NAUDIN, Giuseppe
NAUDIN, Giuseppe. – Nacque a Parma il 1° marzo 1792 da Filippo e da Matilde Corsini (Parma, Archivio storico comunale, Stato civile, nati 1792; e non il 20 marzo come segnalato in Thieme - Becker).
Il padre, di origine francese e forse imparentato con i numerosi omonimi miniatori e pittori parigini, si era probabilmente trasferito nella città emiliana al tempo dei primi Borbone, quando il ministro Guillaume du Tillot, insediatosi a Parma nel 1749, inaugurò infatti un ambizioso piano culturale che favorì il trasferimento di intellettuali e artisti da Parigi (Tassi, 1969, p. 116).
Le fonti (Janelli, 1877, p. 275) parlano di un suo proficuo apprendistato presso lo studio di incisione di Paolo Toschi e di Antonio Isac, aperto a Parma nel 1819, ma dai documenti custoditi presso l’Accademia e l’Archivio del Museo Glauco Lombardi di Parma non è emersa alcuna traccia concreta di tale passaggio. Non sembra infatti da identificare con lui il Naudin «incisore di semplice ornato» citato come artista impiegato nella decorazione dell’Almanacco di corte in una lettera dell’ottobre 1827 scritta dal barone Amelin de Sainte-Marie a Toschi (Mavilla, 1992, p. 878).
È verosimile che questi sia il fratello minore di Giuseppe, Luigi (1800 circa - post 1839), che, dopo un primo praticantato alla scuola di ornato di Giuseppe Bertoluzzi (Paolo Toschi..., 1992, p. 114), nel 1822 iniziò a frequentare lo studio Toschi. Di lui si conservano tre stampe al Museo Glauco Lombardi (Galleria dell’Accademia di belle arti: sezione longitudinale, 1824; Libreria Derossiana, 1824; Facciata ed ortografia del teatro Regio, 1829).
È più plausibile ritenere che Giuseppe, quasi coetaneo di Toschi (Parma 1788), non fosse un suo allievo, bensì un valido e assiduo collaboratore. La sua puntigliosa tecnica si affinò sempre più nel riprodurre magistralmente su pergamena color avorio i dipinti di Antonio Allegri detto il Correggio «sì difficili a ritrarsi (…) da parere si riflettessero in picciol cristallo» (Janelli, 1877, p. 275), facendo di lui un «valoroso acquerellista ed uno dei più eccellenti miniatori del suo tempo» (Copertini, 1971, p. 25). Nel 1839 Toschi aveva infatti ottenuto l’appoggio finanziario del governo francese per la traduzione dal vero all’acquerello dei più famosi cicli ad affresco presenti in città. I disegni, fatti per essere poi incisi, vennero realizzati con l’aiuto dei suoi migliori allievi, mentre riconducibile alla mano di Naudin è l’ovato tratto dalla Camera di S. Paolo del Correggio con Putti che mostrano la faretra e lunetta con Vesta (Parma, Galleria nazionale; Giusto, 2001, pp. 41, 46).
Fu senza dubbio nell’arte della miniatura che Naudin raggiunse quel grado di squisita perfezione che, come mostra la delicata Donna allo specchio (ibid.; Campanini, 2001, pp. 14 s.), copia fedele e precisa di un famoso quadro di Tiziano, si ritrova solo nelle creazioni cristalline di Jean-Baptiste Isabey, maestro di disegno e personale miniaturista di Maria Luigia in Francia (Pellegri, 1984, p. 200). «Le sue opere veri e propri gioielli, vuoi per disegno, vuoi per colore di tinte e per quel finir diligentissimo che forma particolare pregio di un’arte cotanto graziosa» (Janelli, 1877, p. 275) spinsero la duchessa Maria Luigia, appassionata estimatrice di quell’arte delicatamente difficile e raffinata (Tassi, 1969, p. 115), a nominare Naudin suo pittore di camera a Parma affidandogli anche l’educazione artistica della figlia Albertina Montenuovo, nata nel 1817 dalla relazione col generale austriaco Adam Albrecht Neipperg, sposato poi l’8 agosto 1821 con nozze morganatiche segrete.
Tra gli anni Venti e Trenta Naudin realizzò così numerose miniature gioiello, per lo più conservate al Museo Glauco Lombardi, che ritraggono Maria Luigia, i suoi familiari e alcuni importanti personaggi della Corte: La contessa Anna Castagnola; Maria Luigia giovinetta (1815-20 circa); Il conte Giuseppe Simonetta, presidente dell’Accademia di belle arti di Parma; La contessa Chiara Mazzucchini Magawly Cerati; Guglielmo Montenuovo bambino (1832) e Maria Luigia d’Austria imperatrice dei Francesi (1824, Chantilly, Musée Condé).
Naudin seguiva spesso la duchessa anche durante i suoi viaggi ufficiali (Monumento a Rodolfo d’Asburgo a Ischl; Una via di S. Terenzo presso La Spezia; Veduta di Velleia) o nei periodi di villeggiatura nelle residenze di campagna (Il Casino dei Boschi di Sala Baganza; Il Castello di Torrechiara, 1838; Maria Luigia nei boschi di Sala Baganza, 1838; La Villa del Ferlaro), lasciandoci immagini serene e tranquillizzanti che raccontano la storia, la natura e la quotidiana esistenza di Maria Luigia (Albertina Montenuovo imbronciata, 1823 circa; Ritratto di Griffon, cagnolino da lei tanto amato; Il nipote Alberto Sanvitale che fa le bolle di sapone, 1844). Eseguì anche all’acquerello il Monumento funebre del generale Neipperg (post 1831), come pure la stessa Camera da letto (Parma, Museo Glauco Lombardi) in cui il 22 febbraio 1829 il generale era morto. Notevoli sono altresì i suoi deliziosi e quasi ‘metafisici’ quadri di interni, veri e propri ‘ritratti’ di stanze (Tassi 1969, p. 117), tutti eseguiti negli anni Trenta e custoditi presso lo stesso museo: Sala di studio dei figli di Maria Luigia (1831); Camera da letto della duchessa Maria Luigia (1832); Sala di ricevimento o del Principe (1832 circa); Sala di soggiorno (1832); Sala del Trono (1839).
Il suo pennello, calibrato, elegante e moderno nella resa, descrive minuziosamente tappezzerie e tendaggi, mobilio e suppellettili degli interni ufficiali e di quelli più intimi del distrutto palazzo ducale, spesso privi dei loro nobili abitanti, dei quali però è avvertibile la silenziosa presenza. Solo nella Sala di studio e nella Sala di soggiorno appaiono esili e filiformi personaggi, per lo più di spalle, ispirati alle romantiche figurine di Caspar David Friedrich o di Johann Heinrich Füssli (Tassi, 1969, pp. 117 s.). Alcuni oggetti di questi appartamenti raffigurati negli acquerelli sono stati individuati: è il caso dei due candelabri posti sopra il camino nella Sala del trono, rintracciati nelle collezioni di Palazzo Pitti in due esemplari di manifattura francese, risalenti al 1835 circa (Colle, 1993, p. 302), o dei due piccoli quadri appesi alla parete sopra il letto nella Camera da letto della duchessa, identificabili coi ritratti dei figli Albertina e Guglielmo Montenuovo (Parma, Museo Glauco Lombardi).
Da disegni di Naudin (riprodotti in Cirillo, 1992, I, pp. 147 s.) furono tratte numerose stampe presenti nel volume propagandistico Monumenti e munificenze di Sua Maestà la Principessa Imperiale Maria Luigia (Parigi 1845), pubblicato per volere del conte Carlo di Bombelles, terzo marito della sovrana: Statua in marmo della beata Vergine della Salute nella chiesa del quartiere, Il laghetto nel giardino ducale di Colorno (1816-20), Monumento eretto alla memoria del tenente maresciallo conte di Neipperg nella cappella di corte (1842), Concordia. Statua in marmo di Canova nel Ducal Palazzo di Colorno (1842).
Dal censimento della popolazione di Parma del 1832 Naudin risultava abitare con la moglie Margherita Leoni in borgo delle Grazie 11 e, a quella data, era padre di sette figli di cui due maschi, Augusto ed Emilio (Scarabelli Zunti, 1851-93, c. 110).
Le ricerche d’archivio (Parma, Archivio storico comunale, Registri della popolazione, 1816-1840) hanno però evidenziato che la famiglia Naudin ebbe molti più figli dai nomi ricorrenti perché spesso deceduti in giovane età: Carolina (1816-1836); Pierina Maria Clementina (n. 3 ottobre 1818); Augusto; Emilio Filippo (n. 1822); Emilio Clodoaldo (n. 25 ottobre 1823); Elvira (1825-1827); Letizia (n. 26 dicembre 1827); Laura; Elvira (1831-1832); Demetrio (n. 26 gennaio 1833); Virginia; Leonardo e Carolina n. (5 marzo 1838). Fra tutti il più famoso fu senza dubbio Emilio Clodoaldo, tenore di fama internazionale.
Demetrio, celebre veterinario della Guardie imperiali in Francia, oltre a scrivere un manuale sui cani dato alle stampe da Domenico Galaverna, scrittore e tipografo originario di Collecchio (Parma), inventò un particolare nutrimento per i cavalli allo stato secco per facilitarne il trasporto a grande distanza (Il soldato italiano: giornale militare, 17 settembre 1863, p. 30).
All’indomani dell’unificazione d’Italia Naudin si fece immortalare nel suo studio in una fotografia del conte Guido Calvi (Rosati, 1990, p. 98). Il re Vittorio Emanuele II, di cui era divenuto pittore regio (Jannelli, 1877, p. 275), lo fregiò della medaglia d’oro e delle equestri insegne mauriziane nel 1872, poco prima della morte, avvenuta a Parma tra la notte del 5 e 6 dicembre di quello stesso anno.
Fonti e Bibl.: Parma, Soprintendenza ai Beni artistici e storici: E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di belle arti parmigiane, ms. 109, X (1851-93), c. 110r; G.B. Janelli, Dizionario biografico dei parmigiani illustri, Genova 1877, p. 275; C. Ricci, La R. Galleria di Parma, Parma 1896, p. 265; R. Tassi, Acquerelli di N., in Aurea Parma, LIII (1969), pp. 115-118; G. Copertini, La pittura parmense dell’Ottocento, Parma 1971, p. 25; M. Pellegri, Il museo Glauco Lombardi, Parma 1984, p. 200; R. Rosati, Camera oscura (1839-1920). Fotografi e fotografie a Parma, Parma 1990, pp. 45 fig. 5, 98 fig. 19; Paolo Toschi e il suo tempo, a cura di A. Mavilla, Parma 1992, p. 878; Maria Luigia. Donna e sovrana. Una Corte europea a Parma (1815-1847), I, Catalogo; II, Saggi (catal., Colorno), Parma 1992; G. Cirillo, Maria Luigia. Donna e sovrana, ibid., I, pp. 147 s.; Id., Maria Luigia e le arti, ibid., II, p. 37; A. Mavilla, Lo studio Toschi e i suoi artisti, ibid., II, p. 114; E. Colle, in Gli appartamenti reali di Palazzo Pitti: una reggia per tre dinastie: Medici, Lorena e Savoia tra Granducato e Regno d’Italia, a cura di M. Chiarini - S. Padovani, Firenze 1993, p. 302; C. Campanini, in Galleria nazionale di Parma. Catalogo delle opere. L’Otto e il Novecento, a cura di L. Fornari Schianchi, Milano 2001, pp. 14 s.; M. Giusto, Paolo Toschi e la Scuola d’incisione nell’impresa dei Freschi di Correggio, ibid., pp. 40-42, 46; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 358; http://www.museoglauco lombardi.it.