MOSCA, Giuseppe
– Nacque a Napoli nel 1772, fratello maggiore di Luigi.
Studiò a Napoli nel conservatorio di S. Maria di Loreto con Fedele Fenaroli; già nel 1791 ottenne la prima scrittura teatrale a Roma per il dramma giocoso Silvia e Nardone (teatro Tordinona, febbraio). Il suo nome riapparve sei anni dopo nella stessa città con La vedova scaltra(Luigi Ricciuti, intermezzo, ibid., carnevale 1796). Da allora fino al 1803 compose due o tre opere nuove all’anno in diverse città d’Italia, quali Napoli, Milano, Torino, Roma, Venezia.
Nel 1803 venne chiamato al Théâtre Italien di Parigi, dove abitò, almeno per un periodo, in rue de Gramont; a fine 1804 era «directeur de la musique». Nel 1807 venne affiancato da Henri-Montan Berton, che l’anno dopo lo sostituì come direttore, relegandolo nel ruolo di accompagnatore «au piano». In quel periodo era sposato con una cantante di cui non è noto il nome di battesimo e che debuttò all’Italien il 12 maggio 1808.
Per il teatro parigino Mosca scrisse numerosi pezzi aggiunti o sostitutivi per opere di vari compositori, ma non sembra che ne componesse di nuove: il 23 febbraio 1805 mandò in scena con scarso successo la propria Ginevra di Scozia (Gaetano Rossi, prima esecuzione col titolo Ariodante, Torino, teatro Regio, 27 gennaio 1802); il 27 marzo 1806 toccò alla farsa La vendetta femminina (col titolo La lezione femminina: dubbia l’attribuzione al fratello Luigi), che potrebbe essere un titolo alternativo per Il sedicente filosofo dello stesso Giuseppe (Milano, teatro alla Scala, 1801) e anche per Non irritar le donne, ossia Il chiamantesi filosofo (Giuseppe Maria Foppa).
Nel 1809 era ancora «maître au piano»; l’anno successivo, quando Gaspare Spontini venne nominato alla direzione del teatro, tornò in Italia. In nove anni produsse per i palcoscenici dell’intera penisola 16 titoli nuovi (solo nel 1815 non risultano prime, mentre nel 1812, 1813 e 1814 riuscì a mantenere un ritmo di quattro opere all’anno). Nel 1817 fu nominato direttore della musica al teatro Carolino di Palermo: vi rimase fino ai moti costituzionali del 1820 (il 17 luglio la folla assaltò il teatro distruggendo ridotto e magazzino). Si trasferì probabilmente a Milano e poi a Napoli, dove il 27 giugno1826 al teatro del Fondo andò in scena l’ultima sua opera, L’abate de l’Épée (Ricciuti), incentrata sulla figura di Charles-Michel de l’Épée, inventore di un metodo per l’apprendimento linguistico dei sordi (la parte del sordomuto fu impersonata dalla ballerina Fanny Elssler, sedicenne). Nel 1826-27 tornò in Sicilia: il suo nome ricompare nei libretti del Carolino di Palermo; dal 1827 fu direttore del teatro della Munizione e maestro di cappella nel Duomo a Messina.
Morì a Messina il 14 settembre 1839.
Personalità di spicco del cosiddetto interregno tra Cimarosa e Rossini (per dirla con Stendhal), Mosca fu tra i compositori più rappresentati in Italia, primeggiando nel genere comico. Nonostante la differenza d’età, il debutto di Rossini fu quasi simultaneo col suo rinnovato esordio italiano dopo gli anni di Parigi: la rossiniana Cambiale di matrimonio è del 1810, lo stesso anno in cui Mosca riprese a lavorare in Italia. I pretendenti delusi di Mosca, per cui anche Rossini scrisse un’aria sostitutiva (nel 1812), è del 1811 (nota anche come Con amore non si scherza, Luigi Prividali, prima al teatro alla Scala, 14 aprile 1811). Il trionfo con cui La pietra del paragone di Rossini occultò Le bestie in uomini di Mosca (Angelo Anelli, dramma giocoso per musica, Milano, Scala, 17 agosto 1812) dovette acuire la rivalità tra i due: in quest’occasione Mosca accusò pubblicamente Rossini di plagio. L’episodio spiega gli accenti di sprezzo di Rossini nei confronti di Mosca (e i disegnini osceni che accompagnano l’autografo della citata aria sostitutiva «Alla gloria un genio eletto»). A Mosca è stata talvolta attribuita l’invenzione del ‘crescendo orchestrale’, procedimento che peraltro compare in opere di diversi autori tra fine Sette e inizio Ottocento. Benché solo Rossini ne abbia fatto una cifra del proprio stile, è certo che in Mosca il crescendo si presenta in forme assai simili a quelli rossiniani, anche per l’uso di inflessioni cromatiche. I motivi brillanti in orchestra, la forma dei duetti, l’abbondante ricorso allo stile cantabile collocano Mosca dalla parte dei ‘moderni’ (con Pietro Generali, Francesco Morlacchi, lo stesso Rossini).
La letteratura ottocentesca (Allgemeine musikalische Zeitung, Stendhal, Florimo, Fétis) ha descritto Mosca come un compositore prolifico e di scarso genio, soccombente nell’impari confronto con Rossini. È una valutazione riduttiva: a onta dell’apogeo del pesarese (le cui opere Mosca mise in scena più volte quando fu direttore a Palermo e Messina), anch’egli continuò a scrivere per il teatro con successo fin quasi alla vigilia della consacrazione di Bellini col Pirata (1827). Una scorsa alle partiture di Mosca mostra che seppe costantemente aggiornare il proprio stile.
A differenza di molti compositori napoletani coevi, continuò a comporre opere serie (nessuna di esse ebbe però successo duraturo). Due sue opere rinfocolarono a vario titolo la polemica sui generi. Ginevra di Scozia a Parigi innescò la discussione su quanto l’opera seria si confacesse alla cultura italiana (il Théâtre Italien essendo dedito perlopiù all’opera comica, e anzi volgarmente noto come «les Bouffes»). La diligenza a Joigny o sia Il collaterale (Giuseppe Palomba, commedia in musica, Napoli, teatro dei Fiorentini, 1813), che – come altre opere poco prima rappresentate a Napoli – contemplava i dialoghi parlati al posto dei recitativi, fu criticata dal Monitore delle Due Sicilie per la commistione tra opera buffa napoletana e vaudeville francese, giudicata inopportuna.
I due fratelli Mosca non operarono quasi mai nello stesso ambiente (le loro carriere s’incrociarono a Napoli solo nel 1797 e nel 1812-13): inevitabile comunque una certa confusione nelle attribuzioni di singole opere.
Opere: oltre i titoli già citati, si ricordano Il folletto (Cetteo Battimelli), dramma buffo, Napoli, teatro Nuovo, 1797; Chi si contenta gode (Bartolomeo Sivoli), burletta, Roma, Apollo, 29 aprile 1798; I matrimoni liberi, commedia per musica, Milano, Scala, 25 agosto 1798; Ifigenia in Aulide (Apostolo Zeno), dramma per musica, Roma, Argentina, carnevale 1799; La gabbia dei matti (Foppa), Ferrara, Civico, estate 1799 (con musica da Un pazzo ne fa cento di Johann Simon Mayr); Amore e dovere (Giovanni Bertati, Pietro Scotes), farsa, Roma, delle Dame, 1799; L’apparenza inganna (Antonio Filistri), farsa giocosa, Venezia, S. Moisè, 10 ottobre 1799; Rinaldo ed Armida (Francesco Gonella), [dramma serio], Firenze, Pergola, 26 dicembre 1799; Le gare tra Velafico e Limella per servire i loro padroni (Giulio Artusi), farsa, Venezia, S. Luca, estate 1800; La gastalda ed il lacchè, farsa giocosa, ibid., S. Samuele, autunno 1800; La vipera ha beccato i ciarlatani (Foppa?), dramma giocoso, Torino, autunno 1801; La fortunata combinazione (Luigi Romanelli), melodramma giocoso, Milano, Scala, 17 agosto 1802, Sesostri, anche Le feste d’Iside (Pietro Pariati, Zeno), dramma per musica, Torino, Regio, 26 dicembre 1802; Chi vuol troppo veder diventa cieco, anche I mariti gelosi, dramma giocoso, Milano, Scala, 2 luglio 1803; Monsieur de Montanciel, ossia L’albergo magico (Francesco Marconi), [dramma giocoso], Torino, Carignano, ottobre 1810; I tre mariti, anche La moglie (La sposa) di tre mariti (Rossi), farsa comica, Venezia, S. Moisè, 27 dicembre 1811; Il finto Stanislao Re di Polonia (Rossi), melodramma comico, ibid., 21 gennaio 1812; Gli amori e l’arme (Palomba), anche Amore ed armi, commedia per musica, Napoli, Fiorentini, 29 marzo 1812; Emira e Conallo (Marconi), dramma serio per musica, Genova, S. Agostino, carnevale 1813; Romilda ossia L’amor conjugale (Vincenzo Ponticelli), dramma semiserio, Parma, Imperiale, 26 gennaio 1813; Don Gregorio imbarazzato, anche nell’imbarazzo o L’ajo nell’imbarazzo (Andrea Leone Tottola), Napoli, Fiorentini, 1813; Avviso al pubblico (Rossi), anche La gazzetta, Il matrimonio per concorso, melodramma comico, Milano, Scala, 4 gennaio 1814; Il fanatico per l’Olanda, commedia, Bologna, Corso, carnevale 1814; I viaggiatori, ossia Il negoziante pesarese [commedia per musica], Parma, Imperiale, 22 ottobre 1814; Carlotta ed Errico (Tottola), melodramma, Napoli, Fiorentini, 1814; Il disperato per eccesso di buon cuore, anche Don Desiderio (Giuseppe Giannetti), commedia per musica, ibid., carnevale 1816; Una lezione ai giovani, ossia La gioventù di Enrico V, dramma per musica, Palermo, Carolino, 1817; Federico II Re di Prussia (Giuseppe Checcherini), melodramma, ibid., 1818; Attila in Aquileja ossia Il trionfo del Re dei Franchi (Simeone Antonio Sografi), dramma serio spettacoloso, ibid., 1818; I due fratelli fuorusciti, [commedia per musica], Bologna, Marsigli-Rossi, 26 settembre 1819; Emira, regina d’Egitto (N. Cervelli), melodramma serio, Milano, Scala, 6 marzo 1821; La dama locandiera (Romanelli), anche L’albergo dei pitocchi, melodramma giocoso, ibid., 8 aprile 1821, La poetessa errante (Palomba), melodramma, Napoli, Nuovo, 1822; La sciocca per astuzia (Romanelli), melodramma buffo, Milano, Scala, 15 maggio 1821; La voce misteriosa (Felice Romani), melodramma semiserio, Torino, Carignano, autunno 1821. Tra le opere dubbie, l’Indice dei teatrali spettacoli annuncia un’opera di Mosca su libretto di Bertati per il Carnevale 1799 al teatro delle Dame di Roma.
In varie biblioteche d’Italia sono sparse numerose arie, sinfonie e pezzi staccati (alcuni contenuti in opere di suoi contemporanei). Tra i brani strumentali sono noti Due barcarole per violino e pianoforte (1818) e due Valzer per pianoforte, oltre ai balletti La moglie virtuosa, ossia Costanza Ragozzi (Milano, teatro alla Scala, autografo del 1798) e Tomiri regina degli Sciti (Torino, teatro Regio, 1802). Tra la musica vocale, sono rimaste anche due composizioni di musica sacra: Salve regina e O quam suavis.
Fonti e Bibl.: Allgemeine musikalische Zeitung, XXIII (1821), pp. 478 s.; Stendhal, Vie de Rossini suivie des notes d’un dilettante, Paris 1824, rist. Genève 1964, ad ind.; C. [De Rosa] marchese di Villarosa, Memorie dei compositori di musica del regno di Napoli, Napoli 1840, p. 118; P. Cambiasi, Rappresentazioni date nei reali teatri di Milano: 1778-1872 …, Milano 1872, passim; G. Pacini, Le mie memorie artistiche. Autobiografia riscontrata sugli autografi e pubblicata da Ferdinando Magnani, II ed., Firenze 1875, p. 5; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, con uno sguardo sulla storia della musica in Italia, II, Napoli 1882, pp. 450-452; O. Tiby, Il Real Teatro Carolino e l’Ottocento musicale palermitano, Firenze 1957, passim; Il teatro alla Scala nella storia e nell’arte (1778-1963), a cura di C. Gatti, I-II, Milano 1964, passim; G. La Corte-Cailler, Musica e musicisti in Messina, a cura di A. Crea - G. Molonia, Messina 1982, pp. 127 s.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Cuneo 1990-94, ad ind.; L’arcano incanto. Il Teatro Regio di Torino 1740-1990, a cura di Alberto Basso, Milano 1991, p. 59; Gioachino Rossini. Lettere e documenti, a cura di B. Cagli - S. Ragni, I, Pesaro 1992, p. 50 et passim; III, ibid. 2004, p. 185; Ph. Gossett, Di tanti palpiti. Canzoni d’amore e di gloria, programma di sala, Pesaro 1993, pp. 21 s.; Un almanacco drammatico: l’«Indice de’ teatrali spettacoli», a cura di R. Verti, I-II, Pesaro 1996, passim; A. Jacobshagen, The origin of the «recitativi in prosa» in Neapolitan opera, in Acta Musicologica, LXXIV (2002), pp. 123 s.; D. Carnini, L’opera seria italiana prima di Rossini (1800-1813). Il finale centrale, diss., Università di Pavia, 2007, pp. 3-24; J. Mongrédien, Le Théâtre Italien de Paris 1801-1831 chronologie et documents, Lyon 2008, ad ind.; F.-J. Fétis in Biographie universelle, VI, pp. 210 s.; Dizionario universale delle opere melodrammatiche, II, pp. 359-361; Enciclopedia dello spettacolo, VII, pp. 871 s.; F. Stieger, Opernlexikon. Komponisten, II, pp. 745 s.; The newGrove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, pp.160 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII (2004), coll. 514 s.