MERZARIO, Giuseppe
MERZARIO, Giuseppe. – Nacque ad Asso in Vallassina, presso Como, il 20 sett. 1825 da Pietro e da Caterina Ravizza.
Il padre, titolare di un’impresa commerciale che riuniva molteplici attività fra cui il negozio della seta e il nascente business delle spedizioni, affidò la conduzione degli affari di famiglia ai figli maggiori Andrea e Giacomo (che sposò Romilda Prato, appartenente a un’importante famiglia di industriali serici lombardi), mentre avviò il M. alla carriera ecclesiastica.
Fin dal periodo degli studi in seminario, il M. aderì alle aspirazioni nazionali della sua generazione e partecipò attivamente alla rivoluzione del 1848, dapprima combattendo sulle barricate a Milano durante le Cinque Giornate, poi partecipando alla prima guerra d’indipendenza come volontario nel battaglione degli studenti lombardi. Nel corso di quest’ultima esperienza strinse con G. Zanardelli una solida e duratura amicizia personale e politica, basata sugli ideali democratici e sull’interpretazione progressista del cristianesimo. Ordinato sacerdote nel corso del 1849, il M. ricoprì per qualche anno la funzione di coadiutore nella parrocchia di Asso e in quella di S. Tommaso a Milano. Nel 1854 rinunciò all’abito talare per dedicarsi completamente alle sue passioni – lo studio, l’insegnamento e la politica – ma senza abbandonare né la fede religiosa, né uno stile di vita e un tipo di abbigliamento che gli valsero il soprannome di Canonico.
Nel novembre del 1862 il governo presieduto da U. Rattazzi nominò il M., stimato come educatore e come docente di diritto, rettore del real collegio convitto Cicognini di Prato a coronamento di una serie di provvedimenti normativi di laicizzazione e modernizzazione che – anche grazie all’iniziativa di esponenti storici della sinistra toscana come G. Mazzoni – ridimensionarono il ruolo della Comunità locale nella gestione dell’antico istituto, sancendone, di fatto, la statalizzazione.
La direzione del M. segnò una forte ripresa di prestigio del collegio e una rinnovata capacità di attrazione di convittori provenienti da ogni parte d’Italia che, nel complesso, triplicarono attestandosi intorno ai centocinquanta. Nel corso del suo lungo mandato egli lavorò a favore del Cicognini tanto sul piano comunicativo quanto su quello operativo. Nel primo caso, attraverso la redazione della prima storia documentata dell’istituto (Storia del collegio Cicognini di Prato, Prato 1870); nel secondo, sia contribuendo dai banchi della Camera, dove era entrato nel 1867, all’approvazione del regio decreto del 15 marzo 1871 che stabilizzava finanziariamente l’assetto del convitto, sia determinando, con il nuovo regolamento approvato l’anno successivo, il riconoscimento del valore legale dei titoli di studio conseguiti nei corsi ginnasiali, liceali e tecnici. Credente, ma di convinzioni laico-liberali, il M. fu avversato fortemente dai cattolici intransigenti pratesi, che non gli perdonarono, fra l’altro, la manifestazione da lui organizzata nel 1870 per festeggiare la liberazione di Roma dal potere temporale pontificio.
Nell’autunno 1874 – a seguito della logorante contrapposizione con i membri clericali nominati nel Consiglio direttivo dal Comune caduto nel frattempo nelle mani dei conservatori e alla fine di una violenta campagna di stampa che ebbe fra i suoi protagonisti anche N. Tommaseo, volta a screditare il suo operato di rettore – il M. fu costretto alle dimissioni.
Rientrato in Lombardia, si stabilì a Milano presso il fratello Andrea, specializzatosi nei servizi di diligenza e diventato titolare di una grande ditta di trasporto e spedizione fra Italia settentrionale, Francia e Svizzera. Da quel momento le sue maggiori energie furono rivolte all’attività politica e parlamentare nelle file del «partito» zanardelliano, una costellazione liberale radicale fatta di un originale intreccio di reti notabilari, associazioni, società operaie e giornali riuniti intorno alla leadership carismatica di Zanardelli e al suo progetto di «monarchia liberale» ispirato all’Inghilterra gladstoniana, che ebbe il suo epicentro nei territori dell’ex Lombardo-Veneto e degli ex Ducati prima di assumere, nell’ultima decade dell’Ottocento, una diffusione nazionale.
Eletto nel collegio uninominale di Erba alle suppletive del novembre 1867 in sostituzione del garibaldino F. Bellazzi, nominato prefetto di Belluno, che lo aveva sconfitto nettamente nel marzo dello stesso anno, il M. consolidò progressivamente la sua posizione ereditando la macchina politico-elettorale dell’amico-rivale. Questa operazione, insieme con il costante sostegno zanardelliano, gli assicurò la conferma ininterrotta del seggio anche dopo la riforma elettorale del 1882. All’interno della più ampia circoscrizione plurinominale di Como II (Lecco), il M. risultò sempre il più votato prima che, nel novembre 1892, a seguito della reintroduzione dello scrutinio uninominale contro cui egli si era battuto negli uffici della Camera, il suo originario collegio gli tributasse un plebiscito rieleggendolo per l’ultima volta con l’81% dei consensi.
La lunga esperienza parlamentare e le ampie competenze giuridiche trasformarono il M. in un autentico tecnico della politica. Il suo apporto soprattutto in materia economica, scolastica e di politica religiosa fu fondamentale per il gruppo zanardelliano, all’interno del quale, forte dell’autorevolezza acquisita sul campo, si muoveva con indipendenza, risultando elemento prezioso di raccordo fra le varie anime dello schieramento liberale progressista in passaggi politici delicati, come la temporanea rottura fra Zanardelli e B. Cairoli nel 1880, il contrasto del connubio trasformista Depretis-Minghetti nel 1882-83 e la ricostruzione della Sinistra parlamentare fra 1891 e 1892 sotto l’egida di Zanardelli e dell’emergente G. Giolitti. Il M. fu presidente della commissione incaricata di esaminare il disegno di legge sul concorso finanziario del governo all’Esposizione milanese del 1881 e relatore della legge per i maestri elementari nel corso della XV legislatura, ma soprattutto lavorò continuativamente in commissioni permanenti come quella di vigilanza sull’amministrazione del Fondo per il culto e quella – di particolare rilievo politico – del Bilancio, di cui fu vicepresidente nella XVIII legislatura e più volte relatore in materia sia di Agricoltura, industria e commercio sia di Grazia e giustizia. Assiduo e attivo tanto nelle sedute d’aula, quanto nei lavori degli uffici e delle commissioni, il M. si distinse altresì come organizzatore della socialità parlamentare in qualità di presidente della «farmacia», la sala di Montecitorio dove la sera i deputati erano usi riunirsi per trascorrere il tempo libero cenando e facendo conversazione.
Seppure a fasi alterne, il M. cercò di coniugare all’attività politica e pedagogica quella di scrittore e di studioso nel campo storico-artistico. Tali interessi furono coronati da due opere: un poema in latino (De renovanda Roma. Iosepho Garibaldi carmen, Prato 1876; trad. in italiano da G. Meniconi, Del rinnovamento di Roma. Carme, ibid. 1876), pubblicato sull’onda delle dimissioni dal collegio Cicognini e consacrato all’obiettivo, perseguito per tutta la vita, di un rinnovamento radicale della Chiesa cattolica; e una ricerca in due volumi sulla storia secolare dei Maestri comacini. Storia artistica di mille duecento anni (600-1800), apparsa nel 1893 a Milano. Per il M. questo testo rappresentò di fatto un commiato dall’attività politica e intellettuale.
Il M. morì a Milano il 20 nov. 1894.
Tra gli altri scritti del M. si ricordano inoltre: Edvige, ovvero Un episodio della Lega lombarda. Carme latino volgarizzato… (Prato 1867); e In commemorazione di Giuseppe Garibaldi. Discorso pronunciato in Como il 9 luglio 1882 per invito del Municipio… (Como 1882).
Fonti e Bibl.: Documenti e lettere al e del M. sono rinvenibili ad Asso, Archivio storico comunale; Prato, Archivio storico del Convitto naz. Cicognini, Periodo unitario, serie I-VII; Archivio di Stato di Brescia, Carte Zanardelli; necr., I funerali dell’on. M., in Corriere della sera, 23-24 nov. 1894; G. M., in L’Illustrazione italiana, 25 nov. 1894, p. 350. Inoltre: Indice generale degli Atti parlamentari. Storia dei collegi elettorali 1848-1897, Roma 1898, pp. 256 s., 338 s.; Atti parlamentari, Camera dei deputati, Discussioni, legislature X-XVIII (1867-95), ad indices; A. De Gubernatis, Diz. biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, p. 1211; L. Brangi, I moribondi di Montecitorio, Roma-Torino-Napoli 1889, pp. 288 s.; G. Carocci, Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, pp. 430, 466; L’archivio storico del Convitto nazionale Cicognini. Cenni storici e inventario, a cura di G. Nanni - I. Regoli, Prato 1985; G. Nanni - I. Regoli, Convitto nazionale Cicognini 1692-1992. Tre secoli di cultura, Campi Bisenzio 1993, pp. 8, 18, 20, 27, 29 s., 56 s., 66, 68, 72, 76-78, 103-109, 124 s., 128; A. Nava, Nel centesimo anno dalla pubblicazione de «I Maestri comacini» dell’assese G. M., in L’Armonia. Boll. del decanato di Asso, LXXXIII (1993), pp. 9 s.; R. Nava, Conferenza su «I Maestri comacini», ibid., LXXXIV (1994), pp. 6 s.; S. Levati, La nobiltà del lavoro. Negozianti e banchieri a Milano tra Ancien Régime e Restaurazione, Milano 1997, p. 204; P. Carusi, Superare il trasformismo. Il primo ministero di Rudinì e la questione dei partiti «nuovi», Roma 1999, pp. 110, 216; G.L. Fruci, Alla ricerca della «monarchia amabile». La costellazione politica di Zanardelli nell’ex-Lombardo-Veneto e negli ex-Ducati padani (1876-1887), in Società e storia, XXV (2002), pp. 289-349; P.L. Ballini, La questione elettorale nella storia d’Italia. Da Depretis a Giolitti (1876-1892), Roma 2003, I, p. 265; II, pp. 295, 298 s., 301, 494, 513, 576, 599, 633, 652; A. Nave, Il deputato di Asso alla guida del «Cicognini», in Brianze, IV (2003), pp. 46-51; Id., Il «Cicognini» di Prato. Storia di un liceo dall’Unità d’Italia alla Liberazione, Carmignano 2003, ad ind.; Id., G. M. educatore e parlamentare, in Camicia rossa, XXIV (2004), pp. 23-25; E. Colombo, Come si governava Milano. Politiche pubbliche nel secondo Ottocento, Milano 2005, pp. 24, 167 s., 190; T. Sarti, Il Parlamento italiano…, Roma 1898, pp. 658 s.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, p. 575; Enc. biografica e bibliografica «Italiana», A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 196.
G.L. Fruci