MARCHETTI LONGHI, Giuseppe
Nacque a Roma il 13 marzo 1884, da Curio Marchetti e Guglielmina Longhi.
Il nonno paterno, Giuseppe, avvocato di Spoleto, aveva partecipato al movimento risorgimentale e, con l'Unità d'Italia, era stato consigliere e assessore nel primo Consiglio comunale di Roma; il padre, alto magistrato, fu presidente della IV sezione della corte di appello della capitale. La madre apparteneva alla famiglia dei Longhi marchesi di Fumone.
Fin da giovanissimo, il M. mostrò uno spiccato interesse verso gli studi storici e archeologici, che condivise, insieme con l'amore per la fotografia, con la sorella Maria, di quattro anni più grande, brillante allieva di R. Lanciani e di E. De Ruggiero (con il quale si laureò nel 1910); anche l'influenza esercitata dalla madre fu determinante negli orientamenti del giovane M., rimasto orfano del padre nel 1907. Mentre già frequentava la facoltà di giurisprudenza, dove si laureò nel dicembre 1911, assisteva assiduamente alle lezioni di topografia di Roma antica tenute da Lanciani presso la cattedra di topografia romana e, a partire dal 1913, cominciò a pubblicare un lavoro in quattro parti sull'antichissima famiglia materna dei Longhi, originaria di Bergamo (La legazione in Lombardia di Gregorio da Monte Longo negli anni 1238-1251, in Arch. della Soc. romana di storia patria, XXXVI [1913], pp. 225-285; XXXVII [1914], pp. 139-266; XXXVIII [1915], pp. 283-362, 591-675).
Negli anni del primo conflitto mondiale, benché riformato alla visita di leva, chiese una revisione del giudizio e, dichiarato abile, nel 1916 partì per il fronte. Per ferite e per il congelamento degli arti inferiori fu insignito di due medaglie d'argento al valor militare e di una croce di guerra; nel dopoguerra fu eletto presidente della sezione combattenti di Fumone nel Lazio.
Nell'ampio epistolario che si colloca tra il maggio 1916 e il marzo 1919 il M., soprattutto nelle lettere indirizzate alla sorella (cfr. Un archeologo in trincea: brani scelti delle lettere scambiate da G. M. con la sorella Maria tra il 1916 e il 1919, a cura di G. Raspa, Anagni 2005) si sofferma sui luoghi d'interesse storico-artistico visti durante la permanenza in Italia nordorientale, e in particolare sulle località del Friuli legate alla vicenda di Gregorio da Monte Longo, cui aveva dedicato i primi scritti.
Spinto dai suoi interessi per gli studi storici e archeologici, nel luglio del 1919 conseguì la seconda laurea in lettere, sebbene, nel frattempo, avesse ottenuto un impiego come procuratore all'Istituto nazionale delle assicurazioni (INA), presso il quale prestò servizio per 24 anni. Incoraggiato dallo stesso Lanciani, fin dal 1913 aveva intrapreso ricerche topografiche sull'area compresa tra il Campo Marzio meridionale e il Circo Flaminio, tema su cui lavorò anche durante gli anni passati al fronte.
Il metodo di studio adottato dal M. si basò fin da subito sull'analisi dei monumenti romani nel loro duplice aspetto, antico e medievale, e sulla ricostruzione topografica basata sulla lettura critica delle fonti letterarie postantiche (Le contrade medievali della zona "in Circo Flaminio": il "Calcarario", in Arch. della Soc. romana di storia patria, XLII [1919], pp. 401-536; "Circus Flaminius" [Note di topografia di Roma antica e medioevale], in Atti della R. Accademia nazionale dei Lincei. Memorie, cl. di scienze morali, s. 5, XVI [1922], pp. 621-770).
Nel 1918 pubblicò, nel Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma, il primo di una quindicina di studi tra articoli, guide e monografie aventi come oggetto la topografia antica e medievale del quartiere a quel tempo compreso tra via del Teatro Argentina, via Florida, via S. Nicola ai Cesarini e corso Vittorio Emanuele II, noto come "zona Argentina"; nella ricerca egli sottolineava, tra l'altro, l'importanza dei resti antichi inglobati negli edifici posteriori (I tempii presso S. Nicola à Cesarini e la sistemazione della zona Argentina, XLVI [1918], pp. 115-160). E, di fatto, il nome del M. doveva rimanere indissolubilmente legato alla zona Argentina, poiché, nell'agosto 1926, fu incaricato dal governatore di Roma, F. Cremonesi, della sorveglianza archeologica alle operazioni di scavo previste dalla variante al piano regolatore del 1909, approvata nel 1917, la quale sanciva la completa demolizione della zona Argentina, in vista della creazione di un nuovo asse viario che congiungesse via Arenula con corso Vittorio Emanuele, e della costruzione di un monumentale palazzo a opera dell'Istituto romano dei beni stabili. Secondo il progetto, nei sotterranei avrebbero trovato posto i resti archeologici venuti alla luce nel corso degli sterri (Gli scavi del largo Argentina I, in Bull. della Commissione archeologica comunale di Roma, LX [1932], pp. 253-346; L'area sacra del largo Argentina, Roma 1960; cfr. Orsini).
Gli sterri ebbero inizio nell'estate del 1926; l'anno seguente fu abbattuto il quartiere medievale e rinascimentale: sotto la chiesa di S. Nicola ai Cesarini apparvero i resti del primo di quattro templi di quella che si rivelò immediatamente un'importante area sacra di età repubblicana. Il M. si fece promotore di una campagna, sostenuta dal Comitato di archeologia e storia antica del Governatorato presieduto da G.Q. Giglioli, per la salvaguardia dell'area archeologica (Monumenti già noti e monumenti ignorati nella zona Argentina, in Capitolium, II [1926-27], pp. 105-109; Investigando i misteri della zona Argentina, ibid., III [1927-28], pp. 345-356). Le pressioni esercitate dai governatori L. Spada Potenziani e F. Boncompagni Ludovisi, che si succedettero nel 1928 alla guida della città, dal senatore C. Ricci, e dallo stesso M. sul capo del governo B. Mussolini (lettera del 3 ott. 1928: in Messa, p. 200) convinsero quest'ultimo a emanare, quello stesso anno, un "provvedimento di imperio" con cui si ordinava la conservazione dell'area archeologica. L'isolamento e il restauro dei resti antichi furono affidati ad A. Muñoz, direttore della X ripartizione Antichità e belle arti del Governatorato: il "Foro Argentina" fu inaugurato il 21 aprile dell'anno successivo.
Il rapporto tra il M. e Muñoz, testimoniato da un'ampia documentazione d'archivio, fu molto contrastato: il primo rivendicava la sua autonomia scientifica nella conduzione delle indagini; il secondo riteneva la presenza del M. sul cantiere un'ingerenza, dichiarandosi tra l'altro non favorevole a una rimunerazione in denaro richiesta insistentemente dal M. per i tre anni di lavoro svolti al Foro Argentina (Bellanca, p. 367), poi ottenuta nel 1929.
Gli scavi all'Argentina si protrassero fino al 1942; in quegli anni il M. si vide respinta la richiesta, avanzata anche presso Mussolini, di essere assunto come ispettore presso la X ripartizione del Governatorato; mantenne invece il ruolo di consulente scientifico a titolo gratuito e, come tale, continuò a polemizzare per la lentezza nell'esecuzione dei lavori, per il restauro del complesso, giudicato arbitrario, e per la mancanza di autonomia nella conduzione delle indagini (L'area sacra e i templi repubblicani del largo Argentina, Roma 1930; cfr. Santangeli Valenzani, p. 57; Messa, pp. 82, 201-204). Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, il M. si occupò ancora a lungo della zona Argentina, pubblicando ricerche sull'argomento fino a tarda età (Le trasformazioni medievali dell'area sacra Argentina, in Arch. della Soc. romana di storia patria, XCV [1972], pp. 5-53). Le ipotesi del M. sull'attribuzione e sulla datazione dei quattro templi e le modalità con cui si svolsero gli scavi sono state, in seguito, oggetto di revisione e critica (Coarelli, p. 11; Santangeli Valenzani; Sisani).
Nel giugno 1922 il M. aveva sposato Ada Bufacchi, dalla quale non ebbe figli; nel dicembre dell'anno seguente conseguì la libera docenza in topografia romana presso l'Università di Roma. Nel gennaio 1932 gli fu legalmente attribuito anche il cognome della madre, da sempre utilizzato per firmare i suoi scritti; nel 1940 gli fu riconosciuto la successione nel titolo di marchese proveniente dall'estinta famiglia materna dei Longhi (documenti in Il cardinale Guglielmo de Longis de Adraria di Bergamo, la sua famiglia e la sua discendenza, Roma 1961, pp. 239 s., 355-357).
Da sempre sostenitore della monarchia sabauda, nel 1944 il M. scrisse il pamphlet intitolato Monarchia e fascismo (Milano), in cui attaccava sia il regime fascista sia una eventuale opzione repubblicana.
L'attività scientifica del M. dette luogo a più di cento pubblicazioni che riflettono la molteplicità dei suoi interessi culturali (per una bibliografia completa si veda: F. Caraffa, Bibliografia di G. M., in Latium, I [1984], pp. 185-191).
Scrisse una serie di articoli sui teatri antichi di Roma ("Theatrum Lapideum" "Curia Pompeia", "Trullum Dominae Maraldae": topografia antica e medioevale di Roma, in Rendiconti della Pontificia Accademia romana di archeologia, XII [1936], pp. 233-319; Theatrum et Crypta Balbi turris pertundata e balneum de cintiis: topografia antica e medioevale di Roma, ibid., XVI [1940], pp. 225-230; "Theatrum Marcelli" e "Mons Fabiorum", ibid., XX [1943-44], pp. 13-108; Il Mons Fabiorum. Note di topografia medioevale di Roma, in Arch. della Soc. romana di storia patria, IC [1976], pp. 5-69). Proprio in relazione al teatro di Balbo, in tarda età sostenne una vivace polemica contro le scoperte di G. Gatti il quale, grazie a una nuova lettura dei frammenti della "Forma Urbis" marmorea, aveva identificato tale teatro con i resti individuati presso via delle Botteghe Oscure, proponendo una nuova collocazione del Circo Flaminio nella zona del ghetto adiacente al Tevere (Nuovi aspetti della topografia dell'antico Campo Marzio di Roma. Circo Flaminio o teatro di Balbo?, in Mélanges d'archéologie et d'histoire de l'École française de Rome, LXXXII [1970], pp. 117-158).
Un altro filone della sua ricerca è costituito dai centri e dai castelli del basso Lazio (Alatri, Ferentino, Ceccano, Ninfa) cui dedicò una trentina di scritti (fra cui: I castelli del Lazio meridionale, in Boll. della Sezione di Anagni della Soc. romana di storia patria, III [1958], pp. 59-69; Ninfa nella regione pontina, in Palladio. Riv. di storia dell'architettura, XXXI [1964], pp. 3-27). Pubblicò numerosi articoli su Bonifacio VIII e su Anagni, città natale del pontefice (Anagni di Bonifacio VIII. Studio storico topografico, in Boll. dell'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, III [1965], pp. 167-206); su questo papa organizzò un'importante mostra a palazzetto Venezia, a Roma, in occasione del giubileo del 1950 (Mostra di Bonifacio VIII e del primo giubileo [catal.], Roma 1950); con i materiali raccolti per l'esposizione fondò il Museo Bonifaciano nel palazzo di Anagni.
Ai suoi più insigni avi - i già ricordati Gregorio de Montelongo, e Guglielmo de Longis de Adraria, nominato cardinale da Celestino V nel 1294 - e ai loro discendenti il M. dedicò alcuni studi, che costituiscono un altro importante filone della sua produzione scientifica (Il cardinale Guglielmo de Longis de Adraria di Bergamo, la sua famiglia e la sua discendenza, cit.; La legazione in Lombardia di Gregorio de Monte Longo [1238-1251], Roma 1965). Numerose, infine, le pubblicazioni aventi come oggetto le grandi famiglie nobili romane e laziali, pubblicate per cura dell'Istituto di studi romani: I Caetani, ibid. 1942; I Papareschi e i Romani, ibid. 1947; Gli Stefaneschi, ibid. 1954; I Boveschi e gli Orsini, ibid. 1960).
Il M. fu collaboratore dell'Enciclopedia Italiana redigendo importanti voci di argomento storico-archeologico, tra cui Roma medievale e Forma Urbis. Collaborò anche con riviste e giornali (Capitolium, Il Giornale d'Italia, Il Messaggero, L'Osservatore romano).
Nel 1943 aveva fondato l'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale (atto definitivo di costituzione, 29 apr. 1953; dal 1974 ente morale), istituzione privata nata con l'obiettivo di contribuire alla creazione di una solida tradizione di studi circa una regione d'Italia storicamente depressa; l'Istituto, di cui il M. fu presidente fino al 1975, curò anche alcune pubblicazioni periodiche, tra cui il Bollettino dell'Istituto di storia e arte del Lazio meridionale, edito a partire dal 1963, nonché il Bollettino della Sezione per il Lazio meridionale della Società romana di storia patria.
Il M. morì a Roma l'11 ott. 1979.
Per sua volontà, l'archivio personale è stato donato dagli eredi alla Società romana di storia patria e all'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale di Anagni; altri documenti, riguardanti in particolare la zona Argentina (corrispondenza epistolare, giornali di scavo) furono da lui stesso consegnati alla sovraintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma. La parte di castello di Fumone appartenuta alla famiglia Marchetti Longhi, è stata ceduta dagli eredi all'amministrazione comunale e ospita dal 1989 il Museo Ada e Giuseppe Marchetti Longhi.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. della Soc. romana di storia patria, Fondo Marchetti Longhi; Ibid., Arch. stor. capitolino, Ripartizione X, bb. 37, f. 4; 103, f. 3; 166, f. 2; 197, f. 1; Ibid., Sovraintendenza comunale ai Beni culturali, Archivio Marchetti Longhi; F. Orsini, La sistemazione della zona di Torre Argentina, in Capitolium, I (1925), pp. 196-203; A. Muñoz, Roma di Mussolini, Milano 1935, pp. 146-154; A. Cederna, Mussolini urbanista. Lo sventramento di Roma negli anni del consenso, Roma-Bari 1979, ad ind.; A.M. Colini, Ricordo di G. M.L., in Boll. dell'Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, XI (1979-82), pp. 297-299; Id., G. M.L., in Studi romani, XXVIII (1980), pp. 76 s.; F. Coarelli, Topografia e storia, in L'Area sacra di largo Argentina, Roma 1981, pp. 11-51; F. Caraffa, Profilo biografico e bibliografia di G. M.L. e di Maria Marchetti, Anagni 1984; R. Tamassia, Largo Argentina e piazza Augusto Imperatore, in D. Manacorda - R. Tamassia, Il piccone del regime, Roma 1985, pp. 195 s.; Scritti in memoria di G. M.L., a cura di G. Giammaria - G. Raspa, Anagni 1990; R. Santangeli Valenzani, Tra la Porticus Minucia e il Calcarario. L'area sacra di largo Argentina nell'Altomedioevo, in Archeologia medievale, XXI (1994), pp. 57-98; L. Messa, La demolizione dell'isolato di S. Nicola ai Cesarini e la scoperta dell'area sacra Argentina, in Gli anni del Governatorato (1926-1944), a cura di L. Cardilli, Roma 1995, pp. 77-88, 198-204; M. Campetella, Inventario delle carte di G. M.L., in Arch. della Soc. romana di storia patria, CXIX (1996), pp. 233-298; I. Insolera, Roma fascista nelle fotografie dell'Istituto Luce, Roma 2001, pp. 81-87; C. Bellanca, Antonio Muñoz. La politica di tutela dei monumenti di Roma durante il Governatorato, Roma 2003, pp. 152-154, 366 s.; S. Sisani, Gli scavi dell'area sacra di largo Argentina, in Gli scavi di Roma 1922-1975, a cura di F. Coarelli, Roma 2006, pp. 62-64.