MANUZZI, Giuseppe
Ultimo di cinque figli, nacque il 18 marzo 1800 in località Bulgaria (frazione di Cesena) da Francesco e da Maddalena Magnani.
Ancora fanciullo fu ospitato da un fratello molto più grande di lui a Forlì, dove non gli mancarono valenti maestri nel locale seminario. Dei primi anni della vita del M. poco è noto: prese molto presto gli ordini religiosi e, nel gennaio del 1822, fece la conoscenza (prima epistolare e, il 12 marzo, di persona) dell'abate veronese A. Cesari, letterato purista. Nel giugno del 1826 il M. si trasferì a Firenze: su tale trasferimento influì probabilmente una vicenda alquanto oscura risalente all'ottobre 1824 (una falsa accusa di stupro) che lo costrinse a rinunciare al posto di maestro vinto per concorso nel Comune di Forlì.
A Firenze il M. giunse come precettore in casa di G.B. Covoni, in via Larga, il 2 giugno 1826, "in una carrozzaccia romagnola, tirata da due misere mule, carica, stracarica di gran bauli di libri" (Tescari, 1921, p. 399); arrivava "con 16 francesconi al mese, tavola, alloggio, biancheria, medico ecc." (Id., 1923, p. 279 n.).
Nella capitale toscana non tardò a entrare in contatto con l'ambiente dell'Antologia e a stringere amicizia con G. Montani, che recensì la raccolta di XLVIII Iscrizioni di Giuseppe Manuzzi non più stampate (Prato 1828) e gli aprì le porte della rivista. Nel frattempo, il M. aveva mantenuto e consolidato i rapporti con Cesari, che gli affidò la diffusione e la commercializzazione delle sue opere e gli dava consigli per l'educazione del giovane che gli era stato affidato. Da parte sua, il M. prese pubblicamente le difese di Cesari dagli attacchi antipuristi con una Lettera intorno al p. Cesari (Modena 1828), cui fece seguito nello stesso anno una Lettera seconda intorno al p. Cesari (ibid.).
La devozione quasi filiale verso Cesari si concretizzò nella stesura di un profilo biografico molto ricco e accurato, che il M. pubblicò in due puntate (Della vita e delle opere di A. Cesari: cenni) nell'Antologia del 1829 (giugno, pp. 65-87; luglio, pp. 16-46).
Gli studi del M. furono seguiti con viva simpatia da P. Giordani e da Montani. Partito da posizioni antipuristiche, Montani si avvicinò sensibilmente alle posizioni linguistiche del M. e di Cesari, che il M. espresse con estrema chiarezza nel discorso Quale delle due lingue italiane sia da prendere a modello nell'esporre i nostri concetti se quella del 1300, ovvero la moderna, dallo stesso M. letto dapprima (1829) presso la Società Colombaria di Firenze, e due anni dopo all'Arcadia di Roma. Nel giugno del 1829, probabilmente su suggerimento di Giordani, entrò in contatto epistolare con G. Leopardi, cui spedì l'opuscolo di Cesari, Antidoto pe' giovani studiosi contro le novità in opera di lingua italiana (Forlì 1829), e dal quale fu ringraziato in termini tutt'altro che generici.
Nella casa di via Larga il M. poté restare fino al 1833, l'anno della morte di Montani (e della madre del M., per la quale scrisse una commossa epigrafe): la partecipazione ai funerali di Montani - al quale il M. dedicò iscrizioni e un'epigrafe in cui diceva che egli non meno delle lettere "amò la patria e l'Italia" -, misero in sospetto il governo, e il granduca intimò a Covoni di sbarazzarsi del precettore dei suoi figlioli. Licenziato, il M. dovette trovarsi un'abitazione in Borgognissanti.
Sempre in campo linguistico il M. dovette affrontare nel 1841 un'aspra polemica con V. Nannucci, che aveva attaccato le sue Osservazioni… sulle voci e locuzioni italiane derivate dalla lingua provenzale (Firenze 1841), con tale violenza da indurre il M. a ricorrere al principe Neri Corsini, ministro degli Interni del Granducato, chiedendo il sequestro dello scritto.
Gli ambienti culturali fiorentini - che non erano solo quelli aperti e cordiali del Gabinetto Vieusseux e della sua Antologia - si dimostrarono tutto sommato ostili o almeno sospettosi verso questo prete romagnolo che arrivava a Firenze non nascondendo l'intenzione di riscrivere il vocabolario dell'Accademia: "Pareva uno scorno a Firenze, dove ha sede l'Accademia della Crusca, che uno, non toscano, fosse venuto a stampare proprio qui il Vocabolario della Crusca. Per onestà fu fatto Accademico; ma sotto sotto […] era veduto di malocchio" (G. Manuzzi, Scritti biografici linguistici e letterari inediti o sparsi…, p. 373). Anche la pubblicazione, curata dal M., delle lettere di Cesari, che non lesinava giudizi molto severi sulla trasandatezza linguistica dei moderni fiorentini, non dovette attirare su di lui troppe simpatie (Delle lettere del p. A. Cesari dell'Oratorio, raccolte e pubblicate ora per la prima volta, I-II, Firenze 1845-46).
L'impresa in cui si compendia la vita del M. come studioso e alla quale è affidata la sua fama, fu il Vocabolario della lingua italiana già compilato dagli Accademici della Crusca ed ora novamente corretto e accresciuto, soprattutto nella seconda edizione, in quattro parti (Firenze 1859-65).
Il Vocabolario, che riprendeva la quarta impressione della Crusca (Firenze 1729-38) integrandola con circa 160.000 interventi di correzione, chiarimento ed esempi, "se accoglie testimonianze di tutta la tradizione anche moderna e vi distingue le forme disusate da quelle in uso, si mantiene tuttavia ligio alla tavola degli auctores canonizzata dalla Crusca" (Vitale, p. 384). Dedicata a Cesari, l'opera si presentava con un'Avvertenza (pp. VII-XII) e una Prefazione del compilatore in cui il M. dichiarava senza mezzi termini la sua fede puristica, dicendosi convinto che "quell'aurea semplicità, quel candore schietto, quelle forme natie, quel finissimo gusto di favella, non di fuori portato, ma nato in casa, non si trovi fuori di quel beato e ricco secolo per lingua del 1300" (pp. XIII-XXVII). Erano posizioni un po' in ritardo, senza dubbio: le stesse cui avevano aderito, almeno in una fase importante della loro vita intellettuale, Leopardi e Giordani.
Che la ripresa del Vocabolario non fosse solo il tentativo, eroico e al tempo stesso un po' patetico, di un lessicografo erudito, si evince dall'elenco dei collaboratori, fra cui figura Leopardi (che nel suo soggiorno fiorentino s'incontrò spesso col M.) e dalla circostanza che fosse stato proprio Montani a organizzare in casa sua quell'abboccamento tra l'editore Passigli e il M. da cui era nata l'iniziativa.
Nell'ottobre 1845 il M. fu impegnato in un lungo viaggio che lo portò nelle maggiori città siciliane, a Reggio Calabria e quindi a Roma, dove entrò in contatto con l'ambiente del Collegio romano; da quel rapporto giunse, nel 1857 da parte di A. Bresciani, l'invito a collaborare alla Civiltà cattolica con articoli di informazione sull'attualità religiosa e civile. Tuttavia il M., che nel frattempo era stato nominato cappellano granducale, rifiutò fermamente la collaborazione con la rivista gesuita, ritenendosi inadatto a trattare quei temi e soprattutto temendo di perdere la propria imparzialità.
Quando, nell'ottobre del 1857, il dinamico editore G. Pomba lo invitò a unire i suoi sforzi a quelli di un gruppo di studiosi che, sotto la supervisione di N. Tommaseo, stava preparando un vocabolario della lingua italiana, il M. rifiutò per l'inconciliabilità dell'impostazione delle due opere, ma anche per una forma di gelosia che lo portò a promuovere il proprio Vocabolario (la cui pubblicazione fu seguita con puntualità e simpatia dalla Civiltà cattolica, e la cui diffusione l'autore cercò di sostenere con una supplica al ministro della Pubblica Istruzione del regno d'Italia in data 4 nov. 1861).
Ancora sull'esempio e sulle orme di Cesari, il M. si dedicò anche all'edizione o alla riedizione di antichi testi, tra cui: Della miseria umana, sermone di s. Bernardo volgarizzato nel buon secolo della lingua (Firenze 1832); Meditazione sopra l'Albero della Croce, testo di lingua citato a penna, ora nuovamente recato in pubblico secondo un codice Chigiano… (ibid. 1836); Trattato del buon vivere (ibid. 1848); Quattro leggende del beato Jacopo da Varagine (ibid. 1849).
Oltre che al Vocabolario e alle numerose edizioni di testi trecenteschi, il nome del M. resta legato alle tantissime e ammirate iscrizioni in lingua italiana che egli pubblicò in due volumi (Delle iscrizioni, ibid. 1849; raccolte insieme con altre nelle Iscrizioni inedite e postume, a cura di G. Guidetti, Reggio Emilia 1912), che fecero di lui uno fra i maggiori epigrafisti del XIX secolo, degno di competere, per eleganza, per forza di concisione e di commozione, con Giordani, G. Manni e L. Muzzi.
Il M. morì a Firenze il 26 sett. 1876.
Fonti e Bibl.: Reggio Emilia, Biblioteca A. Panizzi, Fondo Manuzzi (55 fascicoli di opere autografe del M. e molte lettere sue o a lui dirette da R. Bonghi, C. Cantù, A. Cesari, P. Giordani, A. Pezzana, I. Pindemonte, G.P. Vieusseux e altri). Una bibliografia completa sul M. è in Bibliografia cronologica delle edizioni originali degli scritti di G. Manuzzi con pensieri e giudizj su di essi, in Scritti biografici linguistici e letterarj inediti o sparsi di G. Manuzzi e memorie su la vita e le opere di lui per cura e studio di G. Guidetti, Reggio Emilia 1934, pp. 237-311; G. Montani, XLVIII Iscrizioni di G. M. non più stampate (Prato 1828), in Antologia, aprile 1828, pp. 114 s.; Lettere di P. Giordani, G.B. Niccolini e D. Strocchi all'abate G. M., Faenza 1874; G. Guidetti, A. Cesari giudicato e onorato dagli Italiani e sue relazioni coi contemporanei con documenti inediti, Reggio Emilia 1903, ad ind.; L. Cesarini Sforza, Un prete filologo, in Vita trentina, 17 ott. 1935 (poi in La Fede: sermone inedito di G. M. pubblicato ora per la prima volta con pensieri e giudizi sui vari scritti manuzziani, ibid. 1936); E. Camerini, Nuovi profili letterari, II, Milano 1875 (soprattutto sulle Iscrizioni del M.); F. Cicconetti, Nella morte dell'abate G. M.: lettera al prof. F. Ranalli, Roma 1876; C. Guasti, Commemorazione di G. M., in Atti della R. Accademia della Crusca. Adunanza… 19 nov. 1877, Firenze 1877, pp. 26 s.; Catalogo dei libri, codici e manoscritti appartenuti al filologo cavaliere abate G. M., Firenze 1877; O. Tescari, Lettere inedite di A. Cesari e G. M., in La Rass. della letteratura italiana, XXIX (1921), pp. 395-407; Id., Contributo alla pubblicazione dell'Epistolario completo di A. Cesari, in Athenaeum, n.s., I (1923), 4, pp. 264-270; II (1924), 1, pp. 19-36; G. Celi, L'abate G. M. "La Civiltà cattolica" e il padre A. Bresciani, in La Civiltà cattolica, LXXXVI (1935), 3, pp. 366-379; N. Tommaseo - G.P. Vieusseux, Carteggio inedito, a cura di R. Ciampini - P. Ciureanu, I, (1825-1834), Roma 1956, pp. 134 s.; G. Leopardi, Tutte le opere, con introduzione e a cura di W. Binni, I, Firenze 1969, ad ind.; B. Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze 1978, p. 617; M. Vitale, La questione della lingua, Palermo 1978, pp. 383 s.; S. Timpanaro, Aspetti e figure della cultura ottocentesca, Pisa 1980, ad ind.; Enc. cattolica, VII, s.v.; Enc. Italiana, XXII, p. 185.