MANTELLINI, Giuseppe
Nacque a Firenze il 22 giugno 1816 da Gaetano e da Teresa Catani.
Iscritto all'Università di Pisa, vi seguì, tra gli altri, i corsi di F. Del Rosso e nel 1836 si laureò in giurisprudenza sotto la guida di G. Carmignani, celebre esponente della scuola criminalistica toscana. Avviato alla libera professione, il M. fece pratica presso lo studio dell'avvocato fiorentino G. Capei, noto per le sue posizioni liberali, e subito si segnalò per la grande conoscenza della disciplina giuridica e per l'ingegno con cui ne applicava i principî. Non fu però un avvocato "improvvisatore o tribunizio" capace d'infiammare l'aula con i propri interventi, bensì "un pratico fedele, un indagatore delle questioni […] un dottrinario geniale" (Carena, p. 5) che seppe comunque ottenere risultati positivi grazie al rigore scientifico con cui esponeva i suoi ragionamenti.
L'assenza nel Granducato di un sistema formalizzato di carriere distinte e di regole precise per l'accesso alla pubblica amministrazione lo spinse poi ad accettare un impiego nella magistratura. Nel 1844 il M. entrò dunque nell'amministrazione granducale come sostituto e nel 1851 divenne titolare dell'Ufficio di avvocato regio.
Tale carica, molto ambita e riservata di norma a chi aveva molti anni di servizio, prevedeva che il titolare operasse in tre distinti settori: quello del contenzioso, ove fungeva da studio legale al servizio dello Stato; quello delle Riformagioni, il cui procuratore si occupava della tutela della costituzione materiale dello Stato; e quello archivistico per la custodia di tutti i documenti dell'amministrazione pubblica. All'interno dell'avvocatura regia il M. si distinse anche per l'indirizzo liberale assunto nel dibattito sugli archivi pubblici che si svolse tra il 1844 e il 1852, quando, nel settembre, il governo decise di creare un unico archivio centrale dello Stato toscano. Anche in seno a una specifica commissione, il M. appoggiò la proposta di F. Bonaini per la realizzazione di un archivio che fosse luogo di studio e di recupero delle fonti per la storia dello Stato e non semplice deposito di documenti segreti e segretati.
Quando, raggiunta l'Unità, l'avvocatura regia fu soppressa, il M. fu nominato direttore del neonato Ufficio del contenzioso erariale di Firenze (1862). Nel 1865 divenne consigliere nella Corte suprema di cassazione delle province toscane e, il 7 febbr. 1867, consigliere di Stato presso la prima sezione di Grazia e Giustizia. Poi, con r.d. del 29 nov. 1868, fu trasferito alla sezione delle Finanze. Con la successiva nomina (30 genn. 1876) ad avvocato generale erariale dovette lasciare il posto al Consiglio di Stato, con la presidenza del quale si tenne però sul piano informale in stretti rapporti.
Eletto al Consiglio comunale di Firenze nel 1865, vi rimase fino al 1879 quando, a seguito delle elezioni del 13 luglio - successive al tracollo finanziario e al commissariamento del Comune -, si verificò un significativo rinnovamento della classe dirigente cittadina. Intanto era entrato in Parlamento in rappresentanza del collegio di Firenze III: deputato dall'XI alla XV legislatura (1871-85), sedette sui banchi della Destra e fu relatore di alcuni importanti progetti di legge, tra cui quella del 30 nov. 1875 che stabilì il riordino degli uffici del contenzioso finanziario, settore per il quale nel 1876 fu incaricato di preparare il regolamento. Nella sessione 1871-72 fu relatore del progetto per l'applicazione delle multe per inesatta od omessa dichiarazione nelle imposte dirette e fu anche membro della giunta generale del bilancio; in quella del 1873-74 intervenne nel dibattito sul corso forzoso proponendo un emendamento all'articolo 8 sulla circolazione cartacea e fu relatore del progetto sulla tassazione della macinazione dei cereali. Da segnalare, inoltre, che, nella storica votazione del 18 marzo 1876, da cui derivarono la fine della compagine moderata toscana (la cosiddetta consorteria) e la caduta del governo della Destra storica, il M. votò a favore del governo Minghetti, insieme con L. de Cambray Digny, T. Corsini e altri 19 corregionali.
Nella sessione 1880-82 fu relatore, tra gli altri, di un progetto di riforma delle casse di risparmio, a proposito del quale pubblicò anche un lungo contributo: Il riordinamento delle casse ordinarie di risparmio (in Riv. della beneficenza pubblica e delle istituzioni di previdenza, X [1882], pp. 1020-1052). Anche nella sessione 1882-86 il M. prese parte a numerose discussioni ed espresse molti pareri soprattutto su aspetti inerenti alle avvocature erariali.
Come studioso del funzionamento della pubblica amministrazione il M. fu autore di numerosissimi scritti, alcuni dei quali contribuirono ad alimentare il dibattito degli anni Sessanta-Ottanta su temi che riguardavano la rappresentatività della classe politica e i confini entro i quali il potere politico poteva e/o doveva estendere la propria azione senza ledere gli interessi del singolo cittadino. Proprio per quegli scritti, secondo recenti studi che pure divergono dalla sua impostazione ideologica, il M. è da considerarsi uno fra i maggiori esponenti del pensiero giuspubblicistico ottocentesco, prima della svolta metodologica introdotta da V.E. Orlando.
Le sue opere di amministrativistica influenzarono la riflessione sul diritto amministrativo, sulla sua tecnicizzazione al di fuori di ogni apporto non giuridico e sul riconoscimento di uno statuto scientifico al diritto pubblico. Sono da segnalare, in particolare, i tre volumi su I conflitti di attribuzione (Firenze 1871-78) e i tre su Lo Stato e il codice civile (ibid. 1879-82). Nel primo volume de I conflitti di attribuzione, dopo aver passato in rassegna lo stato della legislazione in vigore in alcuni paesi europei, si soffermava sulla legge del 20 marzo 1865 con cui, in Italia, abolito il contenzioso amministrativo, la competenza in materia di conflitti riguardanti l'amministrazione passò al Consiglio di Stato. Proprio esaminando le sentenze consiliari il M. dichiarava l'inadeguatezza del nuovo sistema. Né mutò giudizio nel 1873 quando, nel secondo volume, prese in rassegna le sentenze più recenti. Nel terzo volume, del 1878, scritto a commento della legge del 31 marzo 1877 che attribuiva alla Cassazione di Roma la soluzione dei conflitti, valutava, invece, positivamente le innovazioni che la legge, accogliendo parzialmente le sue proposte, aveva introdotto. Nei tre volumi de Lo Stato e il codice civile il M. esaminava invece i rapporti tra lo Stato e gli impiegati pubblici ed esponeva in maniera sistematica le idee circa la funzione del diritto amministrativo nel sistema costituzionale italiano. Pure dedicata alla giustizia amministrativa fu l'ultima opera del M. (Papiniano, Roma 1885), scritta come strenna del capodanno 1885 a uso degli impiegati erariali cui l'autore proponeva il modello del giurista romano Papiniano.
Il M. era stato nominato commendatore dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro il 18 febbr. 1868. Poche notizie si hanno sulla vita familiare del M., che aveva due fratelli e nel 1845 aveva sposato Elena Benvenuti, figlia di Pietro, noto pittore aretino già direttore dell'Accademia di belle arti di Firenze, che non gli diede figli e nel 1875 morì prematuramente.
Il M. morì a Roma il 12 giugno 1885 e fu tumulato nel cimitero monumentale fiorentino di S. Miniato al Monte.
Dopo la sua morte il collegio di Firenze I da lui rappresentato nelle ultime due legislature elesse deputato il fratello Cesare (1827-88), maggiore generale, che restò alla Camera fino all'aprile del 1886.
Fonti e Bibl.: Lettere del M. a vari destinatari sono conservate a Firenze presso la Biblioteca nazionale, Carteggi vari, bb. 441/126; 5/185; 109/24-25; 138/19-21; 487/92; 3/111-112; 434/161; Carte Barbera, bb. 2/8; 1/99; Carte Cambray Digny, 33/108-111; Carte Tommaseo, 99/27 (lettera di N. Tommaseo al M. del 1868); Firenze, Arch. dell'Opera del duomo, Registri battesimali, 139; Ibid., Arch. stor. del Comune, Atti del Consiglio comunale, anni 1865-79; Lavori pubblici, 05602/030; San Miniato, Arch. stor. del Comune, Giunta, Delibere, 1887; Roma, Arch. del Consiglio di Stato, Fascicoli personali, f. 47; Atti parlamentari, Camera dei deputati, Legislature XI-XV, Discussioni, ad indices. Necr., in La Nazione, 12-15 giugno 1885; La Vedetta, 12-16, 18 giugno 1885; A. Magliani, "I conflitti di attribuzione in Italia": per G. M., in Nuova Antologia, aprile 1873, pp. 979-983; M. Russo-Onesto, Il presente e l'avvenire delle regie avvocature erariali a proposito d'una relazione dell'on. M., Palermo 1878; A. Magliani, "Lo Stato e il codice civile", per G. M., in Nuova Antologia, 1° febbr. 1879, pp. 539 ss.; Epistolario di Quintino Sella, I, 1842-1865; II, 1866-1869, a cura di G. Quazza - M. Quazza, Roma 1980-84, ad ind.; C. Zoli, Cenni biografici dei componenti la magistratura del Consiglio di Stato (1831-1931), in Il Consiglio di Stato. Studi in occasione del centenario, Roma 1932, III, ad ind.; C. Moriani, Nel cinquantenario della morte di G. M., Firenze 1935; R. Carena, Un giureconsulto dell'Ottocento: G. M., Firenze 1936; M. D'Addio, Politica e magistratura (1848-1876), Milano 1966, pp. 129 ss.; L'avvocatura dello Stato. Studio storico-giuridico per le celebrazioni del centenario, Roma 1976, p. 561 e passim; G. Rebuffa, La formazione del diritto amministrativo in Italia. Profili di amministrativisti preorlandiani, Bologna 1981, pp. 117-172; B. Sordi, Giurisdizione ordinaria e giustizia amministrativa in Lorenzo Meucci e G. M., in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, XIII (1984), pp. 725-746; R.P. Coppini, Il Granducato di Toscana. Dagli "anni francesi" all'Unità, in Storia d'Italia (UTET), XIII, 3, Torino 1993, pp. 206, 219, 413 s.; Cronologia della pubblica amministrazione italiana, a cura di G. Melis - F. Merloni, Bologna 1995, ad ind.; G. Cianferotti, Storia della letteratura amministrativistica italiana, I, Dall'Unità alla fine dell'Ottocento: autonomie locali, amministrazione e costituzione, Milano 1998, pp. 484 ss.; M. Sagrestani, Lo scrutinio di lista in Toscana (1882-1891). Dalla competizione possibile alla competizione mancata, Firenze 1999, pp. 39, 43 s., 58 s., 62, 85 s., 89-91, 167, 177, 197, 434 s., 438; P. Grossi, Scienza giuridica italiana. Un profilo storico 1860-1950, Milano 2000, p. 28; L. Mannori - B. Sordi, Storia del diritto amministrativo, Roma-Bari 2001, p. 351; Il Consiglio di Stato nella storia d'Italia. Le biografie dei magistrati (1861-1948), a cura di G. Melis, Milano 2006, I, pp. 247-253; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, s.v.; Annuario biogr. universale, diretto da A. Brunialti, III (1886-87), pp. 32-35; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v.; Enc. Italiana, XXII, s.v.; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1989, ad indicem.