Bianchini, Giuseppe Maria
Letterato (Prato 1685-ivi 1749). Studiò a Firenze con A. M. Salvini; fu membro dell'Accademia degli Apatisti e dell'Accademia Fiorentina, e fondò l'Accademia degl'Infecondi. Scrisse varie opere di critica letteraria, tra cui alcune di argomento dantesco, come una Lettera ad un religioso suo amico (Firenze 1718), in cui mostra che la lettura di D. è molto utile a un predicatore; una delle Tre lezioni (ibid. 1710) lette all'Accademia Fiorentina, che verte Sopra il primo terzetto del Paradiso di D.A.; una Difesa di D. (ibid. 1718), infine, in cui si propone di mostrare che la " locuzione " nella Commedia " non è rozza no, ma sostenutamente vaga bensì, e leggiadra; e che in essa alla sublimità della Dottrina va ben congiunta la gentilezza, e la proprietà della Eloquenza " (ediz. cit., p. 12).
Perché D. " ebbe uno spirito gentile sì, ma insieme grave, e sostenuto; fu uomo di parte e quindi " non tenero, non delicato, e di piccolo cuore "; per cui " non già ad uno stile tutto delicato, tutto vago, tutto liscio, grazioso, e brillante, adoperare era portato; ma ad usarlo bensì grave, maschio, e robusto, senza che privo sia di quella grazia, e di quella gentilezza, che propria era dell'Autore " (ed. cit., pp. 13-14). Da ciò il B. deduce " che per giudicare di D., paragonarlo non si dee col Petrarca, o con altri di somigliante portata; ma dobbiamo seriamente in se stesso considerarlo " (p. 20). Non che il B. abbia, però, vera consapevolezza della peculiarità del linguaggio dantesco rispetto a quello del Petrarca e degli altri poeti: il suo argomentare è piuttosto il frutto dei tradizionali principi retorici del convenevole e del verisimile, per cui anche nella Commedia si deve " la gentilezza del dire al soggetto, che via via ritratta, accomodata, considerare " (p. 23).
Bibl. - C.M. Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, II II, Brescia 1760; C. Zacchetti, La fama di D. in Italia nel sec. XVIII, Roma 1900.