MANACORDA, Giuseppe
Nacque a Carmagnola, presso Torino, il 29 genn. 1876 da Vittorio, insegnante nelle scuole tecniche, e Francesca Demartini, "donna di grande finezza intellettuale e morale", come sottolinea il nipote Mario Alighiero Manacorda. Le famiglie erano originarie del Monferrato e di ceto borghese intellettuale e proprietario. Il M. compì i suoi studi liceali a Massa, poi quelli universitari a Pisa, presso la facoltà di lettere e la Scuola normale superiore. A Pisa - dal 1894 al 1898 - ebbe per maestri A. D'Ancona in letteratura italiana e A. Crivellucci in storia, dai quali fu iniziato al metodo storico-critico e alle ricerche erudite. Conseguì la laurea discutendo una tesi su Galeotto Del Carretto poeta lirico e drammatico monferrino (pubblicata in Memorie della R. Acc. delle scienze di Torino, s. 2, XLIX [1898-99], pp. 47-125), quindi ottenne quella presso la Scuola normale con una tesi su Pier Iacopo Martello. Nel 1899 si laureò anche in filosofia nell'Università di Torino, con una tesi già dedicata a ricerche erudite di storia della scuola, Della forma catechetica nei trattati grammaticali del Medio Evo, discussa con G. Allievo.
Il M. iniziò la sua carriera di docente nelle scuole secondarie passando da Pisa a Oneglia, a Mazara del Vallo, a Treviglio, a Procida, a Foggia e - dal 1905 al 1911 - a Cremona. Assai sensibile ai problemi aperti dalla "questione sociale", si iscrisse al Partito socialista italiano (PSI) e caricò di significato sociale il suo stesso insegnamento, svolgendo lezioni gratuite e legandosi all'Università popolare, come avvenne nel periodo foggiano (1904-05). Entrò a far parte della Federazione nazionale insegnanti scuola media (FNISM) e ne divenne segretario a Cremona, partecipando intensamente ai complessi dibattiti affrontati dall'associazione, anche con interventi duri, come accadde col ministro della Pubblica Istruzione L. Rava in relazione ai concorsi per i docenti della scuola secondaria presso le grandi sedi, nel 1906. Il carattere polemico ma giusto lo coinvolse anche in altre battaglie civili tanto a Casale Monferrato quanto a Cremona.
Pur tra ristrettezze economiche e impegno professionale e civile, il M. non abbandonò mai gli studi, come "testimoniano i numerosi fogli di appunti che si conservano tra le sue carte" connessi a ricerche erudite fatte presso biblioteche collocate nelle varie città che aveva toccato nella sua carriera di insegnante. Tali studi furono pubblicati in Studi storici di Crivellucci (XI [1902], pp. 177-192; XIII [1904], pp. 121-166), nel Giornale storico della letteratura italiana di D'Ancona (XXXVIII [1901], pp. 163-168; XLIX [1907], pp. 100-119; LVI [1910], pp. 193-200; LXVII [1916], pp. 129-151), e nella Riv. delle biblioteche e degli archivi, oltre che in varie riviste a carattere più regionale e in raccolte di atti di accademie. Sono studi "su soggetti di varia erudizione", avviati già nel 1897 con Il martirologio e il necrologio della chiesa di S. Evasio di Casalmonferrato (in Studi storici, VI [1897], pp. 215-228), e seguiti da Professori e studenti piemontesi, lombardi e liguri nell'Università di Pisa (Pisa 1899). Nel 1901 pubblicò il volume Da s. Tommaso a Dante: congetture e riscontri (Bergamo), ma anche le Rassegne di storia scolastica e universitaria, in quattro puntate, nella rivista di D'Ancona, seguite nel 1902 dagli Studi di storia scolastica e universitaria, in quella di Crivellucci, anno in cui uscì anche il manuale "ad uso degli istituti tecnici, delle scuole normali e degli istituti superiori" (Linee di retorica e di storia letteraria) a Torino, presso Paravia. Nel 1907 videro la luce due studi: I rifugiati italiani in Francia negli anni 1799-1800 sulla scorta del diario di Vincenzo Lanzetti e di documenti inediti dagli archivi d'Italia e di Francia (ibid.), nonché quello dedicato a Un testo scolastico di grammatica del secolo XII in uso nel basso Piemonte (Genova). Nel 1908 pubblicò I capitoli segreti del trattato d'alleanza franco-cisalpino del 1798 (in Il Risorgimento italiano, I [1908], pp. 288-292), poi un altro "manuale ad uso delle scuole", su Lingua, stile, principî di estetica (Cremona), e il volume su Temi per traduzioni dall'italiano in latino: retroversioni dai più noti umanisti dei secoli XV e XVI (Roma-Milano, in collab. con L. Cisorio e ripubblicato fino al 1918).
Nel 1909 avviò, dopo alcuni contributi su Dante, le sue ricerche su U. Foscolo che avrebbero trovato approdo in un volume di Studi foscoliani (Bari 1921), premiato dalla R. Accademia della Crusca. Gli studi storici sulla scuola continuarono con l'articolo Testi grammaticali nel Medio Evo (in Bulletin italien, XI [1911], pp. 357-364) e con quello su Stato, Chiesa e scuola dal Medio Evo in poi (in Nuova Antologia, 16 giugno 1912, pp. 656-668). Gli studi letterari continuarono, invece, con un denso articolo su Il sentimento della natura nelle liriche del Leopardi (in Studi di filologia moderna, IV [1911], pp. 15-61).
Nel 1914 uscì la Storia della scuola in Italia, I, Il Medio Evo, Palermo (rist. anast., Bologna 1978), l'opus magnum del M., che è ormai un vero "classico" delle ricerche di storia dell'istruzione scolastica e che resta come un testo-chiave in questo campo di ricerca. Seguirono poi altri articoli su libri scolastici e grammatiche tra Medio Evo e Rinascimento e ricerche varie: Verso una rinascenza cattolica? (in La Rassegna nazionale, XXXVIII [1916], 1, pp. 113-132); La guerra: meditazioni storiche e politiche (ibid., XXXIX [1917], 9, pp. 93-107, 176-193), Ombre e penombre della storia massonica (ibid., XL [1918], 16, pp. 182-190; 17, pp. 183-193; 18, pp. 123-131; ibid., L [1919], 19, pp. 48-59; 20, pp. 212-214; 22, pp. 211-214). Sempre nella Rassegna nazionale (ibid., 23, pp. 245-254) apparve il testo Poesia medievale che risorge, in cui espose, in "versi latini su ritmi medievali", la polemica contro il positivismo, ma anche l'opposizione al "sanfedismo" idealista e ai "misticismi" di moda, e di fedeltà, invece, al socialismo, a un universo laico di valori, in sé religiosi, in cui si affermava "il senso della santità della vita".
Dal 1909 il M. fu libero docente nell'Università di Pavia. Dal 1912 insegnò a Roma (al liceo-ginnasio E.Q. Visconti, all'Istituto superiore di magistero, poi anche a lettere). Sempre nel 1912 sposò Lina Romagnoli, da cui ebbe sei figli maschi. Durante la prima guerra mondiale sostenne con forza il suo "pacifismo intransigente", che lo rese un "isolato", in lotta aperta contro ogni militarismo.
Il M. morì a Roma il 4 genn. 1920, vittima della epidemia di "spagnola".
Il M. fece parte di quel gruppo di intellettuali che, formatisi tra i due secoli, vissero in pieno le inquietudini anche innovative di quei decenni, alimentandosi di un clima di forte dibattito culturale e del processo di modernizzazione della società italiana. Il M. fu, così, un intellettuale partecipe di quella "crisi" culturale e politico-sociale del primo Novecento, in cui si collocò con fine sensibilità di storico e, a un tempo, di intellettuale impegnato "educativamente": nella scuola, nella FNISM, nella stessa produzione culturale.
Del lavoro svolto dal M. vanno ricordate soprattutto le opere più mature di applicazione del metodo storico-critico, quali la Storia della scuola in Italia e gli Studi foscoliani.
Il primo testo è "di ben vasto disegno", legato com'è all'obiettivo di delineare "la fisionomia storica e giuridica dell'istituto scolastico nelle varie età", a cominciare dal Medio Evo. La scuola è vista come correlata alla "società in mezzo alla quale vive" e come fucina di "correnti di pensiero". Il M. ha della scuola una visione integrata e dinamica tra società e cultura, di cui proprio il Medio Evo è un exemplum decisivo. La storia della scuola, così, si distingue dalla storia della pedagogia e si orienta a descrivere l'"interno" stesso dell'istituzione scolastica: "la vita, i metodi, le consuetudini, il costume". Tale storia, inoltre, nasce dall'uso di "molte monografie locali di storia scolastica", collazionandole e contestualizzandole allo "svolgimento sociale, economico e politico". L'opera è divisa in due parti: la prima - Storia del diritto scolastico - tratta della scuola italiana prima di Carlo Magno, sottolineando il declino della scuola pubblica e l'ascesa di quella religiosa, potenziata da Gregorio Magno e da s. Benedetto, per poi fissarne la rinascita nell'età carolingia e pontificia del secolo IX, poi con l'avvento dei Comuni, attraverso le scuole cenobiali, quelle private, tenute da maestri laici, quelle libere comunali, quelle vescovili, fino all'istituzione delle Università; la seconda - Storia interna della scuola medievale italiana, che risulta il settore più innovativo dell'opera - sviluppa una ricostruzione della figura del magister, che si afferma come "buona professione" (nelle scuole cattedrali, in particolare), anche se "meno libera" presso i Comuni; di quelle degli scolari, oberati di "doveri" e sottoposti a severa disciplina, cui si rispondeva con "monellerie" e "birichinate"; dei programmi e dei metodi didattici, legati alla cultura religiosa, ma via via in "modificazione e ampliamento", con la grammatica al centro, la retorica e il diritto, lasciando in ombra i "classici"; dei locali, delle suppellettili, della biblioteca, delineando così una "storia materiale" della scuola. Infine il M. affronta i testi scolastici, distinti tra grammatiche, glossari e le "Ars dictandi". L'opera del M. è, secondo E. Garin, "tuttora necessaria all'addetto ai lavori" e significativa nel metodo articolato e integrato con cui studia la scuola, con forti basi filologiche e secondo una visione critica e dialettica. Certo, secondo Garin, ci sono - nell'opera e nel suo metodo d'indagine - anche limiti, connessi alla troppo netta separazione tra "legislazione scolastica" e "vita interna" della scuola, alla limitata contestualizzazione socio-politico-culturale della scuola stessa. Ma il lavoro resta esemplare: ha dato corpo a un modello critico di quella "storia della scuola" che non è soltanto un momento della storia dell'educazione e della pedagogia, ma un punto forte della storia sociale.
L'opera su Foscolo ci offre "pagine sintetiche sul classicismo" del poeta, sulla sua concezione idealistica della bellezza, le analisi estetiche dei Sonetti e delle Odi, le molteplici indagini comparative", come sottolinea nella prefazione L. Ferrari. È un'opera che colloca nettamente Foscolo "tra" classicismo e romanticismo, riconoscendo nei Sepolcri il luogo poetico in cui si delinea un sottile e complesso equilibrio tra questi due orientamenti ideali e culturali. Nei Sepolcri "l'epopea dei grandi" si lega all'"idea di morte", a quella di storia, ma anche all'uomo e alle sue inquietudini.
Fonti e Bibl.: G. Volpe, Storici e maestri, Firenze 1924, p. 60; V. Rossi, Scritti di critica letteraria, Firenze 1930, pp. 65-89; L. Ambrosoli, La Federazione nazionale insegnati scuole medie dalle origini al 1923, Firenze 1969, passim; C. Ernst, I costumi educativi. Esempi di storiografia pedagogica, in I Problemi della pedagogia, XX (1974), pp. 54-66; M.A. Manacorda, Nota biografica su G. M., in G. Manacorda, Storia della scuola in Italia, I, Il Medio Evo, Firenze 1980, pp. 15-30; E. Garin, Presentazione, ibid., pp. 7-13; F. Cambi, La scuola italiana nella storiografia, in La scuola italiana dall'Unità ai nostri giorni, a cura di G. Cives, Firenze 1990, pp. 383 s.