GIVANNI, Giuseppe Matteo Felice
, Nacque a Rovereto il 24 sett. 1722, da Domenico e Caterina Tomezzoli, di Trento. Da fanciullo fu notato per la prontezza d'ingegno da G. Saibante, esponente della nobiltà di Rovereto, e ne divenne il protetto. Ricevuta la prima formazione da un cugino, Giuseppe Antonio, studiò poi nel ginnasio cittadino, dove ebbe come docente di logica e metafisica l'abate G. Tartarotti; fu quindi inviato a perfezionare gli studi nel seminario vescovile di Trento. Ricevette il diaconato il 1° apr. 1747 e il presbiterato il 27 maggio dello stesso anno. Poco tempo dopo tornò nella città natale. Grazie ai rapporti con i Saibante divenne precettore in casa Vannetti, poi professore di retorica e umanità nel ginnasio di Rovereto, dove rimase praticamente tutta la vita, peraltro povera di eventi esterni.
La figura del G. è strettamente connessa alla vita culturale della città. Nel Settecento Rovereto acquistò un notevole rilievo nel quadro della politica di accentramento della monarchia asburgica, divenendo un vivace centro culturale, aperto agli influssi del primo illuminismo italiano e tedesco. Attiva in tal senso fu l'Accademia degli Agiati, promossa da Giuseppe Valeriano Vannetti nel 1750 e riconosciuta con patente imperiale nel 1753. Il G. fu uno dei fondatori, con il nome accademico di Pinpesio Veneggi, e ne fu anche segretario. Tra i sodali della prima ora spiccano C. Baroni, J. von Sperges, allora segretario della commissione imperiale nella città trentina, J.B. Graser, F. Tedeschi, G. Testi e più tardi Clementino Vannetti, figlio di Giuseppe Valeriano. L'accademia divenne ben presto un tramite tra la cultura italiana e il mondo tedesco. Significativa a questo proposito fu la polemica intorno alla stregoneria e al vampirismo, che impegnò per anni il Tartarotti e alla quale prese parte lo stesso G.V. Vannetti.
Il ruolo di tramite assunto dall'accademia comportava una chiara presa di posizione a sostegno della politica asburgica e dell'azione riformistica. Accenni a ciò si riscontrano sia nella parte encomiastica e celebrativa della produzione poetica del G., sia in più impegnative prove oratorie quali l'orazione funebre per G.V. Vannetti e un discorso per il genetliaco di Maria Teresa del 1772 (Verona, Bibl. capitolare, cod. DCLXXIII). Un altro filone di attività degli Agiati fu lo studio dei dialetti trentini, anch'esso da intendersi nel contesto delle tensioni politiche nell'area. In esso soprattutto si distinse il G., che in dialetto roveretano scrisse le sue composizioni più note. Per una, La Colombera da Castelcorso de Colomban dai colombi, prognostic, data alle stampe (Rovereto 1753), il G. fu anche fatto oggetto di scherno, tanto che si allontanò brevemente dall'accademia. Le altre rimasero manoscritte e furono pubblicate molto tempo dopo la morte dell'autore: presentano principalmente episodi e scenette della vita trentina del Settecento, in parte con intonazione scherzosa e satirica. Tra le stampate: El remit de San Biasi. Novella invernacolo roveretano (ibid. 1856); Sonetti inediti… pubblicati da Giuseppe Gagliardi per lenozze Lutteri-Tommasoni (Verona 1897); Novelle e sonetti (Mori 1982).
Altri sonetti del G. sono editi in: Raccolta… in occasione che… Niccolò Ferdinando Rosmini professa la religione riformata del seraficopadre s. Francesco… (Rovereto 1738); Raccolta… per la gloriosissima coronazione in regina di Boemia… di Maria Teresa regina d'Ungheria… (ibid. 1743); Poetici componimenti per le nozze dei nobili signori Giovanni Giulio Pizzini de Thüremberg ed Anna Giulia Piomarta de Longhenfeldt… (ibid. 1746); Orazione in morte di Girolamo Tartarotti funebre e poetici componimenti (ibid. 1761). Altri componimenti sono nella Biblioteca dell'Accademia degli Agiati a Rovereto, Mss., 127-135; il ms. 1308 contiene una lettera al Vannetti; lettere al vescovo F.F. degli Alberti sono nella Biblioteca comunale di Trento, Mss., 699; testi e documenti sono anche in Verona, Bibl. capitolare, cod. DCLXXIII.
Come poeta dialettale il G. fu molto noto in ambito locale. Il Vannetti gli dedicò la Lezione sopra il dialetto roveretano, scritta per gli Agiati nel 1761. Per molto tempo fu considerato il primo che avesse utilizzato il dialetto roveretano su un registro colto, godendo per questo di una certa fama alla fine del XIX secolo e di nuovo in epoca fascista, nel quadro di una polemica sulle influenze germaniche nelle parlate trentine. La critica recente, tuttavia, oltre a sottolineare la convenzionalità dei motivi satirici, ha evidenziato il carattere letterario e artificioso del dialetto utilizzato dal G., non privo di latinismi.
All'attività di insegnamento deve invece essere ricondotta una traduzione di Quinto Curzio Rufo, Delle cose operate da Alessandro il Grande, pubblicata postuma a Milano nel 1828 e più volte ristampata.
Il G. morì a Rovereto il 6 luglio 1787.
Fonti e Bibl.: Trento, Archivio diocesano, Liber ordinatorum I (1731-1771), cc. 115v, 118r; G.V. Vannetti, Lezione sopra il dialetto roveretano, Roveredo 1761, Dedicatoria (pp. non numerate); "Le cetere de' dolcissimi Agiati": le pubblicazioni degli accademici di Rovereto (1750-1764), a cura di M. Gentilini, Rovereto 2000, pp. 4, 10, 22, 73, 92; L'Accademia di Rovereto dal 1750 al 1880, Rovereto 1882, p. 9 e passim; D. Emer, Accademie e accademici nel Trentino. L'Accademia degli Agiati di Rovereto, in Archivio trentino, XII (1896), pp. 129-197; XIII (1897), pp. 177-209; G. De Cobelli, Materiali per una bibliografia roveretana, I, Elenco cronologico dei libri, opuscoli ecc. stampati a Rovereto dal 1673 al 1898, Rovereto 1900, ad ind.; A. Bettanin, G., G.F.M., in Memorie dell'I.R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli Agiati in Rovereto pubblicate per commemorare il suo centocinquantesimo anno di vita, Rovereto 1901, pp. 289 s.; A. Zandonati, Gli albori della poesia vernacola roveretana, Rovereto 1902, pp. 14-22; F. Filzi, Un poeta maccheronico roveretano, in Studi trentini, IX (1931), 2, pp. 103-113; 3, pp. 252-257; F. Fichera, La poesia dialettale trentina. La Val di Lagaro, in Riv. italiana di letteraturadialettale, III (1931), pp. 29-54; A. Spada, Scambi culturali tra Italia e Austria a metà del Settecento. Le accademie di Salisburgo, Innsbruck e Rovereto, in La cultura tedesca in Italia, 1750-1850, a cura di A. Destro - P.M. Filippi, Padova 1995, p. 209; Accademia roveretanadegli Agiati. Inventario dell'Archivio, secoli XVI-XX, a cura di M. Bonazza, Rovereto 1999, pp. 541, 707.