OTTOLENGHI, Giuseppe
OTTOLENGHI, Giuseppe. – Nacque a Sabbioneta (Mantova) il 26 dicembre 1838, da Aronne, negoziante, e da Gentilla Ester Forti.
Qualche anno dopo la famiglia, che da parte paterna era originaria di Acqui, fece ritorno in Piemonte. Giuseppe proseguì gli studi a Torino, iscrivendosi anche all’università, ma alla vigilia della seconda guerra di indipendenza si arruolò volontario nell’armata sarda. Dopo due brevi corsi presso la Regia militare Accademia e la Scuola normale di fanteria di Ivrea fu nominato sottotenente il 27 luglio 1859 e assegnato al 17° reggimento fanteria. L’anno successivo, promosso tenente, prese parte alla campagna dell’Italia meridionale e il 12 novembre 1860 rimase ferito all’assedio di Gaeta meritando, per il suo comportamento, una medaglia d’argento.
Nel maggio 1861, nonostante la giovane età, fu assegnato al corpo di Stato Maggiore – primo ebreo a esservi ammesso – rimanendovi poi come addetto all’ufficio superiore e allo Stato Maggiore delle truppe fino al 1871, avendo ottenuto, nel frattempo, il 12 marzo 1863, la promozione a capitano. Distaccato presso il VI gran comando di Napoli, durante la repressione del brigantaggio, rimase due volte ferito ed ebbe il cavallo abbattuto durante uno scontro a Sant’Ilario Calabro, il 30 maggio 1864, mentre con una colonna mista di fanteria e cavalleria scortava il suo comandante. Lo scontro, conclusosi con l’eliminazione di una delle bande che avevano partecipato all’agguato, gli valse una seconda medaglia d’argento. Durante la campagna del 1866 fu addetto allo Stato Maggiore della 3ª divisione comandata dal generale Filippo Brignone.
Durante la battaglia di Custoza, il 24 giugno, a Monte Croce, visto in pericolo il generale, Ottolenghi si pose di sua iniziativa alla testa dei carabinieri e delle guide addetti al comando, caricando il nemico e respingendolo. Per questa azione fu decorato della croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia, un’onorificenza accordata di solito soltanto a generali e ufficiali superiori. L’apprezzamento di cui godeva all’interno dello Stato Maggiore ebbe una riprova nell’estate del 1869, quando fu prescelto per assistere a Chalons alle grandi manovre dell’esercito francese, le ultime del Secondo Impero.
Nell’agosto 1871 fu assegnato alla Scuola militare di fanteria e cavalleria di Modena come insegnante titolare di storia e arte militare. Promosso maggiore il 9 novembre 1872, fu destinato al 62º reggimento fanteria, di stanza in Sicilia, per il necessario periodo di comando previsto per gli ufficiali di Stato Maggiore , tornando a Modena nel 1873 per riassumere il precedente incarico.
In tale funzione, pubblicò presso la Tipografia sociale due volumi, di oltre 600 pagine, destinati agli allievi della Scuola e intitolati Tattica ed operazioni speciali (Modena 1873).
A dicembre 1873 venne trasferito a Torino come addetto allo Stato Maggiore del locale comando generale. Qui, il 25 febbraio 1877, sposò Elisa Lea Segre, vedova De Benedetti. Nello stesso anno fu nominato capo dello Stato Maggiore della seconda divisione territoriale di Alessandria e promosso tenente colonnello. Dall’aprile 1879 fu destinato a far parte della commissione internazionale incaricata, dopo il Congresso di Berlino, di fissare i confini fra il Montenegro e l’Impero Ottomano, e i cui lavori si protrassero sino alla fine del 1880. Nel giugno 1881, promosso colonnello, ebbe il comando del 27° reggimento fanteria, che resse per poco più di un anno, venendo destinato nel novembre 1882 a quello del 4° reggimento alpini, di nuova costituzione, a Torino.
Rientrato nel 1884 al corpo di Stato Maggiore, fu addetto dapprima al II corpo d’armata di Genova e dal 1886 alla direzione del I corpo d’armata di Torino, incarichi di particolare importanza visti i rapporti esistenti in quel momento con la Francia.
L’8 aprile 1888 gli venne affidato il comando della brigata Re, di guarnigione a Roma, come colonnello brigadiere, ricevendo subito dopo, il giorno 14, la promozione a maggiore generale.
Ottolenghi fu il primo militare ebreo a raggiungere il grado di generale, inaugurando una serie abbastanza folta in relazione all’esigua percentuale di italiani di confessione israelitica. Furono, infatti, più di 40 i generali e gli ammiragli ebrei che fra il 1888 e l’emanazione delle leggi razziali del 1938 prestarono servizio nelle forze armate italiane; un numero assai superiore a quello di ogni altro esercito dell’epoca, anche di nazioni con comunità israelitiche più numerose. D’altra parte l'integrazione di questi alti ufficiali nell'esercito e nella marina era parallela e contemporanea a quella di medici, giuristi, economisti e scienziati ebrei nel mondo delle università e delle professioni. Grazie all’avvenuta emancipazione e alla piena adesione agli ideali risorgimentali, le nuove generazioni avevano, infatti, potuto abbandonare le tradizionali attività mercantili e inserirsi a pieno titolo, attraverso gli studi, nella classe dirigente nazionale.
Durante la permanenza nella capitale, Ottolenghi fu scelto anche come insegnante di materie militari del principe ereditario Vittorio Emanuele. Il rapporto fra il generale e il futuro sovrano proseguì su un piano strettamente gerarchico nel 1891 e 1892 quando, trasferita la brigata a Napoli, il principe assunse il comando del 1° reggimento fanteria.
Promosso tenente generale nel gennaio 1895, Ottolenghi fu trasferito a Torino come comandante della locale divisione militare territoriale, incarico mantenuto fino al passaggio a Palermo nel luglio 1899 come comandante del XII corpo di armata. Il 16 aprile 1902 assunse il comando del IV corpo di armata, conservato però solamente per un mese, essendo sopravvenuta – il 14 maggio – la nomina a ministro della Guerra in sostituzione di Coriolano Ponza di San Martino nel dicastero liberale presieduto da Giuseppe Zanardelli. L'ingresso al governo fu accompagnato, come da prassi, dalla contemporanea nomina a senatore del Regno.
Poiché nella scelta dei titolari dei dicasteri militari era il re a decidere, si può ritenere che gli anni trascorsi a fianco di Vittorio Emanuele avessero lasciato nel giovane sovrano una favorevole impressione, nonostante le lagnanze per l’eccessiva pignoleria di Ottolenghi che più volte affiorano nel suo carteggio con il generale Egidio Osio (Bondioli Osio, 1998).
Le ristrettezze del bilancio non permisero a Ottolenghi di realizzare i suoi disegni di ammodernamento dell’esercito, soprattutto in materia di reclutamento e di organico, ma alcuni dei provvedimenti da lui messi allo studio vennero poi realizzati dai suoi successori. Riuscì comunque a snellire il funzionamento del ministero decentrando molte incombenze ai comandi di armata e di corpo d’armata, ad accelerare le carriere degli ufficiali subalterni con la promozione a capitano di 400 tenenti soprannumerari, a fissare i nuovi organici dei farmacisti degli ospedali militari e a costituire, nei reggimenti alpini, le prime compagnie sciatori.
Dopo le dimissioni del ministero Zanardelli, formalizzate il 21 ottobre 1903, Ottolenghi fu per breve tempo collocato a disposizione, ma già il 1° dicembre ottenne il comando del I Corpo d'armata di Torino.
Resse l'incarico per quasi un anno, fino alla sua morte improvvisa, sopravvenuta a Torino il 2 novembre 1904 per un attacco cardiaco.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell'Esercito, Biografie n. 49/12; E. Rubin, 140 Jewish marshals, generals and admirals, London 1952, pp. 160-162; La giovinezza di Vittorio Emanuele III nei documenti dell’Archivio Osio, a cura di M. Bondioli Osio, Milano 1998, pp. 433, 435, 442-445, 450, 486-490, 493, 496, 499,503, 505, 560; A. Rovighi, I militari di origine ebraica nel primo secolo di vita dello Stato italiano, Roma 1999, pp. 85 s.; A. Sarzi Madidini, G. O. Generale, senatore, ministro, Sabbioneta 2004; G. Cecini, I soldati ebrei di Mussolini, Milano 2008, pp. 16-18; Repertorio biografico dei senatori dell’Italia liberale 1861-1922, a cura di F. Grassi Orsini - E. Campochiaro, VI, Napoli 2009, ad vocem.