JACCHINI (Jachini, Iacchini), Giuseppe Maria
Nacque a Bologna il 16 luglio 1667 da Giacomo e Antonia Lambertini. La sua formazione e la sua carriera si svolsero interamente nel capoluogo emiliano e rimasero strettamente legate all'attività della cappella musicale di S. Petronio, fulcro in quell'epoca dell'attività musicale cittadina. Lo J. entrò in S. Petronio come fanciullo cantore probabilmente intorno al 1677, come testimoniano le sue suppliche per accedere ai vari gruppi corali dei pueri cantores. La sua istruzione musicale venne condotta, sempre in ambiente petroniano, sotto la guida di due musicisti che segnarono il suo percorso professionale e compositivo: G.A. Perti, maestro di cappella della basilica a partire dal 1696, lo istruì nel contrappunto e D. Gabrielli lo istruì nel violoncello. Lo J. può forse essere identificato con il "Gioseppe del violonzino" che a partire dal 1680 figura ogni anno nelle liste dei musicisti aggiunti in occasione della festa di S. Petronio, il 3 e 4 ottobre.
Iniziò il suo servizio in basilica come violoncellista titolare nel 1689, in corrispondenza degli ultimi anni di conduzione della cappella di G.P. Colonna, rilevando il ruolo resosi vacante per la partenza del Gabrielli, passato al servizio del duca di Modena Francesco II d'Este.
L'appoggio del conte P. Albergati Capacelli, dilettante di musica e compositore, nonché nipote del presidente della Fabbriceria Girolamo Albergati, dovette favorire la sua assunzione, come rivela una lettera inviata dal conte il 31 ott. 1689 a uno dei fabbricieri: "Quanto mi sia stato caro l'aviso che V.S. Ill.ma mi ha dato del posto fatto ottenere in S. Petronio a Don Giuseppe Jacchini, […] glie ne rendo humilissime gratie; spero che il giovane farà le sue parti, e mi creda, che si farà conoscere soggetto degno del posto che Lei gli ha procurato".
Molte testimonianze riguardano il suo virtuosismo di esecutore, la "molta franchezza" nel suonare, l'abilità "singolare per l'accompagnare", qualità che gli permisero di figurare come unico violoncellista nell'organico stabile della cappella di S. Petronio, con il salario più elevato tra gli strumentisti, per quasi un quarantennio. Nel gennaio 1696 la cappella venne sciolta per ragioni di ordine economico, ma lo J. continuò a essere impegnato in tutti i servizi liturgici con musica durante i cinque anni seguenti. Nel febbraio 1701 venne riassunto con incarico stabile, anche se con salario pressoché dimezzato.
Il 16 dic. 1688 era stato aggregato nella classe dei compositori dell'Accademia filarmonica di Bologna.
I verbali segnalano le difficoltà incontrate dalla sua aggregazione e da quella di altri due candidati "per non essersi mai veduti all'Accademia" e perché neppure si sapeva "chi si fossero", in quanto i tre musicisti non avevano partecipato agli esercizi accademici che erano soliti tenersi settimanalmente; le obiezioni vennero superate "solo perché erano raccomandati caldamente da persone qualificate in quella Accademia".
Dal 1697 al 1725 lo J. intervenne quasi tutti gli anni con proprie composizioni strumentali o vocali (sinfonie, Salve Regina, un inno) per la messa e il vespro della festa di S. Antonio da Padova, protettore dell'istituzione. Nel 1709 rifiutò l'ambita carica di principe dell'Accademia, che gli era stata attribuita per estrazione. In città fu inoltre maestro di violoncello negli anni 1716-19 nel collegio dei nobili di S. Francesco Saverio, intervenendovi nel 1717 come esecutore nella sinfonia dell'annuale accademia, e nel collegio S. Luigi. Ulteriori testimonianze attestano il servizio prestato in altre chiese bolognesi e in S. Romualdo a Ravenna (negli anni 1704-06, insieme con G. Torelli), e lo qualificano "eccellente sonatore da chiesa e da teatro" (Cattalogo degli aggregati).
Lo J. morì improvvisamente, per "colpo apoplettico", il 2 maggio 1727 nella parrocchia bolognese di S. Cristina della Fondazza ove risiedeva.
Aveva servito la basilica di S. Petronio sino al 30 aprile e dal 1° ottobre di quell'anno gli subentrò in cappella il violoncellista Giuseppe Martini. Dalla moglie, Giovanna Maria Vicenzi, ebbe quattro figlie tra il 1695 e il 1709, tre delle quali si monacarono. Ricordato come "uomo candido, facile, e triviale ne costumi" (Cattalogo degli aggregati), godette grazie alla sua perizia di strumentista di una discreta condizione economica, testimoniata dall'acquisto nel 1705 di un vasto podere dal violinista petroniano Bartolomeo Laurenti, e da un censimento effettuato nel 1710, in cui si rileva che egli "sona il violone nelle musiche, e gode beni stabili vivendo civilmente" (Pasqual - Regazzi).
L'attività compositiva dello J., rivolta quasi esclusivamente alla musica strumentale e in particolare al violoncello, è esercitata nel segno di uno stretto collegamento tra opus ed esecuzione. L'attività di esecutore stimolò la sua scrittura a esplorare le risorse idiomatiche del linguaggio violoncellistico, approfondendone tecniche e requisiti espressivi. Le opere rivelano i tratti del suo stile esecutivo e mettono in luce le qualità di quel virtuosismo che tanto fu apprezzato dai suoi contemporanei.
Il viaggiatore J.F.A. von Uffenbach, che lo ascoltò in Bologna nel 1715, rimase affascinato dalla sua tecnica e ammirò la "purezza, velocità e gradevolezza" con cui sapeva trattare il registro acuto dello strumento (cfr. Preussner), mentre un'altra fonte riferisce che egli "singolarmente nell'accompagnare il cantante si rese celebre, e sorprendente" (Serie cronologica), probabilmente in riferimento a un'esecuzione del basso arricchita da ornamenti estemporanei, che permettevano al violoncello di emulare le risorse degli strumenti armonici.
Le cinque opere consegnate dallo J. alle stampe nell'arco di un decennio o poco più, tra il 1692 circa e il 1703, mirano a esaltare le attitudini solistiche dello strumento e a emanciparlo dal ruolo di mero esecutore del basso continuo. Già nell'op. 1, le Sonate a violino e violoncello, et a violoncello solo per camera (s.l. né d., ma incise a Bologna da C. Buffagnotti tra il 1692 e il 1695), lo J. destinò al violoncello due composizioni solistiche, di evidente ascendenza gabrielliana.
Le Sonate, sobrie e di scarso impegno tecnico, aderiscono pienamente ai tratti salienti dello stile strumentale bolognese tardo-seicentesco, anticipando orientamenti che rimarranno tipici della sua opera: l'imitazione breve e il dialogo serrato tra parte solistica e basso, il contrasto di dinamica e l'effetto d'eco, l'ampia cantabilità del profilo melodico nei tempi lenti, lo "stile di tromba" di alcune figurazioni solistiche, il ricorso a brevi movimenti lenti caratterizzati da accordi staccati che ricordano gli adagi delle sinfonie con trombe torelliane, concepiti in funzione dell'acustica riverberante della basilica petroniana. L'articolazione delle Sonate è in tre o quattro tempi, nella consueta successione alternata di movimento lento e veloce.
Sei delle dieci Sonate da camera a tre, e quattro strumenti, col violoncello obligato…, op. 2 (Bologna 1695), assegnano al violoncello una parte "obbligata", non priva di passaggi virtuosistici, come nel caso dell'ultimo movimento della Sonata terza, un Prestissimo che impegna lo strumento in un frenetico "moto perpetuo". Il manoscritto della Sonata prima è conservato presso l'Archivio musicale della Basilica di S. Petronio (J.I.6) come Concerto… a quatro / 1694, e ciò è chiaro segnale dell'accezione ambivalente con la quale l'autore utilizza i termini "sonata" e "concerto".
Richiama la struttura dell'op. 1 la raccolta di Concerti per camera a violino e violoncello solo, e nel fine due sonate a violoncello solo col basso…, op. 3 (Modena 1697), caratterizzata da un diffuso ricorso a movimenti di danza e di gusto francese (Balletto alla francese, Corrente alla francese, Aria francese), ricchi di figurazioni di ritmo puntato. I Concerti per camera a 3 e 4 strumenti, con violoncello obligato…, op. 4 (Bologna 1701), dedicati a P. Albergati, e i Tratenimenti per camera a 3, 4, 5 e 6 strumenti, con alcune a una, e due trombe…, op. 5 (ibid. 1703) ripropongono con forza gli interventi concertanti del violoncello "obligato", riservati in genere a primo e terzo movimento nell'op. 4 e ancora incrementati nell'op. 5, nella quale alcune delle sonate (in particolare la Sonata nona, che presenta interventi solistici in tre dei quattro movimenti) si impongono quali precoci esempi di concerti per violoncello.
Quest'ultima opera comprende due sonate a 2 trombe e una a 1 tromba, tutte con violoncello obbligato, che insieme con un gruppo di altre cinque composizioni conservate in S. Petronio (Sonata con tromba…, 1695, J.I.1; Sinfonia con due trombe, J.I.2; Sinfonia con tromba…, 1690, J.I.3; Sonata a 5 di G. Iacchini con tromba, J.I.4; Sonata con [2] trombe sordine…, 1695 / da morto, J.I.5, forse per le esequie di G.P. Colonna) testimoniano l'attività compositiva che lo J. svolse in basilica in probabile concomitanza con la festa del santo patrono cittadino. In queste opere, per la cui esecuzione si dovette profittare delle doti del virtuoso trombettista G.P. Prandi (attivo in S. Petronio dal 1679 al 1699), si impone il modello delle analoghe composizioni di G. Torelli, che ci ha lasciato una trentina di concerti per tromba, e D. Gabrielli, nelle quali ricorrono ugualmente passaggi in cui il violoncello riveste ruoli solistici o dialoga con la tromba. Le opere per tromba dello J. conobbero una buona reputazione presso i contemporanei, come attesta una significativa testimonianza del cantante Stefano Frilli, che scrisse da Firenze a G.A. Perti l'8 ag. 1699: "Io portai di costì (datami da un copista) una sinfonia con tromba del Sig.r Iacchini, quale piace assaissimo, et ogni volta ne dimandano chi è il compositore; però la prego a reverirlo in mio nome, rallegrandomi con V.S. per esser egli suo scolare".
Completano il catalogo dello J. tre sonate, apparse in tre diverse antologie a stampa bolognesi (Sonate per camera a violino e violoncello, incise da C. Buffagnotti, circa 1695, rist. Amsterdam, Roger, 1698; Sonate a tre, circa 1700; Sonate a violino e violoncello, circa 1700); una di queste composizioni (la Sonata 5 delle Sonate a tre) arricchisce il repertorio per violoncello solo - già rappresentato in terra emiliana da opere di Gabrielli, G.B. Vitali, G. Colombi - di un'opera matura, in cui la scrittura virtuosistica si dispiega esibendo bicordi, accordi di quattro note, varietà di articolazione e di dinamica e figurazioni simulanti l'ordito polifonico.
Edizioni moderne: A.L. Pickard, A practical edition of the trumpet sonatas of G. Jacchini, diss., University Microfilms International, Ann Arbor, MI, 1975; Sonata prima, Sonata quinta, Sonata ottava (dai Trattenimenti, op. 5), Sinfonia con tromba, J.I.3, Sonata a 5, J.I.4, Sonata con [2] trombe sordine, J.I.5 (mss. in Arch. musicale della Basilica di S. Petronio), in Italian 17th & 18th century sinfonias & sonatas for trumpets and strings, nn. 31, 29, 32, 26, 28, 32a, a cura di R.P. Block, London 1978; Sonate a violino e violoncello e a violoncello solo per camera (rist. anast. op. I), ed. della partitura e prefaz. a cura di M. Vanscheeuwijck, Bologna 2001.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. generale arcivescovile, Registri battesimali della cattedrale, 120, c. 174; Parrocchie di Bologna soppresse, 9/6 (S. Cristina della Fondazza, Liber III mortuorum), c. 73; Ibid., Civico Museo bibliografico musicale, Albergati Capacelli 1, inv. 26575: lettera di P. Albergati alla Fabbriceria di S. Petronio, Zola Predosa (BO), 31 ott. 1689; ms. P.146 (olim cod. 67), lettera 104: lettera di S. Frilli a G.A. Perti, Firenze, 8 ag. 1699; ms. U/12: G. Gaspari, Miscell. storico-musicale, I, p. 37; III, pp. 2 ss.; Ibid., Arch. della Basilica di S. Petronio, Atti della Fabrica (Decreta Congregationis), VII (1673-1704), vol. 25, cc. 94a, 112b, 164a-165a; Arch. di Stato di Bologna, Arch. notarile, Not. Magnani, 20 ag. 1716 e 3 dic. 1718; Not. Bovi Campeggi, 11 ag. 1717; Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 3851: G.B. Giraldi, Diario delle cose più rimarcabili successe dall'anno 1689 per tutto li 21 nov. 1730, c. 59v; Ibid., Arch. dell'Accademia filarmonica, I-aggregazioni 1 (olim ms. 244), Cattalogo degli aggregati con le notizie ad essi spettanti estratte dalla Cronologia (ed. anast. Bologna 1973), I, par. 293; I-aggregazioni 3, Cronologia, ossia Istoria generale di questa Accademia, pp. 293 s.; II-verbali 1 (olim Campione A), p. 242 (16 dic. 1688); II-verbali 2, p. 14 (18 apr. 1709); Defunti della celebre Accademia de' Filarmonici di Bologna, s.l. né d. (foglio volante, Bologna circa 1755); Serie cronologica de' principi dell'Accademia de' Filarmonici di Bologna, Bologna 1776, p. 15; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 1784, IV, p. 350; F. Vatielli, Primordi dell'arte del violoncello, in Id., Arte e vita musicale a Bologna, I, Bologna 1927 (rist. Bologna 1969), pp. 140-146; E. Preussner, Die musikalischen Reisen des Herrn von Uffenbach, Kassel 1949, p. 73; W.S. Newman, The sonata in the Baroque Era, Chapel Hill, NC, 1962, pp. 140 s.; A. Cavicchi, Corelli e il violinismo bolognese, in Studi Corelliani, Atti del I Congresso internazionale,Fusignano… 1968, a cura di A. Cavicchi - O. Mischiati - P. Petrobelli, Firenze 1972, pp. 33-46; P. Fabbri, Tre secoli di musica a Ravenna: dalla Controriforma alla caduta dell'antico regime, Ravenna 1983, pp. 62, 180; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio. Maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, p. 499, nn. 157 s.; Id., L'Accademia filarmonica di Bologna. Fondazione, statuti e aggregazioni, Firenze 1992, pp. 286-289, 440; S. Pasqual - R. Regazzi, Le radici del successo della liuteria a Bologna, Bologna 1998, p. 31; M. Vanscheeuwijck, The Cappella musicale of S. Petronio in Bologna under G.P. Colonna (1674-1695): history - organisation - repertoire, Bruxelles-Roma 2003, pp. 158 s.; G. Gaspari, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, IV, Bologna 1905, pp. 118 s.; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700, Firenze 1952-68, ad nomen; La librettistica bolognese nei secoli XVII e XVIII. Catal. ed indici, Roma 1989, pp. 50 s., 54; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, schede nn. 4621, 17562, 22323; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XII, pp. 717 s.