che incorniciano i dipinti sulle pareti laterali della cappella Cavallerini.
Al quarto decennio del Settecento si colloca anche l'ipotetica partecipazione del L. ai lavori per la basilica portoghese di Mafra, dove furono attivi molti degli artisti che sostenevano la linea classicista del tardo barocco romano promossa da Clemente XII Corsini. De Carvalho attribuisce al L. la traduzione di alcuni modelli inviatigli dall'artista José de Almeida, responsabile del cantiere, nonché l'esecuzione della statua di S. Bruno per il portico del monastero lusitano (Montagu).
Del resto, già nel 1726 il L. aveva ricevuto una commissione legata alle iniziative di promozione artistica del governo di Lisbona. In occasione della fondazione sul Gianicolo del teatro dell'Accademia dell'Arcadia, era stato infatti incaricato di eseguire la cornice centinata della lastra con l'iscrizione gratulatoria a Giovanni V di Portogallo, grazie al sostegno del quale l'Accademia creava la nuova sede. Secondo il progetto originario, la lastra, consegnata e collocata solo nel 1744, doveva essere sormontata da una figura di Apollo che tuttavia non fu mai eseguita (Giovardi).
Il L. fu coinvolto anche nel rifacimento della facciata di S. Maria Maggiore (1741-43), per la quale eseguì il rilievo con l'Esarca Olimpio e papa Martino I e la Madonna con il Bambino collocata sul timpano del prospetto. Schlegel (pp. 261 s.) ha riconosciuto in un bozzetto conservato alla Neue Gemäldegalerie di Berlino lo studio per il gruppo della seconda di queste opere, le cui somiglianze con l'opera finita paiono tuttavia piuttosto generiche.
Nell'ottobre del 1745 si ultimarono i lavori, su progetto di Giuseppe Pannini, della nuova cappella di S. Teresa in S. Maria della Scala, per la quale il L. realizzò i due bassorilievi ai lati della finestra con la Visione di Giuseppe e della Vergine da parte di s. Teresa e la Visione di Cristo.
È necessario infine prendere in esame, senza tuttavia poterne puntualizzare la datazione, quattro putti marmorei, cui si fa riferimento nell'inventario di Bartolomeo Cavaceppi del 1799, rappresentanti le Stagioni e oggi conservati al casino dei principi di villa Torlonia, che furono realizzati "dalli modelli di Lironi" (Gasparri - Ghiandoni, p. 245). Le affinità iconografiche tra l'Inverno e il medesimo soggetto in terracotta del Museo nazionale del Palazzo di Venezia hanno indotto a ipotizzare che quest'ultimo sia l'originale del Lironi.
Il L. morì a Roma, nella parrocchia di S. Spirito in Sassia, l'11 sett. 1746 (De Angelis, p. 341).
Tra gli altri artisti della famiglia Lironi si ricordano: Giampietro (Vacallo 1624 - Roma 1692), intagliatore in legno e scultore (Bertolotti, p. 65); Pietro, nato a Vacallo nel 1645 e fu attivo a Como, dove scolpì per la chiesa di S. Cecilia la S. Margherita e le statue che decorano il portale, oltre a una figura di Profeta per il duomo, e che successivamente è documentato a Roma, dove morì nel 1714 (Oldelli; Zani; Bertolotti, p. 51; Thieme - Becker); Lorenzo, del quale non si conoscono gli estremi biografici, che eseguì una delle 44 statue volute da Clemente XI per completare la serie prevista da G.L. Bernini a coronamento del colonnato di S. Pietro (Titi, p. 450; Zani; Bertolotti, p. 51).
Fonti e Bibl.: V. Giovardi, Notizia del nuovo teatro degli Arcadi aperto in Roma l'anno 1726, Roma 1727, pp. 18 s.; Diario ordinario di Roma (Chracas), 27 giugno 1739, p. 12; 23 ott. 1745, p. 10; F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico a Roma, Roma 1763, pp. 219, 250 s., 449 s.; G.A. Oldelli, Diz. stor. ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino, Lugano 1807, p. 102; P. Zani, Enc. metodica… delle belle arti, XII, Parma 1822, p. 35; A. Bertolotti, Artisti svizzeri in Roma nei secoli XV, XVI e XVII…, Bellinzona 1886, pp. 51, 60, 65; D. Angeli, Le chiese di Roma…, Roma 1903, pp. 176, 317, 389, 476, 482; R. Wittkower, A note on Michelangelo's Pietà in St. Peter's, in The Journal of the Warburg Institute, II (1938), 1, p. 80; U. Donati, La "Prudenza" di G. L. nel portico di S. Pietro, in L'Urbe, VII (1942), 5, pp. 4 s.; R. Wittkower, Art and architecture in Italy. 1600 to 1750, London 1958, pp. 291, 379 n. 13; U. Schlegel, Beiträge zur römischen Plastick des 18. Jahrhunderts, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, X (1963), 4, pp. 259-265; I. Lavin, Michelangelo's St. Peter's Pietà: the Virgin's left hand and other new photographs, in The Art Bullettin, XLVIII (1966), 1, pp. 103 s.; F. Caraffa, La cappella Corsini nella basilica Lateranense (1731-1799), in Carmelus, XXI (1974), pp. 283, 285, 298, 303, 307, 309, 312, 327; A. Costamagna, La storia del palazzo Corsini alla Lungara, in La Galleria Corsini a cento anni dalla sua acquisizione (catal.), Roma 1974, p. 23; R. Enggass, Early eighteenth-century sculpture in Rome, University Park, PA, 1976, pp. 171-174; A. De Carvalho, Dom Joâo V and the artists of papal Rome, in The age of the baroque in Portugal (catal., Washington), a cura di J.A. Levenson, Washington-New Haven 1993, p. 43; A. Delaforce, Lisbon, this "New Rome". Dom Joâo V of Portugal and relations between Rome and Lisbon, ibid., pp. 66, 69; J. Montagu, Joâo V and Italian sculpture, ibid., p. 82; C. Gasparri - O. Ghiandoni, Lo Studio Cavaceppi e le collezioni Torlonia, in Riv. dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte, s. 3, XVI (1993), pp. 223, 245, 257, 283; C. Savettieri, Prudenza, in La basilica di S. Pietro in Vaticano, a cura di A. Pinelli, Modena 2000, p. 464; C. De Angelis, Note sul percorso stilistico e iconografico dell'opera di G. L., in Sculture romane del Settecento. La professione dello scultore, a cura di E. Debenedetti, III, Roma 2003, pp. 341-364 (con bibl.); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 281; The Dictionary of art, XIX, p. 459.