MILIANI, Giuseppe
– Nacque a Fabriano il 19 marzo 1816, da Rinaldo, figlio di Pietro, fondatore delle cartiere, e da Chiara Tombesi. Il M. apparteneva a una famiglia di imprenditori fabbricanti di carta, il cui capostipite Pietro (1744-1817) aveva assunto, alla fine del XVIII secolo, un ruolo preminente nell’ambito delle piccole cartiere fabrianesi, espressione di una plurisecolare tradizione locale all’epoca in forte declino. Appena adolescente fu introdotto nell’azienda gestita dal padre e dagli zii Niccolò e Tommaso. Nel 1855 sposò Filomena Mazzariggi, di agiata e nobile famiglia residente a Cellere nelle vicinanze di Viterbo. In occasione delle nozze, per volontà di F.L. Sabbatini, gli fu dedicata la stampa dello studio di C. Ramelli Sulla fabbricazione della carta in Fabriano. Dal matrimonio nacquero, oltre a Giambattista, Carlo (1859-1925), Anna (1863-1950) e Prudenza (1865-1950).
Quando il M. iniziò la sua precoce attività, l’azienda di famiglia aveva clienti nelle principali città d’Italia e disponeva di 7 tini, 20 pile idrauliche a magli multipli e 2 cilindri olandesi; gli operai, dai 34 del 1824 erano passati ai 54 del 1838. Giovanissimo, fu inviato a Roma per occuparsi delle relazioni commerciali e stringere rapporti con la classe dirigente romana. In collaborazione con il padre curò il settore promozionale dell’azienda. Il suo obiettivo principale fu l’espansione della ditta sia sotto il profilo della produzione sia sotto l’aspetto delle risorse umane impiegate in fabbrica. Il 19 sett. 1841, durante la visita di Gregorio XVI alle cartiere, il M. ricevette la medaglia d’oro per le benemerenze della ditta e l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine di S. Gregorio Magno.
L’11 sett. 1843 rilevò dagli eredi Serafini per 9000 scudi la Cartiera sociale e prese in affitto per 15 scudi al mese la Cartiera Campioni – dotata di 8 pile, relativi torchi e 2 tini – che acquisterà l’8 giugno 1854 all’asta indetta dal tribunale fallimentare di Macerata.
Nel 1847 la mancata concessione da parte del governo di un’autorizzazione a impiantare una macchina «a foglio continuo» (macchina continua in piano) bloccò il progetto di potenziamento della fabbrica: tramite i suoi legali, il M. presentò al pontefice Pio IX una memoria per chiarire le ragioni che lo avevano spinto a inoltrare la richiesta, precisando che con il nuovo impianto intendeva migliorare la produzione di carta nello Stato pontificio in un libero mercato. Volle così manifestare la propria delusione nell’apprendere che l’autorizzazione era stata concessa in monopolio a una ditta concorrente.
Nel 1848 la ditta Miliani disponeva di 3 cartiere, 8 cilindri olandesi e 120 operai. Sebbene fortemente impegnato nell’attività industriale, il M. non mancò di aderire alla guardia civica iscrivendosi al battaglione fabrianese comandato da R. Vallemani. Dopo la breve parentesi della Repubblica Romana, con il ritorno della sovranità papale il M. nel 1849 fu nominato consigliere comunale di Fabriano e il 2 giugno 1850 venne chiamato a far parte della commissione comunale inviata a Roma per confermare a Pio IX, in un’udienza privata, i sentimenti di «vero attaccamento e di fedele sudditanza» della popolazione fabrianese.
L’attività pubblica non impedì al M. di potenziare gli stabilimenti con l’acquisto di nuovi e moderni macchinari; raggiunse in tal modo altissimi livelli qualitativi, riconosciuti con la medaglia d’oro – unica per l’Italia – assegnata alla ditta dai giurati dell’Esposizione universale di Londra del 1851. Nel 1853 Pio IX, con dispaccio del ministero del Commercio, conferì alla ditta fabrianese il premio di una medaglia d’oro con l’effigie del pontefice e con il nome di Pietro Miliani inciso nel rovescio; un altro premio le fu attribuito nell’Esposizione universale di Parigi (1855).
Tra il 1858 e 1869 le Cartiere Miliani, dotate di 46 pile idrauliche, 5 cilindri olandesi, 13 tini, 3 cilindri per satinare, 24 motori per una potenza di 60 HP a legna combustibile e 179 dipendenti iniziarono la lavorazione delle carte valori o di sicurezza, mentre aumentava la richiesta delle rinomate carte per il disegno e per stampare le incisioni su rame. Il M. ebbe il merito di perfezionare le carte filigranate con effetto in chiaro, in scuro e chiaro-scuro modellato, divenendo così il fornitore in esclusiva della Regia Officina delle carte valori di Torino.
Il 10 genn. 1871 nella cartiera centrale, adibita alla fabbricazione delle cartelle per il debito pubblico, divampò un vasto incendio che distrusse la fabbrica. Assistito dagli operai e dalla solidarietà dei concittadini, in breve tempo il M. ricostruì lo stabilimento senza far perdere neppure una giornata di lavoro ai dipendenti. Spinto dal suo paternalismo filantropico e autoritario, nel 1872 costituì la Società di beneficenza tra il personale operaio e impiegatizio delle cartiere (escluse le donne) con lo scopo di corrispondere alle maestranze, in caso di malattia, un sussidio inizialmente pari a tre quarti del salario settimanale. Del 1872 è anche il primo regolamento scritto per il personale, che portava la giornata lavorativa a 10 ore per 6 giorni la settimana: nominato capitano dell’arte della pia università dei cartai, nel 1873 il M. ebbe un premio all’Esposizione universale di Vienna.
Con l’aumento della competitività e delle ordinazioni da parte di istituzioni pubbliche e istituti di credito crebbero il ritmo della produzione e il numero degli occupati che nel 1874 superarono le 200 unità. A causa dei molteplici impegni, nel 1873 il M. lasciò la vicepresidenza della Cassa di risparmio e nel 1878 rifiutò la carica di sindaco di Fabriano; ma nel 1879 accettò di far parte della commissione istituita dal prefetto di Ancona, d’intesa con la Camera di commercio per lo studio di un progetto di legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli nelle fabbriche e nelle miniere.
L’affermazione di un’altra cartiera locale, la Fornari (che verrà assorbita dalle Miliani nel 1903), non impedì al M. di conservare il primato della qualità e della produzione delle carte e di essere un personaggio di riferimento dell’industria cartaria italiana. Egli però non avvertì l’importanza sociale e politica del sorgente movimento operaio nazionale e fabrianese e quindi non fu pronto ad affrontare i conflitti della nuova realtà sociale e a confrontarsi con le maestranze che nel 1884, dopo le agitazioni degli anni precedenti, scioperarono per ottenere miglioramenti salariali.
L’astensione dal lavoro con andamento a singhiozzo trovò solidali più di trecento cartai. L’8 ottobre, durante un’animata discussione con i dirigenti della ditta, un operaio lanciò un piatto di polenta contro il figlio del M., Giambattista, procurandogli una ferita all’arco sopraccigliare destro. I fatti di Fabriano ebbero risonanza nazionale con ampie cronache riportate dai principali giornali italiani. Il M., che aveva proclamato la serrata, manifestò l’intenzione di cessare ogni attività industriale. L’intervento delle autorità locali e di personalità politiche di statura nazionale ebbe esito positivo e gli operai il 5 novembre furono riammessi al lavoro.
Uscito duramente provato da questi fatti, il M. lasciò la direzione delle cartiere al figlio limitandosi a curare l’amministrazione e i rapporti con i clienti. Con il figlio concordò il varo di un nuovo regolamento del personale dipendente e la riorganizzazione dell’azienda secondo criteri moderni e più razionali. Il bonario paternalismo dell’imprenditoria ottocentesca a gestione familiare fu sostituito dalla nuova struttura piramidale, con gerarchie istituzionalizzate, precise funzioni e responsabilità ben definite.
Sotto la guida del M., la ditta Miliani fu caratterizzata da successi largamente riconosciuti con le più alte onorificenze in tutte le esposizioni italiane ed estere. Tra il 1851 e il 1889 gli furono assegnate 14 benemerenze con medaglie d’oro, d’argento e diplomi d’onore. Profondamente religioso, modesto e intelligente, il M. riconobbe sempre i propri limiti culturali. Generoso e comprensivo con i dipendenti, con bonaria autorità pretese il meglio dalle maestranze, preoccupato, come fu sempre, di portare i suoi prodotti a livelli qualitativi insuperabili per il suo tempo e di vincere la concorrenza nei mercati nazionali ed esteri.
Il M. morì a Fabriano il 5 dic. 1890.
Fonti e Bibl.: Fabriano, Arch. storico delle Cartiere Miliani Fabriano, Fondo Miliani, 3, f. 1: Cronologia storica (1744-1900) delle Cartiere Miliani; Epistolario, anni 1816-90; C. Ramelli, Sulla fabbricazione della carta in Fabriano, Fabriano 1855, pp. 14-16, 21; O. Angelelli, L’industria della carta e la famiglia Miliani in Fabriano, Fabriano 1930, pp. 31-44; A. Gasparinetti, Carte, cartiere e cartai fabrianesi, in Risorgimento grafico, 1938, nn. 9-10, pp. 430 s.; R. Sassi, Il «Chi è?» fabrianese, Fabriano 1989, p. 161; E. Sparisci, G. M. un cartaro antico e moderno, Fabriano 1999; P.M. De Biasi, La carta avventura quotidiana, Trieste 1999, pp. 134-136; Enciclopedia Italiana, XXIII, p. 302; Grande Dizionario enciclopedico (UTET), XIII, p. 649.
G. Castagnari