MAFFEI, Giuseppe
Nacque il 27 maggio 1775 a Cles, in Trentino, da Giacomo Antonio, conte di Taio in Val di Non e cancelliere del principe vescovo di Trento, e da Elisabetta Aliprandini; fu l'ultimogenito di una famiglia molto numerosa. Dal padre, studioso di diritto e filosofia e autore di opere storiche di argomento trentino, assorbì l'interesse per la cultura e il profondo amore per la propria terra. Educato nei primi anni privatamente, proseguì gli studi al liceo di Trento e nel 1795 si iscrisse alla facoltà di teologia dell'Università di Salisburgo. Nel 1798 si laureò e fu ordinato sacerdote. Dopo un breve periodo nella casa paterna, intraprese un lungo viaggio di studio in Italia, entrando in contatto con gli ambienti intellettuali con cui il padre, socio di varie accademie (Rovereto, Brescia, Mantova, Treviso), era in costante relazione. Tornato a Salisburgo vi pubblicò un Catalogo di diversi strumenti musicali e mercanzie che sono d'uso comune per le arti a Berchtesgaden (1802).
Nel 1805 il M. divenne professore di letteratura italiana presso la locale Università, incarico che ricoprì fino al 1811 quando, con la temporanea annessione della città alla Baviera, l'ateneo fu chiuso. Restò tuttavia ancora per alcuni anni a Salisburgo come docente d'italiano presso il liceo-ginnasio.
Del 1808 è la pubblicazione di un testo di letteratura devota, Il vero cristiano o sia raccolta di scelte preghiere, più volte ristampato (Salisburgo 1819, Milano e Venezia 1828, 1843). In seguito gli interessi del M. si volsero alla stesura di testi collegati alla sua esperienza didattica e destinati all'apprendimento dell'italiano e del tedesco: un'Antologia italiana, ossia scelta e piacevole letteratura italiana (I-II, Salisburgo 1813), e l'Italienisches Lesebuch für Anfänger (Antologia italiana per principianti) (München 1818) da usarsi "per l'insegnamento dell'italiano nella maggior parte degli Istituti pubblici del regno di Baviera ed in molti altri all'estero, soprattutto in numerose scuole italiane dell'Austria per l'insegnamento del tedesco" (cfr. Premessa alla terza edizione, ibid. 1824).
Dal 1816 il M. si era trasferito a Monaco di Baviera come insegnante di italiano dapprima presso il reale liceo e poi, dal 1826, quale titolare della cattedra di letteratura italiana all'Università. In quegli anni furono date alle stampe anche la Theoretisch-praktische italienische Sprach Lehre (Grammatica italiana teorico pratica) (München 1825; 2ª ed. 1837) e l'Enrico, conte di Eichenfels (ibid. 1825; Milano 1828, 1832), "libera traduzione" dal tedesco di un racconto di C. von Schmid, autore di celebratissimi scritti per la gioventù, a imitazione del quale avrebbe in seguito pubblicato La famiglia d'Erlau (Brescia 1841). Tra i suoi lavori sono da ricordare anche alcuni saggi di versione dal tedesco da A.W. Iffland e da A.F. Kotzebue.
Unanimemente stimato per la sua competenza e per la vasta cultura, fu nominato consigliere del Regno di Baviera dal re Luigi I di Wittelsbach, grande estimatore dell'Italia, che gli affidò l'educazione dei figli. Mentre il sovrano andava trasformando profondamente la vita culturale e il volto architettonico di Monaco, il M. si occupava dunque della formazione del principe ereditario Massimiliano, avviandolo all'apprendimento dell'italiano e contribuendo a svilupparne la passione per la letteratura e in particolare per la poesia.
Per Ottone, figlio minore del re destinato al trono di Grecia, nel 1833 scrisse un testo di Ammaestramenti per un principe, dedicandogli subito dopo la traduzione dal latino del volumetto Paterne ammonizioni di Massimiliano primo il grande elettore di Baviera al suo figliuolo Ferdinando Maria (Milano 1833) perché trovasse nelle raccomandazioni del suo grande avo "le eterne ed immutabili massime della vera scienza del regnare". Sempre per Ottone è la dedica alla seconda edizione della Storia della letteratura italiana (Milano 1834).
La Storia della letteratura italiana dall'origine della lingua sino a' nostri giorni (I-III, Milano 1825) è senz'altro l'opera di maggior impegno pubblicata dal M., e che giustifica la sua presenza in tutti i manuali di storiografia letteraria, mettendo peraltro in secondo piano il ruolo non secondario da lui svolto come rappresentante dell'interscambio culturale tra area italiana e area tedesca dell'Impero. In relazione con gli ambienti intellettuali della penisola e in particolare con Milano, il M. era al corrente dei dibattiti culturali incentrati sull'auspicio di storie letterarie che tenessero conto delle aspirazioni dei nuovi tempi e rispondessero altresì alle esigenze di una più ampia utenza. Dopo aver sottolineato, nella prefazione alla prima edizione, l'eccessiva ampiezza e dispersività sia delle opere "d'immenso studio" settecentesche sia di quelle più recenti, inadatte per chiunque, non specialista, desiderasse conoscere la letteratura italiana, esponeva le ragioni del suo "compendio", che poteva risultare d'"amena lettura anche pel bel sesso e per la gioventù delle estere nazioni, spezialmente per l'alemanna" e si proponeva come utile strumento didattico per tutti i professori di lingua e letteratura italiana. Quanto ai criteri adottati nella compilazione, il M. affermava d'essersi ispirato nell'impostazione generale ai nove volumi della Histoire littéraire d'Italie (1811-19) di P.L. Ginguené e di aver seguito prevalentemente, nei giudizi critici, i più reputati commentatori, esplicitando in nota le fonti cui s'era rifatto. Suo scopo dichiarato era infatti semplicemente quello di sintetizzare, a fini sia divulgativi sia didattici, in soli tre volumi quanto era stato in precedenza esposto in forma molto più distesa.
Esaurita anche la seconda edizione originale milanese che, in 4 volumi, era apparsa "emendata ed accresciuta colla storia dei primi trentadue anni del secolo XIX", l'editore Le Monnier ne predisponeva una terza edizione ufficiale, riveduta da P. Thouar (I-II, Firenze 1853). Ma la vitalità dell'opera, forse proprio per la "giudiziosa modestia" (Croce) con cui l'autore l'aveva redatta, era destinata a essere ancora lunga. Riveduta e compendiata a uso delle scuole fu ristampata più e più volte, almeno fino agli ultimi anni dell'Ottocento.
Nel 1836 il M. si ritirò dall'insegnamento a causa di una progressiva perdita della vista. Continuò tuttavia a risiedere prevalentemente a Monaco. Socio di varie accademie e insignito di onorificenze, era stato anche nominato cappellano aulico del duca Massimiliano di Baviera, con il quale era solito trascorrere i mesi estivi sul lago di Starnberg, dove spesso lo raggiungeva il nipote Andrea (che, impegnato nella versione del Teatro di F. Schiller, gli dedicò nel 1845 il Guglielmo Tell, sua opera preferita).
Il M. morì a Monaco il 15 maggio 1858.
Fonti e Bibl.: C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, XVI, Wien 1867, pp. 256 s.; F. Ambrosi, Scrittori e artisti trentini, Trento 1894, p. 173; Enc. nazionale, VI, Milano 1880, pp. 703 s.; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1913, II, p. 346; G. Getto, Storia delle storie letterarie, Milano 1946, ad nomen; B. Croce, L'Ottocento, a cura di M. Sansone, in La letteratura italiana per saggi storicamente disposti, III, Bari 1961, p. 262; P.M. Filippi, Breve vita dell'abate G. M., in Judicaria, VI (1987), pp. 24-26.