LISIO, Giuseppe
Nacque a Lanciano, presso Chieti, il 27 genn. 1870 da Lorenzo, guardia municipale, e da Cecilia Puglielli. Dopo una prima formazione, di tradizione puristica, si trasferì a Bologna per svolgere gli studi universitari. Nel 1893, presentando un lavoro sulla metrica della canzone duecentesca, si laureò con G. Carducci, alla cui memoria rimase costantemente fedele, come attestano, fra l'altro, i suoi Ricordi carducciani (in La Lettura, 1907, pp. 129-163), nonché la successiva attività di studioso, condotta prevalentemente sulla prospettiva aperta dal maestro, ossia la storia della prosa d'arte italiana nei suoi aspetti formali.
Nel 1894 il L. si trasferì a Lugo (Ravenna), presso il cui ginnasio ricevette il primo incarico di insegnante, a breve distanza di tempo dall'esordio delle sue ricerche di tecnica letteraria, due saggi di argomento metrico in cui mise a frutto le sue cognizioni musicologiche: Una stanza del Petrarca musicata dal Du Fay (Bologna 1893); Studio su la forma metrica della canzone italiana nel sec. XIII (Imola 1895), versione a stampa della sua tesi di laurea.
Tra il 1896 e il 1898 il L. insegnò nei ginnasi di Acquaviva delle Fonti (Bari) e di Firenze. Frequentando le biblioteche fiorentine il L., sotto la guida di M. Barbi, più giovane di lui ma già esperto conoscitore e recensore di tradizioni manoscritte, attese all'attività di curatore di edizioni letterarie: in linea con il principio carducciano dell'analisi formale delle opere, il L. privilegiò il restauro linguistico e mise a punto un proprio metodo di esegesi basato sulla diretta esperienza testuale. Ne risultarono: le Orazioni scelte del secolo XVI (Firenze 1897), raccolta di prosa volgare oratoria, pubblicata nella "Biblioteca scolastica dei classici italiani" diretta da Carducci; l'edizione critica (ibid. 1898) e quella commentata (ibid. 1900) de Il principe di N. Machiavelli che, nel 1900, valse al L. un premio di incoraggiamento da parte dell'Accademia dei Lincei.
Dopo aver insegnato a Campobasso (1899), il L. nel 1900 fu trasferito al liceo di Como e fu classificato idoneo nei concorsi speciali per i licei Mamiani e Tasso di Roma e Minghetti di Bologna, nonché nel triplice concorso liceale di Napoli, Catania, Verona.
Nel 1902, oltre a conseguire per titoli la libera docenza di letteratura italiana presso l'Accademia scientifico-letteraria di Milano, il L. dette alle stampe L'arte del periodo nelle opere volgari di Dante Alighieri e del secolo XIII (Bologna 1902), saggio con cui, attraverso l'analisi dell'architettura del periodo nella letteratura delle origini e soprattutto nella produzione dantesca, diede il proprio contributo all'elaborazione della critica stilistica moderna: oltre a cogliere uno stretto legame tra le strutture sintattiche e gli effetti artistici, tentò di impostare una stilistica storica, a partire dalla vecchia retorica normativa e precettistica.
Varie furono le osservazioni dei recensori del lavoro: B. Croce (in La Critica, I [1903], pp. 62-65) ne lamentò il particolare interesse per la forma astratta; G. Gentile (in Rass. bibliografica della letteratura italiana, XI [1903], pp. 23-26) fu complessivamente favorevole; K. Vossler (in Zeitschrift für romanische Philologie, XXVII [1903], pp. 352 s.) dissentì, in difesa del metodo di G. Gröber; E.G. Parodi (in Bull. della Soc. dantesca italiana, n.s., X [1903], pp. 57-77), benché perplesso di fronte ai procedimenti adottati, sottolineò il valore e la natura storica della ricerca.
Nel 1903 il L. si stabilì a Milano, dove fu nominato professore ordinario di lettere italiane presso il liceo Manzoni, incarico mantenuto fino alla morte.
Oltre a ricollegarsi a L'arte del periodo con Lo bello stile nelle "Rime" e nella "Commedia" di Dante Alighieri (Roma 1904) e Arte e poesia. Studiando il canto X del "Purgatorio" dantesco (ibid. 1907), il L. curò La Divina Commedia, commentata ed illustrata ad uso del popolo (Milano 1906-07) e intraprese lo studio filologico della produzione ariostesca, con particolare riguardo all'Orlando furioso, nell'intento di realizzarne un'edizione critica. I primi risultati furono le Note ariostesche (in Atti del Congresso internazionale di scienze storiche… 1903, IV, Roma 1904, pp. 137-160, 307-311) relative alle diverse redazioni del poema, nonché Rarità ariostesche e Autografi ariosteschi (nella miscellanea Dai tempi antichi ai tempi moderni. Da Dante a Leopardi, Milano 1904, pp. 371-384, 385-390).
Le Rarità, tratte da un opuscoletto stampato a Venezia nel 1546 dallo stampatore Bernardino Padovano detto il Maraviglia, corrispondono a un sonetto amoroso e a un capitolo centonato in cui ogni terzina si conclude con un verso di F. Petrarca. Gli Autografi sono due foglietti conservati nella Biblioteca Ambrosiana e precedentemente sottratti, a parere del L., dalle carte ariostesche ferraresi.
Indotto da vivaci interessi storici, il L., oltre a figurare fra i promotori della Società nazionale della storia del Risorgimento, pubblicò (ibid. 1904) il primo volume, L'Antichità e il Medio Evo, di un'opera generale, La storiografia, concepita per la collana "I generi letterari" dell'editore Vallardi, ma rimasta incompiuta.
Nel 1908 il L., già minato dalla tisi, entrò nella terna dei vincitori del concorso alla cattedra di stilistica presso il Magistero femminile di Roma.
Intravedendo la soluzione del problema del testo ultimo del Furioso, il L. pubblicò Il canto primo e il canto secondo dell'Orlando furioso. Testo critico comparato (ibid. 1909), tentativo di edizione e commento delle varianti, nonché l'edizione dei Canti I-IX (Halle s.d.).
Dopo circa due anni di inerzia dovuta alla malattia, l'11 maggio 1912 il L. morì a Milano.
Fonti e Bibl.: G.S. Gargano, Per un libro, contro un metodo, in Il Marzocco, 19 sett. 1897, p. 2; O. Tomassini, Intorno alla nuova edizione del Principe di N. Machiavelli a cura di G. L., in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, s. 5., IX (1900), pp. 321-328; Bull. della Soc. dantesca italiana, n.s., X (1903), p. 447; O. Bacci, G. L.: l'arte del periodo, in Giorn. stor. della letteratura italiana, XLII (1903), pp. 393-400; A. De Gubernatis, Dict. international des écrivains du monde latin, Florence 1905, p. 886; F. Flamini, G. L., in Rass. bibliografica della letteratura italiana, XX (1912), pp. 183 s.; Gli uomini illustri di Lanciano, in Il Lavoro fascista, 28 giugno 1941; Edizione nazionale delle opere di G. Carducci, Lettere, XIX (1894-1897), p. 220; G. Folena, Presentazione, in G. Lisio, Orazioni scelte del sec. XVI, Firenze 1957; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1964, p. 616; G. Folena, G. L., in I critici. Storia monografica della filologia e della critica moderna in Italia, a cura di G. Grana, I, Milano 1970, pp. 751-762; Catalogo dei libri italiani dell'Ottocento, IV, p. 2645; Diz. encicl. della letteratura italiana, III, p. 399.