MAZZOLANI, Giuseppe
– Nacque a Ferrara il 17 dic. 1842, dal ricco latifondista Carlo e da Olimpia Paglianti.
Incoraggiato dal padre, nel 1855 frequentò i corsi di pittura di G. Pagliarini e G. Domenichini presso l’istituto d’arte della città, distinguendosi come copista di opere antiche. Nel marzo del 1865 si iscrisse all’Accademia di belle arti di Milano, dove seguì il corso di litografia tenuto da M. Fanoli, al termine del quale (20 ag. 1865) ebbe una medaglia di rame di riconoscimento. Durante questi anni di apprendistato il M. imparò l’uso del pantografo, esercitandosi nella copia dei maestri del Quattrocento e del Cinquecento, quali Lorenzo Costa, di cui copiò il S. Francesco (olio su tela, 1859: Torresi, p. 80), e Raffaello, di cui ripropose Testa di Madonna dalla Madonna del cardellino (olio su tela, 1865: G. M.…, tav. 1).
Dopo aver sposato Antonietta Borelli (1865), da cui ebbe nove figli, il M. cominciò a dedicarsi professionalmente alla pittura. Le opere del primo periodo rivelano una raggiunta maturità nel definire caratteri e fisionomie delle figure (Ritratti dei nonni materni, 1867: ibid., tavv. 28 s.) e talvolta indicano la diretta derivazione da quel filone romantico milanese che prediligeva il sentimentalismo espressivo (Il bacio, da F. Hayez, litografia, 1866: ibid., tav. 2).
Negli anni del suo soggiorno milanese il M. collaborò con R. Casnedi ed E. Pagliano alla decorazione della galleria Vittorio Emanuele II di Milano (1866-67; Zanotto). Nel 1868, in seguito alla morte del padre, si trasferì a Portomaggiore, vicino a Ferrara, per occuparsi dei possedimenti di famiglia. Il periodo che va dal 1870 al 1891 fu contraddistinto da un’intensa attività pittorica, finalizzata a consolidare il mito estense e risorgimentale con opere di potente realismo (Gli ultimi momenti del Savonarola, 1877: Portomaggiore, municipio; Ritratto del colonnello Nino Bonnet, 1891: Comacchio, collezione Feletti Spadazzi). Nel 1873 partecipò alla Mostra permanente di Ferrara con le opere Paesaggio della Svizzera e La ghiacciaia del signor Luigi Mulinelli a Portomaggiore (entrambe Portomaggiore, collezione Mulinelli); due anni dopo realizzò, sul modello dell’incisione di F. Poletti, il Ritratto di Ludovico Ariosto (1875: Ferrara, collezione Mascellani).
Intanto il M. aveva cominciato a fotografare, nello studio aperto a Ferrara (1870-90), soggetti che poi riproduceva in pittura, maturando uno stile espressivo del tutto originale, dal segno robusto e vigoroso. Da questa esperienza nacquero i migliori ritratti (Ritratto di una Massari del 1881 e Monsignor Angelo Pianori del 1889, entrambi a Ferrara, Museo civico dell’Ottocento), alcuni dei quali dedicati ai bambini, come Dama in nero (1888: G. M.…, tav. 31), raffigurante la figlia Beatrice prematuramente scomparsa (1880).
Negli ultimi decenni dell’Ottocento il M. partecipò inoltre alle più importanti mostre ferraresi, tra cui la Permanente (1882, 1886-88), l’Esposizione provinciale delle belle arti (1888) e la Mostra d’arte moderna in onore di Torquato Tasso (1895). La sua adesione ai canoni del verismo trovò una significativa espressione anche in alcune nature morte (Natura morta con gallina, 1876: ibid., tav. 4) e in ritratti di animali (ibid., tav. 5).
Tra il 1894 e il 1905, incaricato dal Comune di Ferrara e da alcuni privati cittadini locali, cominciò l’assidua campagna di rilievo degli affreschi del salone dei Mesi del palazzo di Schifanoia.
Il lavoro di restituzione risultò così soddisfacente che nel 1897, in occasione della campagna fotografica della ditta Alinari, si perse la distinzione tra la riproduzione delle copie (perlopiù in collezioni private) e quella degli originali, provocando inavvertitamente errori di valutazione da parte degli storici, tra cui A. Warburg che, nel 1922, utilizzò le fotografie delle opere riprodotte dal M. scambiandole per quelle degli affreschi quattrocenteschi (Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara, in L’Italia e l’arte straniera. Atti del Convegno… 1912, Roma 1922, tavv. XXXIX-XLI).
La fortunata accoglienza suscitata dalle copie procurò al M. nuove commissioni di restauro che svolse principalmente a Ferrara, dove si distinse per la riuscita integrazione in stile degli affreschi nella sala dell’Aurora del Castello Estense (1907) e nella sala grande della palazzina di Marfisa d’Este (1908).
Alla morte della moglie Antonietta, nel 1909, fece seguito un periodo di solitudine, in cui il M. tralasciò l’attività artistica che riprese nel 1911, con il restauro delle pareti e delle volte nella palazzina di Marfisa a Ferrara, interrotta per il sopraggiungere di una malattia che lo costrinse, nel 1912, ad abbandonare l’ornamentazione e ad affidarla al pittore A. Pagliarini. Da quel momento, in concomitanza con il diffondersi di nuove tecniche nel campo della conservazione artistica, le istituzioni e la critica persero ogni interesse per la pratica di restauro integrativo svolta dal Mazzolani. Dal 1912 al 1916 non si hanno più sue notizie.
Il M. morì a Ferrara il 25 sett. 1916.
Il necrologio di Agnelli riassunse l’ultimo periodo della vita dell’artista, povero e dimenticato: «il carro era di seconda classe, modesto è stato l’accompagno della salma».
Fonti e Bibl.: G. Agnelli, Necrologio, in Gazzetta ferrarese, 27 sett. 1916; Ferrara, Arch. stor. comunale, Sec. XIX, cart. 19, f. 2; Atti della Regia Acc. di belle arti, Milano 1865, p. 50; Circolo artistico industriale, in Gazzetta ferrarese, 6 luglio 1877; A.F. Trotti, G. M., ibid., 9-10 ag. 1894; A. Gulinelli, Studio sopra le pitture del palazzo estense di Schifanoia in Ferrara, Ferrara 1895, pp. 61 s.; N. Barbantini, La copie del prof. G. M. dalle pitture di Francesco Del Cossa, in Gazzetta ferrarese, 4 dic. 1905; C.L. Ragghianti, I falsi artistici, in Critica d’arte, n.s., VIII (1961), 43, pp. 1-27; G. Barigozzi, Cento anni in Galleria, in Milano. Riv. mensile del Comune, febbraio-marzo 1967, p. 82; S. Zanotto, Novecento ferrarese, Ferrara 1973, p. 49; E. Mari, G. M., in La Pianura, 1978, n. 1, pp. 68 s.; Ferrara ritrovata. 55 artisti ferraresi dell’Ottocento e del Novecento (catal.), a cura di L. Scardino, Ferrara 1984, p. 86; R. Varese, Schifanoia. Francesco Del Cossa o G. M.?, in Critica d’arte, s. 4, LII (1987), 14, pp. 22-32; L. Scardino, Trans-Schifanoia. Ovvero: 150 anni di «citazioni» dal salone dei Mesi, in Per Schifanoia. Studi e contributi critici, a cura di V. Sgarbi, Ferrara 1987, pp. 47-49; Arte e copia tra Otto e Novecento. I Mesi di Schifanoia nei dipinti e disegni di G. M. (catal., Ferrara), a cura di R. Varese, Firenze 1989; A.P. Torresi, G. M.: nuovi dati su un restauratore, in Giuseppe Agnelli: restauro e arti figurative a Ferrara…, a cura di C. Di Francesco - L. Scardino, Ferrara 1991, pp. 80-112; A.M. Visser Travagli, Palazzina Schifanoia e palazzina Marfisa a Ferrara, Milano 1991; L. Scardino, A proposito di G. M. pittore neo-estense, in La Pianura, 1992, n. 1, pp. 80-82; G. M. tra Risorgimento e realismo (catal., Gambulaga), a cura di M. Brunelli, Portomaggiore 2000 (con ampia bibl.); A.M. Comanducci, Dizionario… dei pittori… italiani moderni e contemporanei, Milano 1962, p. 1147.