OROSI, Giuseppe
OROSI, Giuseppe. – Nacque a Pisa il 17 marzo 1816.
Nella fede di battesimo, del 19 marzo, risulta un ‘trovatello’. Secondo i biografi, il padre morì non molto tempo dopo la sua nascita, e, quando il ragazzo raggiunse il quindicesimo anno di età, la madre si sposò nuovamente. Rifiutato dal patrigno, Orosi andò a vivere presso alcuni parenti che abitavano a San Giuliano Terme, non lontano da Pisa. Né i nomi dei genitori né del patrigno vengono mai menzionati nei documenti che lo riguardano.
Completati gli studi secondari, riuscì a iscriversi all’Università di Pisa, frequentando il corso di laurea in medicina e mantenendosi grazie all’impiego di garzone presso la spezieria arcivescovile. Le scarse risorse economiche, tuttavia, lo indussero a ripiegare sul conseguimento di un più rapido diploma di farmacia. Durante il percorso universitario, seguì assiduamente le lezioni di Giuseppe Branchi, titolare della cattedra di chimica dal 1801 al 1839.
Una volta preso il diploma, trovò un impiego in una spezieria di Castagneto in Maremma (oggi Castagneto Carducci), quindi venne assunto presso la farmacia Villoresi di Livorno. Motivato a intraprendere la carriera della ricerca scientifica, perfezionò la preparazione in campo chimico e farmaceutico applicandosi anche allo studio di altre discipline, come la matematica. Inoltre approfondì la conoscenza dell’inglese, del francese e del latino.
Nel 1842, a 26 anni, vinse il concorso per il posto di intendente di farmacia presso l’ospedale di Livorno. In quegli anni strinse amicizia con uno dei medici dell’ospedale, Giovanni Pellini, del quale in seguito avrebbe sposato la figlia, Virginia. Grazie alla stabilità offerta dalla nuova posizione, ebbe la possibilità di istituire dei corsi gratuiti di chimica per gli studenti livornesi che frequentavano l’università. Il suo interesse per la didattica si concretizzò nella prima traduzione italiana delle Leçons sur la philosophie chimique (1837) di Jean-Baptiste Dumas.
La scelta del testo era in linea con gli insegnamenti ricevuti durante il periodo universitario. Nel panorama della chimica di primo Ottocento, caratterizzata da scuole di ricerca in competizione sui metodi per determinare le proporzioni in cui si combinavano le sostanze, Branchi era favorevole al metodo degli ‘equivalenti’ (‘equivalente’ indicava la quantità in peso di un elemento combinata con un grammo di idrogeno), rifiutando qualsiasi riferimento all’impiego della teoria atomica. Nel corso della prima Riunione degli scienziati Italiani (Pisa 1839), i chimici italiani si erano scontrati proprio su tale questione. Gli «equivalenti» riscossero grande successo soprattutto negli ambienti francesi e vennero adottati anche da Dumas il quale, al termine della VII lezione del suo celebre testo, aveva pronunciato una sentenza contro l’esistenza degli atomi destinata a diventare famosa: «Se tanto io potessi, cancellerei dalla scienza questa parola, persuaso che nelle sue attribuzioni essa vada ben oltre i limiti dell’esperienza, la quale noi ci dobbiamo studiare di non mai oltrepassare» (Dumas, Lezioni di filosofia chimica, 1842, p. 285).
Negli anni Quaranta dell’Ottocento, Orosi iniziò a produrre una serie di ricerche relative all’analisi delle acque di diverse zone della Toscana, collaborando anche con importanti scienziati, come Paolo Savi e soprattutto Gioacchino Taddei, uno dei chimici più famosi e influenti del tempo. Nel corso della settima Riunione degli scienziati Italiani (Genova 1846), Taddei sollecitò la discussione sulla necessità di adottare un codice farmaceutico uniforme per tutta l’Italia. Venne decisa l’istituzione di comitati rappresentativi dei diversi Stati italiani allo scopo di gestire le operazioni preliminari per la realizzazione del lavoro. Il progetto, tuttavia, non andò a buon fine. Fu così che Orosi decise di farsi carico dell’ambiziosa opera, che iniziò a redigere nel 1847. Il testo venne completato due anni dopo e prese il titolo di Farmacologia teorica e pratica o farmacopea Italiana.
All’inizio del 1849 Orosi venne nominato professore di chimica farmaceutica presso l’Arcispedale di S. Maria Nuova a Firenze, la stessa istituzione dove aveva lavorato Taddei, il quale in quel momento occupava la cattedra di chimica organica e fisica medica. Orosi ottenne l’incarico in uno dei momenti più drammatici della storia del Granducato di Toscana, la fuga del Granduca e l’elezione del governo provvisorio di Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Mazzoni e Giuseppe Montanelli, eventi ai quali Taddei partecipò attivamente. Al suo rientro, Leopoldo II punì duramente Taddei, revocandogli la cattedra, e annullò molti dei provvedimenti presi in quel convulso periodo. Con un decreto del 1° luglio 1849 venne destituito dal suo incarico anche Orosi, il quale tornò a tempo pieno alla sua precedente occupazione presso l’ospedale di Livorno.
Nel decennio successivo continuò a lavorare alla Farmacopea italiana, rivedendola e ampliandola (la terza edizione, edita nel 1856-57, con i suoi due volumi per complessive 2172 pagine, risultava pressoché raddoppiata rispetto alla prima).
Nel 1859, dopo l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna, votata nel marzo di quell’anno, Orosi, con un decreto del 17 giugno, venne nominato professore onorario nella sezione degli studi pratici di completamento e perfezionamento nella Scuola di S. Maria Nuova a Firenze. L’anno successivo entrò quindi in ruolo come professore ordinario di chimica medica e farmaceutica presso l’Università di Pisa, dove, nel 1865, fondò la Scuola universitaria di farmacia. Dal 1874 fu anche incaricato di insegnare chimica agraria.
Nel 1866 dette alle stampe, per i tipi della Libreria editrice di Milano, il primo volume della quarta edizione della Farmacopea (il secondo sarebbe uscito postumo nel 1876). Dedicata a Taddei, l’opera rappresentò un punto di riferimento essenziale in campo farmaceutico fino al 1892, quando finalmente l’Italia si dotò di una farmacopea ufficiale valida su tutto il territorio nazionale.
Nell’ultima fase della sua carriera, Orosi accentuò il suo interesse per la didattica e per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica, che esplicitò attraverso numerosi interventi pubblici in campo scolastico e la realizzazione di fortunati dizionari e manuali. Fra questi vanno ricordati almeno il Dizionario pratico di scienze e d’industrie, uscito in tre volumi tra il 1858 e il 1860, il Manuale dei medicamenti galenici e chimici (1867) e il Manuale di chimica analitica inorganica qualitativa e quantitativa (1871). L’interesse per le applicazioni tecnologiche e industriali è riscontrabile anche nella sua partecipazione a numerose esposizioni nazionali e internazionali, come quelle di Londra (1862), Parigi (1867) e Vienna (1873). Fu inoltre molto attento all’organizzazione istituzionale dei medici e dei farmacisti e, più in generale, della comunità scientifica italiana. Nel 1861 fece parte della commissione incaricata di redigere il nuovo regolamento delle Riunioni degli scienziati Italiani.
Orosi svolse anche una costante attività politica e fece parte di numerosi consigli comunali a Livorno. Fu socio di molte accademie e società scientifiche e venne insignito della croce di ufficiale dei Ss. Maurizio e Lazzaro e dell’Ordine della Corona d’Italia.
Morì a Pisa il 14 dicembre 1875 di un cancro allo stomaco e fu sepolto nel camposanto Monumentale di Pisa.
Immediatamente dopo la sua morte fu istituito un comitato per l’erezione di un monumento in suo onore. Realizzato da Ulisse Cambi e inaugurato nel 1877, il monumento (di cui si è conservato solo il busto) è oggi esposto nell’atrio della facoltà di farmacia dell’Università di Pisa.
Opere: Lezioni di filosofia chimica pronunziate da M. Dumas e raccolte da M. Bineau, prima versione italiana, Livorno 1842; Delle acque purgative di Valle Corsa e di Collinaja presso Livorno: notizie storiche ed analisi chimiche relative, ibid. 1848; con P. Savi, Notizie geologiche e chimiche intorno alle acque acidule e ferruginose di San Quirico presso Livorno, ibid. 1848; Farmacologia teorica e pratica o farmacopea italiana, ibid. 1849; Dizionario pratico di scienze e d’industrie: repertorio tecnologico di cognizioni utili ad ogni classe di persone, I-III, ibid., 1858-60; Manuale dei medicamenti galenici e chimici, Firenze 1867; Manuale di chimica analitica inorganica qualitativa e quantitativa, Firenze 1871.
Fonti e Bibl.: Pisa, Arch. storico diocesiano, Battezzati della città di Pisa, Reg. n. 69, c. 289r, atto n. 257; Ibid., Arch. della Parrocchia della Primaziale, Registro dei morti, n. 7, all. c, 95v, atto n. 34; Firenze, Biblioteca del Museo Galileo, Arch. delle Riunioni degli scienziati Italiani (1839-1862), Arch. della Riunione straordinaria, Firenze, 1861, fasc. XV; mss. 33.27- 47, Proposte diverse fatte alla commissione incaricata di compilare un progetto di regolamento pei congressi scientifici, 1861, c. 26 ; Fasti legislativi e parlamentari delle rivoluzioni Italiane nel secolo XIX, a cura di E. Bollati, II, 1859-61, 2, Toscana, Milano 1866, p. 92; P. Ferrigni, G. O., in M. Lessona, Volere è potere, Firenze 1869, pp. 221-230; G. O., a cura del Comitato per l’erezione di un monumento a G. O., Pisa 1877; A. Funaro, G. O. e le sue opere, Firenze 1880; S. Arieti, Considerazioni sulla «Farmacopea italiana» di G. O. e sulle prime edizioni della «Farmacopea ufficiale» del Regno d’Italia, in Atti e memorie della Accademia italiana di storia della farmacia, V (1988), pp. 25-31; M.F. Saettone, G. O. e la «Farmacopea Italiana», in La scienza e la spada. I farmacisti per l’Unità d’Italia. Atti del Convegno, Piacenza 2011, pp. 35-43.