NICOLINI, Giuseppe
– Nacque a Piacenza il 29 gennaio 1762, sesto figlio del pesarese Omobono Carletti detto Nicolini (1727-1803) e di Felicita Gandini.
Fu avviato allo studio della musica dal padre, dal 1769 al 1777 clavicembalista nei teatri ducali di Piacenza, organista in S. Paolo e maestro di cappella in S. Pietro, insegnante di canto in varie famiglie nobili piacentine. Prese lezioni di canto da Filippo Macedone, poi col sostegno del duca Gian Girolamo Sforza Fogliani di Castelnuovo, melomane dilettante, suppergiù tredicenne fu mandato a Napoli nel conservatorio di S. Onofrio a Capuana; probabilmente allievo di Giacomo Insanguine, dovette terminare gli studi nel 1781 componendo il drammetto sacro Daniele nel lago dei leoni (la data, insieme con la qualifica di «maestro di cappella nel Real Conservatorio di S. Onofrio», risulta dal libretto, pubblicato a Napoli solo in occasione di un’esecuzione nel 1788). Nel 1785 risulta autore dell’«azione sacra» Judith, cantata nell’ospizio delle Vergini derelitte di Venezia.
Nel teatro d’opera debuttò piuttosto tardi, nel carnevale 1793 al Ducale di Parma, con La famiglia stravagante, dramma giocoso di Giuseppe Petrosellini. I lavori che seguirono – tra cui le farse I molinari e Il principe spazzacamino date a Genova, teatro S. Agostino, carnevale 1794 – gli aprirono presto le porte del principale teatro milanese: per la Scala compose il dramma giocoso Le nozze campestri (autunno 1794; ripreso nella primavera 1806). I primi drammi per musica stricto sensu furono i metastasiani Artaserse (Venezia, La Fenice, autunno 1795) e La clemenza di Tito (Livorno, teatro degli Avvalorati, estate 1797), e L’Alzira, da Voltaire (Genova, S. Agostino, carnevale 1797; ripreso alla Pergola di Firenze in autunno). A detta di Carlo Gervasoni (1812, p. 202), nel 1799 alla Scala fecero «furore» il dramma Gli Sciti (con Elizabeth Billington e John Braham; carnevale) e il dramma giocoso Il trionfo del bel sesso (con Nancy Storace e Braham; autunno).
Nel primo decennio del secolo spiccano i drammi di soggetto antico-romano, contraddistinti da un’impronta eroica e patetica marcatamente neoclassica: tagliati su misura per cantanti di spicco, godettero in parecchi casi di vasta eco. Il successo del «melodramma tragico» I baccanali di Roma di Luigi Romanelli (Milano, Scala, carnevale 1801) – un soggetto tratto da Tito Livio che esibiva trasparenti significati ideologici, l’estirpazione dei riti dionisiaci dall’antica Roma alludendo alla condanna dell’associazionismo giacobino perseguita in questa congiuntura dal regime napoleonico in Italia – lanciò definitivamente il giovane soprano Angelica Catalani; venne ripreso nel 1804 al S. Carlo di Lisbona e nel 1814 al S. Carlo in Napoli. Nel carnevale 1807, il dramma per musica Traiano in Dacia (libretto di Michelangelo Prunetti) trionfò al teatro Argentina di Roma in competizione con un ‘classico’ di dieci anni prima, Gli Orazi e i Curiazi di Cimarosa: il ruolo eponimo – al fianco del contralto Maria Marcolini e del tenore Nicola Tacchinardi – spettò a Giovanni Battista Velluti, l’ultimo dei grandi castrati, che dell’opera fece un suo cavallo di battaglia in Italia e all’estero. Nel carnevale 1809, al fianco della giovane Isabella Colbran, futura moglie di Rossini, Velluti varò alla Scala Coriolano, «melodramma serio» di Romanelli, che tenne poi in repertorio. Anche il «dramma serio» Quinto Fabio Rutiliano di Giuseppe Rossi, dato a Vienna nell’aprile 1811 in presenza di Nicolini (teatro di Porta Carinzia), sempre con Velluti protagonista, indi ripreso in numerosi teatri italiani e stranieri, si rifaceva a un precedente dramma di Prunetti, Il trionfo di Quinto Fabio (1810); nel carnevale 1817, all’Argentina di Roma, Quinto Fabio fu dato con l’aggiunta, forse, dell’aria «Cara patria, invitta Roma» di Gioachino Rossini, impegnato negli stessi giorni al teatro Valle (Piperno, 2002, pp. 178-184).
Nel carnevale 1813 Nicolini, che un concittadino descrisse «generoso di cuore, ameno, splendido, faceto» (Gervasoni, 1812, p. 205), riprese nel teatro Nuovo di Piacenza il Traiano in Dacia insieme con la prima di una delle sue opere più fortunate e replicate, il «dramma serio» Carlo Magno di Antonio Peracchi, protagonista Velluti (l’ambientazione fu stavolta medievale). Fu un momento cruciale nella carriera del compositore, anche per il sodalizio che poté stringere con la prima donna, il contralto Benedetta Rosmunda Pisaroni, sua concittadina; l’amicizia durò una quindicina d’anni: quando nel 1822 fu costituita in Piacenza l'Accademia di Studio musicale, furono entrambi nominati soci onorari.
Nel 1816, momento importante nella vita musicale di Piacenza poiché il governo di Maria Luigia concesse al municipio cittadino la proprietà del teatro Nuovo (da allora Comunale), stabilendone le regole di gestione, venne accordata a Nicolini una pensione annua di 1500 franchi come maestro di cappella al servizio del teatro. Dovette far fronte a svariati incarichi: assistere alle prove, adattare le parti, partecipare alle riunioni della deputazione, selezionare gli spartiti, scritturare gli artisti, fornire musiche per manifestazioni municipali. Di conseguenza i suoi ritmi produttivi in quanto operista si allentarono.
Tra i grandi cantanti con cui collaborò va menzionata Giuditta Pasta, protagonista nelle prime del Giulio Cesare nelle Gallie (Prunetti; Roma, Argentina, carnevale 1819) e della Conquista di Granata (Romanelli; Venezia, La Fenice, carnevale 1821); per lei Nicolini compose la sua ultima opera, il «melodramma eroico» Malek-Adel (Gaetano Rossi, dal romanzo storico Mathilde ou Mémoires tirés de l’histoire des croisades di Sophie Cottin; Verona, Filarmonico, carnevale 1830), che ebbe una certa fortuna. Dopo tale data scrisse soprattutto musica sacra.
Morì in Piacenza, scapolo e senza prole, il 18 dicembre 1842.
Manca un catalogo analitico della vasta produzione di Nicolini, il quale coltivò tutti i generi melodrammatici, dalla farsa al melodramma serio e tragico passando per l’opera buffa (tra il 1804 e il 1805, impegnato al S. Carlo di Napoli per Peribea e Telamone, maggio 1804, diede tre «commedie per musica» al teatro Nuovo sopra Toledo, Il geloso sincerato, Gl’incostanti nemici delle donne e Le nozze inaspettate). Compose oratori, musica sacra, canzonette per canto e pianoforte o piccoli organici, dodici duettini notturni su testo di Metastasio, cantate encomiastiche in onore dei principi di Borbone prima, di Maria Luigia duchessa di Parma e Piacenza poi. Non mancano composizioni strumentali come quartetti e sinfonie.
La sua lunga carriera teatrale – circa 45 opere in 37 anni, dal 1793 al 1830 – venne a coincidere con una congiuntura che per il sistema operistico italiano fu sotto molti profili critica e perigliosa: in senso socio-politico, per i mutamenti che il passaggio dall’antico regime all’età napoleonica alla Restaurazione determinò nella gestione dei teatri; in senso poetico, per l’avvicendarsi dei modelli drammaturgici, dai conflitti d’affetti di tipo metastasiano all’ostentato eroismo dei temi neoclassici fino al gusto romantico per il color locale e l’esotismo; in senso morfologico-stilistico, per il profondo rimescolio subito dai generi operistici sia seri sia buffi e per la spinta verso una vocalità moderna sempre più patetica e smagliante. Tale congiuntura si assestò infine nel secondo decennio con l’avvento, folgorante e prepotente, di un autore di trent’anni più giovane, Gioachino Rossini, che di fatto statuì uno standard stilistico e dei modelli formali al tempo stesso imperiosi e irresistibili; talché Nicolini, alla stregua d’altri importanti operisti suoi coetanei (come Giovanni Simone Mayr), si trovò a tenere alto, nell’era dell’irruento vitalismo rossiniano, il prestigio di uno stile memore della tersa semplicità melodica e armonica di Cimarosa e Paisiello: assumendo tuttavia (a differenza da Mayr) un atteggiamento non già di antagonismo o refrattarietà, bensì di arrendevole adeguamento, senza drastiche fratture. È sintomatico che ancora negli anni Trenta Giuditta Pasta, festeggiatissima protagonista nel Tancredi di Rossini, amasse suggellare il lieto fine dell’opera con un rondò che Nicolini aveva composto per Velluti («Il braccio mio conquise», ne Il conte di Lenosse; Trieste, teatro Nuovo, primavera 1820; cfr. Poriss, 2009, p. 75) e di cui lo stesso Rossini, compiacente, aveva arricchito la cabaletta con fioriture stilate apposta per lei (cfr. G. Rossini, Tancredi, a cura di Ph. Gossett, Pesaro-Milano, 1984, pp. 802-818; e la lettera del 26 maggio 1826 cit. ibid., pp. XXXIV s.); Gaetano Donizetti ne diede a sua volta una lepida parodia nella cabaletta dell’‘audizione’ di Mamma Agata (un basso buffo!) nelle Convenienze e inconvenienze teatrali (Napoli, teatro Nuovo, autunno 1827; ed. crit. a cura di R. Parker - A. Wiklund, Milano 2002, pp. 349-355, 574-578).
Tra le altre opere di Nicolini si ricordano: La donna innamorata (dramma giocoso, Giovanni Bertati), Venezia, S. Moisè, carnevale 1796; Il Bruto (dramma per musica, Gaetano Marré), Genova, S. Agostino, carnevale 1798; I fratelli ridicoli (burletta per musica), Roma, Valle, autunno 1798; Indatiro (dramma serio), Genova, S. Agostino, carnevale 1800; I Manli (melodramma, Antonio Simeone Sografi), Milano, Scala, carnevale 1802; La selvaggia nel Messico (dramma serio, Prunetti), Bologna, Comunale, autunno 1803; Fedra ossia il ritorno di Teseo (dramma serio per musica, Prunetti), Roma, Argentina, carnevale 1804; Abenamet e Zoraide (melodramma serio, Romanelli), Milano, Scala, carnevale 1806; Le due gemelle (burletta per musica), Roma, Valle, carnevale 1808; Dario Istaspe (dramma per musica), Torino, Imperiale, carnevale 1810; Angelica e Medoro ossia L’Orlando (dramma per musica), ibid., carnevale 1811; Abradate e Dircea (melodramma serio, Romanelli), Milano, Scala, carnevale 1811; La casa dell’astrologo (melodramma giocoso, Romanelli), ibid., autunno 1811; Il Tamerlano (dramma serio, Filippo Tarducci), Roma, Valle, autunno 1813; L’ira d’Achille (dramma serio, Felice Romani), Milano, Scala, carnevale 1815; Adolfo (dramma serio, Peracchi), Venezia, S. Benedetto, primavera 1815; Balduino duca di Spoleti (dramma serio, Peracchi), Venezia, S. Luca, primavera 1816; L’eroe di Lancastro (melodramma serio, Gaetano Rossi), Torino, Regio, carnevale 1821; Annibale in Bitinia (azione eroicomica, Luigi Prividali), Padova, Nuovo, estate 1821; Aspasia ed Agide (melodramma serio, Romanelli), Milano, Scala, primavera 1824; Il Teuzzone (dramma per musica, da Apostolo Zeno), Torino, Regio, carnevale 1825; Ilda d’Avenel ossia La dama bianca (melodramma eroico, Gaetano Rossi da Walter Scott), Bergamo, teatro Riccardi, estate 1828.
Fonti e Bibl.: C. Gervasoni, Nuova teoria di musica ricavata dall’odierna pratica, Parma 1812, pp. 200-205; E. Costa, Tre lettere di G. N., in Strenna piacentina, 1887, pp. 139-143; S. Di Giacomo, Il conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana e quello di S. M. della Pietà dei Turchini, Palermo 1924, pp. 72 s.; A. Rapetti - I. Cappa - C. Censi, Un maestro di musica piacentino: Giuseppe Nicolini nel primo centenario della morte, Piacenza 1944; F. Bussi, I musicisti e il teatro lirico, in Storia di Piacenza, V: L’Ottocento, Piacenza 1980, pp. 750-754, 770-772, 781, 784-786; H. Lühning, Titus-Vertonungen im 18. Jahrhundert, Köln-Laaber 1983, pp. 514, 521; Giovan Battista Velluti, cantante lirico (1780-1860), a cura di E. Illuminati, Corridonia 1985; G. Benedet, G. N.compositore di musica sacra, tesi di magistero, Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra, Milano, a.a. 1988-89; J. Mitchell, More Scott Operas, Lanham 1996, pp. 169-173; F. Piperno, Rossini (vero e falso): il «Quinto Fabio» di N. (Roma, 1817) e l’«Atalia» di Mayr (Napoli, 1822), in Pensieri per un maestro. Studi in onore di Pierluigi Petrobelli, Torino 2002, pp. 171-192; G. Appolonia, Angelica Catalani, ovvero della «poetica della meraviglia», in Quaderni musicali marchigiani, X, 2003, a cura di E. Pasquini, pp. 37-71; G. Moroni, Natura e arte, virtuosità contro espressione, melodia italiana e canto tedesco. Angelica Catalani negli articoli dell’«Allgemeine musikalische Zeitung», ibid., pp. 11-22; F. Bussi, Gaspare Landi - G. N.: un’ipotesi di raffronto in parallelo, con culmine in Rossini, in Bollettino storico piacentino, CI (2006), pp. 59-70; M. Jahn, Die Wiener Hofoper von 1810 bis 1836, Wien 2007, ad ind.; F. Bussi, Una piacentina consegnata alla storia: Rosmunda Benedetta Pisaroni, rossiniana regina dei contralti, in Palazzo Rota Pisaroni, a cura di A. Còccioli Mastroviti, Piacenza 2008, pp. 129-155; P. Da Col, Catalogo dei fondi musicali Antonio Miari e Giovanni Battista Velluti della Biblioteca Civica di Belluno, Venezia 2008, pp. 455, 829-851, 876, 898-900, 910; H. Poriss, Changing the score: Arias, prima donnas, and the authority of performance, Oxford - New York 2009, pp. 4, 73 s., 76-79, 96, 98 s.; G.N. Vetro, Dizionario dei musicisti e della musica di Piacenza, Piacenza 2010, pp. 107-110; G. N. (1762-1842), a cura di P. Florio et al., Pisa 2013; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, p. 198; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, p. 174; F. Bussi, N. G., in Dizionario enciclopedico universale della Musica e dei Musicisti. Le Biografie, V, pp. 369 s.; A. Lanza, N. G., in The new Grove dictionary of Opera, III, pp. 598 s.; Id., N. G., in The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, pp. 879 s.; A. Jacobshagen, N. G., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII, 2004, coll. 1066 s.