PATANE, Giuseppe
PATANÈ, Giuseppe. – Nacque a Napoli il 1° gennaio 1932, primogenito di Franco (1908-1968), rinomato direttore d’orchestra, e Giulia Caravaglios, appartenente a una famiglia di musicisti, entrambi di origini siciliane, ed ebbe tre fratelli, Vittorio, Fausto e Maria Rosaria.
Incoraggiato dal padre e dal nonno materno intraprese a sei anni lo studio della musica formandosi poi al conservatorio di Napoli in pianoforte e direzione d’orchestra. Al precoce debutto nel 1951 con La traviata di Giuseppe Verdi al teatro Mercadante di Napoli seguirono cinque anni di apprendistato nel teatro di San Carlo, durante i quali collaborò con celebri direttori come maestro preparatore e assistente. Diresse produzioni dell’Associazione Lirico-Concertistica Italiana della Manon di Jules Massenet nel 1958 e della Bohème di Giacomo Puccini nel 1959, Madama Butterfly di Puccini all’Arena Flegrea nel 1962 con i complessi del San Carlo, e nel maggio 1963 Rigoletto di Verdi in sede. Il 7 maggio 1958 sposò Rita Saponaro, soprano e docente di canto, dalla quale divorziò nel 1981 ed ebbe due figlie, Francesca, diventata un noto soprano, e Paola.
Alla fine degli anni Cinquanta la sua carriera conobbe una svolta decisiva all’estero. Nell’aprile 1958 diresse La bohème di Puccini a Ginevra, dove ritornò per altre sette produzioni fino al 1988. Dal 1961 fu per due anni direttore principale del Landestheater di Linz e dal 1962 avviò un rapporto stabile con la Deutsche Oper di Berlino, durato fino al 1968. Nel novembre 1962 si presentò con Un ballo in maschera di Verdi per la prima volta all’Opera di Stato di Vienna, dove in seguito diresse altre ventiquattro opere fino al 1983. Nel 1964 registrò Tosca di Puccini per la televisione danese e fra il 1967 e il 1969 diresse vari allestimenti all’Opera di Copenaghen. Debuttò con Tosca all’Opera di Roma nel 1964 e con i complessi del teatro romano registrò tre anni più tardi un’edizione cinematografica della Traviata con la regia di Mario Lanfranchi. Particolarmente importante fu, nel 1965, l’avvio dell’intensa collaborazione con l’Opera di Stato di Monaco di Baviera, destinata a durare fino alla morte. Nel 1970 Patanè si presentò per la prima volta alla Scala di Milano con due opere verdiane, in aprile Rigoletto e in maggio Don Carlo, ritornandovi più volte fino al 1988 e ottenendo grande successo soprattutto nel 1978 con un’edizione della Forza del destino, con Montserrat Caballé, José Carreras, Piero Cappuccilli e Nicolai Ghiaurov, che fu trasmessa dalla televisione e pubblicata in video.
Il primo impegno importante negli Stati Uniti fu nel 1967 a San Francisco con La Gioconda di Amilcare Ponchielli; la stessa opera segnò nel 1975 il debutto al Metropolitan di New York, dove Patanè fece ritorno negli otto anni successivi per un totale di 133 recite. Nel luglio 1972 diresse La Gioconda allo Sferisterio di Macerata e in settembre Attila di Verdi a Edimburgo con i complessi del Teatro Massimo di Palermo. Nel 1973 debuttò con La forza del destino al Covent Garden di Londra, dove fece ritorno per altre otto produzioni fino al 1987, mentre nel 1974 diresse un’acclamata edizione di Norma di Vincenzo Bellini alle Chorégies d’Orange e nel 1975 Turandot di Puccini all’Arena di Verona. Fra le sue esecuzioni parigine spiccano soprattutto quelle della Forza del destino all’Opéra nel 1977 e della Götterdämmerung di Richard Wagner, in forma di concerto, allo Châtelet nel 1979. Gli ultimi dieci anni della carriera lo videro di frequente anche sul podio dell’Opera di Stato a Budapest. Al prevalente impegno come direttore d’opera affiancò anche l’attività concertistica dirigendo le orchestre delle radio di Berlino e Lipsia, le orchestre sinfoniche della RAI, l’orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, i Berliner Philharmoniker, la Chicago Symphony Orchestra, la Filarmonica di Budapest; fra il 1982 e il 1984 ebbe l’incarico di codirettore dell’American symphony orchestra di New York. Nel febbraio 1987 tornò a Roma con Macbeth di Verdi e in luglio gli venne assegnato il premio ‘Luigi Illica’ a Castell’Arquato. Nel 1988 fu nominato direttore principale del Münchner Rundfunkorchester e al Comunale di Bologna registrò Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Nell’aprile 1989 l’Opera di Roma lo nominò direttore stabile, ma il 29 maggio, durante una recita del Barbiere a Monaco di Baviera, fu colpito da infarto; trasportato in ospedale, morì nelle prime ore del giorno dopo. È sepolto nella cappella di famiglia nel cimitero comunale di Dumenza (frazione di Runo).
Giuseppe Patanè fu uno dei più stimati concertatori e direttori d’opera del secondo Novecento. Cresciuto in un ambiente propizio al suo precoce talento, ancora bambino poté conoscere Pietro Mascagni, Umberto Giordano, Franco Alfano e Francesco Cilea; negli anni trascorsi come collaboratore nel teatro di San Carlo, acquisì tutte le malizie del mestiere. Provvisto di doti mnemoniche e di una rapidità di apprendimento eccezionali, conosceva nei minimi dettagli centinaia di partiture, tanto da poter dirigere e spesso provare a memoria. Incentrò il proprio vasto repertorio sul melodramma italiano, ma diresse anche molte opere francesi dell’Ottocento, varie opere di Wagner, Genoveva di Robert Schumann, Turandot di Ferruccio Busoni e la prima europea del Mulatto di Jan Meyerowitz (Napoli 1971; titolo originale The Barrier). A ragione si considerava uno tra gli ultimi discendenti diretti della tradizione esecutiva originaria dell’opera italiana, e ne difese con passione e intelligenza le convenzioni contro il diffondersi di atteggiamenti ‘filologici’ rigoristici, sempre puntando a un’intensa e immediata comunicativa teatrale. (Una sua presa di posizione sulla questione del testo autentico si legge nel booklet che accompagna la citata registrazione bolognese del Barbiere di Siviglia). Registrò varie antologie operistiche ed edizioni discografiche complete delle seguenti opere: I Capuleti e i Montecchi (Bellini; EMI 1975), Mefistofele (Arrigo Boito; CBS, Sony 1988), Maria Stuarda (Gaetano Donizetti; Philips 1989), Andrea Chénier (Umberto Giordano; CBS, Sony 1986), Fedora (Giordano; CBS, Sony 1985), Pagliacci (Ruggero Leoncavallo; Decca 1977), Iris (Mascagni; CBS 1988), La Gioconda (Ponchielli, Hungaroton, CBS 1987), Madama Butterfly (Puccini, Eurodisc, RCA 1972, Hungaroton 1980), Trittico (Puccini; Eurodisc, RCA 1987), Il barbiere di Siviglia (Rossini, Decca 1988), Samson et Dalila (Camille Saint-Saëns; Eurodisc, RCA 1973), Simon Boccanegra (Verdi; Hungaroton 1981). Inoltre la Sinfonia n. 2 in Do maggiore di Schumann (Hungaroton 1981), la Sinfonia n. 9 in Mi minore Dal nuovo mondo di Antonín Dvořák (Hungaroton 1982) e la Messa da Requiem di Verdi (Eterna, Berlin Classics 1975).
Fonti e Bibl.: Necrol., M. Zurletti, È morto Patanè, in La Repubblica, 31 maggio 1989; D. Annachini, Un’intervista con Giuseppe Patanè, in CD Classica, ottobre 1989, pp. 16-20; R. Celletti, Giuseppe Patanè: un ricordo di Rodolfo Celletti, ibid.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, Torino 1988, p. 596; The new Grove of music and musicians, XIX, New York-London 2001, p. 229; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel-Stuttgart 2005, coll. 185 s.