NANGERONI, Giuseppe.
– Nacque a Milano, nel quartiere Isola, fra porta Volta e porta Garibaldi, il 5 dicembre 1892, da Natale e da Severina Leoni. Il padre, anarchico, gli impose il nome di Libertade, poi cancellato all’anagrafe.
Alla fine dell’Ottocento, le condizioni economiche della famiglia costrinsero i genitori a emigrare a Buenos Aires. Tornati a Milano, acquistarono una cartoleria appartenuta al patriota Amatore Sciesa (Ferro, 1988, p. 361).
Negli anni giovanili entrò in contatto con Achille Ratti, il futuro Pio XI, e con il poeta e critico letterario Giovanni Bertacchi, autore nel 1895 del Canzoniere delle Alpi. Ricevette una profonda formazione cattolica nel collegio dei salesiani di Valsalice a Torino, dove entrò alla fine del ginnasio. Terminati gli studi liceali, nel 1912 iniziò a prestare servizio militare in sanità. Alla fine della prima guerra mondiale fu insignito della medaglia d’argento al valore militare per una azione eroica compiuta, durante la cosiddetta Battaglia del solstizio (15-23 giugno 1918), a Grave di Papadopoli, un’isoletta sassosa tra due rami del Piave, considerata terra di nessuno tra il fronte italiano e austriaco.
Nella motivazione dell’onorificenza si legge: «Comandante di una sezione mitragliatrici, per contrastare più efficacemente un forte attacco nemico, collocava personalmente un’arma allo scoperto e con essa falciava le colonne avanzanti. Circondato e catturato, tre volte riuscirà a liberarsi e a rientrare nelle nostre linee, ove, appena giunto, incurante della fucileria nemica, a null’altro pensava che a ricuperare la propria mitragliatrice e a rimetterla in funzione. Grave di Papadopoli, 15 giugno 1918» (Pracchi, 1988, p. 207).
Si laureò nel 1919 in scienze naturali all’Università di Pavia, discutendo la tesi con relatore il geologo Torquato Taramelli. Divenuto assistente nel 1920 presso l’Istituto di botanica allora diretto da Luigi Montemartini, vi rimase per due anni. Nel 1921 vinse il concorso a cattedre di scienze naturali nei licei e fu nominato docente di scienze naturali, chimica e geografia presso l’Istituto tecnico Francesco Daverio di Varese, dove insegnò dal 1922 al 1936.
Dopo alcuni contributi a stampa di carattere divulgativo, tra i quali Cenni geologici sulla sponda lombarda del Verbano (in Illustrazione varesina, I [1921]), sotto l’impulso del naturalista e mineralista lombardo Emilio Repossi iniziò a pubblicare i primi studi scientifici sul Bollettino del Comitato glaciologico italiano (Osservazioni su alcuni ghiacciai della Valtournenche, VII [1927], pp. 95-132), sugli Atti della Società italiana di scienze naturali (Osservazioni preliminari sul glacialismo attuale in Val Masino, LXVI [1927], pp. 75-88) e sul Bollettino del Club alpino italiano (La regione del Masino (Bassa Valtellina). Note geomorfologiche, 1928, 7, pp. 200-204; 8, pp. 222-232). Nel corso di questi primi anni di approfondimento scientifico si possono rintracciare alcune delle linee tematiche che si svilupperanno successivamente. In primo luogo, i rilevamenti geologici sul territorio varesino, che furono pubblicati nella Carta geognostico-geologica della provincia di Varese (Varese 1932). In secondo luogo, gli studi e le osservazioni sul glacialismo e la morfologia glaciale, ambito nel quale si collocarono numerosissimi contributi nonché, a partire dal 1925 e fino al 1960, l’intensa collaborazione con il Comitato glaciologico italiano, che nei primi anni si esplicitò nelle osservazioni e nei resoconti scientifici per tutti i ghiacciai delle Alpi Orobiche e Retiche e negli studi pubblicati tra il 1927 e il 1931. Infine le indagini sul glacialismo quaternario che culminarono nell’articolo La glaciazione del Günz e il primo interglaciale nella regione Varese-Malnate (Lombardia) (in Atti della Società italiana di scienze naturali, LXVIII [1929], pp. 146-168), il cui tema venne poi ripreso in un contributo per il Bollettino del Comitato glaciologico Italiano, dal titolo Considerazioni sul quaternario dell’alta pianura lombarda occidentale (XX [1940], pp. 63-72).
Nel 1930 conseguì la libera docenza in geografia fisica e nello stesso anno ottenne l’incarico per l’insegnamento di geografia nelle Facoltà di lettere e di magistero dell’Università Cattolica di Milano, che mantenne fino al 1936, quando risultò idoneo nel concorso a cattedra universitaria. Chiamato a ricoprire il posto di professore di ruolo presso la Facoltà di magistero della stessa università, vi insegnò fino al 1952 e ne fu preside dal 1943 al 1945 e dal 1953 al 1968.
Le indagini e gli studi sul glacialismo quaternario rimasero a lungo uno degli ambiti di studio più rilevanti coltivati da Nangeroni. Da ricordare, a questo proposito, due opere ritenute tra le più importanti: I «trovanti» nella regione dei tre laghi (Milano-Varese 1949), scritta in collaborazione con Francesco Mauro, in cui vengono descritte la natura litologica e la dinamica della massa glaciale di ciascun trovante (o masso erratico) dei laghi Verbano, Ceresio e Lario; e il Catasto dei ghiacciai italiani, sintesi di decenni di ricerche promossa in occasione dell’Anno geofisico internazionale (1957-58) e pubblicata dal Comitato glaciologico italiano (Torino 1959-62), di cui Nangeroni coordinò tutti i lavori e diresse la stesura della parte dedicata al settore lombardo. Dopo la seconda guerra mondiale, sotto l’egida del Consiglio nazionale delle ricerche, promosse una serie di attività di ricerca mirate al rilevamento geologico e morfologico di tutti i depositi pleistocenici in Lombardia. I risultati di queste importanti indagini furono pubblicati nel 1954 negli Atti della Società italiana di scienze naturali. Su questi argomenti, l’apporto di Nangeroni fu assai rilevante come testimoniano i numerosi contributi scritti sul tema, e la partecipazione a convegni e congressi di livello nazionale e internazionale.
Altre tematiche di interesse di Nangeroni furono legate allo studio dei fenomeni carsici, superficiali e profondi, analizzati soprattutto in chiave metodologia, e gli studi di geomorfologia della regione alpina. Fanno parte del primo gruppo due lavori su tutti: Il carsismo e l’idrologia carsica in Italia (in Attidel XVII Congresso geografico italiano di Bari, II, 1957, pp. 83-112), e Il fenomeno carsico del territorio del lago d’Iseo, in Scritti geografici in onore di C. Colamonico, Napoli, 1963, pp. 172-202). Per il secondo aspetto si evidenziano tre contributi di rilievo: Morfologia del gruppo di Sella (Trentino) e della regione Barbellino (Orobie) (Milano 1938), La geomorfologia della regione del Sebino, in collaborazione con Luigi Fenaroli e Filippo G. Agostini, presentato al XIX Congresso geografico italiano di Como (Varese 1964), e infine quello dedicato alla regione lariana e pubblicato in cinque parti dal 1969 e il 1974 negli Atti della Società italiana di scienze naturali.
Anche in considerazione del lavoro svolto nelle facoltà umanistiche dell’Università di Milano e nella consapevolezza della trasformazione che gli studi geografici stavano subendo nel passaggio dal paradigma del determinismo a quello del possibilismo, Nangeroni si dedicò, oltre che alla geografia fisica, anche alla geografia umana. In questa direzione si ricordano i contributi riguardanti le dimore e gli insediamenti rurali, la vita pastorale, i vari tipi di alpeggio, lo spopolamento montano (in Valle d’Aosta e Trentino), la viticoltura in Valsugana, le industrie della provincia di Varese, la distribuzione della popolazione nella regione del Benaco, la casa rurale della montagna lombarda. Proprio a quest’ultimo tema sono dedicati due studi fondamentali per la disciplina geografica: Geografia delle dimore e degli insediamenti rurali (Milano 1946), che pone come fondamentale «il rapporto di interdipendenza tra gli elementi fisici e le singole costruzioni rurali esaminate sotto diversi aspetti» (p. 96), e La casa rurale nella montagna lombarda, in collaborazione con Roberto Pracchi (I-II, Firenze 1958).
Nel 1950 fu eletto presidente del Comitato scientifico del Club alpino italiano, di cui fu nominato socio d’onore nel 1983; dal 1955 al 1963 fu presidente della Società speleologica italiana. A partire dal 1951 cominciò a occuparsi attivamente di didattica, attraverso la pubblicazione di articoli per riviste specializzate, di libri di testo scolastici di scienze naturali e di geografia per le scuole medie inferiori e superiori e per le elementari. Nel 1955 fu tra i soci fondatori della Associazione italiana insegnanti di geografia, della quale il 23 settembre 1980 fu nominato socio d’onore e dal 1956 al 1972 fu presidente della sezione Lombardia. Dal 1962 al 1983 presiedette la Società italiana di scienze naturali. Divenne professore emerito dall’Università Cattolica di Milano nel 1971, socio d’onore della Società geografica italiana nel 1975 e membro onorario del Comitato glaciologico italiano nel 1982.
Organizzatore di numerosi convegni e congressi, ebbe riconoscimenti a livello nazionale e internazionale: fu membro di vari enti e società (come la Società geografica finlandese, la Società geologica belga, la Commissione internazionale per lo studio dei fenomeni periglaciali, la Commissione internazionale per lo studio dei fenomeni carsici) e socio corrispondente degli Atenei di scienze e lettere di Bergamo, Brescia, Rovereto e Udine.
Morì a Milano il 23 marzo 1987.
Nel corso degli oltre 30 anni di intensa vita accademica, le ricerche di Nangeroni hanno trovato collocazione in oltre 250 pubblicazioni scientifiche, 30 testi scolastici e sono state argomento di innumerevoli conferenze e convegni nazionali e internazionali. Per la bibliografia completa si veda: B. Parisi, G. N., in Bollettino-Annuario del Comitato scientifico centrale del Club alpino italiano, LXXXVII (1988), pp. 4-10; con integrazioni in C. Smiraglia, In memoriam G. N.(1892-1987), in Geografia fisica e dinamica quaternaria, XI (1988), pp. 4-9.
Fonti e Bibl.: C.F. Capello, I maestri della geografia italiana: G. N., in Geografia nelle scuole, IV (1959), 1, pp. 89-92; C. Saibene, Raccolta di scritti geografici del prof. G. N., Milano 1975; R. Pracchi, Ricordo di G. N., in Università Cattolica del Sacro Cuore, Annuario, 1987-88, pp. 249-261; Id., G. N., in Bollettino della Società geografica italiana, XI (1988), 5, pp. 203-217; G. Valussi, La scomparsa di G. N., in Geografia nelle scuole, XXXII (1987), 3, pp. 230 s.; G. Ferro, G. N.: 1892-1987, in Rivista geografica italiana, XCV (1988), 3, pp. 361-366; G. Staluppi, 50 anni tra ricerca e didattica. Materiali per una storia dell’Associazione italiana insegnanti di geografia (1954-2004),in Semestrale di studi e ricerche di geografia, 2004, n. 2, pp. 5-106.