MARLIANI, Giuseppe
– Nacque a Piacenza probabilmente verso gli anni Venti del XVIII secolo.
Considerato da C. Goldoni «il più bravo, il più comico, il più delizioso del mondo» (Prefazioni, XVII, p. 752), fu ballerino di corda nella compagnia di saltatori diretta dal romano Gaspare Raffi, del quale sposò la sorella Maddalena, destinata a divenire attrice celebratissima. Ebbe come maestro Alessandro D’Afflisio, che in arte recitava la parte dell’innamorato. Secondo Bartoli (II, pp. 27 s.), a Venezia il M. alternò gli esercizi sulla corda con il teatro regolare; pertanto, la mattina si esibiva nel casotto di piazza S. Marco, mentre la sera portava in scena nel teatro di S. Moisè la maschera di Brighella, con la quale recitò fin oltre gli anni Ottanta del Settecento, mantenendo a lungo un legame di familiarità costante con il pubblico veneziano.
Dovette la sua fama alla compagnia di Girolamo Medebach, della quale entrò a far parte quando Goldoni era autore della compagnia. Attore di spicco della troupe, il M., insieme con la moglie e con altri membri della compagnia di Gasparo Raffi, fu attivo nel teatro di S. Angelo e nel teatro di S. Giovanni Grisostomo; nel S. Angelo, sicuramente dal 1748 al 1753, anno in cui Goldoni lasciò l’attore-impresario Medebach per il teatro di S. Luca, ma probabilmente anche nelle stagioni comiche successive.
Il M. recitò in alcune delle principali commedie goldoniane del periodo della riforma: Il poeta fanatico, Il teatro comico, La bottega del caffè (come Ridolfo), La figlia obbediente, I puntigli domestici, La moglie saggia, La donna volubile, La serva amorosa, La locandiera (come Fabrizio) e la più tarda Donna vendicativa. Seppe andare in scena sia con la maschera che senza, e divenne presto l’interprete ideale del teatro goldoniano. A lui il drammaturgo fece dire: «Colla maschera son Brighella, senza maschera son un uomo che, se non è poeta per l’invenzion, ha però quel discernimento che basta per intender el so mistier. Un comico ignorante no pol riuscir in nessun carattere» (Il teatro comico, atto II, scena 1).
Alla fine degli anni Cinquanta fu abbandonato dalla moglie, secondo quanto ricorda Goldoni nei Mémoires (II, p. 110): «sua moglie, la quale era stata ballerina da corda al pari di lui, era una giovane veneziana molto bella ed amabile, piena di spirito e di talenti, e mostrava felici disposizioni per la commedia: ella aveva abbandonato suo marito per giovanile inconsideratezza, e venne a riunirsi con lui dopo tre anni, prendendo l’impiego di serva nella compagnia di Medebach sotto il nome di Corallina». La riconciliazione avvenne agli inizi del 1751, secondo la lettera di Goldoni a Giuseppe Antonio Arconati Visconti del 27 febbraio di quell’anno (A. Gentile, senza produrre alcuna documentazione, anticipa la data alla novena di Natale del 1750). Negli anni successivi il M. recitò insieme con la moglie nella compagnia di Carlo Battaglia – attiva al teatro S. Giovanni Grisostomo di Venezia fino al 1800 – almeno nel carnevale del 1774 e del 1775 e nella stagione 1780-81.
Il M. possedeva abilità recitative singolari: in scena sapeva trasformarsi, usare a piacimento vari dialetti e suonare uno strumento messo a punto da lui stesso. Ricorda a tal proposito Bartoli (p. 28): «gli riuscì di giuocare una commedia ingegnosa d’intera sua fatica, nella quale trasformavasi in molti personaggi, esprimendo in ciascun di essi varietà di dialetto, facendo giochi capricciosi, e suonando due bacini d’ottone vibrati per aria da piccola mazza, e da lui chiamati le campane di Manfredonia». Interprete particolarmente versatile, seppe reggere anche le parti tragiche, se recitò con il ruolo del protagonista nell’Attila e nell’Ezzelino dell’abate Pietro Chiari, il quale non a caso insiste sulla duttilità speciale delle sue capacità recitative: «Provvisto dalla natura della più sonora voce, e della più penetrante espressione, che si possa veder sulle scene, facea vedere in sé solo degli estremi tanto contrari, che si penava a credere dall’una sera all’altra, ch’egli fosse lo stesso».
Non sono noti il luogo e la data di morte del M., avvenuta probabilmente nell’ultimo decennio del Settecento.
Fonti e Bibl.: Memorie del sig. Carlo Goldoni scritte da lui medesimo, II, Venezia 1788, p. 110; C. Goldoni, Prefazioni ai diciassette tomi delle commedie edite a Venezia da G.B. Pasquali (1761-1778), in Id., Tutte le opere, a cura di G. Ortolani, I, Milano 1935, p. 752; P. Chiari, La commediante in fortuna o sia Memorie di madama N.N. scritte da lei medesima, I, Venezia 1755, p. 124; F.S. Bartoli, Notizie istoriche de’ comici italiani che fiorirono intorno all’anno MDC fino ai giorni presenti, II, Padova 1782, p. 28; L. Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliogr., iconografia, II, Firenze 1905, p. 92; A. Gentile, Carlo Goldoni e gli attori, Trieste 1951, pp. 43 s.; L. Ferrante, I comici goldoniani (1721-1960), Bologna 1961, pp. 50, 54, 56, 59, 179; B. Brunelli, M., G., in Enc. dello spettacolo, VII, Roma 1975, coll. 163 s.; A. Zaniol, Goldoni tra attori e personaggi: Maddalena e G. Marliani, in Quaderni veneti, X (1989), pp. 133-168; O. Giardi, I comici dell’arte perduta. Le compagnie comiche italiane alla fine del secolo XVIII, Roma 1991, pp. 102, 190.