MAFFEI, Giuseppe
Nacque a Solofra, presso Avellino, secondo dei figli del conte Giacinto e di Isabella de Falco (dopo Michelangelo e prima di Pietro) il 17 febbr. 1728 (Solofra, Arch. parrocchiale S. Giuliano della Fratta, Liber Baptizatorum ab anno 1658 usque ad annum 1730 inclusive, reg. n. 3, p. 186r; Scandone; De Maio, 1986, 1997, 2004) e non il giorno 28 (come in Volpicelli; Talamo; Minieri Riccio; Didonato); fu battezzato lo stesso giorno in S. Giuliano della Fratta. Morto prematuramente il padre, regio governatore, completò gli studi a Solofra, eccellendo in greco e in latino (lingua in cui scrisse tutte le opere di diritto). Nel 1747 intraprese a Salerno lo studio delle materie giuridiche, che completò a Napoli sotto la guida di G.P. Cirillo. Nel 1752 vinse il concorso per la cattedra di diritto naturale nell'Università di Napoli e nel 1761 quello per la seconda cattedra di istituzioni civili. In quella sede percorse altre tappe della carriera di docente: nel 1776 vinse il concorso per la prima cattedra di istituzioni civili, nel 1777 passò a insegnare diritto del Regno e nel 1782 il codice giustinianeo. Sposò Vittoria Ciliberti, che gli diede undici figli. Nel 1783 pubblicò a Napoli un trattato in due parti, De restitutionibus in integrum et de praecipuis vitiis contractuum e, l'anno seguente, le Institutiones iuris civilis Neapolitanorum, in quibus legum Neapolitanarum origines, ac vetera et nova Regni instituta enarrantur, opera anch'essa in due parti, ognuna delle quali di tre libri.
Il De restitutionibus verte sulla "difficile materia della restituzione in intero" (Volpicelli, p. 399; Talamo, pp. 10 s.). La prima parte tratta dei "Minori di venticinque anni, supposti dalla legge come privi di esperienza", la seconda espone i "Rimedi offerti dalla legge ai maggiorenni per errore dolo o violenza intercorsi nel contratto, tali da falsare la libertà nel consenso". Nelle Institutiones il M. riunì e riordinò tutta la normativa legislativa e consuetudinaria del Regno (Volpicelli, p. 399; Talamo, pp. 11 s.); nell'introduzione fece un excursus sulla storia delle leggi, soprattutto nel loro trasformarsi sotto i vari poteri che avevano dominato il Napoletano fino ai Borboni, mostrando "come le leggi cambiano e si modificano col cambiare dei politici avvenimenti, e come oltre alla filosofia e alle osservazioni degli scrittori, la conoscenza del passato sia utile oltre a modo e necessaria allo studio della giurisprudenza". I sei libri trattano "Dei magistrati. Delle persone private. Della divisione delle cose e de' varj modi di acquistarne il dominio. Dell'eredità. Delle obbligazioni. De' giudizj e della maniera di procedere in essi". L'opera riscosse grande successo ed ebbe due ristampe, nel 1792 e nel 1802. Nel Giornale enciclopedico di Napoli (ottobre 1785) si afferma "potersi estimare la di lui opera un eccellente lavoro di un giureconsulto, che professa la vera e non simulata filosofia" (Giustiniani, p. 202; Talamo, p. 12). Nel 1841, per cura del figlio Giacinto, ne fu pubblicata in Napoli una Editio novissima apud tertiam auctoris notis aucta.
Caduto gravemente malato, il M. andò a curarsi a Solofra e tornò a Napoli dopo la guarigione; il 30 nov. 1785 gli fu conferita, in seguito a concorso, la prima cattedra di Pandette; negli stessi anni tenne nella sua abitazione, con autorizzazione reale, una scuola privata di diritto e praticò l'avvocatura. Fu nominato censore della stampa dei libri e nel 1788 Ferdinando IV di Borbone lo incaricò di presiedere la Commissione per la riforma dell'Università di Catania, della quale fu poi rettore. Il 21 genn. 1792 fu nominato rettore dell'Università di Napoli.
Nel 1794 rimase marginalmente coinvolto nella congiura antiborbonica che, nell'ottobre, portò alla condanna a morte di E. De Deo, V. Galiani e V. Vitaliani; fu così incluso tra i 443 "giacobini o presunti tali" che, fra il 1794 e il 1797, furono deferiti alla giunta di Stato "per rispondere di concorso nella congiura del 1794" (cit. in Pedio, p. 235). Il governo borbonico distrusse molti degli incartamenti sugli eventi del 1794 e sulle relative conseguenze; tuttavia il nome del M. compare in un Reale Dispaccio col quale si ordina di porsi in libertà taluni giacobini del 25 luglio 1798 (Battaglini).
Nel 1798 pubblicò a Napoli alcune osservazioni a un'opera di J. Domat, già tradotta in italiano e parzialmente commentata dall'avvocato V. Aloj (Le leggi civili nel lor ordine naturale del signor Giovanni Domat nuova traduzione colle osservazioni sul diritto del Regno dell'avvocato Vincenzo Aloj arricchita di altre osservazioni del Regio professor G. Maffei, I-VI). Il M., "in alquante particolari osservazioni che appone alla fine di ciascun capitolo [(] seguendo puntualmente l'ordine dello scrittor Francese" (Talamo, p. 12), mostrò in quali materie il diritto municipale si accordasse o meno con il diritto civile e con le norme consuetudinarie vigenti in Francia, con stile "non sempre elegante e forbito, ma certamente chiaro e conciso ed accomodato a giudizioso chiosatore" (Volpicelli, p. 400).
Fra le numerose attestazioni di stima dei contemporanei, G. Talamo ricorda, in particolare, epigrafi latine encomiastiche dedicate al M. da E. Campolongo nel Sepulcretum amicabile (Napoli 1781-82). Il 15 dic. 1798, pochi giorni prima di rifugiarsi a Palermo sotto protezione inglese, Ferdinando IV gli revocò il permesso di tenere lezioni di diritto nella propria abitazione. Caduta la Repubblica napoletana, il figlio diciassettenne Giacinto per aver simpatizzato con i giacobini fu carcerato in Castel dell'Ovo in compagnia di G. Rodinò e, successivamente, nel carcere di Gaeta (G. Rodinò, Racconti storici narrati al figlio Aristide, in Archivio storico per le provincie napoletane, VI [1881], pp. 641 s.). Tuttavia, malgrado i rivolgimenti politici e i conseguenti cambi di governo, il M. continuò a insegnare presso l'Università di Napoli e il 14 nov. 1806 ebbe infine la cattedra di diritto romano.
Fu collocato a riposo il 1 genn. 1812 come professore decano e con il diritto di intervenire alle pubbliche funzioni, alle adunanze dell'Università, del Collegio dei decani e agli esami di giurisprudenza; inoltre gli fu concesso il voto deliberativo nel Collegio e negli esami, oltre alla prerogativa di precedere il decano della facoltà.
Il 20 gennaio successivo, all'inaugurazione dell'anno accademico dopo l'introduzione di nuovi ordinamenti, fu pubblicamente elogiato dal ministro degli Interni, conte G. Zurlo, che gli concesse l'insegna della facoltà; il 24 gennaio fu insignito della croce di cavaliere dell'ordine delle Due Sicilie dal re, Gioacchino Murat, che gli si rivolse chiamandolo padre della Patria e dicendo: "Io v'impetro lunghi anni ancora per il bene di questo amenissimo paese".
Il M. morì a Napoli il 20 marzo 1812.
Fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara. Celebrando le glorie di Solofra, nel 1886 A. Giliberti scrisse del M.: "Rutilat, ceu Lucifer axe,/ En Maffejus eques, Patronus sedulus, aequus:/ Princeps ante alios omnes oracula legum/ Enodat, victorque Fori certamina pugnat" (Pantheon Solophranum, Abellini 1886, p. 54 n. 3). Il Municipio di Solofra, il 27 nov. 1895, gli dedicò la strada che conduce al palazzo di famiglia, dove venne apposta una lapide che riprese l'errata indicazione del 28 febbraio come giorno di nascita.
Del M. rimasero inedite importanti opere giuridiche: Trattato di dritto di natura; Istituzione di dritto canonico (non completata); Istituzione di dritto Romano; Comento alle Pandette (Volpicelli; Talamo).
Fonti e Bibl.: L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, Napoli 1787, II, pp. 201 s.; G. Manna, Della giurisprudenza e del foro napoletano dalla sua origine fino alla pubblicazione delle nuove leggi, Napoli 1839 (rist. anast., Bologna 1999), pp. 208-210; L. Volpicelli, M. G., in Biografia degli Italiani illustri, a cura di E. De Tipaldo, VIII, Venezia 1841, pp. 397-400; G. Talamo, Vita di G. M., Napoli 1841; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844 (rist. anast., Bologna 1990), pp. 186 s.; A. Dumas père, I Borboni di Napoli, Napoli 1862 (rist. anast., Napoli 1969), p. 136; A. Giliberti, Pantheon Solophranum. Carmen cum adnotationibus quibusdam in Italicos translatum versus, cit., pp. 54 n. 3, 86, 88 n. 1; G. Didonato, Solofra nella tradizione e nella storia, III, Uomini illustri e benemeriti, Messina 1925, pp. 165-173; G. Doria, Le strade di Napoli. Saggio di toponomastica storica, Napoli 1943, pp. 254 s.; R. Trifone, L'Università degli Studi di Napoli dalla fondazione ai giorni nostri, Napoli 1954, pp. 87-89; F. Scandone, Documenti per la storia dei Comuni dell'Irpinia, I, La regione meridionale del Terminio, Avellino 1956, p. 338 n. 675; M. Battaglini, Atti, leggi proclami ed altre carte della Repubblica Napoletana (1798-1799), Cava de' Tirreni 1983, I, p. 165 n. 28; T. Pedio, La congiura giacobina del 1794 nel Regno di Napoli, Bari 1986, pp. 231 n. 1, 235; M. De Maio, I Maffei di Solofra, in Il Campanile, XVII (1986), 3-4 (marzo-aprile); Id., I Maffei di Solofra, Solofra 1997, pp. 23-33; Id., Illuministi e '99 a Solofra, in Avellino e l'Irpinia nel 1799. Atti del Convegno, 1999, a cura di F. Barra, Avellino 2004, pp. 193-252; I. Tranchini, in Diz. biografico universale, Firenze 1844-45, III, p. 824; Indice biografico italiano (IBI), München 2002, VI, p. 2088.