Pacini, Giuseppe. –
Baritono, nacque a Firenze il 16 luglio 1862 da Niccola e Maria Ciardini.
I genitori gli fecero studiare canto sotto la guida di Francesco Cortesi, operista di alterna fortuna, che, dopo essere stato maestro concertatore al teatro Pagliano di Firenze, nell’ultima parte della sua vita insegnò nel Conservatorio del capoluogo toscano.
A 25 anni, nel novembre 1887, Pacini debuttò con successo all’Arena Nazionale di Firenze, nella parte del Doge, nei Due Foscari di Verdi, comparendo qualche mese dopo al Goldoni, come Ezio nell’Attila. Dopo una presenza nell’Ernani al teatro Zorrilla di Manila, dall’autunno 1888 avviò con La favorita di Donizetti e di nuovo I due Foscari al Quirino di Roma una brillante carriera nel repertorio romantico di primo Ottocento. Nel 1889 fu al Cerruti di Cagliari con Nabucco, Il trovatore, Macbeth. Dopo una puntata nel 1890 al Reale di Malta, dove cantò Faust e La traviata, ricomparve nella provincia toscana, al Verdi di Pisa e al Politeama Mabellini di Pistoia nella Lucia di Lammermoor e nel Barbiere di Siviglia. Nel 1891 fu al Nazionale di Catania per una stagione che comprendeva La traviata, Marta di Flotow, La sonnambula, Il barbiere di Siviglia, Beatrice di Tenda, Don Pasquale (nella parte di Malatesta), in compagnia col celebre soprano Isabella Svicher, ch’egli doveva ben conoscere, essendo costei nata a Firenze nel 1865, dove aveva compiuto anche gli studi di canto; con lei nello stesso anno comparve al Niccolini di Firenze e al Goldoni di Livorno nei Puritani, in Rigoletto e in Lucia di Lammermoor. Nel 1891 tornò al Reale di Malta, dove riprese Jone di Errico Petrella, allora assai popolare, ch’egli aveva già cantato al Cerruti di Cagliari, mentre aggiunse al proprio repertorio il Barnaba della Gioconda di Ponchielli. Debuttò al Bellini di Napoli in Faust, cui seguirono La favorita e La tazza da the di Oronzo Mario Scarano. L’anno si concluse a Pisa, al Rossi e poi al Verdi. Il 1892 si aprì con la ‘prima’ del Colombo a San Domingo di Julio Morales al Nacional di Città del Messico: fu il primo, seppur fugace, contatto con l’America Latina. Rientrato in Italia, al Politeama Duca di Genova della Spezia cantò L’amico Fritz e Cavalleria rusticana, primo approccio alla produzione di Mascagni. Debuttò al Garibaldi di Padova col Trovatore, mentre ritrovò la Svicher al Verdi di Pisa per La sonnambula. Nel 1893 cantò nei Vespri siciliani al Politeama di Palermo, poi partì per la prima tournée in Sud America: comparve al Municipal di Santiago del Cile, in Aida e in tutte le altre opere della stagione. Nel 1894 ritornò al Politeama di Palermo con La forza del destino, Un ballo in maschera e Macbeth. Iniziò quindi la seconda tournée americana a Santiago del Cile, con L’africana, Faust, Il trovatore, Otello; queste ultime due le ripeté a Valparaiso. Dopo il Guglielmo Tell di Rossini al Nacional di Buenos Aires, rientrò in Italia; alla Scala varò due opere nuove di Mascagni: il 16 febbraio fu Douglas nel Guglielmo Ratcliff (cantavano Giovanni Battista De Negri e Adelina Stehle, dirigeva l’autore) e il 25 marzo Renzo in Silvano (cantavano Fernando De Lucia, la Stehle, dirigeva Rodolfo Ferrari). Ritornò subito dopo in Sud America al Nuovo Politeama di Montevideo con La Gioconda, Otello, L’africana, Manon, La traviata, Gli ugonotti, Guglielmo Tell, Il trovatore, in una compagnia che comprendeva artisti di prima sfera come Gemma Bellincioni, De Lucia e, per Gli ugonotti e Guglielmo Tell, Valentin Duc, uno dei più acclamati tenori francesi. Il 1895 si chiuse con la ripresa del Ratcliff e del Silvano al San Carlo di Napoli, diretti dall’autore. Nel 1896 intraprese la quarta tournée in Sud America: fu al Politeama Argentino di Buenos Aires e sostenne l’intera stagione al Municipal di Caracas, dove tra l’altro cantò in Un ballo in maschera, Ernani, La Gioconda. L’anno si chiuse col Trovatore al Pagliano di Firenze e con la ripresa del Ratcliff alla Scala, dove cantò anche la parte del Gran Sacerdote nel Sansone e Dalila di Saint-Saëns (nei ruoli eponimi si alternarono rispettivamente Félia Litvinne, Clotilde Bressler-Gianoli, Armida Parsi Pettinella, e Alfonso Garulli, De Negri, Duc). Nel 1897 fu impegnato nella quinta stagione sudamericana, cantando Aida al Municipal di Caracas e Il trovatore, Lucia di Lammermoor, Faust, La Gioconda, Pagliacci e La traviata al Colón e al Nacional di Città del Guatemala; chiuse l’anno al Colón di Quetzaltenango con Ernani e Pagliacci.
Nel 1898 fu al Goldoni e al Politeama di Livorno. Nel 1899 al Lirico di Milano per Guglielmo Ratcliff, Sansone e Dalila e la ‘prima’ italiana della Presa di Troia, prima parte dei Troiani di Berlioz, nella parte di Corebo. In occasione del Sansone e Dalila, il baritono Titta Ruffo, invitato ad ascoltarlo da Vittorio Molco, agente e impresario dello stesso Pacini, ne riportò un’impressione indelebile: gli parve «la voce d’un arcangelo» (Ruffo 1977, p. 96). In marzo passò alla Scala per Il re di Lahore di Massenet. Dopo una comparsa al Sociale di Soresina in Otello, fu a Varsavia: cantò Aida, Rigoletto, Faust, Otello. Partì per la sesta tournée sudamericana: all’Ópera di Buenos Aires si produsse nel consueto repertorio, cui aggiunse Carmen. Rientrò al Pagliano di Firenze e cantò Ernani e Il trovatore accanto al tenore Francesco Signorini, indi I puritani con Regina Pinkert e Alessandro Bonci. Tornò a Varsavia per Pagliacci e Il trovatore. Nel 1901 fu al Pagliano con Aida, Un ballo in maschera e Il trovatore: in queste recite, date in memoria di Verdi, riportò al solito le lodi della critica, che lo giudicò «attore-cantante intelligente» (Vitali, 2001, p. 78). Fu poi al Dal Verme di Milano per Guglielmo Tell, al Municipale di Piacenza, infine all’Adriano di Roma per una ripresa del Ratcliff. A fine anno ripartì per la settima tournée australe; al rientro debuttò in Andrea Chénier al Verdi di Vicenza. Comparve nel teatro del Nuovo Conservatorio di Pietroburgo per L’africana con Salomea Krusceniski e Francesco Marconi. Nel 1902 al Costanzi di Roma cantò Rigoletto con Fanny Torresella ed Enrico Caruso, e fu il Viandante nel Sigfrido. Nell’ottava tournée sudamericana partecipò all’intera stagione del Municipal di Santiago del Cile, in compagnia di Celestina Boninsegna; fu poi al Victoria di Valparaiso. Nel 1903 fu al Comunale di Ferrara per Il trovatore e La traviata; ripeté quest’ultima al Politeama di Firenze con la Bellincioni e Marconi. Dopo un Macbeth al São Carlos di Lisbona e Germania di Alberto Franchetti al Manzoni di Pistoia, fu impegnato in una nuova tournée in Sud America, la nona, al Lírico di Rio de Janeiro. Rientrò al Costanzi di Roma, dove fu tra l’altro Pietro nello Hänsel e Gretel di Engelbert Humperdinck. Ripartì di nuovo per il Sud America, decima tournée, per l’intera stagione al Santana di San Paolo del Brasile, dove oltre al consueto repertorio si cimentò nella Bohème di Puccini. Nel 1904 fu al Petruzzelli di Bari, al Comunale di Faenza, al Verdi di Firenze, tra l’altro per Macbeth, al São Carlos di Lisbona, per I vespri siciliani e Nabucco, e al Real di Madrid, dove nel Lohengrin si alternò con Mario Ancona e Michele De Padova. Nel 1905, dopo un’Aida al Petruzzelli di Bari, tornò al Real di Madrid, nella Bohème e nel Lohengrin, che riprese al Verdi di Pisa. Al Vaccaj di Tolentino cantò in Amica di Mascagni, e alla Fenice nella cantata La vita nuova di Ermanno Wolf-Ferrari.
Nel 1904 la casa discografica Fonotipia lo invitò a incidere 17 brani del suo repertorio, con accompagnamento di pianoforte: solo 11 vennero pubblicati. Nel 1907 la stessa casa gli fece incidere altri quattro pezzi, stavolta con l’orchestra: solo due vennero pubblicati, portando a 13 il numero delle facciate pubblicate su un totale di 21. Nel 1906, dopo alcune recite al Verdi di Firenze, fu al Coliseu dos Recreios di Lisbona, per Aida, La Gioconda, Otello, Il trovatore, L’africana, La traviata, La forza del destino, Lohengrin e una rara ripresa della Linda di Chamounix. Nel 1907 al Comunale di Bologna cantò Kurwenal nel Tristano e Isotta con Amelia Pinto e Giuseppe Borgatti, indi Gianciotto in Paolo e Francesca di Luigi Mancinelli. Dopo Cavalleria rusticana al Verdi di Firenze con Eugenia Burzio, fu di nuovo al Real di Madrid, dove tra l’altro cantò con la Bellincioni Cavalleria rusticana e Pagliacci. Comparve al San Fernando di Siviglia nell’Africana col celebre tenore Francisco Viñas. Nel 1908 debuttò al Carlo Felice di Genova nella Gioconda. Dal 1909 l’attività si diradò: nel 1910 comparve al Goldoni di Livorno in Aida, che riprese al Politeama Fiorentino di Firenze; l’ultima apparizione di cui si ha notizia fu nella parte di Cristo nella Resurrezione di Lazzaro di Lorenzo Perosi al Politeama Mabellini di Pistoia.
Morì prematuramente a Firenze, al civico 2 di piazza Nerli, all’una e trenta del 22 luglio 1910, quarantottenne. Al momento del decesso risultava residente a Bologna. Aveva sposato Teresa Bonfanti.
Voce «potente e omogenea», con «acuti sfavillanti come un tenore e prolungati fino a durate imprevedibili» (Marchesi, 1996), Pacini è un tipico esempio della generazione dei cantanti di fine Ottocento, educata all’antica scuola, versata nel repertorio verdiano, che con prudenza si accostò alla Giovane Scuola, limitatamente ad alcuni titoli. Assimilò così i modi estroversi, lo slancio, persino la brutalità del nuovo stile verista, che applicò anche al repertorio romantico, per assecondare il mutato gusto del pubblico: lo si nota nell’incisione del cantabile Il balen del suo sorriso nel Trovatore, dove la foga e l’espressione fanno aggio sulla morbidezza e sul controllo della linearità melodica. Voce maschia e timbrata, dotata di una buona ottava inferiore, capace di affrontare anche parti di basso cantante come il Conte Rodolfo nella Sonnambula, e per certi versi lo stesso Guglielmo Tell rossiniano, Pacini spiccò per la dizione nitida e incisiva, il fraseggio veemente e sferzante (lo si può ascoltare nell’arioso di Douglas dal Guglielmo Ratcliff o nei terzetti del Trovatore e di Un ballo in maschera, incisi col tenore Luigi Longobardi e il soprano Giannina Russ), l’acuto proverbiale squillante e lunghissimo, che impressionava il pubblico e dimostrava eccellente respirazione con opportuna distribuzione dei fiati.
Fonti e Bibl.: Firenze, anagrafe del Comune, atto di decesso, anno 1910, serie A, v. 3, n. 1320; R. Celletti, P., G., in Le grandi voci, Roma 1964, p. 593; T. Ruffo, La mia parabola: memorie (Milano 1937), Pomezia 1977, pp. 96, 322; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, p. 216; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, Bern-München, 1997, IV, p. 2629; G. Vitali, Tre Aide al Teatro Pagliano: 1874, 1899, 1901, in Id., Tanti affetti: la lirica a Firenze tra Settecento e Novecento, Firenze 2001, p. 78; M.E. Henstock, Fonotipia Recordings. A centennial survey, Norfolk 2004, pp. 1-3, 173 s., 656; J. Kesting, Die großen Sänger, Kassel 2010, I, p. 396.