MANGILI, Giuseppe
Nacque in località Molini della Sonna, frazione di Caprino Bergamasco, il 7 marzo 1767 da Giambattista e da Angela Magoni (o Macconi). Compì gli studi nel seminario di Bergamo e, presi gli ordini, tenne dal 1786 la cattedra di grammatica nel collegio Mariano provinciale. Nel 1790 lasciò l'insegnamento per trasferirsi a Pavia, in seguito a ripetuti inviti di L. Mascheroni, suo concittadino e maestro, che lo introdusse nell'Università ticinese, dove seguì le lezioni di L. Spallanzani, A. Volta, A. Scarpa e V. Brusati. Sempre grazie a Mascheroni, il M. fu inserito nei principali ambiti culturali della città ed ebbe modo di frequentare i salotti Malaspina, Mezzabarba e Bellisomi.
Nel 1791 si unì a Mascheroni, Gregorio Fontana e C. Baldinotti per compiere un viaggio nell'Italia meridionale, durante il quale salì fino al cratere del Vesuvio, come pochi anni prima aveva fatto Spallanzani. Sulla via del ritorno si fermò a Firenze presso l'Imperial Regio Museo di fisica e storia naturale, dove conobbe P. Mascagni e Felice Fontana; accanto a quest'ultimo rimase per circa cinque mesi, per seguirne le attività scientifiche. Rientrato a Pavia, dopo aver visitato anche le miniere dell'isola d'Elba e compiuto osservazioni di biologia marina sulla Riviera ligure, riprese a seguire le lezioni ed ebbe modo di assistere alle prime esperienze di A. Volta sull'elettricità animale, appena scoperta da L. Galvani. Nel 1793 conseguì la licenza in fisiologia e anatomia, cui seguì un nuovo periodo di istruzione a Firenze.
Nel 1797, sotto la dominazione francese, iniziò per il M. un periodo di impegno politico: fu eletto membro della Municipalità di Bergamo e poi fu designato da Napoleone Bonaparte rappresentante del popolo nel Consiglio dei juniori. Prese anche parte ai Comizi di Lione (1801-02), voluti da Napoleone per dare una nuova costituzione alla Repubblica Cisalpina, che divenne Repubblica Italiana (26 genn. 1802).
Poco dopo la morte di Spallanzani, nel marzo 1799, il M. era stato chiamato alla cattedra di storia naturale dell'Università di Pavia - di cui fu anche rettore - e alla direzione del museo annesso.
L'aver avuto per maestri scienziati come Spallanzani, Scarpa e F. Fontana giocò un ruolo fondamentale alle sue ricerche, che si orientarono verso lo studio dell'anatomia e della fisiologia; il M. si affermò come sperimentatore, mentre non si applicò mai agli studi sistematici dei nomenclatori.
Lavorò prevalentemente su tre temi: il sistema nervoso degli invertebrati inferiori, il letargo nei mammiferi e gli effetti del veleno delle vipere. Esordì con una memoria - in forma di lettera a Scarpa - su studi ed esperienze istituiti per dimostrare l'esistenza di un sistema nervoso nelle sanguisughe e nei lombrichi (De sistemate nerveo hirudinis terrestris aliorumque vermium, Ticini 1795), che riscosse apprezzamento anche da parte di illustri naturalisti d'Oltralpe. Alcuni anni più tardi il M. riprese questo tipo di ricerche, dirette però sui molluschi bivalvi. Accurate esperienze, grazie anche ad abili preparazioni anatomiche, gli permisero di correggere le affermazioni di G.S. Poli, che negava l'esistenza di un sistema nervoso in questi animali, e perfezionare quelle di G. Cuvier, che lo aveva solo parzialmente scoperto.
Il M. studiò a lungo la fisiologia del letargo nei mammiferi e, nel 1807, dette alle stampe quattro memorie, riunite nel Saggio di osservazioni per servire alla storia dei mammiferi soggetti a periodico letargo (Milano 1807). Per cercare di determinare i meccanismi del letargo e i fenomeni che lo caratterizzano, condusse numerose osservazioni sia su marmotte libere sia su individui tenuti in cattività, dirigendo le sue esperienze anche a ricci, pipistrelli, ghiri e moscardini.
Il M. individuò nel digiuno e in una temperatura tra i 5 e i 12 gradi le condizioni del letargo nelle marmotte: in quella situazione, la mancanza delle carotidi interne da lui osservata avrebbe comportato un afflusso minore di sangue arterioso al cervello determinando, con il concorso del digiuno, uno stato di torpore. Pur avendo osservato negli altri mammiferi soggetti al fenomeno caratteristiche lievemente differenti, ritenne pressappoco uguali le cause esterne e quelle fisiologiche determinanti il letargo. In seguito al dibattito sviluppatosi tra gli scienziati su questo tema, il M. vi tornò per confermare i suoi risultati in risposta a J.A. Saissy, che aveva mosso dubbi sulle sue esperienze (Dei mammiferi soggetti a periodico letargo. Memoria V, Pavia 1818), poi ancora per replicare ad altri critici (Sulla epistola zootomica del professore Otto di Breslavia al celeberrimo Blumenbach, ibid. 1828).
Riprendendo gli esperimenti di F. Redi e F. Fontana, il M. compì meticolose esperienze sul veleno della vipera ritenendo, in linea con quanto sostenuto da Redi, che esso fosse mortale se iniettato nei muscoli o nel circolo sanguigno, ma che non producesse effetti se fatto ingerire, qualunque fosse la dose, contrariamente all'opinione di Fontana che considerava la quantità il fattore determinante. Dissentì da Fontana anche riguardo alla durata del potere letale del veleno: con un brillante artificio sperimentale, il M. mostrò che esso si mantiene anche nel veleno seccato e conservato per lungo tempo (oltre 14 mesi), somministrandolo a colombi mediante il contatto con una ferita. Le sue ricerche lo portarono anche a ritenere l'ammoniaca il miglior rimedio contro il morso di vipera.
Tra gli scritti del M. sono da ricordare altresì: Lettera dell'ab. Giuseppe Mangili al celebratissimo sig. prof. Spallanzani, in Annali di chimica e storia naturale, 1796, vol. 11, pp. 256-264; Nuove ricerche zootomiche sopra alcune specie di conchiglie bivalvi, Milano 1804; Discorso pronunciato il giorno 19 giugno 1805 nella grand'aula dell'Università di Pavia, ibid. 1805; Saggio d'osservazioni per servire alla storia dei mammiferi soggetti a periodico letargo, Bologna 1807; Sul veleno della vipera…, Pavia 1809; Della calvezza ereditaria, ibid. 1810; Elogio di Lorenzo Mascheroni, Milano 1812; Elogio di Felice Fontana, ibid. 1813; Discorso intorno al veleno della vipera, Pavia 1817; Discorso intorno alle pretese idatidi uterine, ibid. 1818.
Il M. appartenne a numerose accademie scientifiche, fra cui la Società medica di Bologna e l'Ateneo di Bergamo, nel quale, dopo il ritiro dall'insegnamento, presentò alcuni carmi e componimenti letterari.
Tra questi (tutti stampati a Bergamo) si rammentino: Leonilda, 1819; Le acque semitermali di San Pellegrino, 1822; Poesie per le benavventurate nozze del nobile signor conte Paolo Agliardi colla nobile signora Marianna Pesenti, 1822; Carme in morte di Giuseppe Pasta, 1823; Lo sposalizio di Giacobbe con Rachele, 1824; Alla sacra maestà di Francesco Primo, 1825.
Nel 1815 fu colpito da una paraplegia che lo condusse alla totale perdita dell'uso delle gambe e che, nel 1819, lo costrinse a congedarsi dall'insegnamento.
Il M. morì a Molini della Sonna il 15 nov. 1829.
Fonti e Bibl.: A Bergamo, presso la Civica Biblioteca - Archivi storici Angelo Mai, si conservano diari e documenti biografici del M., insieme con una consistente miscellanea contenente studi e lezioni di storia naturale, oltre all'epistolario, ricco di centinaia di lettere sue o ricevute da illustri personaggi del tempo (G. Locatelli, Raccolta di manoscritti dell'ab. prof. G. M., in Boll. della Civica Biblioteca di Bergamo, III [1909], 2-3, parte speciale, pp. 25-32). Negli Archivi di Stato di Milano e Pavia sono conservati documenti relativi alla sua direzione del Museo di storia naturale dell'Università di Pavia.
Tra gli scritti sul M.: G. Chiappa, Necr. del prof. G. M., in La Minerva ticinese, 1829, n. 47, pp. 791-798; A. Salvioni, Relazione accademica sulla vita e sugli scritti di G. M. professore di storia naturale nell'I.R. Università di Pavia, letta nell'Ateneo di Bergamo, Bergamo 1830; C. Jucci, G. M. (1799-1819), in L'Istituto di zoologia "Lazzaro Spallanzani" della R. Università di Pavia, Pavia 1939, pp. 24-27; Id., Contributo dell'Università di Pavia al progresso della biologia naturalistica, in Discipline e maestri dell'Ateneo pavese, prefazione di L. De Caro, Pavia 1961, pp. 109-151; G. Bonera, G. M., in "… Parlano un suon, che attenta Europa ascolta". Poeti, scienziati, cittadini nell'ateneo pavese tra riforme e rivoluzione (catal.), Pavia 2000, pp. 168-170.