MEAZZA, Giuseppe
Italia. Milano, 23 agosto 1910-Monza, 21 agosto 1979 • Ruolo: centravanti, interno • Esordio in prima divisione: 27 settembre 1927 (Inter-Dominante, 6-1) • Squadre di appartenenza: 1927-40: Ambrosiana-Inter; 1940-42: Milan; 1942-43: Juventus; 1944: Varese; 1945-46: Atalanta; 1946-47: Inter • Vittorie: 2 Campionati italiani (1929-30, 1937-38), 1 Coppa Italia (1938-39), 2 Campionati del Mondo (1934, 1938) • In nazionale: 53 presenze e 33 reti (esordio: 9 febbraio 1930, Italia-Svizzera, 4-2) • Carriera di allenatore: Inter (1946-48), Besiktas (1948-49), Pro Patria (1949-51), Inter (responsabile settore giovanile, 1951-55), nazionale italiana (allenatore, 1952-53), Inter (1955-57; responsabile settore giovanile, 1957-60)
è stato sicuramente uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi. Nato nel centro di Milano, perde il padre durante la Prima guerra mondiale. La mamma, Ersilia Borghi, gli nasconde le scarpe per non farlo giocare e lui si fascia i piedi e usa un pallone di stracci. A soli 13 anni fonda, in una latteria di via Arconti, la AS Costanza, società della quale è presidente, allenatore e ala destra. Gioca poi nei Liberi del Savoia e nei Maestri Campionesi e diventa tifoso del Milan, ma viene scartato dai dirigenti rossoneri perché troppo gracile (pesa 40 kg). Nel 1924 entra nell'Inter e nel settembre 1927 esordisce in prima squadra, ad appena 17 anni: l'allenatore Arpad Veisz lo schiera nella Coppa Volta, un torneo precampionato che si svolge a Como e Meazza segna due dei sei gol interisti all'Unione Sportiva Milanese. La sua scalata al successo è impetuosa e non conosce soste: nella prima stagione segna undici gol (compreso uno nel derby del 29 aprile 1928, vinto 2-1), nei due Campionati successivi rispettivamente 33 reti in 29 partite e 31 reti in 33 partite. Nel 1929-30 l'Inter vince il suo terzo scudetto. Il ragazzo ha doti straordinarie: piedi fantastici, accelerazioni impressionanti, scatti, dribbling, acrobazie, tiro potente e preciso; il suo palcoscenico è l'Arena. Diventa in fretta il personaggio più popolare di Milano. Il suo pezzo forte è il 'gol alla Meazza': dribbla gli avversari e il portiere ed entra in porta con il pallone. Con l'Inter, dove resta fino al 1940, vince due scudetti e tre titoli di capocannoniere (1929-30, 1935-36, 1937-38). Altrettanto forte il segno lasciato in nazionale. In azzurro esordisce a Roma il 9 febbraio 1930, contro la Svizzera, al posto dell'attaccante del Napoli Attila Sallustro; i napoletani che vanno a Roma per fischiarlo si rendono presto conto che è troppo bravo e iniziano ad applaudirlo dopo dieci minuti. Gli italiani cominciano a impazzire per lui da quando segna tre dei cinque gol azzurri a Budapest contro l'Ungheria: è l'11 maggio 1930 e Meazza diventa l'uomo al quale Vittorio Pozzo affida i destini della squadra. Vince il primo titolo mondiale nel 1934, giocando da attaccante, e il secondo nel 1938 in Francia, non più da punta centrale, ma da regista impareggiabile, lasciando spazio in avanti a Silvio Piola. Con Meazza, Pozzo trasforma il gioco danubiano, allora in auge, in schemi destinati a rendere più veloce l'azione d'attacco, creando i presupposti per un più robusto assetto difensivo e una più agile espressione delle punte. Meazza segna l'ultimo gol in azzurro nella semifinale mondiale contro il Brasile (16 giugno 1938), su rigore, ed è costretto a calciare il pallone tenendosi con una mano i pantaloncini, perché l'elastico si è rotto. Chiude con la nazionale in Finlandia, il 20 luglio 1939, ma la sua stella è già declinante per colpa della vasocostrizione di un'arteria, che non permette il regolare afflusso del sangue al piede sinistro. L'Ambrosiana vince lo scudetto del 1940 senza che Meazza giochi una sola partita e il 28 novembre avviene l'incredibile: Meazza, in lacrime, viene ceduto al Milan. Nel 1942 passa alla Juventus, poi al Varese (1944) e all'Atalanta (1945). Nel 1946 torna nell'Inter che rischia la retrocessione. Fa l'allenatore e il giocatore, e centra l'obiettivo. Il 3 aprile 1947 segna l'ultimo gol in serie A (Inter-Triestina, 5-2); il 29 giugno chiude con il calcio. Lo stadio di San Siro a Milano è intitolato al suo nome.