PASOLINI, Giuseppe
Nato in Ravenna l'8 febbraio 1815, morto ivi il 4 dicembre 1876. Il padre suo Pier Desiderio aveva avuto parte notevole nelle vicende politiche della sua regione. Durante la giovinezza il P. si dedicò principalmente a studî di agricoltura e di scienze naturali e sociali, e viaggiò in varie parti d'Europa. Si maturò in lui quella coscienza politica che ispirò tutta la sua vita pubblica e che caratterizzò il partito liberale moderato nazionale, di cui egli ed il suo intimo amico Marco Minghetti furono tra i principali esponenti nello Stato pontificio. Nel 1845 entrò in relazione di amicizia con il cardinale Mastai, e all'azione di questa amicizia si attribuì la tendenza riformatrice che Pio IX mostrò durante i primi tempi del suo pontificato. Nel 1847, istituita dal pontefice una Consulta di stato, il P. venne nominato consultore per Ravenna. Tra i primi laici chiamati da Pio IX a far parte del ministero vi fu il P., che il 12 febbraio 1848 fu nominato ministro del commercio, agricoltura, industria e belle arti. Il 14 marzo veniva promulgato lo statuto, che il P. si era tanto adoperato ad ottenere. Dopo l'allocuzione del 29 aprile, con la quale il pontefice dichiarava che non avrebbe potuto prendere parte alla guerra contro l'Austria, il P. insieme con gli altri ministri laici si dimise dall'ufficio. Nel maggio successivo fu nominato membro e vicepresidente dell'alto consiglio romano, nel quale fu capo del partito liberale. Dopo il triste esito delle cose romane e dopo la catastrofe del 1849, il P. visse principalmente a Firenze: ivi la sua casa divenne centro non solo di molti eminenti patrioti toscani e di altre parti d'Italia, ma anche di alcuni illustri politici stranieri, quali lord Minto, lord John Russell e sir Henry Elliot, della cui amicizia i liberali italiani cercavano di giovarsi a favore delle sorti d'Italia. Durante il viaggio che Pio IX nell'estate del 1857 fece nelle Romagne, il P. fu più volte ricevuto in udienza dal pontefice e rinnovò i tentativi, che in quei giorni fecero anche M. Minghetti, A. Montanari e altri liberali per indurre Pio IX nella via delle riforme. Dal novembre 1857 al luglio 1859 il P. fu gonfaloniere di Ravenna. Nella seconda metà del 1859 prese parte attiva al lavoro di preparazione per l'unione delle provincie dell'Italia centrale al regno di Vittorio Emanuele. Il 18 marzo 1860 fu nominato senatore del regno, e nel settembre del medesimo anno fu da Cavour chiamato alla carica di governatore di Milano. Nel marzo 1862 passava a reggere la prefettura di Torino sino al dicembre dello stessti anno. Dopo le dimissioni del ministero Rattazzi (30 novembre 1862), il P. fu ministro degli affari esteri nel ministero presieduto da L. C. Farini (8 dicembre 1862-24 marzo 1863). Venne poco dopo incaricato dal governo italiano di una missione politica in Inghilterra e in Francia (luglio-settembre 1863 e dicembre 1863-febbraio 1864). In seguito al trasferimento della capitale a Firenze, il P. che dal marzo era nuovamente tornato all'ufficio di prefetto di Torino, si trovò con tale carica nei difficili giorni del settembre 1864 e seppe svolgere opera efficace per ristabilire l'ordine. Lasciata la prefettura di Torino nel febbraio 1865, dopo la guerra del 1866 fu nominato commissario del re per instaurare in Venezia il governo nazionale e in tale ufficio rimase fino all'aprile 1867. Negli anni che seguirono, si astenne dalla vita pubblica. Nel 1876 accettò, dopo due rifiuti, la carica di presidente del Senato, che tenne fino a pochissimi giorni prima della morte.
Il P. va anche ricordato per l'opera da lui svolta nell'agricoltura: introdusse dal lato tecnico e amministrativo sistemi nuovi e razionali nella gestione delle sue terre in Romagna e in Toscana e divenne così efficace promotore del progresso agricolo.
Bibl.: P. D. Pasolini, G. P., Memorie raccolte da suo figlio, 4ª ediz. accresciuta dall'autore, voll. 2, Torino 1915; Carteggio tra Marco Minghetti e G. P. per cura di Guido Pasolini, voll. 4, Torino 1924-30.