MACAGGI, Giuseppe
MACAGGI, Giuseppe. – Nacque a Genova il 1° luglio 1857 da Gian Carlo e da Narcisa De Ferrari. La famiglia, di antico ceppo ligure, era originaria di Rosso, in Val Bisagno; il padre, farmacista, era decano della categoria in Liguria. Il M. si laureò dapprima in farmacia, più che altro per compiacere il padre. Poi, nel 1880, conseguì una seconda e più desiderata laurea in giurisprudenza, che gli consentì di diventare avvocato, professione nella quale con il passare del tempo eccelse, arrivando a essere uno dei principi del foro di Genova.
Politicamente il giovane M. si formò «in un ambiente in cui si facevano sentire, vivaci e tenaci, gli influssi del Risorgimento non peranco compiuto» e subì «il fascino dell’ideale mazziniano quando ancora era vivo il Maestro, quand’erano ancora recenti i ricordi delle sue gite a Genova, dei suoi soggiorni a Villa Giuseppina; crebbe tra gente che lo aveva visto, e che lo aveva ospitato» (Antonio Pellegrini: profilo storico 1843-1905, a cura di G.A. Belloni, Roma 1932, p. 54).
Mazziniano convinto, il M. svolse immediatamente una intensa attività giornalistica presso i periodici genovesi di area repubblicana. Tra gli anni Settanta e Ottanta collaborò, sovente sotto lo pseudonimo di Liberio, al Caio Gracco, diretto da P. Guastavino, a L’Indipendente, al Mameli, a Il Popolo d’Italia, a Lo Squillo, lavorando accanto a figure importanti della democrazia italiana: da A. Pellegrini a G. Rosa, da M.A. Panizzardi a V. Armirotti, da G. Bovio a U. Fleres. Il M. diresse anche Il Fiammifero (1875), La Libertà (1875), La Critica (1885), collaborò al giornale umoristico Matto Grillo e a diversi fogli letterari.
I toni accesi della propaganda antimonarchica si univano agli interessi artistici e all’invettiva anticlericale. Il M. inoltre, iscrittosi alla loggia massonica genovese «La Stella d’Italia», ebbe modo di scrivere tra il 1884 e il 1887 ne La Stella, giornale che aveva contribuito a fondare, organo della loggia. L’attività pubblicistica, tuttavia, non rimase circoscritta al capoluogo ligure: il M. intervenne fino agli anni Venti anche in periodici repubblicani di respiro nazionale, quali Cuore e critica di A. Ghisleri, la Lega della democrazia di A. Mario, La Ragione di U. Comandini, fino a L’Iniziativa e La Critica politica di O. Zuccarini, senza dimenticare il suo impegno nella massonica L’Idea democratica.
Per quanto riguarda gli incarichi politici, il M. fu più volte consigliere comunale e militò nella Confederazione operaia genovese, dove spesso svolse un ruolo di mediatore tra le componenti più moderate, propense a un accordo con i liberali, e la tradizionale ala intransigente repubblicana. Schiacciata la Confederazione tra l’esuberanza del nascente movimento socialista e il moderatismo di gran parte della democrazia cittadina, il M. partecipò nel 1892 all’acceso dibattito interno sull’ipotesi di intervenire al congresso costitutivo del Partito socialista italiano (PSI), che si teneva proprio a Genova. Egli si schierò per la partecipazione, seppur «affermando altamente la fede nell’ideale mazziniano» (B. Montale, La Confederazione operaia genovese e il movimento mazziniano in Genova dal 1864 al 1892, Pisa 1960, p. 178). Il M. aderì infatti poco dopo al Partito repubblicano italiano (PRI) e si occupò tra gli anni Novanta e il primo quindicennio del Novecento della questione del divorzio, di anticlericalismo ma soprattutto del decentramento politico e amministrativo, particolarmente caro alla sua sensibilità federalista.
A partire dalla guerra di Libia il M. accentuò i toni patriottici fino a dichiararsi interventista allo scoppio del conflitto mondiale. Alla fine della guerra, con S. Barzilai e N. Colajanni, venne a formare all’interno del partito repubblicano una minoranza sempre più ambigua dinanzi al fascismo montante. Tra il 1921 e il 1926 infatti, dalle colonne de L’Italia del popolo, diretta insieme con L. Bretti, egli accusò la maggioranza del PRI di «filobolscevismo» e di non essere stata capace di sposare fino in fondo la causa interventista e combattentista. In realtà il suo distacco dal partito si era già consumato nel 1922, quando era stato espulso dalla federazione ligure del PRI, nonostante la difesa di Ghisleri. Dinanzi al progressivo consolidarsi del fascismo, nondimeno, egli finì per diventare critico nei confronti del regime (negli ultimi anni di vita collaborò al Lavoro di Genova), allontanandosi dalla vita politica e ritornando alla professione forense, pur non aderendo mai al Sindacato fascista avvocati e procuratori.
Altrettanto significativa fu la sua carriera di parlamentare. Eletto deputato nel collegio di Genova II nella XXIII legislatura (1909-13) per il PRI, fu riconfermato nella XXV (1919-21) sempre a Genova: in questa occasione egli aderì ancora al gruppo repubblicano alla Camera, sebbene fosse stato eletto in una lista di repubblicani, socialriformisti e combattenti fortemente segnata dall’esperienza interventista. Oltre che di rapporti fra Stato e Chiesa, di questioni giudiziarie e assicurazioni, il M. si occupò di convenzioni marittime e ferroviarie e fu membro di diverse commissioni, tra cui quelle per i piani regolatori di Genova, Savona e Voltri, e di quella delegata a dichiarare monumento nazionale lo scoglio di Quarto.
Il M. fu anche incaricato dei corsi di diritto e procedura penale alla Scuola superiore di commercio di Genova e, dal 1924, divenne dottore aggregato della facoltà di legge all’Università di Genova.
Il M. morì a Genova il 17 febbr. 1932.
Opere: Le congregazioni religiose e le leggi italiane di soppressione, s.l. né d.; Magistero penale e arte di buon governo, Genova 1888; Mentana: nel 22° anniversario, Bergamo 1890; Decentramento politico e amministrativo, Roma 1914; Discorso commemorativo do 10 dexembre 1746: tegnuo o 9 dexembre 1923 a-o politeama zeneize, inaugurandose o confalon da Compagna, Genova 1924. Il M. curò inoltre i volumi: V. Russo, Pensieri politici, Napoli 1913; C. Cattaneo, L’insurrezione di Milano nel 1848 e la successiva guerra, Città di Castello 1921; G. Mazzini, Doveri dell’uomo, Genova 1922.
Fonti e Bibl.: G. Conti, Il Partito repubblicano dalla lotta per l’Unità d’Italia al momento attua;le, Roma 1944, pp. 52, 58, 61, 71; Democrazia e socialismo in Italia: carteggi di N. Colajanni (1878-1898), a cura di S.M. Ganci, Milano 1959, ad ind.; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell’800, Roma 1963, ad ind.; Id., La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, ibid. 1977, ad ind.; A. Aiaz;zi, Democrazia come civiltà: il carteggio Ghisleri - Conti (1905-1929), Milano 1977, pp. 150, 215, 249, 262, 289, 318, 322, 329, 337, 342, 345, 378 s.; M. Tesoro, I repubblicani nell’età giolittiana, Firenze 1978, ad ind.; S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), Firenze 1983, ad ind.; M. Milan, La stampa periodica a Genova dal 1871 al 1900, Milano 1989, ad ind.; R. Beccaria, I periodici genovesi dal 1473 al 1899, Genova 1994, ad ind.; C. Mansuino, Periodici giuridici italiani (1850-1900), Milano 1994, ad ind.; M. Tesoro, Democrazia in azione: il progetto repubblicano da Ghisleri a Zuccarini, Milano 1996, ad ind.; F. Turati e i corrispondenti italiani, I, (1876-1892), a cura di M. Punzo, Man;duria-Bari-Roma 2002, ad ind.; A. Cappellini, Diz. biografico di genovesi illustri e notabili, Genova 1932, s.v.; Enc. biografica e bibliografica «Italiana», A. Mala;testa, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, Roma 1941, p. 125; ESSMOI, Bibl. del socialismo e del movimento operaio italiano. Periodici, Roma-Torino 1956, ad ind.; P. Permoli, G. M., in Il Parlamento italiano 1861-1988, XI, Milano 1990, pp. 483 s.